lunedì 25 novembre 2013

I tre statistici....INFINITE JEST-D.F.W

"Ci sono tre statistici che vanno a caccia di anatre, e sono accovacciati nel fango dove si nascondono le anatre, per dargli la caccia, con gli stivaloni di gomma e i cappelli e tutto il resto, con i loro Winchester ultimissimo modello doppia canna, e così via. E fanno il verso delle anatre con uno di quegli affari che usano sempre i cacciatori di anatre"
"I richiami", dissi io
"proprio quelli", Stice cercò di annuire contro la finestra "Bene, ed ecco che arriva quest'anatra che vola sopra le loro teste"
"La loro preda. L'oggetto del loro essere lì"
"Proprio quello, il loro raison-debt o come cavolo si dice, e si preparano a far esplodere quell'anatra del cazzo in un mucchio di penne e frattaglie", disse Stice "e il primo statistico alza il suo Winnie e spara, e il rinculo lo butta giù con il culo spiacciacato nel fango, e non ha preso neanche l'anatra, troppo basso. E allora il secondo statistico si alza e spara,e anche lui va giù con il culo per terra, questi Winnie hanno proprio un rinculo tremendo, e insomma va giù con il culo per terra anche il secondo, per lo sparo, e vedono che il suo colpo va troppo alto"
"Neanche lui prende l'anatra"
"Non la prende perché tira troppo in alto. Al che il terzo statistico comincia a gridare e a saltare sù e giù felice e urla a più non posso : L'abbiamo presa, ragazzi, l'abbiamo presa!"
INFINITE JEST-D.F.W

L'eterno...ritorno

Molti ancora non hanno capito la potenza del concetto dell'Eterno ritorno; come l'universo si ripete sempre simile per ere infinite, così anche le nostre esistenze non sono che parte di un ciclo che si ripete sempre uguale a se stesso, senza scopi, né perché. E' così e basta; il libero arbitrio, il destino, lo scopo, gli sbagli, le sconfitte, le vittorie, le persone sbagliate e giuste incontrate perdono del tutto significato. E' tutto determinato, è tutto già scritto, stiamo solo ripetendolo per ennesima volta. Un eterno momento, senza inizio né fine....buon giro.

mercoledì 20 novembre 2013

No control

E'  limitato mantenere il controllo quando puoi ampliare i margini di azione nell'incerto. Quando mi perdo in auto, di solito accelero, è un atteggiamento che compensa lo sbaglio aumentando la velocità con cui percorro le strade sbagliate; aumento le probabilità di trovare la strada giusta senza conoscerla e non avendo mappe a disposizione. Fondamentale è una struttura, un auto, che non comprometta velocità e manovrabilità. Se ti ingessi con mezzi che sacrificano la velocità per la certezza, dall'indeterminabile non ne uscirai più.

martedì 12 novembre 2013

David Foster Wallace

"Perfectionism is very dangerous, because of course if your fidelity to perfectionism is too high, you never do anything" D.F.W

"Questa è l’acqua" di David Foster Wallace

[traduzione di Roberto Natalini]
Trascrizione del discorso di David Foster Wallace per la cerimonia delle lauree al Kenyon college, 21 maggio 2005.

