mercoledì 22 maggio 2019

Addio

Conobbi Wolf che avrò avuto 10 anni, tornando dalla festa di Santa Croce in bicicletta, un lupacchiotto uscì dai cespugli e provó ad azzannarmi. Sarà stato il sapore ma quel lupacchiotto, complice uno zio poco accorto nel capire che genere fosse, non uscì più dalla mia vita. Fu un bel periodo con Wolf era la mia zanna bianca, sempre avanti di un passo ma mai più di quello; era la compagna di giochi, che avevo sempre accanto e l'unica che mi difendeva quando ero un po' troppo somaro in latino. È morta ormai da 18 o 19 anni ma a ricordarla mi fa ancora male il cuore. Bianca invece entrò in punta di piedi, facevo le guide per prendere la patente e trovai un cucciolotto bianco all'Abbadia, nel capire i generi non eravamo migliorati, e sicuri di aver preso un maschietto ci ritrovommo una cucciola di Border Collie. Il nome fu banale, era un cane bianco, Bianca era quindi perfetto. Nel tempo anche la mia fantasia non era migliorata. Ricordo le prime volte che la portavo a spasso, se la rimproverava faceva la pipi sotto, ero abituato ad altra pasta di cani più decisi nello stabilire chi era l'alpha; ma aveva due occhioni che per qualsiasi voce fuori posto ti facevano sentire in colpa. Col tempo anche lei aveva scavato il suo posto e tornare a casa e vederla salutarmi per prima, rendeva la giornata più serena. Bianca era anarchica. Portata in campagna con mio padre, lei si occupava dei suoi giri ed era solo sicuro che ci saremmo rivisti alla macchina; immancabilmente sotto al paraurti posteriore. Ho sempre pensato che ci abbia incessantemente interpretato come le sue pecore, ci girava intorno a velocità folli, per raggrupparci, poi tornava al unico posto, che probabilmente quando fu abbandonata, gli dava sicurezza; rimanere vicino all'auto. Se ne è andata anche lei e come per Wolf non ho avuto l'occasione di salutarla. Bianca rimarrà il mio ultimo cane, in una vita in cui ne ho avuto sempre uno accanto, quando se ne vanno fa male e non voglio ricordarne altri, basta così; per di più nel tempo, per ironia della sorte ho sviluppato allergia al loro pelo, punito per troppo affetto o per troppo poco quando sarà, chiederò spiegazioni al mio progettista. Lo so da cattolico, per i cani nel paradiso non c'è posto; però sono certo che Wolf, quando sarà il momento, troverà il modo di ritrovarmi e Bianca nel suo peregrinare col suo bel da fare, un attimo lo troverà per venirmi incontro e salutarmi. Addio.

domenica 12 maggio 2019

Effetto Dunning-Kruger: l'incompetente tende a sovrastimare le proprie capacità


Nel 1999 due psicologi cognitivi, Daniel Dunning e Justin Kruger, sottoposero le matricole della loro università a dei test di logica e grammatica, chiedendo infine ai partecipanti di stimare la loro prestazione classificandosi da soli: in pratica, gli venivachiesto di attribuirsi una posizione in classifica. Su cento partecipanti presi a caso, come ti classificheresti? E, quasi invariabilmente, i meno competenti sovrastimavano la loro posizione, mentre i competenti la sottostimavano. Sovrastimavano di quanto? Be', per esempio, quelli classificati nel 12esimo percentile (cioè tra i peggiori) si mettevano oltre il 60esimo, cioè non, solo più alti della loro effettiva classifica,ma ben sopra la media.È il cosiddetto effetto Dunning-Kruger: l'incompetente tende a sovrastimare le proprie capacità. Questo ha un motivo ben preciso: per stimare correttamente una propria prestazione occorrono le stesse conoscenze che servirebbero per farla correttamente, e se, per esempio, non conosci le regole del rugby, potresti pensare, sbagliando, di vincere la partita passando la palla in avanti, cosa che per motivi curiosi nessuno fa...

