lunedì 22 luglio 2013

L'orrore. Cuore di tenebra-JOSEPH CONRAD

Com’è buffa la vita – questa misteriosa disposizione di una logica spietata per uno scopo tanto futile. Il massimo che ci possa aspettare è una certa conoscenza di se stessi-che arriva troppo tardi- una raccolta di rimpianti inestinguibili. Io ho combattuto la morte. E’ la lotta meno emozionale che possiate immaginare. Si svolge in un grigiore impalpabile, senza terreno sotto i piedi, con il vuoto attorno, senza spettatori,senza incitamenti, senza gloria, senza la grande smania di vittoria, senza la grande paura della sconfitta, in un atmosfera malsana di tiepido scetticismo, senza credere più di tanto nel vostro diritto , né, tanto meno, in quello del vostro avversario. Se questa è la forma della suprema saggezza, allora la vita è un enigma più grande di quanto alcuni di noi non credano. Sono stato a un pelo dal cogliere l’ultima occasione per pronunciarmi, e ho scoperto con umiliazione che, non avrei avuto nulla da dire. Questo è il motivo per cui sostengo che Kurtz era un uomo notevole. Aveva qualcosa da dire. La disse. Visto che anche io ho dato un’occhiata oltre il limite, comprendo meglio il senso di quello sguardo fisso che non distingueva la fiamma dalla candela, ma che era grande abbastanza da abbracciare l’universo intero, acuto abbastanza da penetrare tutti i cuori che battono in quelle tenebre. Aveva tirato le somme- aveva espresso il suo giudizio “Che orrore!”
Era un uomo notevole. Dopo tutto , questa è l’espressione di un certo tipo di credo , aveva candore, aveva convinzione, aveva una note vibrante di ribellione nel sussurro , aveva il volto raccapricciante della verità intravista- uno strano miscuglio di desiderio e di odio. E non è il mio momento estremo quello che ricordo meglio- la visione di un grigiore informe colmo di sofferenza fisica e disprezzo incurante per l’evanescenza del tutto, anche della sofferenza stessa. No! E’ il suo momento che mi sembra di aver vissuto. E’ vero , lui aveva compiuto anche l’ultimo passo, aveva varcato il limite, mentre a me era stato concesso di ritirare il piede esitante. E forse tutta la differenza sta proprio qui; forse tutta la saggezza, la verità e tutta la sincerità sono concentrate in quell’inapprezzabile attimo in cui superiamo la soglia dell’invisibile. Forse! A me piace pensare che il mio bilancio finale non si sarebbe concluso con una parola di disprezzo incurante. Meglio il suo grido-Molto meglio. Era un’affermazione, una vittoria morale pagata a costo di innumerevoli sconfitte , di abominevoli terrori , di abominevoli soddisfazioni. Ma è stata una vittoria! Ecco perché sono rimasto fedele a Kurtz, fino all’ultimo e anche oltre , quando, molto dopo , di nuovo non la sua voce ma l’eco della sua magnifica eloquenza rivoltami da un’anima trasparente e pura come una scogliera di cristallo.

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