mercoledì 31 luglio 2013

Eroi ma da distante...

Non lo so, posso sbagliarmi ma a me Grillo dà la stessa sensazione di De Falco con il naufragio della Costa Concordia. Urlava a Schettino di salire a Bordo, ma col cavolo che ci andava lui. Una persona seria dopo aver  dispensato  il comandante, sarebbe salito sulla nave per prendere il comando. Così Grillo, da distante urla a tutti cosa devono fare, ma nel momento di salire al timone ha detto no grazie...

Se fosse salito a bordo, anche lui come Letta con Berlusconi avrebbe dovuto trattare....

Ps: il paragone è traslato penso sia giusto che De Falco non sia salito a bordo, ma trovo i toni che usò con Schettino inutili. Hai una persona che ormai è totalmente alienata dalla situazione sollevala dal comando e parla direttamente con il secondo.

Come se fra qualche anno il M5S solo per il fatto di essere stato in parlamento venisse accusato di commistione con il governo Letta...

Una cosa che non capirò mai è l'immischio che fa Grillo, attacca a Destra e a manca, mettendo tutti sullo stesso piano. Come se 20 anni di governo di Berlusconi non ci fossero mai stati, ma sia stata una commistione. A me sembra un alibi psicologico per i suoi fan; li scarica delle colpe di aver votato sbagliato, perché prima di lui non c'erano alternative. Come se fra qualche anno il M5S solo per il fatto di essere stato in parlamento venisse accusato di mescolanza con il governo Letta.

Finchè avremmo la forza di crederci....EUROPA


L'unica risposta alla crisi possibile è più Europa; noi siamo uno dei paesi fondatori, se noi dubitiamo, tentenniamo, ci facciamo prendere dalla paura generata dall'avidità, l'umanità perderà il più grande progetto politico della sua storia. E' un cammino che durerà secoli, ma che se andasse a buon fine,ci renderebbe quello che siamo sempre stati; faro di civiltà per il mondo.

martedì 30 luglio 2013

E le guerre....


Svalutazione in-competitiva....

Le banchi centrali nascono per togliere il controllo della moneta ai governi, che ne abusano...ora la ragione popolare vuole che torni ai governi. Ora mi chiedo con quale criterio logico un governo dovrebbe amministrare meglio la moneta? In particolare, Se Berlusconi in questi 20 anni avesse potuto abusare dell'emissione di moneta, pensate veramente che staremmo in una situazione migliore? Avremmo una lira svalutata e le nostre aziende avrebbero la competitività di ora. Quindi non solo avremmo aziende non competitive, ma per comprare dall'estero avremmo bisogno del doppio di denaro. La svalutazione scarica i costi dell'inefficienza sui lavoratori ed è utile finché hai una robusta domanda interna; favorisce le esportazioni e alimenta la domanda interna. La domanda interna genera il processo di miglioramento competitivo. Però se la domanda interna crolla e le aziende vanno all'estero, la svalutazione si scarica solo sui lavoratori e incancrenisce il sistema produttivo: all'estero vendi perchè costi poco, in Italia non vendi perchè il mercato è saturo. Perchè efficentare se puoi svalutare? Risultato il sistema non si autoalimenta ed il sistema produttivo muore. Poi è limitato paragonare il dollaro alle altre monete. Il Dollaro ha la supremazia assoluta sancita dalla seconda guerra mondiale. Finchè il commercio internazionale è alimentato in dollari, gli americani le loro inefficienze nello svalutare le possono scaricare sugli altri. Gli altri questo lavoro non possono farlo...

domenica 28 luglio 2013

Aforismi

"E allora stanotte, per farti star zitto, ti dirò che con Dio ho due o tre conti in sospeso, Boo. Mi sembra che Dio abbia un modo piuttosto disinvolto di gestire le cose, e questo non mi piace per nulla. Io sono decisamente antimorte. Dio sembra essere sotto ogni profilo promorte. Non vedo come potremmo andare d'accordo sulla questione lui e io, Boo" Infinite Jest, David Foster Wallace
"il mattino è la notte dell'anima. Psichicamente, il momento peggiore della giornata" Infinite Jest, David Foster Wallace

sabato 27 luglio 2013

Grillo non l'anti-politica è l'ignoranza in politica....è diverso. Solo un arrogante, può etichettare tutti come ladri, senza distinguere e a me gli arroganti rimangono sullo stomaco. Quando cambierà i suoi toni, potremmo discutere delle idee..

Indiana


venerdì 26 luglio 2013

La politica può salvarci dalla crisi economica.....

Sta vincendo l'egoismo di nazioni che hanno già tutto. L'Euro è il più grande progetto politico, monetario del secolo. Paesi che fino a 60 anni fa si sbranavano ora sono uniti sotto un unica moneta e bandiera. Ora invece di pensare di tornare alla Lira sarebbe il caso di far finire gli stati nazione e creare una politica economica-finanziaria- militare unita. Allora sì che avremmo il potere di dire no alle agenzie di rating americane ma se le persone invece di crederci ancora di più all'EURO e all'Europa pensano a trucchetti economici come la svalutazione e il ritorno alla moneta nazionale, poi locale, non si va da nessuna parte...si torna indietro ad un passato che non ha nulla di luminoso.

giovedì 25 luglio 2013

M5S...vogliono davvero salvare il paese?

Se Grillo  voleva cambiare il paese bastava convergere sul nome di Prodi al momento delle elezione del presidente della repubblica, per ora, mi pare, che voglia solo far casino.  Non mi piace il PD di ora; ma bisogna dirsi che se Beppe voleva bene al paese a questa situazione non ci si sarebbe mai arrivati. Io mi ricordo quando Bersani alle consultazioni, un momento ufficiale, chiese con profonda umiltà l'appoggio al M5S, dicendo che erano anche le parti sociali che lo chiedevano la Lombardi rispose che loro erano le parti sociali e che un governo Bersani non lo avrebbero appoggiato. Tutto quello che di buono poteva nascere dalle ultime elezioni buttato al vento da una profonda ignoranza  e arroganza. Se queste sono le persone che vogliono salvare il paese, stiamo alla fine.

Perché Bersani non poteva votare Rodotà...

Se tu facessi un ragionamento politico, dopo lo schiaffo preso alle consultazioni Bersani non poteva convergere su Rodotà, pena l'ammutinamento del partito. Grillo se era  un minimo brillante in politica, votando Prodi che era arrivato 5° alle alle sue quirinalie, avrebbe salvato Bersani da una fronda interna del PD che è chiaramente schierato con la destra e oltre a salvarlo sarebbe riuscito a tenerlo in pugno tacitando la fronda del PD che voleva le larghe intese. A quel punto Bersani, il governo, il parlamento sarebbe stato suo e qualcosa di buono per il paese avrebbe fatto. Dimmi ora cosa ha ottenuto o dove pensa di arrivare da solo? Il 51% del parlamento stai tranquillo non lo avrà mai. Poi la democrazia funziona se tutti ci aiutiamo per un bene comune, in questo caso siamo allo scontro, dove ha vinto Berlusconi

