giovedì 27 agosto 2015

27 agosto 1950-Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi. Cesare Pavese.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo.I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio
,come vedere nello specchio
riemergere un viso morto
,come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

giovedì 20 agosto 2015

YANIS VAUROFAKIS- E’ L’ECONOMIA CHE CAMBIA IL MONDO


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PERCHE’ TANTA DISEGUAGLIANZA?
Tutti i bambini nascono nudi. Ma, molto presto, alcuni di loro vengono avvolti in costosi vestitini acquistati nelle migliori boutique, mentre la maggioranza si veste di stracci. Appena crescono un po’, i primi storcono il naso ogni volta che i parenti o gli amici portano loro abiti nuovi  ( dato che preferirebbero regali ben diversi), mentre i secondi  sognano il giorno in cui andranno a scuola con le scarpe non bucate.
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Come avviene in tutte le grandi rivoluzione tecnologiche, neanche in questo caso siamo stati noi a scegliere di farla. La tecnologia delle colture, l’economia agricola, ci si è …rivelata. Da quel momento , e senza sforzi, sono cambiate anche le società umane.
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La chiave non è altro che il surplus agricolo e la relativa facilità o difficoltà a estendere le coltivazioni in modo che l’accumulo di surplus e la creazione di grandi stati espansionistici ( o, come si diceva una volta, imperialistici) si sostenessero a vicenda.
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Le società di mercato sono sorte quando questi tre co-fattori produttivi si sono mercificati, ossia quando hanno acquistato un valore di scambio e si sono potuti comprare e vendere in mercati specifici: i lavoratori  che cercavano un impiego nel mercato del lavoro, gli artigiani che cedevano gli attrezzi  ai mercati dedicati ai mezzi di produzione e infine la terra in compravendite o affittanze.
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PREZZI CONTRO VALORE
“Che ce ne facciamo di tutti questi contadini che coltivano cipolle e rape?” si sono chiesti. “ Che valore hanno le rape sul mercato internazionale? Nessuno!”. Hanno deciso, quindi, poiché la lana aveva un valore superiore, che conveniva sostituire le masse dei fittavoli con le greggi di pecore, di certo più obbedienti e redditizie. E così hanno fatto. Nel giro di qualche decennio, la campagna inglese ha cambiato completamente aspetto. La serenità e la sensazione di continuità tramandate per anni dalla classe dei contadini senza terra, che da generazioni vivevano nello stesso posto, con lo stesso padrone, seguendole abitudini e il lavoro dei loro genitori, si sono dissolte bruscamente
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E’ accaduto proprio questo. Gli ex contadini senza terra girovagavano  a miglia glia sulle strade carraie, offrendo l’unica merce che avevano a disposizione: la loro forza-lavoro. Contrariamente ai genitori e ai nonni, che avevano lavorato sì, ma non avevano mai  venduto il loro lavoro (dato che avevano accesso sia alla terra sia agli attrezzi per lavorarla), gli ex contadini senza terra sono stati costretti a diventare mercanti di lavoro-del loro lavoro. La tragedia è stata che per decenni, finchè non si è bene definita la società di mercato , il nuovo mercato del lavoro si caratterizzava per un’enorme offerta e una scarsissima domanda: prima che venissero fondate le fabbriche non c’erano acquirenti in grado di assorbire questa enorme massa di ex contadini disoccupati. Risultato: carestia, malattie ,desolazione.
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Mi chiederai perché proprio l’Inghilterra? Perché la Rivoluzione Industriale non è scoppiata anche in Francia o in Cina? Le ragioni fondamentali sono due. In Inghilterra la proprietà della terra era concentrata nelle mani di pochi latifondisti. In secondo luogo questi latifondisti non disponevano di una forza militare significativa, contrariamente a quanto accadeva in Francia o in Cina, dove i signori feudali avevano veri e propri eserciti privati. In virtù di questa debolezza, i lord inglesi dovevano escogitare dei  modi per incrementare la loro ricchezza che non dipendessero dall’uso della violenza.
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Pensa all’Inghilterra come a un enorme pentolone in cui sobbollivano centinaia di miglia glia di diseredati senza lavoro, insieme al denaro che andava moltiplicandosi nelle banche di Londra grazie al commercio con le colonie britanniche, in particolare dei caraibi, dove gli schiavi africani lavoravano nei campi dei conquistatori inglesi. Ora aggiungi al pentolone la  macchina del vapore del signor Watt. Mescola un po’, e cosa pensi di aver ottenuto? Le fabbriche! Ed è lì che per la prima volta nella storia, i discendenti degli ex contadini senza terra hanno trovato lavoro come operai e hanno cominciato a sudare accanto alle macchine.
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Nella storia non era mai successo nulla del genere. Certo, l’umanità si era globalizzata molto prima (del resto, come sai, siamo tutti africani). Ma la rivoluzione industriale ha creato la grande contraddizione: la coesistenza di ricchezze favolose e miseria indicibile. In questo modo, le disuguaglianze create dalla rivoluzione dell’agricoltura sono diventate ancora maggiori a causa delle nuove problematiche provocate dalla rivoluzione industriale e dal trionfo dei prezzi sui valori.
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DEBITO, GUADAGNO, RICCHEZZA
La stessa cosa valeva anche nelle società cristiane quando Marlowe scriveva. Anche i cristiani, come oggi i mussulmani, ritenevano una colpa gravissima il prestito a fonte di interessi. Ci sono interi volumi che descrivono il parto del denaro come qualcosa che avviene nel ventre del serpente che ha indotto al peccato Adamo ed Eva. Non è casuale, quindi, che nel cinquecento le banche fondate da poco appartenessero agli ebrei, dato che , contrariamente alla religione cristiana e quella islamica, quella ebraica era allora l’unica a non vietare la corresponsione d’interessi.
E’ ovvio che il passaggio dalle società con dei mercati alle società di mercato richiedeva la revisione di questo rifiuto ideologico, oltre che del divieto legale dell’interesse. La sua pubblica condanna non poteva coesistere con la commercializzazione della terra e del lavoro di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente. Doveva essere abrogata e fu abrogata. Un ruolo decisivo fu svolto dalla riforma protestante, ossia dai cristiani che si staccarono dal cattolicesimo romano e abbracciarono la mentalità dei mercanti, accettando la remunerazione del debito, gli interessi e i relativi tassi.