Un saluto a tutti e le mie congratulazioni alla classe 2005 dei laureati del Kenyon college. Ci sono due giovani pesci che nuotano uno vicino all’altro e incontrano un pesce più anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice “Buongiorno ragazzi. Com’è l’acqua?” I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’, e poi uno dei due guarda l’altro e gli chiede “ma cosa diavolo è l’acqua?”È una caratteristica comune ai discorsi nelle cerimonie di consegna dei diplomi negli Stati Uniti di presentare delle storielle in forma di piccoli apologhi istruttivi. La storia è forse una delle migliori, tra le meno stupidamente convenzionali nel genere, ma se vi state preoccupando che io pensi di presentarmi qui come il vecchio pesce saggio, spiegando cosa sia l’acqua a voi giovani pesci, beh, vi prego, non fatelo. Non sono il vecchio pesce saggio. Il succo della storia dei pesci è solamente che spesso le più ovvie e importanti realtà sono quelle più difficili da vedere e di cui parlare. Espresso in linguaggio ordinario, naturalmente diventa subito un banale luogo comune, ma il fatto è che nella trincea quotidiana in cui si svolge l’esistenza degli adulti, i banali luoghi comuni possono essere questioni di vita o di morte, o meglio, è questo ciò che vorrei cercare di farvi capire in questa piacevole mattinata di sole.Chiaramente, l’esigenza principale in discorsi come questo è che si suppone vi parli del significato dell vostra educazione umanistica, e provi a spiegarvi perché il diploma che state per ricevere ha un effettivo valore sul piano umano e non soltanto su quello puramente materiale. Per questo, lasciatemi esaminare il più diffuso stereotipo nei discorsi fatti a questo tipo di cerimonie, ossia che che la vostra educazione umanistica non consista tanto “nel fornirvi delle conoscenze”, quanto “nell’insegnarvi a pensare”.
Se siete come me quando ero studente, non vi sarà mai piaciuto ascoltare questo genere di cose, e avrete tendenza a sentirvi un po’ insultati dall’affermazione che dobbiate aver bisogno di qualcuno per insegnarvi a pensare, poiché il fatto stesso che siete stati ammessi a frequentare un college così prestigioso vi sembra una dimostrazione del fatto che già sapete pensare. Ma vorrei convincervi che lo stereotipo dell’educazione umanistica in realtà non è per nulla offensivo, perché la vera educazione a pensare, che si pensa si debba riuscire ad avere in un posto come questo, non riguarda affatto la capacità di pensare, ma piuttosto la scelta di cosa pensare. Se la vostra assoluta libertà di scelta su cosa pensare vi sembrasse troppo ovvia per perdere del tempo a discuterne, allora vorrei chiedervi di pensare al pesce e all’acqua, e a mettere tra parentesi anche solo per pochi minuti il vostro scetticismo circa il valore di ciò che è completamente ovvio.
Ecco un’altra piccola storia istruttiva. Ci sono due tizi che siedono insieme al bar in un posto sperduto e selvaggio in Alaska. Uno dei due tizi è credente, l’altro è ateo, e stanno discutendo sull’esistenza di Dio, con quell’intensità particolare che si stabilisce più o meno dopo la quarta birra. E l’ateo dice: “Guarda, non è che non abbia ragioni per non credere. Ho avuto anche io a che fare con quella roba di Dio e della preghiera. Proprio un mese fa mi sono trovato lontano dal campo in una terribile tormenta, e mi ero completamente perso e non riuscivo a vedere nulla, e facevano 45 gradi sotto zero, e così ho provato: mi sono buttato in ginocchio nella neve e ho urlato ‘Oh Dio, se c’è un Dio, mi sono perso nella tormenta, e morirò tra poco se tu non mi aiuterai’.” E a questo punto, nel bar, il credente guarda l’ateo con aria perplessa “Bene, allora adesso dovrai credere” dice, “sei o non sei ancora vivo?” E l’ateo, alzando gli occhi al cielo “Ma no, è successo invece che una coppia di eschimesi, che passava di lì per caso, mi ha indicato la strada per tornare al campo.”
È facile interpretare questa storiella con gli strumenti tipici dell’analisi umanistica: la stessa precisa esperienza può avere due significati totalmente diversi per due persone diverse, avendo queste persone due diversi sistemi di credenze e due diversi modi di ricostruire il significato dall’esperienza. Poiché siamo convinti del valore della tollerenza e della varietà delle convinzioni, in nessun modo la nostra analisi umanistica vorrà affermare che l’interpretazione di uno dei due tizi sia giusta a quella dell’altro falsa o cattiva. E questo va anche bene, tranne per il fatto che in questo modo non si riesce mai a discutere da dove abbiano origine questi schemi e credenze individuali. Voglio dire, da dove essi vengano dall’INTERNO dei due tizi. Come se l’orientamento fondamentale verso il mondo di una persona e il significato della sua esperienza fossero in qualche modo intrinseci e difficilmente modificabili, come l’altezza o il numero di scarpe, o automaticamente assorbiti dal contesto culturale, come il linguaggio. Come se il modo in cui noi costruiamo il significato non fosse in realtà un fatto personale, frutto di una scelta intenzionale. Inoltre, c’è anche il problema dell’arroganza. Il tizio non credente è totalmente certo nel suo rifiuto della possibilità che il passaggio degli eschimesi abbia qualche cosa a che fare con la sua preghiera. Certo, ci sono un sacco di credenti che appaiono arroganti e anche alcune delle loro interpretazioni. E sono probabilmente anche peggio degli atei, almeno per molti di noi. Ma il problema del credente dogmatico è esattamente uguale a quello del non credente: una certezza cieca, una mentalità chiusa che equivale a un imprigionamento così totale che il prigioniero non si accorge nemmeno di essere rinchiuso.
Il punto che vorrei sottolineare qui è che credo che questo sia una parte di ciò che vuole realmente significare insegnarmi a pensare. A essere un po’ meno arrogante. Ad avere anche solo un po’ di coscienza critica su di me e le mie certezze. Perché una larga percentuale di cose sulle quali tendo a essere automaticamente certo risulta essere totalmente sbagliata e deludente. Ho imparato questo da solo e a mie spese, e così immagino sarà per voi una volta laureati.
Ecco un esempio della totale falsità di qualche cosa su cui tendo ad essere automaticamente sicuro: nella mia esperienza immediata, tutto tende a confermare la mia profonda convinzione che io sia il centro assoluto dell’universo, la più reale e vivida e importante persona che esista. Raramente pensiamo a questa specie di naturale, fondamentale egocentrismo, perché è qualche cosa di socialmente odioso. Ma in effetti è lo stesso per tutti noi. È la nostra configurazione di base, codificata nei nostri circuiti fin dalla nascita. Pensateci: non c’è nessuna esperienza che abbiate fatto di cui non ne siate il centro assoluto. Il mondo, così come voi lo conoscete, è lì davanti a VOI o dietro di VOI, o alla VOSTRA sinistra o alla VOSTRA destra, sulla VOSTRA TV o sul VOSTRO schermo. E così via. I pensieri e i sentimenti delle altre persone devono esservi comunicati in qualche modo, ma i vostri sono così immediati, urgenti, reali.