"I cinquestelle hanno sequestrato un venticinque per cento dei votanti e li hanno resi inutili. Io spero solo che il prossimo movimento di protesta non sia in mano a nessuno. Allora si può sperare di cambiare qualcosa. E trovo che sfruttare l'errore di alcuni che hanno sbagliato a non accorgersi della malattia (ma da dove si capiva?) sia ignobile quanto deridere coscientemente un malato. Un po' come quelli che esibiscono i bambini per avere la carità." Antonio Bertola

mercoledì 24 luglio 2013

E' l'obbiettivo quello che conta e se ci mancherà la competenza o la capacità per arrivarci, non mancheremo di sopperire con volontà, impegno,sacrificio e dedizione. Se un giorno crolleremo, lo riterremo il giusto prezzo pagato alla nostra determinazione. Ci rialzeremo e a capo basso ricominceremo a fare ciò che sappiamo fare meglio, perseverare fino a raggiungere la meta; anche se tutti "acciaccati" dove vogliamo arriveremo.

martedì 23 luglio 2013

The Fall of the Rebel Angel-Pieter Brueghel the Elder


Spesso il male di vivere ho incontrato di Eugenio Montale

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia
era l’incartocciarsi della fogliariarsa,
era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

(da Ossi Di Sieppa 1925)

lunedì 22 luglio 2013

E re! Non esageriamo. Pupi siamo, caro signor Fifì! -Berretto a Sonagli di Luigi Pirandello

Ciampa: Incarico? Ma lei può sempre comandarmi, signora! È la mia padrona! E per me, caro signor Fifì, andare a prendere una boccata d'aria in una grande città come Palermo, ma si figuri, è la vita! Soffoco qua, signora mia! Qua non c'è aria per me. Appena cammino per le strade di una grande città, già non mi pare più di camminare sulla terra: m'imparadiso! mi s'aprono le idee! il sangue mi frigge nelle vene! Ah, fossi nato là o in qualche città del Continente, chi sa che sarei a quest'ora...
Fifì: Professore... deputato... anche ministro...
Ciampa: E re! Non esageriamo. Pupi siamo, caro signor Fifì! Lo spirito divino entra in noi e si fa pupo. Pupo io, pupo lei, pupi tutti. Dovrebbe bastare, santo Dio, esser nati pupi così per volontà divina. Nossignori! Ognuno poi si fa pupo per conto suo: quel pupo che può essere o che si crede d'essere. E allora cominciano le liti! Perché ogni pupo, signora mia, vuole portato il suo rispetto, non tanto per quello che dentro di sé si crede, quanto per la parte che deve rappresentar fuori. A quattr'occhi, non è contento nessuno della sua parte: ognuno, ponendosi davanti il proprio pupo, gli tirerebbe magari uno sputo in faccia. Ma dagli altri, no; dagli altri lo vuole rispettato. Esempio: lei qua, signora, è moglie, è vero?
Beatrice: Moglie, già! almeno...
Ciampa: Si vede dal modo come lo dice, che non ne è contenta. Pur non di meno, come moglie, lei vuole portato il suo rispetto, non è vero?
Beatrice: Lo voglio? Altro che! Lo pretendo. E guaj a chi non me lo porta!
Ciampa: Ecco, vede? Caso in fonte. E così, ognuno! Lei forse col cavalier Fiorìca, mio riverito principale, se lo conoscesse soltanto come un buon amico, potrebbe stare insieme nella pace degli angeli. La guerra è dei due pupi: il pupo-marito e la pupa-moglie. Dentro, si strappano i capelli, si vanno con le dita negli occhi; appena fuori però, si mettono a braccetto: corda civile lei, corda civile lui, corda civile tutto il pubblico che, come vi vede passare, chi si scosta di qua, chi si scosta di là, sorrisi, scappellate, riverenze ‑ e i due pupi godono, tronfii d'orgoglio e di soddisfazione!
Fifì (ridendo): Ma sapete che siete davvero spassoso, caro Ciampa!
Ciampa: Ma se questa è la vita, signor Fifì! Conservare il rispetto della gente, signora! Tenere alto il proprio pupo ‑ quale si sia ‑ per modo che tutti gli facciano sempre tanto di cappello! ‑ Non so se mi sono spiegato. ‑ Veniamo a noi, signora. Che devo andare a fare a Palermo?
Beatrice (impressionata e rimasta astratta, sopra pensiero): A Palermo?
Fifì (richiamandola a se): Ohé, Beatrice!
Beatrice: Ah, già... ecco... M'era parso di sentire rientrare Fana di là...
Ciampa: La signora ha forse cambiato idea?

Italiani " comunque colpevolmente incoscienti"...Pasolini

 L’Italia – e non solo l’Italia delPalazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sonodelle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: “contaminazioni” traMolière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno. Li hovisti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l’immagine della frenesia piùinsolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, cheparevano in uno stato di “raptus”: era difficile non considerarli spregevoli ocomunque colpevolmente incoscienti.

Il Dio di dentro e il Dio di fuori...Luigi Pirandello

Al tempo che conducevo a spasso Bibì, la cagnolina di miamoglie, le chiese di Richieri erano a mia disposizione.
Bibì a tutti i costi ci voleva entrare.
Alle mie sgridate, s'acculava , alzava e scoteva una delledue zampine davanti, starnutiva, poi con un'orecchia sù e l'altra giù stava aguardarmi proprio con l'aria di credere che non era possibile , non erapossibile che a una cagnolina bellina come lei non fosse lecito entrare inchiesa. Se non ci stava nessuno!
A me era sempre bastato finora averla dentro, a mio modo, ilsentimento di Dio. Per rispetto a quello che ne avevano gli altri , avevosempre impedito a Bibì di entrare in chiesa; ma non c'entravo nemmeno io. Mitenevo il mio sentimento e cercavo di seguirlo stando in piedi, anzichè andarmia inginocchiare nella casa che gli altri gli avevano costruito.
Quel punto vivo che s'era sentito ferire in me quando mia moglie aveva riso nel sentirmi che nonvolevo più mi si tenesse in conto d’usurajo a Richieri, era Dio senza dubbio:Dio che s’era sentito ferire in me, Dio che in me non poteva più tollerare chegli altri a Richieri mi tenessero in conto d’usurajo.
Ma se fossi andato a dire così a Quantorzo o a Firbo e aglialtri socii della banca, avrei dato loro certamente un’altra prova della miapazzia.
Bisognava invece che il Dio di dentro, questo Dio che in mesarebbe a tutti ormai apparso pazzo, andasse quanto più contritamente gli fossepossibile a far visita e a chedere ajuto e protezione al saggissimo Dio difuori, a quello che aveva la casa e i suoi fedelissimi e zelantissimi servitorie tutti i suoi poteri sapientemente e magnificamente costituiti nel  mondo per farsi amare e temere.
A questo Dio non c’era pericolo che Firbo o Quantorzos’attentassero a dare del pazzo.
Vintangelo Moscarda, Uno,nessuno e centomila di LuigiPirandello

Il Fu Mattia Pascal "Figlia..Papà..Figlia..Papà"...di Luigi Pirandello

Mi pare di vederle ancora, lì, nella culla, l'una accanto all'altra: si sgraffiavanofre loro con quelle manine così gracili eppur quasi artigliate da un selvaggioistinto, che incuteva ribrezzo e pietà:misere, misere, misere più di quei duegattini che ritrovavo ogni mattina dentro le trappole; e anch'esse non avevanoforza di vagire, come quelli di miagolare; e intanto, ecco si sgraffiavano!
Le scostai, e al primo contatto di quelle carnucce tènere e fredde, ebbi unbrivido nuovo, un tremor di tenerezza, ineffabile-erano mie!
Una mi morì pochi giorno dopo; l'altra volle darmi il tempo, di afferzionarmi alei, con tutto l'ardore di un padre che, non avendo più altro, faccia dellapropria creaturina lo scopo unico della sua vita; volle aver la crudeltà dimorirmi, quando aveva già quasi un anno, e s'era fatta tanto bellina, tanto,con quei riccioli d'oro c'io m'avvolgevo attorno le dita e le baciavo senza saziarmene mai; mi chiamava papà, e io le rispondevo subito: -figlia-; elei di nuovo.-Papà-; così, senza ragione, come si chiamano gli uccelli traloro.
Mi morì contemporaneamente alla mamma mia, nello stesso giorno e quasi allastessa ora.