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Il debito sta alla società di mercato come l’inferno sta al cristianesimo: è sgradevole, sì , ma indispensabile.
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Innanzitutto il debito acquista il primato del processo produttivo. La sequenza che un tempo portava al surplus è ribaltata. Laddove avevamo produzione-distribuzione-debito, ora troviamo l’inverso: debito-distribuzione-produzione.In secondo luogo, il guadagno diventa feticcio della nuova classe imprenditoriale. E’ essenziale per sopravvivere: se il raccolto non fosse stato sufficiente o se il prezzo  del prodotto fosse crollato, gli imprenditori non avrebbero potuto ripagare i debiti contratti e gli interessi. E se questo fosse accaduto sarebbero diventati schiavi del debito . Più o meno come Faust.
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CREDITO, CRISI, STATO
In questo modo il valore di scambio che non si è ancora generato si trasferisce all’oggi, per consentire all’imprenditore d’investirlo in processi produttivi che creeranno valore domani. Così il futuro si compie, si ristabilisce l’equilibrio temporale e si produce, infine , la ricchezza che altrimenti , non sarebbe stato possibile generare.
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Quando la mano del banchiere esagera e carica il presente  di impegni impossibili da mantenere nei confronti del futuro arriva il crack. La bancarotta.  Il fallimento. La tracotanza (ybris) del banchiere viene ripagata con una terribile vendetta (nemesis).
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“il processo mediante il quale le banche creano denaro è talmente semplice che si fa fatica a crederlo”
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I primi interventi riguardano in genere il sistema bancario, ossia la radice del male. Nel momento in cui scoppia il panico e chiude una banca dopo l’altra, l’unico modo per lo stato  di arginare la catastrofe è porre fine alla reazione a catena, permettendo ad alcune banche di rimanere aperte. Come? Prestando loro dei soldi. Ma dove trova lo stato tanti soldi in così breve tempo?
Per avere questa possibilità lo stato è costretto a fondare una sua banca, che chiameremo banca centrale e che può prestare denaro alle banche in cattive acque. Ma da  dove li prende questi soldi la banca centrale? Dal  nulla! In un momento difficile, com’era già successo alla banca commerciale che aveva partorito i 500000 euro da prestare a Michalis fabbricante di biciclette, la banca centrale partorisce milioni  e se necessario miliardi, per darli alle banche commerciali. Per poterlo fare, però, deve avere il monopolio di battere moneta. Ed è pressappoco così che è sorto il diritto esclusivo che ha lo stato di stampare denaro e gestire la valuta.
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Ti ho già spiegato che , se lo stato non creasse denaro per ammorbidire gli scossoni del sistema bancario, la società di mercato vacillerebbe. Non è questa l’unica per cui lo stato è indispensabile- ossia per dare modo ai potenti di guadagnare e alla società di mercato di sopravvivere. Ce ne sono anche altre e sono molte.
….. In parole povere senza la violenza dello Stato, l’esistenza stessa del guadagni privato e dell’economia di mercato sarebbe stata impossibile.
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1 il debito privato è la materia indispensabile del guadagno 2 il debito privato porta al crack e alla crisi perché le banche producono crediti dal nulla, o meglio: quanto maggiore è il valore di scambio che riescono a sottrarre al futuro e a portare nel presente, tanto maggiori sono gli utili che accumulano. 3 Nelle società di mercato , il surplus viene prodotto a livello collettivo, ma in seguito, con l’auto dello Stato, viene privatizzato da coloro che hanno più potere sociale. 4 le banche sono parassitarie per antonomasia, mente lo stato ha il ruolo indispensabile di stabilizzatore perché argina la crisi originata dal settore privato e, parallelamente, aiuta  i potenti a mantenersi tali.
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MECCANISMI STREGATI
Perché, come abbiamo visto nel terzo capitolo, il guadagno era diventato per la prima volta uno scopo in sé, dato che i neo imprenditori dovevano accaparrarsi il credito  prima ( e al fine) di mettere in moto il processo produttivo. Senza guadagno, sarebbero diventati schiavi dei loro debiti, come il dottor Faust nei confronti di Mefistofele. Ecco perché la meccanizzazione, l’elettricità, il magnetismo eccetera hanno acquisito un valore di scambio che andava ben oltre il loro valore d’esperienza (costituito dalla gioia della scoperta e della produzione di nuova conoscenza); le macchine, costruite sul base del metodo sperimentale, accrescevano la produzione di ogni  operaio, diminuivano i costi e, in questo modo , permettevano agli imprenditori di sopravvivere.
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Perché questa è l’opzione peggiore? Perché in una situazione del genere, nonostante la tendenza all’aumento degli utili delle imprese sopravvissute alla crisi più nera, l’influenza delle banche sulla società ( e sui cittadini) può allontanare la ripresa e lasciare la società di mercato nella palude della depressione. Solo se la società nel suo complesso si solleva e  chiede con forza un intervento coordinato dello stato per la cancellazione del debito può esserci un miglioramento. Solo così l’atmosfera può ripulirsi da questa nebbia e ripresa cominciare. Certo, c’è uno scenario ancora peggiore- una guerra che imponga ai politici di cancellare il debito attraverso la distruzione di edifici e macchinari ( e l’uccisione di miglia glia di persone). In questo caso anche la crisi verrebbe annientata in quattro e quattr’otto.
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DUE MERCATI EDIPICI
Questa è l’essenza della parabola di Rosseau: spesso il risultato dei nostri sforzi collettivi dipende dal grado di ottimismo di cui il nostro gruppo, la nostra società dispone. Se crediamo in un risultato positivo, allora faremo quel che serve per realizzarlo. E il risultato ci darà conferma dei nostri sforzi. Ma è vero anche il contrario: se crediamo che un buon risultato sia difficile da raggiungere allora non faremo tutto quel che serve  a ottenerlo e le nostre previsioni pessimistiche  saranno confermate.
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Contrariamente a quel che succede sul mercato dei pomodori, delle case e delle automobili, in quello del lavoro la domanda degli acquirenti-datori di lavoro può benissimo diminuire, o addirittura crollare, proprio perché il prezzo (il salario) è sceso. Solo un demone nascosto nelle viscere del meracto poteva riuscire in un’operazione del genere.