Pensieri inattuali

Alcune volte ho pensato di tornare indietro, cercare due braccia con cui coprirsi dal mondo ma una sensazione strana mi ha sempre fermato, quel piacere, quella sicurezza che dà un abbraccio a me dà la sensazione strana. Mi sembra di soffocare, troppo calore mi fa mancare il respiro. A me piace il vento sulla pelle, la velocità, l'orizzonte quando guardo al di là mi sento vivere. Il peso della solitudine lo sopporto bene e mi spinge verso nuovi orizzonti, un abbraccio purtroppo mi tiene solo fermo. E' dura vivere così, ma siamo uomini d'acciaio.

Lo guardai, disorientato per lo stupore...Nepal


«Lo guardai, disorientato per lo stupore. Se ne stava li, davanti a
me, variopinto, come se fosse uscito da una compagnia di mimi,
euforico, favoloso. La sua stessa esistenza era improbabile,
inspiegabile, e del tutto sconcertante. Era un problema insolubile. Era inconcepibile come avesse vissuto, come fosse riuscito ad arrivare sin li e continuare a rimanerci - perché non svanisse
all'istante. "Mi sono spinto un po' più in là," disse "poi ancora un
po' più in là - finché non mi sono trovato talmente distante da
non sapere come tornare indietro. Non ha importanza. C'è tempo.
Posso cavarmela. Ma lei porti via Kurtz in fretta - in fretta - mi
raccomando." il fascino della gånventù avvolgeva i suoi cenci
multicolori, la sua povertà, la sua solitudine, l'essenziale
desolazione del suo inutile vagabondare. Per mesi - per anni - la
sua vita era rimasta appesa a un filo; eppure era li, pimpante nella sua spensierata vitalità, apparentemente indistruttibile, in virtù soltanto della sua giovane età e della sua temeraria avventatezza. Mi ritrovai sedotto da una sorta di ammirazione - di invidia.
L'incanto lo spronava, l'incanto lo manteneva sano e salvo. Di
sicuro ciò che chiedeva a quella terra selvaggia non era altro che lo spazio per respirare e per spingersi oltre. Aveva bisogno di esistere, di andare avanti a qualunque costo e con il massimo di privazioni. Se mai uno spirito di avventura assolutamente puro,
disinteressato e privo di senso pratico avesse animato un essere
umano, esso animava questo giovane pieno di toppe. Arrivavo
quasi a invidiargli di possedere quella fiamma chiara e senza
pretese che sembrava avergli consumato ogni preoccupazione
riguardo a se stesso, al punto che, anche quando parlava, ci si
scordava che era stato proprio lui - l'uomo li davanti ai vostri occhi-quello che aveva affrontato tutte quelle situazioni. CONRAD, Cuore Di Tenebra

giovedì 9 maggio 2019

La malattia di Zeno in Nepal

Sarà una digressione alla Zeno Cosimi. Sono tornato da 3 giorni dal Nepal ed ho sempre la più forte sensazione che il terzo mondo siamo noi, siamo noi i grandi malati, noi da aiutare, non loro. In Nepal i bambini, continuano a giocare sulla via e sembra che nessun mostro se li porti via. Il traffico nessuno dà la precedenza a nessuno, tutti si suonano l'un altro ma non sembra che ci sia rabbia al volante. Non hanno nulla e le persone sorridono e hanno volti sereni; da noi ogni sguardo un grugno. Nonostante in 10 km di strada italiana come valore delle auto ci si compra metà del valore del parco auto di Kathmandu. Non hanno abiti alla monda e nessuno come gli dice come vestirsi, eppure i loro colori sono infinitamente più belli, più vivi e originali dei nostri. Hanno il Karma, che gli giustifica sia i successi che gli insuccessi, non è il tuo correre che cambia il mondo. Non sono ossessionati dalla digitalizzazione, dall'aprirsi a nuovi mercati, non rispondono agli azionisti; credo che poi sopravvivono senza sapere tutti i giorni il valore dello spread o del PIL. I tempi sono ancora lunghi e una manciata di riso e lenticchie basta per saziarsi. Lavorano e lavorano sodo, forse più di noi, ma non ho avuto l'impressione che nessuno rivendicasse nulla o fosse in affanno; da noi non sanno più che inventarsi per tenerci al trotto. Non aspettano con ansia la nuova serie su Netfix, Amazon Prime, Tim TV. L'aeroporto era nel caos più completo ma tutti siamo partiti e arrivati a casa ugualmente;per assurdo a Kathmandu le valigie erano pronte sceso dall'aereo, a Fiumicino ho atteso 1 ora davanti a uno schermo che le scaricassero. Non so quanto possano resistere e se questo racconto sia solo frutto di un filtro distorto, ma è certo che la malattia avanza e spero che il muro degli Himalaya li protegga.