Cronaca di una morte annunciata di Gabriel Garcia Marquez

Nondimeno, tutto sembrava dimostrare che i fratelli Vicario non avevano fatto nulla di ciò che sarebbe sato utile per uccidere Santiago Nasar in maniera rapida e senza ostentazione pubblica, ma anzi fecero molto di più di ciò ch era immaginabile perché qualcuno impedisse loro di ucciderlo, e non ci riuscirono.

Per l’immensa maggioranza ci fu soltanto una vittima: Bayardo San Roman. La gente supponeva che gli altri protagonisti della tragedia avessero svolto con dignità, e persino con una certa grandiosità, la parte di spicco che la vita aveva assegnato a ciascuno. Santiago Nasar aveva espiato l’offesa, i fratelli Vicario avevano dato prova delle loro prerogative di uomini,e la sorella ingannata era di nuovo in possesso del proprio onore.

Padrona per la prima volta del proprio destino Angela Vicario scoprì allora che l’odio e l’amore sono passioni reciproche.

Nell’istruttoria dichiararono:”ci disse il miracolo ma non il santo”

“La fatalità ci rende invisibili”. Il fatto è che Santiago Nasar entrò per la porta principale, visibile a tutti, e senza far nulla per non essere visto.

Il Buio oltre la siepe di Harper Lee

"Atticus, Jem e io vivevamo nella strada principale del quartiere residenziale, e con noi c'era anche Calpurnia, la cuoca. Jem e io eravamo abbastanza soddisfatti di nostra padre giocava con noi, leggeva per noi ad alta voce e ci trattava con cortese distacco"
"Fino al giorno in cui mionacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama forse, il proprio respiro?"
" rimanenti giorni di scuola non furuno piùù felici per me. Si trattava in verità, di un programma estesissimo che a poco a poco si tramutò in un corso, durante il quale tonnellate di cartoncini e pastelli furuno impiegati dalla stato dell'Alabama nel tentativo, lodevole ma vano, di insegnarmi la dinamica di gruppo"
"La mia fiduca nel vangeloi qual è predicato dal pulpitosi affievolì alla visione di miss Muadie che arrostiva per l'eternità nei diversi inferni protestanti. E' vero che aveva una lingua tagliente e non andava in giro per il vicinato facendo opere buone come miss Stephanie Crawford; ma basatva avere un granello di buon senso per non fidasi di miss Stephanie, Jem e io avevamo piena fiducia in Miss Maudie"
"Non giocavamo con le carte,disse, giocavamo con i fiammiferi. Provai sincera ammirazione per mio fratello: i fiammiferi erano pericolosi ma le carte fatali"
"osservai. Ribatté miss Maudie"
" disse Atticus "
"Si, era una signora. Aveva le sue idee, sulle cose, idee molto diverse dalle mie, forse. Figliolo, ti ho detto che anche se tu non avessi perso la testa, quel giorno, ti avrei mandato ugualmente a casa sua. Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo , qualsiasi cosa succeda. E' raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede. La signora Dubose ha vinto. E' morta come voleva morire, senza essere schiava nè degli uomini né delle cose. Era la persona più coraggiosa che io abbia mai conosciuto" Harper Lee, il buio oltre la siepe
"Non è necessario sfoggiare bravura, non è signorile; e poi alla gente non piace vedersi attorno persone che ne sanno più di loro: li irrita. Non riuscirai mai a cambiare le persone limitandoti a parlare bene, bisogna che siano loro a desiderare di imparare; se non lo desiderano, non puoi far niente: non ti resta che tenere la bocca chiusa o parlare come loro"
" A Maycomb, tuttavia,se uno andava a passeggio senza una meta precisa, lo si giudicava subito un tipo dalle idee poco chiare"
"E' quel pensavo anch'io quando avevo la tua età" disse infine " Ma se gli uomini sono di un tipo solo come ti spieghi che non vanno mai d'accordo tra loro? Se sono tutti uguali perchè passano la vita a disprezzarsi a vicenda? comincio a capire una cosa, Scout: sai perchè boo Rdaley è rimasto chiuso in casa tutto il tempo? Perchè vuole starci dentro"
"Uan volta gli chiesi perchè ce l'avesse con Hitler e mi rispose "perchè è un pazzo". Questo non bastav, riflettevo, mentre la classe procedeva con le sue addizzioni. Un pazzo solo, di fronte a milioni  di tedeschi...Mi pare che loro avrebbero dovuto chiudere Hitler in prigione invece di lasciarsi rinchiudere. Certo c'era dell'altro che non andava avrei chiesto a mio padre."
"Signor Finch , è semplice: ci sono uomini a cui bisogna sparae prima di dirgli buonasera, e anche allora non valgono la pallottola che serve ad ammazzarli:Ewell era uno di quelli"
Quasi tutti sono simpatici, Scout, quando finalmente si riesce a capirli."

Catilina, ritratto di un Uomo in rivolta...di Massimo Fini

Catilina il gladiatore,  Catilina l'avventuriero, Catilina il violatore di vestali è un uomo intrisecamente morale se per moralità non si intende quella ipocrita, bacchettona, baciapile, sessuofoba, borghese del suo secolo ma la moralità profonda di chi è disposto ad andare incontro  alla sua storia fino alle estreme conseguenze e a far fornte, a qualunque prezzo, alle responsabilità che si è assunto verso di sé e verso gli altri. In una società in cui si dice una cosa e se ne pensa un'altra , Catilina dice ciò che pensa, fa ciò che dice e sogna un mondo dove alle parole corrispondono i fatti.
E' per questo che Catilina il forte, il duro, il resistente, il coraggioso, il valoroso, il guerriero soccomberà a avversari tanto più piccini di lui e sarà l'uomo di tutte le sconfitte.

"Ora che il governo della repubblica è caduto nel pieno aribitrio  di pochi prepotenti, re e tetrarchi sono diventuti vassalli loro,  a loro popoli e nazioni pagano tributi: gli altri tutti, valorosi, valenti, nobili e plebei, non fummo che volgo, senza considerazione, senza autorità, schiavi di coloro cui faremmo paura sol che la Repubblica esistesse davvero. Ma chi, chi se è un uomo, può ammettere che essi sprofondino nella ricchezza e che sperpino nel costruire sul mare e nel livellare i monti, e che a noi manchi il necessario per vivere? Che essi si vadan costrunedo case e case l'una appresso all'altra e che noi non si abbia nessun angolo, tetto per la nostra famiglia? Per quanto comprino dipinti, statue, vasellame cesellato, per quanto abbattano edifici appena costruiti per ricostruinre altri ,insomma per quanto di dilapidino e maltrattino il denaro in tutti i modi pure non riescono a esaurire la loro ricchezza con i loro infiniti capricci. Per noi la miseria in casa, i debiti fuori, triste l'oggi, spaventoso il domani. Che abbiamo , insomma se non l'infelicità del vivere ?" 