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STUPIDI VIRUS?
A giudicare della tre religioni monoteistiche’ebraismo, il cristianesimo e l’islam- gli essere umani hanno un’opinione di fin troppo grandiosa. Ci piace credere si essere stati creati a immagine e somiglianza di Dio, del Perfetto e dell’unico. Ci sentiamo semidei padroni della Terra, i solo mammiferi con il dono della parola della verità e con la capacità di piegare l’ambiente alle proprie esigenze, invece di esservi sottomessi come capita alle altre forme di vita.
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Cominci a vedere l’essenza del problema, vero? Le società di mercato  enfatizzano solo i valori di scambio che, quindi, hanno il sopravvento sui valori d’esperienza.
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Sarebbe sensato secondo te, che gli astronauti avvelenassero l’ossigeno all’interno della loro navicella spaziale? Eppure è esattamente quel che facciamo  come esseri umani. E lo facciamo da trecento anni a questa parte, da quando  si sono formate le società di mercato , da quando i valori di scambio hanno sopravanzato quelli d’esperienza e il guadagno ( ossia il surplus di scambio) ha acquisito un potere assoluto e indisputato sulle anime e sulle azioni degli uomini.
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Nell’ antica Grecia, quanti non ragionavano tenendo in considerazione l’interesse comune, quello della società, venivano chiamati idiotes.
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E’ possibile sposare l’interesse privato con quello planetario? Ma certo che è possibile! Gli aborigini ce l’hanno fatta benissimo: hanno collaborato in modo da pescare e cacciare poco, riuscendo comunque a ottenere molto da mangiare, ma conservando anche tanto tempo libero da dedicare ai loro rituali, ai miti del Tempo, del Sogno eccetera. Sia come persone, sia come comunità intenzionata a vivere in armonica con l’ambiente, se la cavavano molto bene. Lo stesso accadeva in Europa prima della società di mercato ,quando gli uomini, anche se molto più numerosi degli aborigeni riuscivano a dare  alla natura lo spazio che le serviva per vivere. A porre il pianeta su una rotta disastrosa è stata la commercializzazione di tutte le cose, la privatizzazione dei campi, il trionfo dei valori di scambio su quelli d’esperienza, il prevalere del guadagno personale sull’interesse pubblico. Se ci interessa la salvezza della terra, dobbiamo trovare un modo intelligente per ripristinare la capacità degli uomini di decidere e agire in forma collegiale, smettendo di fare gli idiotes.
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I mercati non sono stati costruiti per trattare i mali , perché solo quando si occupano di beni hanno qualche speranza di funzionare a dovere ( e qualche volta neppure in quel caso, come abbiamo visto con i mercati del lavoro e del denato).
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(sulla tesi liberale della privatizzazione di beni come laghi, fiumi, aria)
Sei la padrona. Ti dico queste cose per farti capire perché i ricchi e i potenti della Terra appoggiano la soluzione della privatizzazione delle risorse naturali: perché hanno la possibilità di acquistare la maggior parte delle azioni e , quindi , di decidere da soli il futuro del pianeta.
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DENARO
Non è un caso che la parola nomisma, che vuol dire moneta, abbia la stessa radice del verbo nomizo , che significa credo, ritengo: infatti un sistema monetario crolla se i cittadini smettono di credere che la moneta manterrà il suo valore di scambio. Ma c’è un rimando anche alla parola nomoòs, che significa legge perché in effetti, è necessario l’intervento della legge per aiutare i cittadini a credere che la moneta effettivamente manterrà il suo valore di scambio.
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A un certo punto , quando ormai il fronte era arrivato vicino ai confini della Germania, cessarono anche gli inviì di pacchi da parte della croce rossa. Così i prigionieri si fumarono le sigarette che avevano accumulato, i debiti che avevano alcuni nei confronti dei banchieri andarono in fumo (ossia, come diremmo oggi in Grecia, furono rapati a zero) e l’economia di scambi del campo crollò. E’ evidente che un’economia monetaria non può funzionare neppure in modo rudimentale in una situazione  di miseria e di profonda insicurezza. Anzi, anche solo la previsione di una tale eventualità è sufficiente per creare il crollo!
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LA PILLOLA ROSSA
La verità che noi umani siamo diventati schiavi delle macchine che abbiamo inventato  perché fossero a nostra disposizione. La verità è che, invece di essere i mercati a servirci, ci siamo ridotti a servi, anzi schiavi di mercati impersonali e disumani.
La verità che il modo in cui abbiamo costruito le nostre società ci fa somigliare a Faust senza Mefistofele; pochi tra noi ricordano , invece il dottor Frankeinstein, creatore di mostri che minacciano la sua stessa vita. La verità è che tutto il giorno ci affanniamo per ottenere cose che, in realtà neanche vogliamo e di cui non abbiamo bisogno, solo perché la Matrix del marketing e della pubblicità è riuscita a proiettarle nelle nostre teste. La verità che ci comportiamo come stupidi virus che distruggono l’organismo in cui abitano. La verità che le nostre società sono semplicemente ingiuste: sono spaventosamente inefficaci nella misura in cui disperdono le nostre potenzialità di produrre vera ricchezza, son il risultato di diventare….ingiuste appunto. La verità, infine, è che le persone che vogliono affrontare questa verità e rivelarla, vengono punite in modo spietato da una società che non sopporta di guardarsi allo specchio della logica e del pensiero critico.
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Molti ribatteranno che tuo padre non sa cosa dice. Che l’economia e la teoria economica sono scienze. Che come la fisica analizza con metodo e strumenti matematici la natura, così l’economia combina, la matematica, la statistica e la logica per analizzare scientificamente i fenomeni socioeconomici. Scemenze!
L’economia può anche utilizzare modelli matematici e metodi statistici, ma assomiglia molto di più all’astrologia che all’astronomia. Mente in fisica il giudice imparziale delle ipotesi degli scienziati è la fysis, come dicevano gli antichi greci, ossia la natura, in economia non abbiamo nulla di analogo, per il semplice fatto che non possiamo creare un laboratorio in cui controllare le nostre ipotesi riguardo a come si sarebbe sviluppata l’economia greca nel 2010 se , invece di accettare il prestito memorandum, l’amministrazione pubblica avesse proclamato la sospensione dei pagamenti.

Questa impossibilità di verificare empiricamente le nostre teorie è ciò che differenzia l’economia , il pensiero economico , dalle scienze positive.

lunedì 10 agosto 2015

CONSIDERA L'ARAGOSTA di David Foster Wallace

IL FIGLIO GROSSO E ROSSO
L’accademia americana per la medicina d’urgenza lo conferma: ogni anno, fra i dodici e ventiquattro maschi adulti statunitensi vengono ricoverati al pronto soccorso dopo esserci castrati. Con utensili da cucina, di solito, a volte con tenaglie. In risposta all’ovvio domanda, spesso i sopravvissuti spiegano che i loro impulsi sessuali erano diventati fonte di conflitto e ansia intollerabili. Il desiderio di completo appagamento unito alla concreta impossibilità di ottenerlo quando e come volevano, aveva prodotto in essi una tensione insostenibile. E’ ai 30 + maschi testosteronicamente afflitti i cui casi sono stati documentati negli ultimi due anni che i vostri corrispondenti vogliono dedicare questo articolo. E a quelle anime in pena che stanno prendendo in considerazione l’autocastrazione per il 1998, vogliamo dire “ Fermi!  Giù le mani! Buoni con quegli utensili da cucina e/o tenaglie!” perché forse abbiamo trovato l’alternativa.
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Il sig, Jon Dough-vincitore dell’agognatissima statuetta per il migliore attore/video del’96 che nel’97- si alterna fra vari stand, in viso la solita espressione di chi è talmente evoluto psicologicamente, talmente fico e distaccato, che la vita è un unico lungo sbadiglio.
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LA FINE DI QUALCOSA SENZ’ALTRO, VERREBBE DA PENSARE
Su John Hupdike…Inoltre sono sempre degli  incorreggibili narcisisti e donnaioli, si disprezzano, si compatiscano e…sono soli, soli come soltanto un solipsista emotivo può essere solo. Sembra che non appartengano mai a nessun tipo di unità o comunità o causa più ampia. Benchè in genere siano padri di famiglia, in realtà non amano mai nessuno, e in particolare, anche se sono sempre eterosessuali al punto della satiriasi, non amano mai le donne. Persino il mondo circostante, per quanto meraviglioso nella loro maniera di vederlo e descriverlo, di solito esiste fintanto che evoca impressioni, associazioni, emozioni e desideri interni al grande ego.
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Su John Hupdike ..Non sono né stupito, né offeso da questo atteggiamento, più che altro non lo capisco. Ringalluzzito o flaccido che sia, l’infelicità di Bell Turnbull è ovvia sin dalla prima pagina del romanzo. Mai una volta, però, gli viene in mente che il motivo di tanta infelicità sia che è uno stronzo.
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ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA COMICITA’ DI KAFKA CHE FORSE DOVREBBERO  ESSERE TAGLIATE ULTERIORMENTE
-Ahimè-disse il topo- il mondo si rimpicciolisce ogni giorno di più. All’inizio era così grande da farmi paura, e che gioia ho provato quando finalmente ho visto in lontananza le pareti a destra e a sinistra! Ma queste lunghe pareti si restringono così alla svelta che ho raggiunto l’ultima stanza, e lì nell’angolo c’è la trappola cui sono destinato.
-Non devi fare altro che cambiare direzione,-disse il gatto, e se lo mangiò.
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Non per nulla KAFKA parlava della letteratura come di una “scure con cui cerchiamo di scalfire gli oceano di ghiaccio dentro di noi”
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Più aliene di tutto, forse,le figure  dell’autorità di Kafka non sono mai semplici pagliacci vuoti da ridicolizzare, ma sono sempre al contempo assurde, spaventose e tristi, come l’ufficiale di Nella colonia penale.
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“Raggiunta la mezza età ognuno si ritrova con la faccia che si merita”
“c’è speranza ma non per noi”
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Potete chiedere di immaginare che tutte le sue storie siano una specie di porta. Di immaginare noi che ci avviciniamo e battiamo a questa porta, sempre più forte, battiamo e battiamo, non solo perché vogliamo entrare, ma perché ne abbiamo bisogno; non sappiamo cosa sia ma possiamo sentirlo, questo desiderio disperato e assoluto di entrare, e battiamo e spingiamo e calciamo. Finché ecco che la porta si apre..e si apre verso l’esterno.- Eravamo già dove volevamo essere sin dal principio. Das ist komisch.

