lunedì 30 luglio 2018

Bond, il mondo emette meno debiti ma più titoli ad alto rischio –di Maximilian Cellino 31 luglio 2018 il sole 24 ore


il mondo annega in un oceano di debiti, ma almeno adesso prova a ridurre la portata dei fiumi che alimentano l’acqua di quel mare. Questa almeno l’evidenza che emerge dalle indicazioni di Standard & Poor’s Global, secondo cui le emissioni di bond a livello globale diminuiranno del 4,2% rispetto all’anno precedente. Fin qui la buona notizia, perché il rovescio della medaglia è che sul mercato finiranno comunque titoli per 6mila miliardi di dollari che si andranno ad aggiungere ai 247mila miliardi già presenti. E soprattutto che la cosiddetta finanza strutturata - quella dei prodotti dalle sigle come Clo, Abs e Rmbs divenute tristemente note un decennio fa per aver portato il mondo sull’orlo del baratro - è in realtà l’unica voce che continua a crescere. Procediamo però con ordine: le emissioni globali scenderanno come detto del 4,2% soprattutto per effetto della riduzione dei collocamenti di titoli pubblici sia negli Usa (-24%), sia nel resto del mondo (-20%) e anche del calo più contenuto dei bond emessi da società industriali (-4%) e finanziarie (-2%). I motivi di questa inversione di tendenza rispetto agli scorsi anni sono differenti: parte di tutto questo, rileva S&P Global, è da attribuire alla volatilità sulle piazze finanziarie «che è arrivata nel corso dell’anno prima di quanto ci si aspettasse e potrebbe aumentare ulteriormente nei prossimi mesi, anche a causa del perdurante scontro sul commercio globale e del suo impatto sugli investimenti e sulla fiducia del mercato». La guerra dei dazi e l’incertezza sui mercati ha quindi i suoi buoni motivi per rendere più cauti anche gli emittenti, oltre che gli investitori, ma c’è anche da considerare il fatto, come aggiungono gli analisti, che «l’attuale ciclo del credito ha raggiunto una fase di maturità e l’incremento nei costi di finanziamento che è visto all’inizio dell’anno è destinato a continuare gradualmente nel tempo». È quindi anche l’aumento dei tassi (il metro di paragone a livello globale, in questo caso, è quel decennale americano che oscilla attorno alla soglia psicologica del 3%) a condizionare chi deve chiedere denaro in prestito. A maggior ragione in un momento sembra essere ormai giunta al tramonto la stagione in cui le Banche centrali inondavano i mercati di liquidità.
Europa a due velocità, fra pubblico e privato
In Europa la situazione appare per la verità differente, ma soltanto in parte. «Le condizioni di finanziamento hanno generalmente fornito un sostegno per gran parte degli ultimi 3 anni e, nonostante numerosi rischi, si sono mantenute stabili senza fare una piega», sostiene S&P Global, aggiungendo che questa situazione è destinata a confermarsi almeno per tutto il 2018. Come conseguenza, nel settore della finanza pubblica, il Vecchio Continente è l’unica area dove nei primi sei mesi del 2018 non si è manifestata alcuna flessione nel ritmo delle emissioni. Sui corporate bond si è però avuta finora una vera e propria emorragia, visto che in questo campo le emissioni si sono drasticamente ridotte negli ultimi sei mesi a 673,5 miliardi di dollari da 769 miliardi: qui la volatilità e il timore di una peggioramento delle condizioni di finanziamento si sono fatte sicuramente sentire.
Le insidie dei «Clo»...
Il capitolo finanza strutturata merita infine qualche considerazione specifica. Secondo S&P Global questa è l’unica area in cui le emissioni sono destinate a crescere quest’anno, con un incremento previsto di circa il 9% rispetto al 2017. Il settore più dinamico è in questo caso quello delle Collateralized loan obligation (Clo), ovvero dei prestiti garantiti da collaterale. Almeno negli Stati Uniti - sottolineano gli analisti - questi hanno tratto vantaggio da un allentamento delle regole finora imposte agli emittenti (che da febbraio non devono più sottostare alla Dodd-Frank) e sono in questa fase abbastanza ricercati dagli investitori perché a tasso variabile.
... e la prudenza da mantenere
In Europa invece molte banche starebbero guardando con sempre maggiore interesse a questa forma di provvista di denaro, anche in previsione della fine dei finanziamenti a lungo termine garantiti dalla Bce (Tltro) che dovranno gradualmente essere rimborsati entro il 2021. Finora sembra insomma di restare nell’ambito del corretto utilizzo di questo genere di prodotti che, se maneggiati in maniera impropria come purtroppo avvenuto in passato, possono facilmente trasformarsi in bombe a orologeria. C’è davvero da augurarsi che questa prudenza possa essere mantenuta.