mercoledì 8 maggio 2019

Diario di Viaggio Nepal-Campo Base Everest - Giungla Chitwan-Bhatkpar-Kathmandu


17/04/2019 Roma
Arrivato all'aeroporto di Fiumicino in attesa del volo non posso che constatare che tali luoghi sono il simbolo di un mondo ormai villaggio globale;un paese variopinto di mille idiomi e mille volti, le attese in questo carosello di umanità anche se lunghe sono sempre piacevoli. Prendo il volo per Instanbul e qui mi aspetta una grandiosa novità è in servizio il nuovo scalo, una foresta di colonne in cemento che imitano alberi, tengono in aria una struttura futurista. Instanbul col nuovo gate ritorno padrona della porta d'oriente chi vuole affrontare l'Asia da qui si vuole che passi. Le facce si mescolano Europee e Asiatiche si contendono la supremazia.
18/05/2019 Kathmandu Nepal
Arrivo a Kathmandu ora italiana 9:45 ora di Kathmandu 13:28, all'aeroporto l'accoglienza non è delle migliori, lo scalo è vetusto e la coda per il visto lunga. Prima si paga poi con la ricevuta si va in un altro tornello a fare richiesta di Visa. All'uscita dei ragazzi pretendono 20 e per portare la valigia, raggirati chiedono a tutti i soldi per tutti e incautamente tutti paghiamo. È una truffa bella buona, la giornata comincia non con i migliori auspici. Arriviamo attraverso il traffico di Kathmandu, che descriverò più avanti al quartiere Tamel dove ha sede la nostra agenzia di viaggio e l'organizzazione per il trekking. Qui ci conosciamo e per comodità ruberò la lista fatta da Manuela dei partecipanti all’impresa nei ringraziamenti finali:
“Con la malinconia nel cuore, durante le lunghe ore di ritorno a casa ho ripensato a tutti voi ed all’incredibile esperienza vissuta insieme...permettetemi questo lungo pensiero, un ringraziamento al nostro condottiero Rajan per l’allegria e per la risata contagiosa, ma con un occhio professionale e sempre attento su ognuno di noi, all’indimenticabile Chakra, uno spirito dolce e gentile dal sorriso disarmante e dal bacino ballerino, all’instancabile Guri, autentico e gentile compagno per tutti noi, alla dolce Silvia (alà ciavadö😂), sempre premurosa ed attenta con il suo Marco...l’uomo in costante ricerca dell’ossigeno perduto (grazie per gli scacchi!!🥰), al social-influencer Giovanni, l’ingegnere pensieroso ma sempre sul pezzo, al dinamico Gianmarco, sincero stambecco delle alte vie, ai piccioncini Diega e Fabio per aver contagiato tutti con l’allegoria marina e culinaria d’alta quota, alla precisa ed attenta Claudia, sprizzante e sorprendente pure in veste di Dj, al nostro IronMan Cristiano, un uomo d’acciaio con entusiasmante determinazione e negli occhi sogni di cime e nuvole, alla tostissima e coraggiosa Rita, esempio di forza, indipendenza e sincera genuinità, al costante Luigi, per l’armoniosa presenza sui sentieri e...sulle piste da ballo, all’indispensabile Paolo, generoso dispensatore di serenità, raffinatezza ed abbracci e gesti sinceri, all’euforico Matteo, calzante animatore ed imitatore e grande motivatore di passi, ed infine (ma non per importanza) ai nostri portatori, anime umili e silenziose dal cuore grande...non dimenticherò mai i loro abbracci ed i loro sorrisi sinceri namasté 🙏
Chiaramente sono “l'ingegnere pensoso”, effettivamente ammetto che gli spazi Nepalesi fanno perdere nella loro immensità.
Nel pomeriggio viaggiamo da Kathmandu a Ramechap li ci aspetta la mattina dopo, il volo per Lukla punto di partenza per il nostro trekking; non siamo fortunati il volo che normalmente parte da Kathmandu è impedito da lavori nello scalo. La strada da Kathmandu a Ramechap anche se asflatata è polverosa e piena di curve, sono 4 ore che dopo il volo effettivamente stancano. Arriviamo a Ramechap e passiamo la notte lì, il posto non è dei migliori letti duri e latrine ma la stanchezza accumulata è tanta e dopocena si dorme profondamente.