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AUTORITA’ E USO DELLA LINGUA
Lo sapevate che tastando il ventre molle della lessicografia statunitense si scoprono conflitti ideologici e controversie e intrighi e animosità e passioni di portata quasi lewinskiana?
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Uno spirito democratico è quello che combina rigore e umiltà, cioè convinzione appassionata e un devoto rispetto per le convinzioni altrui. Come qualsiasi americano sa, tale spirito è difficile da coltivare e mantenere, specie quando si parla di questioni che stanno particolarmente a cuore.
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Argomentazione: al 4 marzo 1999, il problema di definire la vita umana in utero appare irrisolvibile. Cioè , alle luce delle nostre attuali conoscenze mediche e filosofiche di cosa si a rendere qualcosa non solo  un organismo vivente ma una persona, è impossibile stabilire con esattezza in quale momento  durante la gestazione un uovo fecondato diventa essere umano. Tale enigma, insieme alla validità fondamentalmente indiscutibile del principio: “ in caso di dubbio irrisolvibile riguardo all’umanità o meno di una cosa, meglio non ucciderla” , a mio parere richiede che ogni americano ragionevole sia pro-vita.  Allo stesso tempo , però, il principio:” in caso di dubbio irrisolvibile riguardo a qualcosa, non ho il diritto legale né morale di dire a un’altra persona cosa fare, specialmente se quella persona sente di non avere dubbi”è una parte inattaccabile del patto democratico che noi americano stipuliamo gli uni con gli altri, un patto in cui ogni cittadino adulto di trova ad essere un agente morale autonomo; e a mio parere questo principio richiede che ogni americano sia pro-scelta.
Di conseguenza il recensore è, come privato cittadino e agente autonomo, sia pro-vita che pro-scelta. Non è una posizione facile né comoda da mantenere. Ogni volta che una mia conoscente decide di interrompere una gravidanza, devo credere che stia facendo la cosa sbagliata allo stesso tempo  che abbia tutto il diritto di farlo.  In più naturalmente, devo sia credere che una posizione pro vita + pro scelta sia l’unica veramente coerente che trattenermi dal cercare di imporre tale visione alle altre persone le cui convinzioni ideologiche o religiose mi sembrano non tenere conto delle ragione e produrre una posizione (a mio parere) da invasato. E devo continuare a trattenermi persino quando la posizione (per me) da invasato di qualcuno ( mi ) sembra negare quella stessa tolleranza democratica che mi impedisce di cercare di imporgli/le la mia posizione; devo trattenermi dallo spingere o litigare o rispondere persino quando qualcuno mi chiama Servo di Satana o l’Ennesimo stronzo, sopportazione che rappresenta i limiti estremi, da far digrignare i denti, del mio spirito democratico. Insulti a parte, ho incontrato un’obiezione seria a questa posizione pro vita+ pro scelta. Ma è un obiezione potente. Non riguarda la mia posizione in sé per sé, ma certi fatti su di me, la persona che l’ha elaborata e mantenuta. Se tutto questo dovesse sembrarvi sia nebuloso che assolutamente privo di qualsiasi attinenza con l’uso dell’americano, vi prometto che diventerà di una chiarezza e pertinenza quasi dolorosa più avanti.
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Per essere più specifici faccio presente che il dialetto che utilizziamo dipende soprattutto dal tipo di gruppo di appartenenza dell’ascoltatore e dal nostro desiderio di proporci come membro di quel gruppo o meno.
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Ed ecco la mia argomentazione. L’uso della lingua è sempre politico, ma lo è in modo complesso..
L’inglese politicamente corretto ha in sé un’ironia ancora più macroscopica- E cioè che sebbene l’Ipc abbia la pretesa di essere il dialetto della riforma progressista, di fatto è- nella sua sostituzione orweliana degli  eufemismi dell’uguaglianza sociale al posto dell’effettiva uguaglianza sociale- molto più di aiuto ai conservatori  allo status quo di quanto non siano mai state le tradizionali prescrizioni snob.
…In altre parole l’Ipc agisce come forma di censura, e la censura è sempre al servizio dello status quo.
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In breve, il grande errore della sinistra non è concettuale, né ideologico ma spirituale e retorico: l’attaccamento narcisistico a presupposti che accrescono  la loro immagine di virtuosi, fa perdere loro tanto la scienza quanto la guerra
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LA VISTA DA CASA DELLA SIG.RA THOMPSON
Sineddoche in autentico stile del Midwest, la gente di Bloomington non è scostante ma tende a essere riservata. Può capitare che uno sconosciuto vi sorrida calorosamente, ma in genere non ci saranno chiacchiere nelle sale d’attesa o in fila alla cassa. Adesso però, grazi all’Orrore, c’è qualcosa di cui parlare che è più forte di ogni inibizione, come se fossimo tutti lì e avessimo appena visto lo stesso incidente stradale.
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Nessuna è abbastanza scafata da avanzare la scontata e perversa lagnanza postmoderna: già visto. Invece, quello che fanno è starsene sedute lì a sentirsi malissimo,e pregare. Nessuna del gruppo della sig.ra Thompson sarebbe mai così nauseabonda da cercare di far pregare tutti ad alta voce o formare un cerchio di preghiera, ma si capisce lo stesso cosa stanno facendo.
Non fraintendete, questo è per lo più un bene. Ti costringe a pensare e a fare cose  che quasi di sicuro non faresti se fossi da solo, come per esempio pregare, in silenzio e con fervore, che ti sbagli sul presidente, che forse lo vedi in modo distorto e che in realtà è molto più in gamba e sostanzioso di quanti credi, che non è soltanto un golem senz’anima o un groviglio di interessi aziendali vestito in giacca e cravatta, ma è uno statista coraggioso e probo e….ed è un bene, è un bene pregare per questo. Anche se ci si sente un po’ soli a doverlo fare. La gente davvero perbene, la gente innocente può mettere a dura prova. Lungi da me suggerire che tutti quelli che conosco a Bloomington, sono come la sig.ra Thompson ( per es. suo figlio F- non lo è, anche se è una persona straordinaria). Sto cercando, piuttosto, di spiegare come parte dell’Orrore dell’Orrore sia stato sapere, nel profondo del mio cuore, che qualsiasi fosse l’America che gli uomini su quegli aerei odiavano tanto, era molto di più la mia America, e quella di F- e quella del povero detestabile Duane, che non quella di queste signore.
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COME TRACY AUSTIN MI HA SPEZZATO IL CUORE