Adesso vi prego di non pensare che io voglia farvi una lezione sulla compassione o la sincerità o altre cosiddette “virtù”. Il problema non è la virtù. Il problema è di scegliere di fare il lavoro di adattarsi e affrancarsi dalla configurazione di base, naturale e codificata in noi, che ci fa essere profondamente e letteralmente centrati su noi stessi, e ci fa vedere e interpretare ogni cosa attraverso questa lente del sé. Le persone che riescono ad adattare la loro configurazione di base sono spesso descritti come “ben adattati”, che credo non sia un termine casuale.Considerando la trionfale cornice accademica in cui siamo, viene spontaneo porsi il problema di quanto di questo lavoro di autoregolazione della nostra configurazione di base coinvolga conoscenze effettive e il nostro stesso intelletto. Questo problema è veramente molto complicato. Probabilmente la più pericolosa conseguenza di un’educazione accademica, almeno nel mio caso, è che ha permesso di svilupparmi verso della roba super-intellettualizzata, di perdermi in argomenti astratti dentro la mia testa e, invece di fare semplicemente attenzione a ciò che mi capita sotto al naso, fare solo attenzione a ciò che capita dentro di me.Come saprete già da un pezzo, è molto difficile rimanere consapevoli e attenti, invece di lasciarsi ipnotizzare dal monologo costante all’interno della vostra testa (potrebbe anche stare succedendo in questo momento). Vent’anni dopo essermi laureato, sono riuscito lentamente a capire che lo stereotipo dell’educazione umanistica che vi “insegna a pensare” è in realtà solo un modo sintentico per esprimere un’idea molto piu significativa e profonda: “imparare a pensare” vuol dire in effetti imparare a esercitare un qualche controllo su come e cosa pensi. Significa anche essere abbastanza consapevoli e coscienti per scegliere a cosa prestare attenzione e come dare un senso all’esperienza. Perché, se non potrete esercitare questo tipo di scelta nella vostra vita adulta, allora sarete veramente nei guai. Pensate al vecchio luogo comune della “mente come ottimo servitore, ma pessimo padrone”. Questo, come molti luoghi comuni, così inadeguati e poco entusiasmanti in superficie, in realtà esprime una grande e terribile verità. Non a caso gli adulti che si suicidano con armi da fuoco quasi sempre si sparano alla testa. Sparano al loro pessimo padrone. E la verità è che molte di queste persone sono in effetti già morte molto prima di aver premuto il grilletto.
E vi dico anche quale dovrebbe essere l’obiettivo reale su cui si dovrebbe fondare la vostra educazione umanistica: come evitare di passare la vostra confortevole, prosperosa, rispettabile vita adulta, come dei morti, incoscienti, schiavi delle vostre teste e della vostra solita configurazione di base per cui “in ogni momento” siete unicamente, completamente, imperiosamente soli. Questo potrebbe suonarvi come un’iperbole o un’astrazione senza senso. Cerchiamo di essere concreti. Il fatto puro e semplice è che voi laureati non avete ancora nessun’idea di cosa “in ogni momento” significhi veramente. Questo perché nessuno parla mai, in queste cerimonie delle lauree, di una grossa parte della vita adulta americana. Questa parte include la noia, la routine e la meschina frustrazione. I genitori e i più anziani tra di voi sapranno anche troppo bene di cosa sto parlando.
Tanto per fare un esempio, prendiamo una tipica giornata da adulto, e voi che vi svegliate la mattina, andate al vostro impegnativo lavoro da colletto-bianco-laureato-all’università, e lavorate duro per otto o dieci ore, fino a che, alla fine della giornata, siete stanchi e anche un po’ stressati e tutto ciò che vorreste sarebbe di tornarvene casa, godervi una bella cenetta e forse rilassarvi un po’ per un’oretta, per poi ficcarvi presto nel vostro letto perché, evidentemente, dovrete svegliarvi presto il giorno dopo per ricominciare tutto da capo. Ma, a questo punto, vi ricordate che non avete nulla da mangiare a casa. Non avete avuto tempo di fare la spesa questa settimana a causa del vostro lavoro così impegnativo, per cui, uscendo dal lavoro, dovete mettervi in macchina e guidare fino al supermercato. È l’ora di punta e il traffico è parecchio intenso. Per cui per arrivare al supermercato ci mettete moltissimo tempo, e quando finalmente arrivate, lo trovate pieno di gente, perché naturalmente è proprio il momento del giorno in cui tutti quelli che lavorano come voi cercano di sgusciare in qualche negozio di alimentari. E il supermercato è disgustosamente illuminato e riempito con della musica di sottofondo abbrutente o del pop commerciale, ed è proprio l’ultimo posto in cui vorreste essere, ma non potete entrare e uscire rapidamente, vi tocca vagare su e giù tra le corsie caotiche di questo enorme negozio super-illuminato per trovare la roba che volete e dovete manovrare con il vostro carrello scassato nel mezzo delle altre persone, anche loro stanche e di fretta come voi, con i loro carrelli (eccetera, eccetera, ci dò un taglio poiché è una cerimonia piuttosto lunga) e alla fine riuscite a raccogliere tutti gli ingredienti della vostra cena, e scoprite che non ci sono abbastanza casse aperte per pagare, anche se è l’ora-di-punta-di-fine-giornata. Cosi la fila per pagare è incredibilmente lunga, che è una cosa stupida e che vi fa arrabbiare. Ma voi non potete sfogare la vostra frustrazione sulla povera signorina tutta agitata alla cassa, che è superstressata da un lavoro la cui noia quotidiana e insensatezza supera l’immaginazione di ognuno di noi qui in questa prestigiosa Università.
Ma in ogni modo, finalmente arrivate in fondo a questa fila, pagate per il vostro cibo, e vi viene detto “buona giornata” con una voce che è proprio la voce dell’oltretomba. Quindi dovete portare quelle orrende, sottili buste di plastica del supermercato nel vostro carrello con una ruota impazzita che spinge in modo esasperante verso sinistra, di nuovo attraverso il parcheggio affollato, pieno di buche e di rifiuti, e guidare verso casa di nuovo attraverso il traffico dell’ora di punta, lento, intenso, pieno di SUV, ecc.
A tutti noi questo è capitato, certamente. Ma non è ancora diventato parte della routine della vostra vita effettiva di laureati, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, anno dopo anno. Ma lo sarà. E inoltre ci saranno tante altre routine apparentemente insignificanti, noiose e fastidiose. Ma non è questo il punto. Il punto è che è proprio con stronzate meschine e frustranti come questa che interviene la possibilità di scelta. Perché il traffico e le corsie affollate del supermercato e la lunga coda alla cassa mi danno il tempo di pensare, e se io non decido in modo meditato su come pensare e a cosa prestare attenzione, sarò incazzato e infelice ogni volta che andrò a fare la spesa. Perché la mia naturale configurazione di base è la certezza che situazioni come questa riguardino solo me. La MIA fame e la MIA stanchezza e il MIO desiderio di andarmene a casa, e mi sembrerà che ogni altra persona al mondo stia lì ad ostacolarmi. E chi sono poi queste persone che mi ostacolano? E guardate come molti di loro sono repellenti, e come sembrano stupidi e bovini e con gli occhi spenti e non-umani nella coda alla cassa, o anche come è fastidioso e volgare che le persone stiano tutto il tempo a urlare nei loro cellulari mentre sono nel mezzo della fila. E guardate quanto tutto ciò sia profondamente e personalmente ingiusto.
Oppure, se la mia configurazione di base è più vicina alla coscienza sociale e umanistica, posso passare un bel po’ di tempo nel traffico di fine giornata a essere disgustato da tutti quei grossi, stupidi SUV e Hummers e furgoni con motori a 12 valvole, che bloccano la strada e consumano il loro costoso, egoistico serbatoio da 40 galloni di benzina, e posso anche soffermarmi sul fatto che gli adesivi patriottici e religiosi sembrano essere sempre sui veicoli più grandi e più disgustosamente egoisti, guidati dai più brutti, più incoscienti e aggressivi dei guidatori. (Attenzione, questo è un esempio di come NON bisogna pensare…) E posso pensare che i figli dei nostri figli ci disprezzeranno per aver sprecato tutto il carburante del futuro e avere probabilmente fottuto il clima, e che noi tutti siamo viziati e stupidi ed egoisti e ripugnanti, e che la moderna civiltà dei consumi faccia proprio schifo, e così via.
Avete capito l’idea.
Se scelgo di pensare in questo modo in un supermercato o sulla superstrada, va bene. Un sacco di noi lo fanno. Tranne che il fatto di pensare in questo modo diventa nel tempo così facile e automatico che non è più nemmeno una vera scelta. Diventa la mia configurazione di base. È questa la modalità automatica in cui vivo le parti noiose, frustranti, affollate della mia vita da adulto, quando sto operando all’interno della convinzione automatica e inconscia di essere il centro del mondo, e che i miei bisogni e i miei sentimenti prossimi sono ciò che determina le priorità del mondo intero.
In realtà, naturalmente, ci sono molti modi diversi di pensare in questo tipo di situazioni. Nel traffico, con tutte queste macchine ferme e immobili davanti a me, non è impossibile che una delle persone nei SUV abbia avuto un orribile incidente d’auto nel passato, e adesso sia cosi terrorizzata dal guidare che il suo terapista le ha ordinato di prendere un grosso e pesante SUV, così che possa sentirsi abbastanza sicura quando guida. O che quell’Hummer che mi ha appena tagliato la strada sia forse guidato da un padre il cui figlio piccolo è ferito o malato nel sedile accanto a lui, e stia cercando di portarlo in ospedale, ed abbia quindi leggitimamente molto più fretta di me: in effetti sono io che blocco la SUA strada.
Oppure posso sforzarmi di considerare la possibilità che tutti gli altri nella fila alla cassa del supermercato siano stanchi e frustrati come lo sono io, e che alcune di queste persone probabilmente abbiano una vita molto più dura, noiosa e dolorosa della mia.
Di nuovo, vi prego di non pensare che vi stia dando dei consigli morali, o vi stia dicendo che dovreste pensare in questo modo, o che qualcuno si aspetta da voi che lo facciate. Perché è difficile. Richiede volontà e fatica, e se voi siete come me, in certi giorni non sarete capaci di farlo, o più semplicemente non ne avrete voglia.
Ma molte altre volte, se sarete abbastanza coscienti da darvi la possibilità di scegliere, voi potrete scegliere di guardare in un altro modo a questa grassa signora super-truccata e con gli occhi spenti che ha appena sgridato il suo bambino nella coda alla cassa. Forse non è sempre così. Forse è stata sveglia per tre notti di seguito tenendo la mano del marito che sta morendo di un cancro alle ossa. O forse questa signora è l’impiegata meno pagata della motorizzazione, che proprio ieri ha aiutato vostra moglie a risolvere un orribile e snervante problema burocratico con alcuni piccoli atti di gentilezza amministrativa.
Va bene, nessuno di questi casi è molto probabile, ma non è nemmeno completamente impossibile. Dipende da cosa volete considerare. Se siete automaticamente sicuri di sapere cos’è la realtà, e state operando sulla base della vostra configurazione di base, allora voi, come me, probabilmente non avrete voglia di considerare possibilità che non siano fastidiose e deprimenti. Ma se imparate realmente a concentrarvi, allora saprete che ci sono altre opzioni possibili. Avrete il potere di vivere una lenta, calda, affollata esperienza da inferno del consumatore, e renderla non soltanto significativa, ma anche sacra, ispirata dalle stesse forze che formano le stelle: amore, amicizia, la mistica unità di tutte le cose fuse insieme. Non che la roba mistica sia necessariamente vera. La sola cosa che è Vera con la V maiuscola è che sta a voi decidere di vederlo o meno.
Questa, credo, sia la libertà data da una vera educazione, di poter imparare ad essere “ben adattati”. Voi potrete decidere con coscienza che cosa ha significato e che cosa non lo ha. Potrete scegliere in cosa volete credere. Ed ecco un’altra cosa che può sembrare strana, ma che è vera: nella trincea quotidiana in cui si svolge l’esistenza degli adulti non c’è posto per una cosa come l’ateismo. Non è possibile non adorare qualche cosa. Tutti credono. La sola scelta che abbiamo è su che cosa adorare. E forse la più convincente ragione per scegliere qualche sorta di dio o una cosa di tipo spirituale da adorare – sia essa Gesù Cristo o Allah, sia che abbiate fede in Geova o nella Santa Madre Wicca, o nelle Quattro Nobili Verità, o in qualche inviolabile insieme di principi etici – è che praticamente qualsiasi altra cosa in cui crederete finirà per mangiarvi vivo. Se adorerete il denaro o le cose, se a queste cose affiderete il vero significato della vita, allora vi sembrerà di non averne mai abbastanza. È questa la verità. Adorate il vostro corpo e la bellezza e l’attrazione sessuale e vi sentirete sempre brutti. E quando i segni del tempo e dell’età si cominceranno a mostrare, voi morirete un milione di volte prima che abbiano ragione di voi. Ad un certo livello tutti sanno queste cose. Sono state codificate in miti, proverbi, luoghi comuni, epigrammi, parabole, sono la struttura di ogni grande racconto. Il trucco sta tutto nel tenere ben presente questa verità nella coscienza quotidiana.Adorate il potere, e finirete per sentirvi deboli e impauriti, e avrete bisogno di avere sempre più potere sugli altri per rendervi insensibili alle vostre proprie paure. Adorate il vostro intelletto, cercate di essere considerati intelligenti, e finirete per sentirvi stupidi, degli impostori, sempre sul punto di essere scoperti. Ma la cosa insidiosa di queste forme di adorazione non è che siano cattive o peccaminose, è che sono inconsce. Sono la configurazione di base.
Sono forme di adorazione in cui scivolate lentamente, giorno dopo giorno, diventando sempre più selettivi su quello che volete vedere e su come lo valutate, senza essere mai pienamente consci di quello che state facendo.
E il cosiddetto “mondo reale” non vi scoraggerà dall’operare con la configurazione di base, poiché il cosiddetto “mondo reale” degli uomini e del denaro e del potere canticchia allegramente sul bordo di una pozza di paura e rabbia e frustrazione e desiderio e adorazione di sé. La cultura contemporanea ha imbrigliato queste forze in modo da produrre una ricchezza straordinaria e comodità e libertà personale. La libertà di essere tutti dei signori di minuscoli regni grandi come il nostro cranio, soli al centro del creato. Questo tipo di libertà ha molti lati positivi. Ma naturalmente vi sono molti altri tipi di libertà, e del tipo che è il più prezioso di tutti, voi non sentirete proprio parlare nel grande mondo esterno del volere, dell’ottenere e del mostrarsi. La libertà del tipo più importante richiede attenzione e consapevolezza e disciplina, e di essere veramente capaci di interessarsi ad altre persone e a sacrificarsi per loro più e più volte ogni giorno in una miriade di modi insignificani e poco attraenti.
Questa è la vera libertà. Questo è essere istruiti e capire come si pensa. L’alternativa è l’incoscienza, la configurazione di base, la corsa al successo, il senso costante e lancinante di aver avuto, e perso, qualcosa di infinito.
Lo so che questa roba probabilmente non vi sembrerà molto divertente o ispirata, come un discorso per questo di genere di cerimonie dovrebbe sembrare. In questo consiste però, per come la vedo io, la Verità con la V maiuscola, scrostata da un sacco di stronzate retoriche. Certamente, siete liberi di pensare quello che volete di tutto questo. Ma per favore non scartatelo come se fosse una sermone ammonitorio alla Dr. Laura. Niente di questa roba è sulla morale o la religione o il dogma o sul grande problema della vita dopo la morte. La Verità con la V maiuscola è sulla vita PRIMA della morte. È sul valore reale di una vera istruzione, che non ha quasi nulla a che spartire con la conoscenza e molto a che fare con la semplice consapevolezza, consapevolezza di cosa è reale ed essenziale, ben nascosto, ma in piena vista davanti a noi, in ogni momento, per cui non dobbiamo smettere di ricordarci più e più volte: “Questa è acqua, questa è acqua.”
È straordinariamente difficile da fare, rimanere coscienti e consapevoli nel mondo adulto, in ogni momento. Questo vuol dire che anche un altro dei grandi luoghi comuni finisce per rivelarsi vero: la vostra educazione è realmente un lavoro che dura tutta la vita. E comincia ora.
Auguro a tutti una grossa dose di fortuna.

domenica 10 novembre 2013

EICMA 2013


Infinite Jest di David Foster Wallace

“La persona cosiddetta “depressa” che tenta il suicidio non lo fa spinta da una presunta “disperazione” o da una convinzione astratta che il conto della vita tra il dare e l’avere sia in rosso. E di sicuro non lo fa perche’ tutto d’un botto la morte appare come un’opzione interessante. La persona la cui invisibile agonia raggiunge un livello insopportabile si suicidera’ per lo stesso motivo per cui una persona intrappolata in un edificio in fiamme si getta fuori dalla finestra. Non commettete errori quando pensate alle persone che saltano dalle finestre di edifici in fiamme. Il loro terrore di cadere nel vuoto da una notevole altezza e’ lo stesso che proveremmo voi o io se ci trovassimo a speculare alla stessa finestra, guardando fuori; la paura rimane una costante. La variabile qui e’ l’altro terrore, quello per le fiamme: quando le fiamme arrivano abbastanza vicine, lanciarsi verso la morte diventa l’orrore leggermente meno terribile. Non si tratta del desiderio di buttarsi giu'; si tratta della paura delle fiamme. E ciononostante, nessuno tra quelli che giu’ sul marciapiede gridano “non farlo!” e “tieni duro” puo’ capire il salto. Davvero. Bisognerebbe essere stati intrappolati e aver sentito le fiamme per capire davvero un orrore piu’ grande di quello di cadere nel vuoto”. David Foster Wallace, Infinite Jest

“E allora stanotte per farti star zitto, ti dirò che con Dio ho due o tre conti in sospeso, Boo. Mi sembra che dio abbia un modo piuttosto disinvolto di gestire le cose, e questo non mi piace per nulla. Io sono decisamente antimorte. Dio sembra essere sotto ogni profilo pro-morte. Non vedo come potremmo andare d’accordo sulla questione io e lui, Boo”

Per Orin Incadenza, n.71, il mattino è la notte dell’anima. Pschicamente, il momento peggiore della giornata.