Il mondo affoga in 247mila miliardi di dollari di debiti pubblici e privati


il sole 24 ore di  



Ottomila miliardi di dollari. Detti così sembrano numeri irreali. Da fumetti. Ma sono numeri veri. Secondo l’ultima ricerca dell’Institute of International Finance (IIF) i debiti pubblici e privati a livello globale nel solo primo trimestre del 2018 sono aumentati proprio di questa cifra: di 8mila miliardi di dollari. Si tratta dell’incremento trimestrale maggiore dal primo trimestre del 2016, che porta i debiti globali alla cifra di 247mila miliardi di dollari. Una montagna pari al 318% del Pil del mondo intero.
Questi numeri sono l’effetto di un decennio di politiche monetarie ultra-espansive, che hanno aumentato la liquidità globale e portato a zero (o addirittura sotto zero) i tassi d’interesse in molte parti del mondo. Questo ha favorito il ricorso al debito da parte di tutti: imprese, Stati e famiglie.
Oggi però il mondo è alla svolta. Innanzitutto la liquidità sta diventando meno abbondante: secondo i calcoli di Pictet Asset Management, dopo che nel 2017 le banche centrali hanno iniettato nel sistema finanziario un totale di 2.600 miliardi di dollari di liquidità (inclusa la Banca centrale cinese), nel 2018 le iniezioni scendono a 580 miliardi e nel 2019 a 40 miliardi. Al netto della Banca cinese nel 2019 verranno drenati 80 miliardi di dollari dal sistema. Inoltre i tassi d’interesse stanno salendo, soprattutto quelli Usa.
Questo rischia dunque di pesare in un mondo iper-indebitato, che si è coperto di debiti proprio grazie a un “ecosistema” fatto di tassi a zero e di liquidità abbondante che ora non c’è più. E rischia di pesare maggiormente sui soggetti più vulnerabili: quelli indebitati a tasso variabile e quelli esposti sul dollaro.

L’IIF proprio su queste due categorie punta il dito. Secondo l’Istituto «Le aziende Usa sono particolarmente esposte al rischio di rialzo dei tassi»: non solo hanno un debito molto elevato (20mila miliardi di dollari), non solo sono molto esposte sul volubile mercato obbligazionario (il 43% del loro debito è in bond), ma hanno anche un’esposizione ai tassi variabili pari al 25%. Non tanto, ma abbastanza da pesare in un ciclo di rialzi dei tassi. L’altra categoria debole è quella di chi si è indebitato in dollari, pur vivendo fuori dagli Stati Uniti: escludendo i mercati emergenti - scrive IIF - il 30% del mercato obbligazionario non statunitense è denominato in dollari. Da oggi al primo trimestre 2019 giungeranno a scadenza ben 900 miliardi di questi debiti

Infine c’è la categoria oggi più vulnerabile: quella dei Paesi emergenti e delle loro aziende. Molti Paesi sono iper-indebitati in valuta estera sia a livello statale sia aziendale: Turchia, Ungheria, Argentina, Polonia e Cile hanno più del 50% del debito totale (pubblico e privato) in valuta estera secondo IIF. Circa 2.700 miliardi di debiti di Paesi emergenti scadranno entro la fine del 2019, e di questi circa un terzo sono denominati in dollari. Per Argentina, Colombia, Egitto e Nigeria circa il 75% del debito in scadenza nel prossimo anno e mezzo è in dollari. Questo mette un rischio aggiuntivo sul rifinanziamento di questi debiti. Non resta che sperare che i nodi di un decennio di denaro facile non vengano al pettine...

martedì 10 luglio 2018

CR7


domenica 8 luglio 2018

5 giorni in Calcidica-Grecia cosa vedere?

Suggerito:
Tomba reale di Filippo II (padre di Alessandro Magno) a Verghina-Meteore (Monastery St.Nicholas Anapavsa, Monasyery of The Holy Trinity, Agios Stefanos Monastery)- Penisola Calcidica ( Spiaggia di Afytos, Spiaggia di Possidi con Tempio di Poseidione, Spiaggia di Kanistro con il tempio di Apollo)
Mappa itinerario:
Foto: