lunedì 22 luglio 2013

IL POTERE E LA GLORIA Graham Greene

Il luogotenente sedette sul letto e cominciò a togliersi gli stivali. Era l’ora della preghiera. Le blatte esplodevano contro le pareti come petardi. Più d’una dozzina strisciava sulle piastrelle con le ali spezzate. Il pensiero che ci fosse ancora nello Stato della gente che credeva in un Dio amorevole e misericordioso, lo faceva diventare furioso. Ci sono dei mistici di cui si dice che abbiano avuto la prova diretta dell’esistenza di Dio. Anch’egli era un mistico , e quel che aveva sperimentato era il vuoto, la certezza completa dell’esistenza d’un mondo morente, in via di raffreddamento, di esseri umani evoluti dallo stato di animali senza nessuno scopo. Egli lo sapeva.

Era portato da una grande ondata di gioia fanciullesca, nel fare un lavoro d’uomo, con il cuore d’un selvaggio: non sentiva responsabilità per nessuno. Soltanto in un altro paese si era sentito più felice, ed era stato nella Francia del tempo di guerra, nel tormentato paesaggio delle trincee.

Ora erano stanchi morti entrambi, e il mulo si era semplicemente seduto. Il prete si rimise in piedi e cominciò a ridere . Si sentiva felice. Questa è una delle strane scoperte fatte dall’uomo: che la vita , comunque sia vissuta, contiene dei momenti esilaranti: si possono fare sempre dei confronti coi tempi peggiori: anche nel pericolo e nella miseria il pendolo oscilla.

Appoggiò la testa contro il muro e socchiude gli occhi. Ricordava la Settimana Santa dei giorni passati, quando il fantoccio di Giuda veniva impiccato sul campanile e i ragazzi facevano chiasso con le scatole di latta e nacchere a vederlo dondolar fuori. Vecchi componenti della congregazione protestavano qualche volta: era un sacrilegio , dicevano , fa fare quella figura di buffone al traditore del Nostro Signore; ma lui non aveva detto mai niente, lasciando che l’usanza continuasse; gli pareva bene che il traditore del mondo fosse reso ridicolo . Altrimenti ,sarebbe troppo facile idealizzarlo come un uomo che combatteva contro Dio: un Prometeo, una nobile vittima in una guerra senza speranza.

Aveva un’opinione immensa della propria importanza: era incapace di immaginare un mondo di cui egli fosse soltanto una piccola parte, un mondo di tradimento, di violenza, di lussuria, in cui la vergogna fosse insignificante. Quante volte il prete aveva ascoltato la stessa confessione! L’uomo era così limitato, non aveva nemmeno l’ingenuità d’inventare un nuovo vizio: gli animali ne sapevano altrettanto. Per questo mondo Cristo era morto: quanto più male si vedeva e si sentiva intorno, tanto maggiore era la gloria che cingeva la sua morte; era troppo facile morire per quel che era buono o bello, per il focolare o i figli,o per una civiltà. Occorreva un Dio che morisse per i senza cuore e i corrotti.

Egli non poteva vederla  nell’oscurità, ma poteva ricordare una quantità di volti dei tempi passati che si adattavano alla sua voce. Considerando con attenzione un uomo o una donna, si poteva sempre cominciare a provarne pietà …..era una qualità insita nell’immagine di Dio…Quando si erano vedute le rughe degli angoli degli occhi, la forma della bocca, il modo in cui crescevano i capelli, era impossibile odiare. L’odio era semplicemente una mancanza di immaginazione. Di nuovo egli cominciò a risentire una responsabilità enorme per quella pia donna.

Rinunciò allo sforzo; quel luogo era molto simile al mondo: la gente si aggrappava a quanto poteva esser causa di piacere e di orgoglio, in mezzo a stenti e in un ambiente sgradevole; non c’era tempo di fare qualche cosa che valesse la pena di fare, e si sognava di evadere.

La speranza era un istinto che solo la ragionante mente umana poteva uccidere. Un animale non conosceva mai la disperazione .

disse il prete

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