Ha delle folte sopracciglia tedesche e delle mani con grandi nocche. Si trova in uno di quelli sgradevoli stati febbrili di dormiveglia oppiaceo, più simili a una fuga che  a un vero sonno, non tanto un fluttuare quanto piuttosto un essere alla deriva sul mare mosso, e si viene sbalzati dentro e fuori da questo dormiveglia nel quale la mente funziona ancora e ci si chiede, anche mentre si sogna, se siamo addormentati o no. Ei sogni vengono fuori strani, come sfilacciati ai bordi, incompleti.

“Perché nessuno di loro diceva sul serio” Dice Hal a Kent Blott. “ L’odio che provi a fine giornata per tutto il lavoro è semplicemente parte del lavoro. Tu pensi che Schitt e deLint non sappiano che dopo le docce ci mettiamo seduti tutti insime là dentro a lamentarci? E’ tutto programmato. Chi si lamenta e piagnucola là dentro fa solo ciò che ci si aspetta che faccia”

“Ciascuno di noi è nella catena alimentare dell’altro. Tutti. E’ uno sporti individuale. Benvenuti al significato di individuale. Siamo tutti profondamente soli qui. E’ ciò che abbiamo in comune è la solitudine.”

Cercate di avere un padre il cui padre sprecò il suo talento. Cercate di aver un padre che fu all’altezza delle promesse poi si trovò a superare ogni sua aspettativa, e non sembrava per nulla più felice o più sereno di suo padre fallito; questo vi lascerà in una condizione d’animo selvatica riguardo al talento.
Ecco come evitare di pensare a tutto questo ammazzandosi  di allenamenti e partite finchè tutto viaggia con il pilota automatico e l’inconscio esercizio del talento diventa un modo di sfuggire a voi stessi, un lungo sogno ad occhi aperti di puro gioco.

Che il novantanove per cento dei pensieri di chi soffre di pensiero compulsivo è rivolto a se stessi; che il novantanove per cento di questo pensiero consiste nell’immaginare poi prepararsi a qualcosa che sta per succedere loro; e che stranamente , il cento per cento delle cose per le quali usano il novantanove per cento del loro tempo a preparasi ad affrontarle in ogni possibile risvolto non sono mai positive. E che questo si connette in modo interessante con l’impulso nella prima fase di sobrietà a pregare per poter perdere il senno. In breve che , il novantanove per cento dell’attività del pensiero consiste nel cercare di terrorizzarsi a morte.

Che fare sesso con qualcuno per cui non provate nulla lascia una sensazione di solitudine maggiore che non farlo affatto, dopo.

Che dio-a meno che non siate Charlton Heston, o fuori di testa , o entrambe le cose-parla e agisce interamente tramite gli esseri umani, ammesso che poi ci sia un Dio.

Ei tatuaggi avevano cominciato ad apparirgli come potenti simboli non soltanto di tutte le cose che rappresentavano, ma anche dell’agghiacciante  irrevocabilità degli impulsi tossici.

Una delle cose banali ma giuste che ingegnano gli AA di Boston è che sia i baci del destino che i suoi manrovesci illustrano la fondamentale impotenza personale di ogni individuo sugli eventi veramente significativi della sua vita: cioè, quasi nessuna delle cose importanti ti accade perché l’hai progettata così. Il destino non ti avverte; il destino sbuca sempre da un vicolo e,avvolto nell’impermeabile, ti chiama con un Psss che di solito non riesci neppure a sentire perché stai correndo da o verso qualcosa di importante che hai cercato di pianificare.

Nodie sul petto  e sulle spalle , e un cravattino di cuoio, e degli stivali a punta fatti con la pelle di una qulche specie di rettile con le squame molto strane, e rimani incantato a guardarlo, è grottesco ma allo stesso tempo affascinante perché mette in mostra proprio le cose che lo rendono grottesco.

"GENTLE: Centrato. La città del piagnisteo. Un piagnucolocidio politico. Un errore enorme e irrimediabile per il mandato. Abbiamo promesso di non fare aumenti. L'ho detto il Giorno dell'Inaugurazione. Ho detto guardatemi negli occhi: non ci saranno aumenti. Mi sono puntato il dito verso gli occhi e ho detto che era una scelta difficile da prendere ma che non sarebbe stata presa. Roti, Tom e io avevamo un programma con tre punti fermi. Uno: i rifiuti. Due: niente aumenti di tasse. Tre: trovare qualcuno fuori dalla nostra comunità a cui dare la colpa"

"GENTLE: Centrato. La città del piagnisteo. Un piagnucolocidio politico. Un errore enorme e irrimediabile per il mandato. Abbiamo promesso di non fare aumenti. L'ho detto il Giorno dell'Inaugurazione. Ho detto guardatemi negli occhi: non ci saranno aumenti. Mi sono puntato il dito verso gli occhi e ho detto che era una scelta difficile da prendere ma che non sarebbe stata presa. Roti, Tom e io avevamo un programma con tre punti fermi. Uno: i rifiuti. Due: niente aumenti di tasse. Tre: trovare qualcuno fuori dalla nostra comunità a cui dare la colpa"

Si sporge più avanti verso Gately e urla che quella che voleva raccontare era:C’è un vecchio pesce saggio e baffuto che si avvicina nuotando a tre pesci giovani e fa :”Buogiorno,ragazzi com’è l’acqua?” e nuotano via ; e i tre pesci giovani lo osservano allontanarsi e si guardano e fanno: “ Che casso è l’acqua?” e nuotano via.