..".Quando io guardo a voi, o soldati, quando considero il vostro passato, l'animo mio si riempie di speranza nella vittoria. Me ne stanno garanti i vostri sentimenti, l'età, il vostro merito e in più la necessità che rende forti anche i pavidi. Del resto l'angustia dello spazio in cui siamo ci premunisce da un accerchiamento da parte del nemico tanto più numeroso. E se la sorte sarà malignamente avversa al vostro valore, procurate di non morire invendicati, di non lasciarvi catturare e massacrare a guisa di bestiame, e invece, combattendo da forti, di lasciare al nemico una vittoria che costi lacrime e sangue.."..

.".dopo la battaglia si poté constatare quanta audacia e quanta energia regnassero fra i soldati di Catilina, ognuno di essi copriva dopo morto con il proprio cadavere il posto che, vivo, aveva tenuto in battaglia". Anche i pochi che furono trovati a distanza dal campo , dispersi dalla furia dei nemici , erano caduti a fronte alta, "feriti al petto". Nessuno aveva cercato di fuggire. Nessuno aveva voltato le spalle al nemico. Erano in tremila e tanti ne caddero. "Anche  l'esercito romano però non aveva riportato una vittoria facile e incruenta : i più valorosi o erano caduti in battaglia o ne erano usciti gravemente feriti" . Come aveva chiesto il loro capo i ribelli non erano morti invendicati.  " Catilina venne trovato lungi dai suoi fra i cadaveri dei nemici; respirava ancora un poco ma gli si leggeva sul volto la stessa indomita fierezza che aveva da vivo"

In un angolo remoto dell'universo scintillante e diffuso attraverso infiniti sistemi solari c'era una volta. Nietzsche

Forse un demone insensibile non saprebbe dire altro di tutto ciò che noi chiamiamo, con superba metafora, «storia del mondo» e «verità» e «gloria», se non queste parole: « In un angolo remoto dell'universo scintillante e diffuso attraverso infiniti sistemi solari c'era una volta un astro, su cui animali intelligenti scoprirono la conoscenza.Fu il minuto più tracotante e più menzognero della storia del mondo, ma tutto ciò durò soltanto un minuto.Dopo pochi respiri della natura, la stella si irrigidì e gli animali intelligenti dovettero morire.Era anche tempo: difatti, sebbene si vantassero di aver già conosciuto molto, alla fine avevano scoperto, con grande riluttanza, di aver conosciuto tutto falsamente.Essi perirono, e morendo maledissero la verità.Così accadde a quei disperati animali che avevano scoperto la «conoscenza».Tale sarebbe la sorte dell'uomo, se egli fosse soltanto un animale conoscente; la verità lo spingerebbe alla disperazione e all'annientamento; la verità di essere eternamente condannato alla non verità.All'uomo per contro si addice soltanto la fede in una verità raggiungibile, in un'illusione cui ci si avvicina con fiducia.Non vive forse, propriamente, attraverso un continuo essere inganato?Forse che la natura non gli nasconde la maggior parte delle cose, amzi addirittura quelle che gli sono più vicine, per esempio il suo proprio corpo di cui egli ha soltanto una «coscienza» fantasmagorica?Egli è rinchiuso in questa coscienza, e la natura ha gettato via la chiave.Guai alla fatale curiosità del filosofo, che voglia una volta guardare attraverso una fessura della cella della consapevolezza, in fuori e in basso; forse avrà allora il presentimento che l'uomo, nell'indifferenza del suo non sapere e sospeso nei suoi sogni per così dire sul dorso di una tigre, poggia su qualcosa di avido, insaziabile, disgustoso, spietato, micidiale.«Lasciatelo stare» esclama l'arte.«Risvegliatelo» esclama il filosofo, nel pathos della verità.Ma egli stesso sprofonda, mentre crede di scuotere il dormiente, in un magico sonno ancora più profondo - forse egli sogna allora le «idee» oppure l'immortalità.L'arte è più potente della conoscenza, poiché essa vuole la vita, mentre la conoscenza raggiunge come suo fine ultimo soltanto - l'annientamento.

I viaggi di Gulliver

La mia ricocilliazione con la razza degli yahoo potrebbe non essere così difficile, sol che essi si contentassero di avere quei soli vizi e quelle sole follie che la natura ha dato loro in sorte.
Non mi ribello né punto, né poco alla vista d'un avvocato, d'un borsaiuolo, d'un colonello, d'un buffone, di un pari di Inghilterra,d'un giocatore, d'un uomo politico, d'un ruffiano, d'un medico , d'un testimone, d'un subornatore, d'un procuratore, d'un traditore, e di altra simile genìa; tutto ciò è nell'ordine naturale delle cose.
Ma quando vedo un ammasso di deformità e d'infermità fisiche e morali arrogarsi perfino d'essere orgoglioso, esco fuori dai gangheri; né riesco a capire come mai una bestia simile e il vizio dell'orgoglio possano insieme combaciare.
I saggi e virtuosi houyhnhnn, che abbondano di ogni eccelsa dote atta a fregiare una creatura ragionevole, non hanno nel loro idioma una parola che designi l'orgoglio....Gli houyhnhnm, che si lasciano governare dalla ragione, non si insuperbiscono delle loro qualità, più di quanto potrei insuperbirmi io di non avere una gamba o un braccio.........

"Un caso strano? Com'é? Come si spiega? Si corre a vedere, a sentire" Pena di vivere cosí, Pirandello

..se avevan proprio bisogno di quella visita. Mah! Pare di sì, che ci sia questo bisogno di sapere che cosa dá agli altri o come é per gli altri la vita, e che se ne pensi e che se ne dica. Bisogno di viver fuori, in questa curiositá della vita degli altri, o per riempire il vuoto della nostra, distrarci dai fastidi ,dagli affanni che ci dà. E cosí passare il tempo. E' accaduta una disgrazia? Un caso strano? Com'é? Come si spiega? Si corre a vedere, a sentire. Ah, é cosí? Ma no, che! Cosí non puó essere. E allora come? Quando poi non avviene nulla, la noja, il peso delle solite occupazioni. E l'angoscia di vedere, come ora la signora Léuca la vede, lentamente morire ai vetri la luce del giorno..

Lo spirito maligno, Pirandello Novelle per un anno

Il Noccia cominció a credere allora all'esistenza d'un certo spirito maligno nato e nutrito dall'odio, dall'invidia, dal rancore, dai cattivi pensieri e insomma da tutto il male che ci vogliono i nostri nemici;uno spirito che ci sta sempre attorno agile vigile e pronto a nuocerci, aproffitando dei nostri dubbi e delle nostre perplessità, con spinte e suggerimenti e consigli e insinuazioniche hanno prima tutta l'aria della piú onesta saggezza, del piú sennato consiglio, e che poi tutt' a un tratto si scoprono falsi e insidiosi, sicché tutta la nostra condotta appare all'improvviso agli occhi altrui e anche ai nostri stessi sotto una luce sinistra,dalla quale non sappiamo piú, cosí sorpresi come sottrarci.

Incomunicabilità fra uomo e uomo-Nietzsche "la volgarità" tratto da Al di là del bene e del male..