19/04/2019 Lukla 2800 m s.l.m-Phakding 2600 m s.l.m
Sveglia alle 6:00 colazione con frittata e pane, arrivo all'aeroporto di Ramechap e partenza per Lukla. Capisco il perché tutte le compagnie aeree Nepalesi siano in black list, l'aeroporto è veramente di fortuna e i controlli sono molto blandi. L’areo della Summit Air sembra recente ma 4 tecnici armeggiano sul carrello e bloccano dei controdadi con pinze e fil di ferro, speriamo che tenga. Il volo è a vista e incastonato fra campagne e Himalaya, atterriamo a Lukla e scopriamo contemporaneamente di essere arrivato sull'aeroporto più alto e pericoloso del mondo, non mi scompongo ma la pista di atterraggio in salita e i rottami di un recente scontro qualche ansia la mettono per il ritorno. Lukla è un paese montano, bello con stradine lastricate ed ogni genere di servizio e comfort è la base per la partenza di ogni trekking per  il Sagamartha National Park. Camminiamo fra sali e scendi fino a  Phakding a cui arriviamo all’ora di pranzo, lí provo per la prima volta il Dal Bat il piatto Nepalese riso, lenticchie, verdure e patate;le lenticchie fornite come zuppa. La zona è una valle stretta che risale fino agli altipiani da cui partono i vari circuiti del parco. Nel pomeriggio faccio il primo check attrezzature e riordino lo zaino, sono in camerata con Gianmarco, anche lui silenzioso e ordinato la camera quindi rimane linda. Ci fermiamo per la notte qui, il rifugio è bello e pieno di ogni comfort ma come per tutto il trekking, i prezzi aumentano con la quota.

20/04/2019 Da Phakding 2600 m s.l.m a Namche 3400 m s.l.m 11 km
Sveglia sempre alle 6:00, sarà una lunga costante di questi giorni e colazione con black Coffee e frittata. Oggi inizia la salita a Namche: seguiamo una valle stretta accompagnati dal rumore dell'acqua e arriviamo al portale di check point del Sagamartha, qui prendiamo i nostri permessi di ingresso. Namche preannunciata da una salita che spezza i reni, perché prima di affrontarla scendi al livello del torrente, si rileva una piacevole sorpresa è incastonata nel fianco della montagna a 3400 m di quota, è molto ben curata con una lunga fontana anticipata da una Stupa. Anche a Namche si trova di tutto e facciamo una piacevole fermata in una pasticcera sopra il rifugio. La giornata finisce col aver raggiunto Namche, chi giocando a carte chi scrivendo come il sottoscritto. Merita ora descrivere le guide che ci hanno accompagnato per tutto il viaggio:
Rajan il capo guida, sornione alto Nepalese, ha fatto da guida anche a Turisti per caso, si vede che è un uomo dalle mille risorse. Ci racconta che è cresciuto da solo a Kathmandu ed è stato in Italia, periodo in cui ha imparato e fatto qualsiasi mestiere dal cuoco al pasticcere, per questo parla Italiano. Chiakra basso e snello, silenzioso e gran camminatore ma traspirante di un'umanità forte, è lui sempre in capo al gruppo. Gori ragazzo giovane,agile, ha un volto fiero e passo svelto, è lui che controlla chi di noi rimane indietro e alla fine del viaggio farò l'ultima tappa insieme a lui nella pioggia battenfe. Tutti e tre ispirano fiducia e ci sentiamo per tutto il trekking tranquilli. Provo per la prima volta la bevanda che ci accompagnerà per tutto il trekking il Ginger-Lemon I compagni che sono già stati in Nepal affermano che come qui è irreplicabile.