Il libro avrebbe potuto-visto che ottenere il massimo a diciassette anni e perderlo a ventuno a causa di eventi che sono al di fuori del tuo controllo è esattamente come morire solo che poi devi continuare a vivere- essere davvero ispirante.
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Potrebbe essere benissimo che noi spettatori, privi dei doni divini degli atleti, siamo gli unici ad essere davvero in grado di vedere, esprimere e animare l’esperienza del dono a noi negato. E che coloro i quali lo ricevono e mettono in pratica il dono del genio atletico debbano, di necessità, essere ciechi e muti al riguardo, e non perché la cecità e il mutismo siano il prezzo di quel dono, ma perché ne sono l’essenza.
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FORZA SIMBA SETTE GIORNI DI CAMMINO CON UN ANTICANDIDATO
Uomini troppo poco simili ad essere umani persino per odiarli. Ciò che suscita la loro vista altro non è che una travolgente sensazione di disinteresse, il genere profondo di disimpegno che spesso è solo una difesa contro il dolore. Contro la tristezza. Di fatto, è probabile che se così tanti di noi sono così poco interessati alla politica è proprio perché i politici moderni ci intristiscono, ci feriscono profondamente e in modi di cui è difficile persino trovare il nome, figuriamoci parlarne. E’ assai più facile alzare gli occhi al cielo e fregarsene. Anzi è probabile che non abbiate voglia di sentir parlare nemmeno di questo.
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Cosa che sua volta, afferma il basso ma rispettatissimo cameran dell Cbs, spiega in parte perché, anche se poi i nostri deputati eletti sono sempre lì a battersi il petto e commentare preoccupati le basse affluenze, nulla di sostanziale viene mai fatto per rendere la politica meno squallida o deprimente, né tantomeno per spingere più persone a votare: i nostri deputati eletti sono già in carica, e le affluenze basse, proprio come i soft money, favoriscono i politici già in carica.
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Se siete annoiati e disgustati dalla politica e non vi disturbate a votare, di fatto votate per arroccati establishment dei due principali partiti, i quali, potete starne certi, stupidi non sono, ma anzi hanno una consapevolezza profonda di quanto gli convenga mantenervi in una condizione di disgusto e noia e cinismo, fornendovi ogni possibile motivazione psicologica perché il giorno delle primarie ve ne stiate a casa a farvi i cilum guardando MTV. Sia chiaro: avete tutto il diritto di stare a casa, se volete, ma non prendetevi in giro pesando di non votare. In realtà, non votare è impossibile: si può votare votando, oppure votare rimanendo a casa e raddoppiando tacitamente il valore del voto di un irriducibile.
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In altra parole un vero leader è uno che sa aiutarci a superare i limiti individuali di pigrizia e dell’egoismo e della debolezza e della paura, riuscendo  a farci fare cose migliori e più difficili di quelle che riusciremmo  a fare da soli.
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Il nocciolo della questione è che se siete giovani elettori tutti d’un pezzo e rotti ai meccanismi del marketing,  l’unica cosa che potete stare sicuri di provare nei confronti della campagna di John Mc-Cain è una forma moderna e molto americana di ambivalenza, una sorta di dissidio interiore tra il bisogno profondo di credere e la convizione profonda che il bisogno di credere sia una stronzata, che in giro non ci sia rimasto altro che vendite e piazzisti.
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Ma il paradosso è che la scatola che rende McCain reale è, per definizione, chiusa. Nessuno può entrare,né uscire. Anche ciò è importantissimo; dovete tenerlo bene a mente. E’ lui il motivo per cui, malgrado tutte le matite accreditate “dietro le quinte” che vengono spedite ad indagare su di lui, un ritratto  di John McCain non sarà mai altro  che questo: un’unica faccia, esterna, scomposta e diffratta da così tante lenti che alla fine di uomini da vendere c’è n’è più di uno. Piazzista o leader o tutte e due le cose  o nessuna che sia, il paradosso finale- quello più minuscolo e centrale, perso nelle profondità remote di tutte le altre scatole e riquadri rotanti che formano il puzzle della campagna elettorale e rivestono McCain- è che il fatto che lui sia davvero “reale” dipende meno da ciò che c’è nel suo cuore che da ciò che c’è nel vostro. Cercate di rimanere svegli.
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CONSIDERA L’ARAGOSTA
Di per sé hanno un buon sapore. O almeno così pensiamo adesso. Fino a un momento imprecisato dell’Ottocento, tuttavia, l’aragosta era cibo per ceti bassi, consumato solo dai poveri e dagli internati. Persino nel duro ambiente penale dell’America degli albori alcune colonie avevano leggi che vietavano di dare aragosta ai detenuti più di una volta alla settimana perché veniva considerato crudele e anomalo, come costringere la gente a cibarsi di topi.
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E ci vogliono parecchie acrobazie intellettuali e sottilizzazioni comportamentistiche per non riconoscere che agitarsi, dibattersi e sbatacchiare il coperchio corrispondano esattamente a quel tipo di comportamento. Secondo gli zoologi marini, in genere le aragoste ci mettono fra i 35 e i 45 secondi a morire nell’acqua bollente.
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IL DOSTOEVSKIJ di JOSEPH FRANK
E’ ben nota l’ironia del fatto che Dostoevskij, le cui opere sono celebri per compassione e rigore morale, nella vita reale era per molti versi uno stronzo: vanitoso, arrogante, sprezzante ed egoista. Ossessionato dal gioco, di solito era al verde, e si lamentava in continuazione di quanto era povero, e molestava sempre amici e  colleghi perché gli prestassero urgentemente dei soldi che di rado restituiva, ed era capace di serbare per anni rancori meschini per questioni finanziarie, e faceva cose tipo impegnare il cappotto invernale della moglie cagionevole per poter giocare d’azzardo eccetera. E’ altrettanto vero che la vita di Dostoevskij fu piena di incredibili sofferenze, drammi, tragedie ed eroismi.
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IL COMMENTATORE
Oppure potreste chiamarla atavica, un ritorno a prima che Joseph Pulitzer cominciasse ad avvertire tutti “ Una stampa cinica, mercenaria, demagogica col tempo produrrà un popolo altrettanto vile”
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Come analisi post-incontro, vale la pena notare che nessuno dei due partecipanti ha avuto da ridire o ha battuto ciglio su un certo assunto implicito nell’analogia sulla sig.na Christina Aguilera, e cioè che un processo penale sia un prodotto dell’intrattenimento quanto una canzone della top 40.