268. Che cos'è infine la volgarità? - Le parole sono notazioni per
indicare concetti; ma i concetti sono segni più o meno figurati
per indicare sensazioni spesso ritornanti e ritornanti assieme,
per gruppi di sensazioni. Non basta ancora, per comprendersi l'un
l'altro, che si usino le stesse parole; occorre usare le stesse
parole anche per lo stesso genere di esperienze interiori,
occorre, infine, avere vicendevolmente "in comune" la propria
esperienza. Perciò gli individui di "un unico" popolo si
comprendono tra loro meglio di quelli appartenenti a popoli
diversi, anche quando costoro si servono dello stesso linguaggio;
o piuttosto, quando esseri umani hanno vissuto insieme a lungo in
condizioni eguali (di clima, di terreno, di pericolo, di bisogni,
di lavoro), "nasce" da tutto ciò qualcosa che «si comprende», un
popolo. In tutte le anime un eguale numero di esperienze spesso
ritornanti ha preso il sopravvento su altre esperienze
verificantisi più di rado: sulla base di queste ci si comprende
rapidamente e sempre più rapidamente - la storia del linguaggio è
la storia di un processo d'abbreviazione -; sulla base di questa
rapida comprensione ci si lega strettamente, sempre più
strettamente. Quanto più grande è la condizione di pericolo, tanto
più grande è il bisogno di accordarsi facilmente e rapidamente su
quel che è necessario; non fraintendersi nel pericolo è ciò di cui
gli uomini non possono assolutamente fare a meno per i loro
rapporti. Si fa questa prova anche in ogni amicizia e relazione
amorosa: nulla di tutto questo ha durata, appena si scopre che uno
dei due, pur dicendo le stesse parole, sente, pensa, sospetta,
desidera, teme in modo diverso dall'altro. (La paura dell'«eterno
fraintendimento»: è questo quel benevolo genio che tanto spesso
trattiene persone di sesso diverso da unioni troppo affrettate, a
cui consigliano sensi e cuore - e "non già" un qualsivoglia
schopenhaueriano «genio della specie» -!). Quel gruppo di
sentimenti che all'interno dell'anima è più rapido nel destarsi,
nel prendere la parola, nel dare ordini, decide sull'intera
gerarchia dei suoi valori e finisce per determinare la sua tavola
di beni. Le valutazioni di un uomo tradiscono in parte la
"struttura" della sua anima e denotano in che cosa essa ravvisa le
sue condizioni vitali, le sue peculiari necessità. Posto adunque
che le necessità abbiano da tempo immemorabile avvicinato tra loro
solo uomini che potevano indicare con segni eguali eguali bisogni,
eguali esperienze, ne risulta, in totale, che la facile
"comunicabilità" delle necessità, vale a dire, in definitiva,
l'esperienza di eventi interiori esclusivamente di livello medio e
"comuni", deve essere stata la più violenta tra tutte le forze che
hanno tenuto in loro balìa gli uomini sino a oggi. Gli uomini più
simili e più ordinari sono stati e sono sempre in vantaggio,
quelli più eletti, più raffinati, più singolari, i più
difficilmente comprensibili, restano facilmente soli,
soggiacciono, nel loro isolamento, alle sciagure e di rado si
trapiantano. Occorre appellarci a immense forze contrarie, per
potersi opporre a questo naturale, troppo naturale "progressus in
simile", la prosecuzione dell'uomo nel simile, nel consueto, nel
medio, nel gregario - nel "volgare"! -

Niente, novelle per un anno, Luigi Pirandello

-Abbia pazienza.Mi ammettera' che quel povero ragazzo sognava forse la gloria, se faceva poesie. Ora pensi un po' che  cosa gli sarebbe diventata la gloria, facendo stampare quelle sue poesie. Un povero, inutile volumetto di versi. E l'amore ? L'amore che è la cosa che é la cosa piú viva e piú santa che sia dato provare sulla terra? Che cosa gli sarebbe diventato? L'amore una donna. Anzi peggio , una moglie: la sua figliuola!
-Oh!oh!- minaccia quella venendogli quasi con le mani in faccia.-Badi come parla della mia figlioula!
-Non dico niente- s'affretta a protestare il dottor Mangoni.
-Me la immagino anzi bellissima e adorna di tutte le virtú. Ma sempre una donna, cara signora mia : che dopo un po', santo Dio, lo sappiamo bene, con la miseria e i figliuoli , come si sarebbe ridotta. E il mondo, dica un po' , dove io adesso con questo piede che mi fa tanto male mi vado a perdere; il mondo ,veda lei , signora cara, che cosa gli sarebbe diventato? Una casa.Questa casa. Ha capito?
E facendo scattar le mani in curiosi gesti di nausea e di sdegno,se ne va, zoppicando e borbottando.
-Che libri! Che donne ! che casa! Niente...niente...niente...Dimissionario! Dimissionario! Niente..

La Laterninosofia, Pirandello, Il fu Mattia Pascal...

E mi svolse (fors'anche perché fossi preparato a gli esperimenti spiritici, che si sarebbero fatti questa volta in camera mia, per procurarmi un divertimento) mi svolse, dico, una sua concezione filosofica, speciosissima, che si potrebbe forse chiamare lanterninosofia. Di tratto in tratto, il brav'uomo s'interrompeva per domandarmi: - Dorme, signor Meis? E io ero tentato di rispondergli: - Sì, grazie, dormo, signor Anselmo. Ma poiché l'intenzione in fondo era buona, di tenermi cioè compagnia, gli rispondevo che mi divertivo invece moltissimo e lo pregavo anzi di seguitare. E il signor Anselmo, seguitando, mi dimostrava che, per nostra disgrazia, noi non siamo come l'albero che vive e non si sente, a cui la terra, il sole, l'aria, la pioggia, il vento, non sembra che sieno cose ch'esso non sia: cose amiche o nocive. A noi uomini, invece, nascendo, è toccato un tristo privilegio: quello di sentirci vivere, con la bella illusione che ne risulta: di prendere cioè come una realtà fuori di noi questo nostro interno sentimento della vita, mutabile e vario, secondo i tempi, i casi e la fortuna. E questo sentimento della vita per il signor Anselmo era appunto come un lanternino che ciascuno di noi porta in sé acceso; un lanternino che ci fa vedere sperduti su la terra, e ci fa vedere il male e il bene; un lanternino che projetta tutt'intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe, se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi dobbiamo pur troppo creder vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo in noi. Spento alla fine a un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione? - Dorme, signor Meis? - Segua, segua pure, signor Anselmo: non dormo. Mi par quasi di vederlo, codesto suo lanternino. - Ah, bene... Ma poiché lei ha l'occhio offeso, non ci addentriamo troppo nella filosofia, eh? e cerchiamo piuttosto d'inseguire per ispasso le lucciole sperdute, che sarebbero i nostri lanternini, nel bujo della sorte umana. Io direi innanzi tutto che son di tanti colori; che ne dice lei? secondo il vetro che ci fornisce l'illusione, gran mercantessa, gran mercantessa di vetri colorati. A me sembra però, signor Meis, che in certe età della storia, come in certe stagioni della vita individuale, si potrebbe determinare il predominio d'un dato colore, eh? In ogni età, infatti, si suole stabilire tra gli uomini un certo accordo di sentimenti che dà lume e colore a quei lanternoni che sono i termini astratti: Verità, Virtù, Bellezza, Onore, e che so io... E non le pare che fosse rosso, ad esempio, il lanternone della Virtù pagana? Di color violetto, color deprimente, quello della Virtù cristiana. Il lume d'una idea comune è alimentato dal sentimento collettivo; se questo sentimento però si scinde, rimane sì in piedi la lanterna del termine astratto, ma la fiamma dell'idea vi crepita dentro e vi guizza e vi singhiozza, come suole avvenire in tutti i periodi che son detti di transizione. Non sono poi rare nella storia certe fiere ventate che spengono d'un tratto tutti quei lanternoni. Che piacere! Nell'improvviso bujo, allora è indescrivibile lo scompiglio delle singole lanternine: chi va di qua, chi di là, chi torna indietro, chi si raggira; nessuna più trova la via: si urtano, s'aggregano per un momento in dieci, in venti; ma non possono mettersi d'accordo, e tornano a sparpagliarsi in gran confusione, in furia angosciosa: come le formiche che non trovino più la bocca del formicajo, otturata per ispasso da un bambino crudele. Mi pare, signor Meis, che noi ci troviamo adesso in uno di questi momenti. Gran bujo e gran confusione! Tutti i lanternoni, spenti. A chi dobbiamo rivolgerci? Indietro, forse? Alle lucernette superstiti, a quelle che i grandi morti lasciarono accese su le loro tombe?