Si scopre che tanto più è insipida la frase fatta degli Aa, tanto più affilati sono i canini della verità vera che nasconde.

"Sono perfetta, Don. Sono così bella che faccio impazzire chiunque abbia un sistema nervoso. Quando mi vedono, non riescono a pensare ad altro e non vogliono vedere nient'altro e smettono di fare le cose che facevano prima e pensano che se solo potessero avermi lì con loro, sempre, tutto andrebbe bene. Tutto. Come se io fossi la soluzione al loro profondo schiavizzante bisogno di abbracciare la perfezione"
"Stai scherzando"
"Ora lei mi manca di rispetto e mi tratta come uno stupido solo perchè ho cercato di farle affrontare la paura di dire un No diretto, che lei non vuole dire"
"Sono deformata dalla bellezza"

“una, una è che tu raggiungi il tuo scopo e ti rendi conto della certezza sconvolgente che il raggiungimento delle scopo non ti completa e non ti redime, non rende la tua vita un successo come la tua cultura ti aveva insegnato a pensare. E allora affronti questo fatto che ciò che avevi sempre pensato avrebbe avuto un significato che in realtà non ha, e sei impalato dallo shock. Ce ne sono stati di suicidi nella storia quando le persone arrivano a queste vette; i bambini qui conoscono bene quella che noi chiamiamo la saga di Eric Clipperton”
Forse è perché gran parte delle arti viene prodotta da persone anziane annoiate e sofisticate, e poi consumata da persone più giovani che non solo consumano arte ma la studiano per capire come essere fichi e giusti- e bisogna tenere presente che per i ragazzini e per i giovani essere giusti e fichi equivale a essere ammirati e accettati e fare parte di un gruppo e quindi a non essere soli.  Lasciamo perdere la pressione dei coetanei. Si tratta piuttosto di fame-dei-coetanei. No ? Entriamo nella pubertà spirituale quando giungiamo alla conclusione  che il grande orrore trascendente è la solitudine, l’esclusione, l’ingabbiamento dell’anima. Una volta arrivati a questa età, daremo e accetteremo qualsiasi cosa, indosseremo qualsiasi maschera per essere a posto, per fare parte di qualcosa , per non essere soli, noi giovani. Le arti USA sono la nostra guida per essere ammessi al gruppo. Un manuale. Ci viene insegnato come portare maschere ennui e ironia logora quando siamo giovani, quando la faccia è abbastanza elastica da assumere la forma di qualsiasi maschera di indossi. E poi ci rimane attaccato, quel cinismo stanco che ci salva dal sentimento sdolcinato e dall’ingenuità non sofisticata.

Ci volle tutta la linea offensiva della Berkeley per staccare  Gately da quello che era rimasto del ragazzino. I ragazzi della scuola pensavano che fino ad un certo punto Gately era un tipo davvero divertente e tranquillo e bonaccione, ma se superavi  quel punto era meglio per te se riuscivi a correre le 40 yard in meno di 4,4.

..non si aspettava molto di più di un auto interessato egoismo, soprattutto dopo la sua pratica del gregge umano dei luoghi più infidi di Boston….

sabato 9 novembre 2013

Al di là del bene e del male (1977) - La morale

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Panem et circenses..il reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza...come alla plebe di Roma. Ha un reddito chi lavora e chi è in difficoltà viene aiutato, non tutti per diritto di nascita. Una delle proposte più stupide e ingiuste che io abbia mai sentito. Vanno potenziati gli strumenti attuali e tolta la cassa integrazione al secondo rifiuto di un impiego, idem per la disoccupazione; ma che ora, uno deva prendere dei soldi solo perchè è cittadino, è un'offesa a chi invece si è adattato e lavora. Gli istituti per aiutare gli indigenti ci sono già; una cosa del genera aiuta solo i fannulloni. Era più giusto quello che fece la sinistra qualche anno fa, lavori socialmente utili, pagati...e così premi i volenterosi, non tutti a prescindere.

mercoledì 6 novembre 2013

La democrazia costa, anche perché nessuno ha mai fatto i conti in tasca a una dittatura....

lunedì 4 novembre 2013

"Now is the winter of our discontent" Riccardo III, Shakespeare

Now is the winter of our discontent Made glorious summer by this sun of York;And all the clouds that lour'd upon our houseIn the deep bosom of the ocean buried.Now are our brows bound with victorious wreaths;Our bruised arms hung up for monuments;Our stern alarums changed to merry meetings,Our dreadful marches to delightful measures.Grim-visaged war hath smooth'd his wrinkled front;And now, instead of mounting barded steedsTo fright the souls of fearful adversaries,He capers nimbly in a lady's chamberTo the lascivious pleasing of a lute.But I, that am not shaped for sportive tricks,Nor made to court an amorous looking-glass;I, that am rudely stamp'd, and want love's majestyTo strut before a wanton ambling nymph;I, that am curtail'd of this fair proportion,Cheated of feature by dissembling nature,Deformed, unfinish'd, sent before my timeInto this breathing world, scarce half made up,And that so lamely and unfashionableThat dogs bark at me as I halt by them;Why, I, in this weak piping time of peace,Have no delight to pass away the time,Unless to spy my shadow in the sunAnd descant on mine own deformity:And therefore, since I cannot prove a lover,To entertain these fair well-spoken days,I am determined to prove a villainAnd hate the idle pleasures of these days.Plots have I laid, inductions dangerous,By drunken prophecies, libels and dreams,To set my brother Clarence and the kingIn deadly hate the one against the other:And if King Edward be as true and justAs I am subtle, false and treacherous,This day should Clarence closely be mew'd up,About a prophecy, which says that 'G'Of Edward's heirs the murderer shall be.Dive, thoughts, down to my soul: hereClarence comes.