21/04/2019 giornata di Acclitamento a Namche 3600 m s.l.m salita a 4000 m s.l.m per l’Everest view point.
Sveglia alle 6:30 e partenza alle 7:00 giornata di acclimatamento a Namche. Saliamo quindi all’Everest view point a 4000 m da qui si apre uno scorcio verso l’Everest e si nota parte del percorso che faremo domani. Visita e contemplazione panorama dal lodge Everest view, sì, se siete ricchi potete andare direttamente in elicottero fino a qui e alloggiare su un rifugio con ampie vetrate panoramiche verso la valle che dovremo salire. Non è la struttura del Monte Bianco ma simile versione Nepalese. La giornata è però uggiosa e l’Everest solo a tratti si mostra. Discesa poi al villaggio di Kunde, villaggio contadino dove si coltivano patate e allevano Yak con le proprietà divise da muri a secco. Visita al monastero con il teschio dello Yeti, la scuola e l'ospedale finanziati dalla Hillary Fondation, la fondazione del primo scalatore dell'Everest. Mangiamo poi al rifugio di una guida Nepalese, che Raja ci specifica parla Giapponese, che con orgoglio espone le foto di figli laureati e immigrati in Australia e Usa. Scendiamo di nuovo a Namche e la notte la passiamo lì. Le rocce con iscrizioni che a centinaia incontriamo accumulate in alcuni punti del percorso sono preghiere scolpite nella roccia “Dio ti augura lunga vita”. Ottima cena e letto.

22/04/2019 Tengboche 4410 m s.l.m
Sveglia alle 6:30 e colazione alle 7:00 frittata, patate e pane tostato. Iniziamo il cammino verso Tengboche passando per un sentiero che costeggia la montagna, primeggiano gli abeti. Il percorso è un misto di sali e scendi, tosto con una salita finale che spacca il fiato di 600m di dislivello. Tengo un passo leggero e costante, non vado in affanno ma arrivato effettivamente sono un lago di sudore. A Tengboche alloggiamo su un rifugio che si appoggia su un panorama stupendo il Lothse, lì ha sede un antico monastero buddista in cui nel pomeriggio partecipiamo alla celebrazione, esco prima perché l'odore di piedi di trekker, visto che non si possono portare le scarpe è nauseabondo. Notte a Tengboche.
Nota sul cibo: per tutto il trekking mangeremo solo tre tipi di pasto. Dalbat il piatto tradizionale già descritto, Momo ravioloni di verdure e formaggio, Nuddlet spaghetti alle verdure. Tutti piatti ricchi di vegetali ma senza carne. Preferisco sempre il Dalbat più abbondante e mangiato da portatori e guide

23/04/2019 Dingboche 4900 m s.l.m
Sveglia sempre sul presto e partenza per Dingboche. Il percorso è veramente magnifico e l’Himalaya ci regala un arcobaleno circolare sopra l’Ama Dablam il Cervino degli Himalaya è inoltre arricchito di Stupe e preghiere:, dei fazzoletti colorati appesi a fili. Dingboche è un villaggio a 4410 m molto spoglio ma il rifugio è confortevole e riscaldato da una stufa a cacca di Yak, l'atmosfera rimane quindi calda e piacevole. Comincio a monitorare il mio stato di salute la quota si fa importante: sto bene i rifugi puliti e caldi aiutano e le notti passano tra tremila sogni ed in questi stati di dormiveglia che una voce mi suggerisce che la vita è la finestra, che l'oscurità ti regala, per vedere e sentire il tutto di cui hai fatto sempre parte. Il tempo rimasto soleggiato con brevi pioggerelline notturne ora dà neve, chiudiamo la giornata al rifugio mentre fuori scende la neve.

24/04/2019 Acclimatamento a Dingboche 4410 m s.l.m
 La giornata è di Acclimatamento quindi significa che saliremo fino ad arrivare a 5000 m s.l.m e scenderemo per abituare il corpo alla quota.  Partiamo sul presto e arriviamo sul monte che sovrasta Dingboche, da cui vediamo il Lothse uno degli 8 ottomila Nepalesi. Pranzo molto leggero con maccheroni al formaggio, decisamente poco gradevoli ma la fame comanda sul palato. Pomeriggio di riposo. A cena arriva un'altra spedizione di Italiani, il rumore purtroppo aleggia sulla sala. Distrattamente seguo la serata scaldando i piedi sulla stufa allo yak, un bussolotto di acciaio in cui una signora grassoccia con cadenza regolare butta tondini di escrementi di yak. Il combustibile è fatto di dischetti marroni e il calore che emana perdona la fonte.