Nietzsche, al di là del bene e del male

Bisogna fornire a sé stessi la prova che si è destinati ad essere indipendenti, a dominare: e ciò a tempo opportuno. Non bisogna sfuggire a simili prove per quanto un tal giuoco sia pericoloso, giacché alla prova noi soli assisteremo quali testimoni, e non vi sarà alcun altro giudizio. Non legatevi mai ad alcuna persona: foss'ella pure la più amata, - ogni persona è una prigione, un vincolo. Non attaccatevi ad una patria: anche se fosse la più infelice e la più debole, - é già più facile staccare il proprio cuore da una patria vittoriosa. Non attaccatevi al sentimento della pietà: anche se lo doveste provare per uomini superiori di cui il caso vi avesse permesso di conoscere l'interno martirio e l'impotenze della difesa. Non alla scienza: per quanto essa possa allettarvi con le più mirabili scoperte, che in apparenza proprio a voi essa riserva. Non attaccatevi all'idea della vostra propria liberazione, della lontananza, dell'inaccessibilità dell'uccello, che vola sempre più in alto per vedere sempre di più al disotto di sè : - pericolo comune a chi vola. Non alle vostre proprie virtù, correndo forse il rischio che il vostro essere complesso divenga vittima d'una parte di voi stesso, per esempio, della vostra « ospitalità », ciò che tra i pericoli é il maggiore per le anime nobili e generose, le quali si dànno con una prodigalità indifferente e spingono la virtù della liberalità sino a tramutarla in un vizio. Bisogna sapere preservare se stessi : la prova più forte della indipendenza!

Il Cavaliere Inesistente di Italo Calvino

“Agilulfo trascina un morto e pensa. “Oh, morto tu hai quello che io mai ebbi ne avrò: questa carcassa. Ossia, non l’hai, tu sei questa carcassa, cioè quello che talvolta, nei momenti di malinconia, mi ritrovo ad invidiare agli uomini esistenti. Bella roba! Posso ben dirmi privilegiato, io che posso farne senza e fare tutto. Tutto – si capisce- quel che mi sembra più importante; e molte cose riesco a farle meglio di chi esiste, senza i loro soliti difetti di grossolanità, approssimazione, incoerenza, puzzo. È vero che chi esiste ci mette sempre anche un qualcosa, un’impronta particolare, che a me non riuscirà mai di dare. Ma se il loro segreto è qui, in questo sacco di trippe, grazie ne faccio anche a meno. Questa valle di corpi nudi che si disgregano non mi fa più ribrezzo del carnaio del genere umano vivente.”
Gurdulù trascina un corpo e pensa: “tu butti fuori certi peti più puzzolenti dei miei, cadavere. Non so perché tutti ti compiangano. Cosa ti manca? Prima ti muovevi, ora il tuo movimento passa ai vermi che tu nutri. Crescevi unghie e capelli: ora colerai liquame che farà crescere più alte nel sole le erbe del prato. Diventerai erba, poi latte delle mucche che mangeranno l’erba, sangue di bambino che ha bevuto il latte, e così via. Vedi che sei più bravo a vivere tu di me, o cadavere?”
Rambaldo trascina un morto e pensa: “O morto, io corro corro per arrivare qui come te a farmi tirar per i calcagni. Cos’è questa furia che mi spinge, questa smania di battaglie e d’amori, vista dal punto donde guardano i tuoi occhi sbarrati, la tua testa riversa che sbatacchia sulle pietre? Ci penso, o morto, mi ci fai pensare; ma cosa cambia? Nulla. Non ci sono altri giorni che questi giorni che questi nostri giorni prima della tomba, per noi vivi e anche per voi morti. Che mi sia dato di non sprecarli, di non sprecare nulla di ciò che sono e di ciò che potrei essere. Di compiere azioni egregie per l’esercito franco. Di abbracciare, abbracciato, la fiera Bradamante. Spero che tu abbia speso i tuoi giorni non peggio, o morto. Comunque per te i dadi del destino hanno già dato i loro numeri. Per me ancora vorticano nel bussolotto. E io amo, o morto la mia ansia, non la tua pace.”.

“- mi ritroverei smarrito se m'assopissi anche solo per un istante - disse piano Agilulfo,
- anzi non mi ritroverei più per nulla, mi perderei per sempre. Perciò trascorro ben desto ogni attimo del giorno e della notte.
- deve essere brutto...
- no -. la voce era tornata secca, forte.
- e l'armatura non ve la togliete mai d'indosso?.- tornò a mormorare.
- non c'è un indosso. Togliere o mettere per me non ha senso-”

Lontano, Novelle per un anno di Luigi Pirandello

-E allora volete farmi morire?- riprese don Paranza- C'era ai miei tempi un povero contadino che aveva novantacinque anni, e ogni santa mattina saliva dalla campagna a Girgenti con una gran cesta d'erbaggi su le spalle, e andava tutto il giorno in giro per venderli. Lo videro così vecchio, ne sentirono pietà, pensarono di ricoverarlo all'ospedale e lo fecere morire dopo tre giorni. L'equilibrio cara mia! Toltagli la cesta dalle spalle, quel povero vecchio perdette l'equilibrio e morì. Così io se mi togliete la lenza.

Poco dopo Lars Cleen dalla lancia vedeva uscire dal porto l'Hammerfest e lo salutava col fazzoletto bagnato di lagrime, metre altre lagrime gli sgorgavano dagli occhi, senza fine. Comandò al baracjolo di remare fino all'uscita del porto per vedere liberamente il piroscafo allontanarsi man mano nel mare sconfinato, e allontanarsi con lui la sua partria, la sua vita. Eccolo , più lontano..più lontano ancora..spariva..
-Torniamo? Gli domandò, sbadigliando il barcajolo.
Egli accennò di sì con il capo.

La coscienza di Zeno di Italo Svevo

Si arriva all’assassinio per amore o per odio; alla propaganda dell’assassinio solo per malvagità

Costui prescrisse qualche medicinale e ci disse di ritornare da lui qualche settimana dopo. Ma mio padre non volle, dichiarando che odiava i medici quanto i becchini e non prese neppure la medicina prescrittagli perché anch’essa gli ricordava medici e becchini.

Con uno sforzo supremo arrivò a mettersi in piedi, alzò la mano alto alto, come se avesse saputo ch’egli non poteva comunicarle altra forza che quella del suo peso e la lasciò cadere sulla mia guancia. Poi scivolò sul letto e di là sul pavimento. Morto!