Se gli Dei ti fanno un grande dono, prima o poi ti chiedono gli interessi

Palahniuk sostiene che l'arte, i grandi progressi nella scienza, nella matematica, la grande letteratura la fanno i "disadattati"; non passi 23 ore su 24 ad approfondire un personaggio, una teoria, un'idea se sei una persona che ha una vita "completa". Leggendo brevi passi della biografia di Dostoevskij di Joseph Frank recensita da David Foster Wallace, ho l'ennesima conferma che più di tanto Palahniuk non ha sbagliato. Più semplicemente, se fossimo ancora menti classiche (Greci ai tempi di Socrate) diremmo: " se gli Dei ti fanno un grande dono, prima o poi ti chiedono gli interessi".

venerdì 7 agosto 2015

Das its komisch

"Potete dire loro che forse è un bene se non colgono Kafka. Potete chiedere di immaginare che tutte le sue storie siano una specie di porta. Di immaginare noi che ci avviciniamo e battiamo a questa porta, sempre più forte, battiamo e battiamo, non solo perché vogliamo entrare, ma perché ne abbiamo bisogno; non sappiamo cosa sia ma possiamo sentirlo, questo desiderio disperato e assoluto di entrare, e battiamo e spingiamo e calciamo. Finché ecco che la porta si apre ...e si apre verso l'esterno-eravamo già dove volevamo essere sin dal principio. Das its komisch." David Foster Wallace, Considera L'Aragosta
La fine di Italcementi è un cativissimo segnale che si aggiunge ai tanti. Eravamo il primo produttore mondiale di cementi e derivati siamo stati comprati dai Tedeschi. Qualcosa è andato storto nell'integrazione Europea, la distruzione della nostra industria manifatturiera è ormai inarrestabile. Finita la nostra industria manifatturiera finirà anche il nostro benessere
Girano più post di protesta per il Cocoricò chiuso che di lutto per il ragazzino-bambino ( sí a 15 anni si è ancora bambini) che c'é morto....vergognarsi per questa umanità penso che sia il minimo. Non apparteniamo allo stessa specie. ps : oltretutto era un locale che dal 2010 non ha mai registrato un utile evadendo tutto quello che c'era da evadere

mercoledì 5 agosto 2015

Tutte le morti del Mullah Omar

La notizia della morte del Mullah Omar è stata data almeno una mezza dozzina di volte da quando nel 2001 il leader dei Talebani riuscì a buggerare gli americani che gli davano la caccia con quella rocambolesca fuga in moto. L’ultima l’aveva data l’Isis a gennaio che, informando della morte di Omar, aveva nominato un nuovo Emiro dell’Afghanistan, Khadim. Ma il Mullah era talmente morto che un mese dopo il sedicente Emiro Khadim e 45 dei suoi seguaci erano stati disarmati e catturati dagli uomini di Omar.

