martedì 26 agosto 2014

The Wolf of Wall Street


lunedì 25 agosto 2014

CANALE MUSSOLINI di Antonio Pennacchi

Mica che uno va in giro tutto il santo giorno a dire alla gente “Guardate che ho la furia appresso”. Uno se la porta dentro nascosta  bene bene in una piega dell’anima e magari non esce mai fuori. Ma poi salta il giorno in cui meno te lo aspetti e ti pungono sul viso, nel vivo di quella piega d’anima e la furia esce fuori e prende il sopravvento e tu dopo dici :”Ma che è successo? Io non lo volevo fare. Torniamo indietro di un minuto solo, vi prego, torniamo tutto com’era prima”.
E invece niente sarà più come prima e magari ci fosse, quel giorno, tua madre per piangerle addosso.

Lui ha fatto”Al son driò non sentirme tanto bèn. Al resto in leto inquò” E non s’è più alzato, e venti giorni dopo , una sera, lei gli si è seduta a fianco e lui le ha detto, con voce fioca:”Come te sì bea”.
Lei ha risposto:”no caro : te sì tì che te sì beo”, e lui poco dopo è morto.
Lei era andata avanti e indietro su e giù per le scale per tutti i venti giorni ad accudirlo come un bambino e dopo morto se lo è voluto lavare e vestire lei e il giorno dopo, al funerale, è rimasta impettita per tutta la cerimonia-fino al camposanto- impettita e senza una lagrima. La sera però, tornati a casa , s’è messa in letto e non si è alzata più, e venti giorni dopo è morta pure lei.

Ma buono pure come il pane, non era però un uomo da sottrarsi al destino; quel che è fatto è fatto e così, lasciata la strada grande, ha preso la ponderale verso casa.

Cinquant’anni prima eravamo ancora tutti divisi-cento statarelli in cui dall’uno all’altro ti ci voleva il passaporto- e tutti gli stranieri che venivano in Italia la facevano da padroni. Lo zimbello d’Europa eravamo. E neanche cinquanta anni dopo diventavamo una potenza che andava a sfidare la Turchia e a colonizzare l’Africa.

E lui imperterrito ad aspettare i tre minuti e appena sono passati s’è rimesso l’orologio piano piano nel panciotto riavvolgendo la catenella e ha detto soddisfatto” Che v’avevo detto io? Sono sano e salvo: Dio non esiste” E’ scoppiato un applauso che lei non ha idea. Ma anche un sospirone generale di sollievo: “aaaah”.

Prima o poi si paga” I conti con Dio  gà da èser sempre almeno pari”

“Vai a vedere se Mimì ha bisogno di qualche cosa” E così a questa sconsolata non restava che consolarsi con mio zio Pericle:”C’è che ce l’ha d’oro e che ce l’ha di latta a questo mondo”

Che altro dovevano fare? Venivano da te, tale e quale agli immigrati nostri che vengono da noi. Ma che lo sanno pure loro che nove volte su dieci gli si ribalta il barcone e muoiono affogati? Lei sta bene a dirgli: “Guarda che nove volte su dieci muori”. Quelli ti risponde: “lo so , ma dieci su dieci  muoio se resto a casa mia”.

“Eh no, queste cose non si fanno” , come se prima non lo avessero saputo che al potere c’era arrivato così, con le schioppettate, e da che mondo è mondo funziona così. Se tu sei pulito, al potere non ci vai, fai un altro mestiere, non ti metti a cercare il  potere.  Guardi anche adesso: ma secondo lei Pecorelli si è suicidato?

Norditalia-erano tutti democristiani o comunisti e il giorno dopo tutti della lega o berlusconiani? Se lei va a vedere uno per uno quelli che cucinano la bistecca, salsiccia e fagioli alle feste della lega, la maggior parte li hanno già cucinati alle feste dell’unità.  Così va il mondo.

Per Latina e per l’agro Pontino , un detto che ripetevano i nostri vecchi coloni dentro le osterie ed io l’ho sentito  sia da mio nonno che dai i miei zii:” il giorno che viene giù la palla o che si sposta, quel giorno  è la rovina per Latina-Littoria e l’Agro Pontino. Inizia la fine e non c’è più niente da fare . vien giù tutto- signore mio-. Morte e distruzione totale “ quella palla è un tappo- signore mio-Un tappo che tiene chiuse le potenze ctonie.

Allora è rimasto a casa. “Monti e Tognetti” Faceva “Monti e Tognetti!”

Poi dopo-andando a casa- tutte se la stringevano e se la coccolavano:” Mè cugnàde qua! Mè cugnà de là!”. Se la potevano insultare solo loro la cognata.

“ognun gà le so razon” diceva mio zio Adelchi: “ quello che dai, ti sarà dato”