Essa dunque ignorava che quando a questo mondo , ci si univa, ciò avveniva per un periodo tanto breve, breve, breve, che non s’intendeva come si fosse arrivati a darsi del tu dopo non essersi conosciuti per un tempo infinito e pronti a non rivedersi mai più per un altro tempo infinito.

Spiegai il concetto di valore negativo: una donna aveva tale valore quando un uomo calcolava quale somma sarebbe pronto a pagare per mandarla molto ma molto lontano da lui.

Tanti a questo mondo apprendono soltanto ascoltando se stessi o almeno non sanno apprendere ascoltando gli altri.

Da mio suocero  e dall’Olivi io avevo sempre visto che per rendere possibile la sorveglianza del magazzino, l’ufficio vi era contiguo. Guido protestava con smorfia di disgusto.

La prima favola diceva di un uccelletto al quale avvenne d’accorgersi che lo sportellino della gabbia era rimasto aperto. Dapprima pensò di approfittarne  per volar via, ma poi si ricredette temendo che se durante la sua assenza, lo sportellino fosse stato richiuso egli avrebbe perduto la sua libertà.

Dicevo ad Augusta accarezzandola “ il merito è tuo perché hai usato dei metodi molto drastici di educazione”

La vita ha dei veleni, ma ha anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri.

“La vita non è brutta né bella, è originale!”

La natura non fa calcoli ma esperienze.

Naturalmente io non sono in ingenuo e scuso il dottore di vedere nella mia vita stessa una manifestazione di malattia. La vita somiglia un poco alla malattia come procede per crisi e lisi ed ha giornalieri miglioramenti e peggioramenti. A differenza delle altra malattie la vita è sempre mortale. Non sopporta cure . Sarebbe come voler turare i buchi che abbiamo nel corpo credendoli delle ferite. Morremmo strangolati non appena curati.
La Vita attuale è inquinata alle radici. L’uomo s’è messo al posto degli alberi e delle bestie ed ha inquinata l’aria , ha impedito il libero spazio. Può avvenire di peggio. Il triste e attivo animale potrebbe scoprire e mettere al proprio servizio delle altre forze. V’è una minaccia di questo genere in aria. Ne seguirà una grande chiarezza ..nel numero degli uomini. Ogni metro quadrato sarà occupato da un uomo. Chi ci guarirà dalla mancanza di aria e di spazio? Solamente la pensarci soffoco!
Ma non è questo, non è questo soltanto.
Qualunque sforzo di darci la salute è vano. Questa non può appartenere che alla bestia che conosce un solo progresso , quello del proprio organismo. Allorchè la rondinella comprese che per essa non c’era altra possibile vita  fuori dall’emigrazione , essa ingrossò il muscolo che muove le sue ali e che divenne la parte più considerevole del suo organismo. La talpa s’interrò e tutto il suo corpo si conformò al suo bisogno . Il cavallo si ingrandì e trasformò il su piede .Di alcuni animali non sappiamo il progresso, ma ci sarà stato e non avrà mai leso la loro salute.
Ma l’occhialuto uomo , invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c’è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l’uomo diventa sempre più furbo e debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione alla sua debolezza.
I primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma orami , l’ordigno non ha più alcuna relazione con l’arto.
Ed è l’ordigno che crea la malattia con l’abbandono della legge del più forte sparì e perdemmo la selezioni salutare. Altro che psico-analisi  ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati.
Forse attraverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri , nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile , in confronto al quale gli esplosivi attualmente  esistenti saranno considerati degli innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri , ma degli altri un pò più ammalato , ruberà tale esplosivo e si arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.

"E' questo il Dio che dovremmo venerare?" Cavie di Chuck Palahniuk

“Il Reverendo Senzadio dice: «In una pianura nella terra di Shinar, tutte le genti lavoravano insieme».
L'intera umanità con una visione comune, un grande e nobile sogno per realizzare il quale lavorarono
fianco a fianco in quest'epoca prima degli eserciti e delle armi e delle battaglie.
Poi Dio abbassò lo sguardo per vedere la loro torre, il sogno comune delle genti,crescere piano piano, pericolosamente vicina.
E Dio disse: «Ecco, sono un unico popolo... e questo è solo l'inizio di ciò che compiranno... Ora nessun progetto risulterà loro impossibile...»
Le Sue parole, nella Sua Bibbia, Libro della Genesi, capitoloundici.
«E così il nostro Dio» dice il Reverendo Senzadio, con le braccia scoperte
e i polpacci punteggiati dai segni neri dei peli rasati che ricrescono in ogni poro,
dice: «Il nostro Dio onnipotente si è spaventato al punto da disseminare la razza umana
ai quattro angoli della terra, frantumandone il linguaggio per mantenere i Suoi figli divisi».
Mezzo travestito, mezzo ex marine, il Reverendo Senzadio, scintillante nelle sue paillette, dice:
«Un Dio onnipotente tanto insicuro?»
Da spingere i suoi figli l'uno contro l'altro, per mantenerli deboli.
Dice: «È questo il Dio che dovremmo venerare?».”
Dal libro Cavie di Chuck Palahniuk.