25/04/2019 Lobuche 5030m s.l.m
La giornata è stata dura e la descrizione si fa scarna. Sveglia alle 6:30 e percorso fra Dingboche e Lobuche, ricordo poco tranne che la vegetazione sparisce e il paesaggio diventa lunare, sassi, polvere neve e rocce.Nel percorso fatto arriviamo anche all’Everest Memorial una piccola pianura dove sono erette pire di sassi a memoria di chi tentando la sorte è morto, trovo quello dedicato a Scott Fischer non posso far altro che aggiungere un sasso.
Dopo pranzo ci spingiamo fino alla piramide del CNR, che purtroppo dalla madre patria è stata abbandonata. I 5000 m si sentono e camminare diventa più difficile. La notte la passiamo al rifugio ma già inizia l'insonnia da alta quota.

26/04/2019 Lobuche 5030 m s.l.m a Gorak Shep 5160 m s.l.m l'ultimo villaggio è campo Base Everest.
Vi anticipo che da qui il racconto si fa più scarno le giornate sono più dure ed aumenta il dono della sintesi e crolla la precisione.
Fatto di buon passo il percorso fra Lobuche e Gorak Shep, dopo una veloce sosta senza fare pranzo si forza il passo verso il campo base Everest. Si costeggia i bordi di una morena  (del ghiacciaio del Kumbo) e alla fine vi si entra ed è lì a 5340 m s.l.m che sono installate le tende del campo base Everest, puntini gialli sommersi da un imperante bianco, ghiaccio sotto la roccia e neve. Bello e terribile quale grande impresa aspetta chi tenta la vetta, già da qui le spaccature del ghiacciaio sono immense e quasi 4500 m più sú aspetta la vetta. L'arrivo è tranquillo ma a ritorno mi sento affaticato. Arrivato al rifugio In camera fa troppo freddo per riposare mi sposto nella sala comune dove mangio una minestra di spaghetti e verdure, la giornata è finita.

27/04/2019 notte a Gorak Shep 5100 m s.l.m salita al Kala Patthar 5500 m s.l.m discesa a Panboche 4000 m s.l.m
La notte passa insonne e leggeri dolori al petto mi tengono sveglio: a 5100 m s.l.m anche se sei stanco non dormi e pertanto si quintuplicano le attenzioni ai segnali che manda il tuo corpo un lieve dolore sintomo di nulla diventa duro da digerire. Sveglia alle 3:00 e inizio salita al Kalaphatar, inizio molto veloce ed infatti sono con il gruppo di testa ma superati i 5300 metri i passi diventano come macigni e sudo di fatica ogni centimetro che rubo alla montagna, mi rifiuto di farmi aiutare da Chiakra, che si era offerto di portarmi lo zaino e lentamente arrivò terzo alla vetta. Più che di fisico la salita è stata di testa, controllo del respiro, del passo e del battito. La vetta a cui arrivo all'alba, è uno sperone di roccia da cui all'alba si ammira la vetta dell'Everest. Scendo veloce, ho un po’ di mal di testa e incontro nella discesa il secondo gruppo che stava salendo. Fatto Kala Patthar punto di incontro Gorak Sheep dà lì ripartono I gruppi per la discesa, nello scendere vicino all’Everest Memorial decido di non proseguire per i laghi di Gokyo il chola pass un 5400 m s.l.m mi impensierisce e il male al petto della notte mi ha riempito la testa di dubbi;sarei riuscito ma al prezzo di 3 giorni di sofferenza e non ne ho voglia. Proseguiamo quindi la discesa, cambiando leggermente percorso entriamo in un valle ventosa dominata dall’Ama Dablam, in confronto tutte le montagne fino ad ora viste sembrano che minuscole e l'Ama con la sua bellezza domina tutto. Forziamo il passo non senza fatica per arrivare a Panboche sotto i 4000 m s.l.m sono contento anche se la fatica è molta, scendere sotto i 4000 m s.l.m significa tornare finalmente a dormire. Il rifugio è bello il ricordo più impresso è di una donna della dimensione di una nana che governava la casa con autorità e di un nonno che coccola  la nipote, quella dolcezza che vedi in tutti nonni del mondo, i gestori del locale; dal locale refettorio parte un lungo corridoio che collega il tutto a stanze e bagno . Uno sfogo allergico prende la mia mano destra che si chiazza di bolle gonfie e rosse.