Ormai l’inverno del nostro travaglio s’è fatto estate sfolgorante ai raggi di questo sole di York;(2) e le nuvole che incombevano sulla nostra casa son sepolte nel fondo dell’oceano. Ora le nostre fronti si cingono di serti di vittoria; peste e ammaccate sono appese al muro le nostre armi, gloriose panoplie, e in giulivi convegni tramutate le massacranti marce militari. Deposto ha Marte l’arcigno cipiglio e spianata la corrugata fronte, e, non più in sella a bardati destrieri ad atterrir sgomente anime ostili, ora se’n va, agilmente saltellando per l’alcova di questa o quella dama alle lascive note d’un liuto. Ma io che son negato da natura a questi giochi, che non son tagliato per corteggiare un amoroso specchio, plasmato come son da rozzi stampi, e privo della minima attrattiva per far lo sdilinquito bellimbusto davanti all’ancheggiar d’una ninfetta; io, che in sì bella forma son tagliato, defraudato d’ogni armonia di tratti, monco, deforme, calato anzitempo(3) in mezzo a questo mondo che respira; io, che sono sbozzato per metà e una metà sì sgraziata e sbilenca che m’abbaiano i cani quando passo; io, dico, in questa nostra neghittosa e zufolante stagione di pace, altro svago non ho, altro trastullo da consentirmi di passare il tempo, fuor che sbirciare la mia ombra al sole e intonar col pensiero, in vari toni, variazioni sul mio stato deforme. Sicché, poiché natura m’ha negato di poter fare anch’io il bellimbusto di su e di giù, com’è frivola moda di questi tempi dal parlar fiorito, ho deciso di fare il delinquente, e di odiare gli oziosi passatempi di questa nostra età. 

Ho tramato complotti d’ogni genere, ho iniettato negli animi il veleno con profezie, calunnie, fantasie, per seminar mortale inimicizia tra mio fratello Clarenza ed il re; e se re Edoardo è uomo giusto e retto com’io son furbo, falso e traditore, proprio oggi Clarenza dovrebb’essere preso e imprigionato in virtù d’una certa profezia secondo cui gli eredi di Edoardo saranno assassinati da una “G”.(4)  Entrano il DUCA DI CLARENZA e BRAKENBURY   Ma adesso, miei pensieri, sprofondate nel fondo del mio cuore, perché Clarenza è qui… Buondì, fratello. Che significa questa scorta armata che ti cammina a fianco? 

"Richard loves Richard; that is, I am I" Riccardo III, Shakespeare

What do I fear? myself? there's none else by:Richard loves Richard; that is, I am I.Is there a murderer here? No. Yes, I am:Then fly. What, from myself? Great reason why:Lest I revenge. What, myself upon myself?Alack. I love myself. Wherefore? for any goodThat I myself have done unto myself?O, no! alas, I rather hate myselfFor hateful deeds committed by myself!I am a villain: yet I lie. I am not.Fool, of thyself speak well: fool, do not flatter.My conscience hath a thousand several tongues,And every tongue brings in a several tale,And every tale condemns me for a villain.Perjury, perjury, in the high'st degreeMurder, stem murder, in the direst degree;All several sins, all used in each degree,Throng to the bar, crying all, Guilty! guilty!I shall despair. There is no creature loves me;And if I die, no soul shall pity me:Nay, wherefore should they, since that I myselfFind in myself no pity to myself?Methought the souls of all that I had murder'dCame to my tent; and every one did threatTo-morrow's vengeance on the head of Richard.

Riccardo ama Riccardo, io son io. C’è forse un assassino qui?… No… Sì, son io!… Fuggire, allora?… Ma da chi? Da me stesso? Perché dovrei fuggire? Per non fare vendetta su me stesso? Ne avrei grande ragione… Io su me stesso?… Ahimè, amo me stesso! Perché? Forse per qualche buona azione fatta da me a me stesso… Oh, no, ahimè, io lo odio, se mai, questo me stesso per i crimini odiosi che ho commesso. Sono uno scellerato… eppure no, io mento a me stesso, non lo sono… Stolto, non parlar male di te stesso! Stolto, non incensar troppo te stesso! La mia coscienza in bocca ha mille lingue e ciascuna ha una storia da narrare, e ogni storia mi bolla da furfante. E spergiuro. Spergiuro oltre ogni limite. Assassino; crudele oltre ogni limite. Tutti i peccati miei, perpetrati da me oltre ogni limite s’affollano alla sbarra e gridano: “Colpevole, colpevole!” Mi resta solo la disperazione. Non c’è chi m’ami al mondo, e se muoio, nessuna anima viva avrà pietà di me. Perché, del resto, ne dovrebbe avere, se sono io stesso a non trovare mai in fondo all’anima alcuna pietà verso me stesso? M’è parso nel sogno come se tutte l’anime di coloro che ho assassinato fossero convenute alla mia tenda e ognuno minacciasse per domani vendetta sulla testa di Riccardo. 


domenica 3 novembre 2013

Aprica-Cedegolo





Castello Malaspina Fosdinovo



Castello di Brescia


Lago Di Iseo


Pontresina



Trenino rosso del Bernina


Sankt Moritz