Questa volta però la notizia è più attendibile. Non tanto perché è stata data da un funzionario anonimo del governo di Kabul. Ma perché Omar si trovava in una situazione difficilissima, stretto fra il tentativo dell’Isis di penetrare in Afghanistan e l’esercito ‘regolare di Kabul’. I rapporti fra Omar e Al Baghdadi erano tesissimi. Il Califfo aveva definito Omar “demente e ignorante”. Come risposta Omar aveva mandato una lettera aperta, firmata dal suo numero due Akhtar Mohammad Mansour, in cui diceva sostanzialmente due cose: 1° Che l’Isis non aveva niente a che fare col movimento indipendentista afgano. 2° Accusava Al Baghdadi di star frammentando il mondo islamico dividendolo in varie fazioni (lettera del 16 giugno 2015). In precedenza, in concomitanza col 19° anniversario della nomina del Mullah Omar a guida suprema dell’Emirato islamico d’Afghanistan, il movimento talebano aveva diffuso un lungo documento in cui ripercorreva la lunga biografia del Mullah, esaltandone le doti e ribadendo la sua assoluta leadership sul movimento indipendentista afgano (documento del 20 marzo 2015, firmato dal portavoce storico di Omar, Oari Muhammad Yousuf). Ma questo era un segno di debolezza. Non si ha bisogno di affermare la propria leadership se la si ha in pugno. Il fatto è che molti giovani talebani sono attratti dall’Isis che con la sua ferocia ha conquistato vasti territori in Siria e Iraq, mentre il movimento di Omar, usando metodi meno bestiali, ci ha messo 14 anni a riconquistare solo la pur notevole parte rurale dell’Afghanistan (attacchi solo a obbiettivi militari e politici; nessun sequestro a fini di estorsione, ad eccezione di quello del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo, che comunque fu poi liberato, trattamento civile dei prigionieri che, una volta liberati, hanno tutti dichiarato di essere stati trattati con rispetto – il 19 dicembre dopo l’attacco dei talebani pakistani alla scuola di Peshawar dove studiano i figli dei militari pakistani il movimento talebano afgano aveva condannato senza se e senza ma quell’eccidio: “L’Emirato islamico è scioccato da quanto avvenuto e condivide il dolore della famiglie dei bambini uccisi nell’attacco”). Inoltre all’interno del movimento c’è una divisione fra chi vuole continuare ad oltranza la guerra d’indipendenza contro l’occupazione straniera e chi vuole arrivare ad una sorta di ‘pacificazione nazionale’ attraverso il dialogo e i contatti tenuti recentemente a Oslo fra il governo di Kabul e alcuni rappresentanti degli insorti.

Se la notizia della morte del Mullah Omar è vera le domande sono due. Uno. Chi ha ucciso il Mullah Omar? L’Isis? Mi pare improbabile. L’Isis per ora ha intaccato solo marginalmente il territorio afgano ed è difficile che i suoi uomini siano riusciti là dove per 14 anni ci hanno provato inutilmente i servizi americani cercandolo per ogni dove con i loro occhiutissimi satelliti, senza trovarlo. E’ più ragionevole pensare che le ragioni di questa sua morte vadano cercate negli accordi in corso a Oslo. Se Omar era d’accordo con la pacificazione diventava impresentabile, non era accettabile per gli americani che Omar, sul quale pende tuttora una taglia di 25 milioni di dollari, rientrasse a Kabul se non da vincitore da semivincitore. Se non era d’accordo, come io penso, bisognava eliminarlo per indebolire i ‘duri e puri’ del movimento talebano. Quindi, per la prima volta dopo 14 anni il Mullah Omar è stato tradito da qualcuno dei suoi.

La seconda domanda è: che cosa succederà ora? La morte del Mullah Omar segna la fine dei sogni di indipendenza dell’Afghanistan. Diventerà ufficialmente un protettorato americano. Ma la notizia non è positiva per l’Occidente, perché spalanca le porte alle mire espansioniste dell’Isis che non si accontenta di prendersi, eventualmente, l’Afghanistan ma vuole allargare la sua presenza ad altre aree dell’Asia Centrale, tanto che l’Isis nell’area ha preso il nome di Khorasan, una regione storica che comprende, fra gli altri, anche Turkmenistan.

Quanto a me, io rendo onore al Mullah Omar, combattente giovanissimo contro gli invasori sovietici, dove perse un occhio in battaglia, combattente e vincitore dei criminali ‘signori della guerra’ (Massud, Ismail Khan, Heckmatyar, Dostum) che nel conflitto scoppiato fra costoro per impadronirsi del potere lasciato vacante dai sovietici, agivano nel più pieno arbitrio, assassinando, stuprando, taglieggiando, sbattendo fuori dalle case i legittimi proprietari per metterci i loro adepti. Omar, che nei suoi 6 anni di governo (1996-2001) riportò nel Paese l’ordine e la legge, sia pur una dura legge, la Sharia, ma senza mai abbandonarsi agli eccessi feroci dell’Isis. Infine per 14 anni è stato guida della rivolta contro gli ancora più arroganti e devastanti occupanti occidentali. Preso il potere il Mullah non ne approfittò mai e continuò a fare la vita spartana che aveva sempre fatto, non favorì la sua famiglia e neanche il piccolo villaggio, Singesar, che non ebbe nessun vantaggio dal fatto che uno dei suoi ‘enfant du pays’ fosse diventato il capo del Paese. Un uomo di una morale e di una coerenza assolute. E, forse, è proprio questo che, alla fine, lo ha perduto. Che Allah ti abbia sempre in gloria, Omar.

Massimo Fini

Versione integrale dell’articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano il 30 luglio 2015