28/04/2019 da Panboche 4000 m s.l.m a Paese sotto Namche, con rifugio accanto al fiume.
La discesa anche oggi è veloce e quindi il ricordo incerto, piacevole è la conversazione con Paolo, medico ma con una visione non comune ben ragionata sul concetto di energia e medicina, a ragione ricorda che il nostro occhio non vede tutte le lunghezze d’onda e il nostro orecchio non percepisce tutte le frequenze siamo parzialmente ciechi e sordi. La caverna di Platone, in fondo siamo sempre lì. La giornata passe veloce e ci fermiamo sotto l'ingresso del parco di Sagamartha per uscirne il giorno successivo. Siamo in un rifugio accanto al fiume ed è un posto veramente piacevole e pulito.

29/04/2019 discesa a Lukla a 2800 m s.l.m
Discesa da Panboche a Lukla con condizioni finali di pioggia. Notte a Lukla con festa per la fine del trekking. Lukla rimane piacevole ma l'ospitalità dei locandieri mediocre sul presto ci mandano a dormire. La città ha anche due pub uno scozzese e uno Irlandese ma sono due buchi meglio le tante pasticcerie.

30/04/2019 Lukla-Bhatkapur-Kathmandu
Andiamo  sul presto a prendere l'aereo della Sita Air, ma essendocene uno guasto non partiamo prima delle 11:00 il decollo è da brividi l'aereo si alza in volo solo 10 metri prima della fine della pista. Da lì 4-5 ore di pulmino e siamo a Bhatkpaur antica città regale prima di Kathmandu;colori, odori, sapori e polveri tipo Katmandu ma una bellezza di decori in legno e stucchi incomparabile. Passiamo poi la notte a Thamel, il quartiere occidentale a Kathmandu.
Fine trekking

01/05/2019 Kathmandu-Chitwan
Partiamo sul presto per Chitwan, sono 6 ore di pulmino per Chitwan. Mangiamo a buffet sul lodge e facciamo una prima escursione dove vediamo il nostro primo rinoceronte. Chitwan è la giungla Nepalese, siamo passati dai - 10°c ai 40°c all'ombra 3 di fatto di giorno non si respira.

02/05/2019 Safari a Chitwan
La mattina parte In canoa sul fiume in mezzo alla giungla, le canoe sono fatte di un unico tronco di albero e nella mia entra l'acqua. Osserviamo scivolando in silenzio, la fauna che la prima mattina si affaccia al fiume: uccelli dal variopinto piumaggio e coccodrilli. Pranzo a rientro nel lodge con Dalbat e nel pomeriggio Safari con jeep. Saliamo su un vecchio Mahindra con il cassone modificato a modo di spalto a cui si appoggiano sei persone. Attraversiamo la giungla e i suoi vari tipi di flora, principalmente una pianta tipo canna e grandi alberi. Nel sentiero un rinoceronte Nepalese (con un corno solo rispetto all’Africano) ci attraversa la strada; sinceramente parlando non sembra l'animale veloce e aggressivo di cui ci avevano favoleggiato. Prima del rientro visitiamo l'allevamento di ripopolamento dei coccodrilli, non capisco perché non farli estinguere sono milioni di anni che fanno solo un mestiere tenere la bocca aperta finché qualche sventurato non ci casca dentro. La giornata finisce dopo cena con uno spettacolo di danze folkloristiche c’è molto tamburo ed effettivamente apprezziamo in pochi.