"Manifesto Per La Soppressione Dei Partiti Politici" Simone Weil

La parola partito è qui usata nel significato che ha nel continente europeo. Solo nei Paesi anglosassoni lo stesso termine designa una realtà affatto differente. Affonda le sue radici nella situazione inglese, e non è possibile trasporlo. Un secolo e mezzo d’esperienza lo mostra a sufficienza. E’ presente, nei partiti anglosassoni, un elemento di gioco, di sport, che non può esistere che in un’ istituzione di origine aristocratica: tutto è serio in un’ istituzione che, in origine è plebea. L‟idea di partito non rientrava nella concezione politica del 1789, se non come quella di un male da evitare. Ma giunse il momento del club dei giacobini. Era questo, inizialmente, soltanto un luogo di libera discussione. A trasformarlo non fu una qualche specie di meccanismo fatale: fu soltanto la pressione della guerra e della ghigliottina a farne un partito totalitario. Le lotte tra fazioni nel periodo del Terrore furono governate dal pensiero così ben formulato da Tomskij: “Un partito al potere e tutti gli altri in prigione”. Così, sul continente europeo, il totalitarismo è il peccato originale dei partiti. Furono da un lato l’eredità del Terrore, dall’altra l’influenza dell’esempio inglese a insediare i partiti nella vita pubblica europea. Il fatto che esistano non è in alcun modo un motivo per conservarli. Soltanto il bene è un motivo legittimo di conservazione. Il male dei partiti politici salta agli occhi. La questione da esaminare è se ci sia in essi un bene che abbia la meglio sul male e renda così la loro esistenza desiderabile. Ma è molto più sensato chiedersi: c’è in loro anche solo una particella infinitesimale di bene? Non sono forse un male allo stato puro, o quasi? Se sono un male, è certo che nei fatti e nella pratica non possono produrre altro che male. E‟ un articolo di fede. “un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni”. Ma bisogna innanzitutto riconoscere quale sia il criterio del bene. Non può essere rappresentato che dalla verità, dalla giustizia e, in seconda battuta, dall’utilità pubblica. La democrazia, il potere della maggioranza non sono un bene. Sono mezzi in vista del bene, stimati efficaci a torto o a ragione. Se la Repubblica di Weimar, al posto di Hitler, avesse deciso, per vie più rigorosamente parlamentari e legali, di mettere gli ebrei nei campi di concentramento e di torturarli con metodi raffinati fino alla morte, le torture non avrebbero avuto un atomo di legittimità in più di quanta ne abbiano adesso. Eun tale fatto non è in alcun modo inconcepibile. Solo ciò che è giusto è legittimo. Il crimine e la menzogna non lo sono in nessun caso. Il nostro ideale di repubblicano deriva interamente dalla nozione di volontà generale dovuta a Rousseau. Ma il senso della nozione è andato perso quasi immediatamente, perché il concetto è complesso e richiede un grado di attenzione elevato. Con l’eccezione di alcuni capitoli, pochi libri sono belli, forti, lucidi e chiari come Il contratto sociale. Si dice che pochi testi siano stati altrettanto influenti,ma in effetti tutto è accaduto e continua ad accadere come se non fosse mai stato letto. Rousseau partiva da due certezze. Una, che la ragione discerne e sceglie la giustizia e l‟utilità innocente, e che qualunque crimine ha per movente la passione. L‟altra che la ragione è identica in tutti gli uomini, mentre le passioni, il più delle volte, differiscono.Di conseguenza se, su un problema generale, ognuno riflette in solitudine ed esprime un’opinione, e se in seguito le opinioni sono confrontate tra loro, probabilmente esse coincideranno per ciò che di giusto e ragionevole c‟è in ognuna e differiranno per le ingiustizie e gli errori. E‟ unicamente in virtù di un ragionamento di questo genere che si ammette che il consenso universale indica la verità. La verità è una. La giustizia è una. Gli errori, le ingiustizie, sono indefinitamente variabili. Così gli uomini convergono nel giusto e nel vero, mentre la menzogna e il crimine li fanno indefinitamente divergere. Poiché l’unione è una forza materiale, si può sperare, di trovarvi una risorsa che permetta di rendere quaggiù la verità e la giustizia materialmente più forti del crimine e dell’errore. Per raggiungere questo fine è necessario un meccanismo adatto. Se la democrazia costituisce tale meccanismo, è buona. Altrimenti no. Agli occhi di Rousseau, che era nel giusto, un volere ingiusto, comune a tutta una nazione, non era in alcun modo superiore al volere ingiusto di un singolo uomo. Rousseau pensava solamente che, nella maggioranza dei casi, un volere comune a tutto un popolo è conforme nei fatti alla giustizia, per via della mutua neutralizzazione e compensazione delle passioni particolari. Era questo, per lui, l’unico motivo per preferire il volere del popolo a un volere particolare. Allo stesso modo una certa massa d’acqua, benché costituita da particelle che si muovono e si urtano tra loro senza sosta, si mantiene in uno stato di equilibrio e riposo perfetti. Rinvia agli oggetti la loro immagine con un’esattezza impeccabile. Indica perfettamente il piano orizzontale. Dice senza errore la densità degli oggetti che vi sono immersi. Se individui appassionati, inclini per via della passione al crimine e alla menzogna, si compongono allo stesso modo in un popolo vero e giusto, allora è bene che il popolo sia sovrano. Una costituzione democratica è buona se per prima cosa si realizza nel popolo questo stato di equilibrio, e soltanto in seguito fa in modo che le volontà del popolo siano eseguite. Il vero spirito del 1789 consiste nel pensare non che una cosa sia giusta perché il popolo la vuole, ma che a determinate condizioni il volere del popolo abbia maggiori possibilità di qualsiasi altro volere di essere conforme alla giustizia. Esisitono numerose condizioni necessarie perché si possa ricorrere alla nozione di volontà generale. Due, in particolare, meritano attenzione. - La prima è che nel momento in cui il popolo prende coscienza di una delle sue volontà e la esprime non sia presente alcuna specie di passione collettiva. È del tutto evidente che il ragionamento di Rousseau viene a cadere non appena sia in atto una passione collettiva. Rousseau lo sapeva bene. La passione collettiva è un impulso al crimine e alla menzogna infinitamente più potente di qualunque passione individuale. In questo caso gli impulsi nocivi, lungi dal neutralizzarsi, si innalzano vicendevolmente all‟ennesima potenza. La pressione è quasi irresistibile, tranne che per i santi autentici. Un’ acqua messa in moto da una corrente violenta, impetuosa, non riflette più gli oggetti, non ha più una superficie orizzontale, non indica più la densità. E poco importa che sia mossa da una sola corrente o magari da cinque o sei correnti che si urtano e creano vortici. In entrambi i casi è ugualmente mossa. Se un‟unica passione collettiva si impadronisce di tutto un Paese, il Paese intero è unanime del crimine. Se due o quattro o cinque o dieci passioni collettive lo dividono, il Paese sarà spaccato in varie bande criminali. Le passioni divergenti non si neutralizzano, come avviene per la polvere delle passioni individuali fuse in una massa. Il loro numero è decisamente troppo piccolo, la forza di ognuna è decisamente troppo grande, perché sia possibile una neutralizzazione. La lotta le esaspera. Si urtano con un clangore infernale, che rende impossibile sentire anche per un secondo la voce della giustizia e della verità, sempre quasi impercettibile. Quando un Paese è in preda ad una passione collettiva, è probabile che qualunque volontà particolare sia più vicina alla giustizia e alla ragione della volontà generale, o piuttosto di ciò che ne costituisce la caricatura. - La seconda condizione è che il popolo sia chiamato a esprimere il proprio volere riguardo aiproblemi della vita pubblica, e non solamente ad operare una scelta di persone. Meno ancora la scelta di collettività irresponsabili. Poiché la volontà generale non ha alcuna relazione con una scelta di questo genere. Se nel 1789 c’è stata una certa espressione della volontà generale, nonostante si fosse adottato il sistema rappresentativo non sapendone immaginare un altro, questo è accaduto perché si è verificato qualcosa di ben diverso da un’elezione. Tutto ciò che c’era di vivo in tutto il Paese (e il Paese straripava, a quel tempo, di vita), aveva cercato di esprimere il proprio pensiero attraverso l’organo dei cahiers de revendications. I rappresentanti si erano in gran parte fatti conoscere nel corso di questa cooperazione del pensiero: ne serbavano il calore, sentivano il Paese attento alle loro parole, ansioso di controllare se queste traducessero con esattezza le sue aspirazioni. Per qualche tempo (poco tempo) furono veramente semplici organi di espressione del pensiero pubblico. Un simile fatto non si sarebbe prodotto mai più. La sola enunciazione di queste due condizioni indica che non abbiamo mai conosciuto nulla che assomigli, neppure da lontano, a una democrazia. Nella cosa a cui attribuiamo questo nome, in nessun caso il popolo ha l‟occasione o i mezzi di esprimere un parere su alcun problema della vita pubblica. E tutto ciò che sfugge agli interessi particolari è dato in pasto alle passioni collettive, le quali sono sistematicamente, istituzionalmente incoraggiate. L’uso stesso dei termini democrazia e repubblica obbliga a esaminare con estrema attenzione i due problemi seguenti: - Come dare realmente agli uomini che compongono il popolo di Francia la possibilità di esprimere, talvolta, un giudizio sui grandi problemi della vita pubblica? - Come impedire, nel momento in cui il popolo è interrogato, che vi circoli all‟interno una qualunque specie di passione collettiva? Se non si riflette su questi due punti, è inutile parlare di legittimità repubblicana. Non è facile concepire delle soluzioni. Ma è evidente, dopo un attento esame, che qualunque soluzione implicherebbe innanzitutto la soppressione dei partiti politici.