03/05/2019 Viaggio Chitwan- Kathmandu: tempio di Shiva, Tempio delle Scimmie
Viaggio da Chitwan a Kathmandu, dalle 4 alle 6 ore dipende dal traffico. La guida Nepalese, anche se regolata da un codice della strada è per un occidentale difficile da comprendere;intanto è sulla sinistra, poi per gli incroci la metafora più valida che ho sentito è come la clessidra quando inverti il senso dello scorrere della sabbia, in un ordine caotico ogni granello di sabbia trova la sua via. Fortunatamente i Nepalesi sembrano vivere bene questo stato di traffico e fra un colpo di clacson e una sfida all'ultimo sangue per l'ultimo posto in fila, tirano avanti. Arrivati a Kathmandu visitiamo il Tempio buddhista-Induista delle scimmie chiamato così per l'animale che lo popola; il tempio è un misto induista buddhista,pagode e stupe convivono insieme e domina la vista di Kathmandu. La nostra guida Raja ci racconta che quello che vediamo dall’altura era una volta una distesa di risaie di cui rimane un caotico agglomerato di cemento nato dal fatto che la città era un porto sicuro nella guerra civile tra maoisti e non.  Passiamo poi al tempio di Shiva dove avvengono le cremazioni per rito Induista. Shiva è il Dio della morte, la sua figura calma è adombrata dalle molte braccia. Shiva soprassiede la reincarnazione che avviene dopo aver lavato il corpo e bruciato nei suoi pressi, il corpo del defunto nel fiume sacro. Il fiume sacro proveniente direttamente dagli Himalaya è un rigagnolo marrone, pieno di rifiuti. La reincarnazione deve passare per un momento sacro ma sinceramente molto poco umano o pulito. Il corpo viene quindi lavato, e bruciato su una pira sulle sponde del fiume, un parente di solito il figlio maggiore deve soprassedere tutto il rito, a fine cremazione ceneri, legno, resti vengono lanciati nel fiume con una canna da un uomo sporco e in canottiera; poco più giù nello stesso fiume un uomo si lava I piedi. L'odore è nauseabondo e nonostante sia dall'altra parte del fiume non vedo l'ora di allontanarmi, è un odore di morte che rimane addosso, portato dal fumo si appiccica a tutto. Shiva ha qui il suo trionfo e la reincarnazione passa per un fiume di dubbia bellezza. Ultimo dettaglio la velocità con cui il corpo brucia è inversamente proporzionale al bene fatto se sei stato una cattiva persona, le fiamme strazzieranno il tuo corpo più a lungo. Non esiste per gli Induisti l'inferno, ma certo che il momento di passaggio in un altro corpo gli assomiglia.

04/05/2019 Kathmandu
Palazzo reale di Kathmandu 1200-1400 d.c bello ma non immenso il re che lo ha costruito è raffigurato su una colonna che guarda la sua stanza, Raja ci dice che ancora oggi gli portano cibo come offerta. Passiamo poi al Tempio induista d'oro come dice la parola è un trionfo di stucchi d'oro non so se vedere l’Induismo come ricco o semplicemente pesante, siamo veramente lontani dal romanico e successivo gotico che al tempo impera in Europa. Ultimo simulacro religioso della giornata la  Stupa di Budhanath la più grande di tutto il Nepal, bella per la piazza circolare che la circonda. La guida ci dice che sotto ogni Stupa è sepolto un grande Monaco Buddhista, nel caso fu un santo immenso. Pranziamo su un ristorante vista Stupa-Piazza. Nel pomeriggio giro al mercato di Kathmandu un insieme di odori, colori e polvere. Il mercato è per la maggior parte pedonale ma vi è un continuo passaggio di moto e scooter che vi chiederanno, suonando il clacson, la via. La sera ci salutiamo col mio compagno di camera Gianmarco, birra sul portico del lodge nel quartiere di Tamel, enclave turistica di Kathmandu, ci si racconta della vita e su come gira il mondo. Cena Indiana con al Third Eye con kebab molto spezzato ogni tanto qualche blackout interrompe la serata, Kathmandu, ricca di luci, ritorna in una oscurità chiassosa.

05/05/2019 Kathmandu
Giornata di ozio a Kathmandu, faccio un giro per Tamel, la mattina alle 9 praticamente è tutto chiuso. Tamel è un'isola di asfalto appena esci dal perimetro 6-7 vie, ritorni nella polvere di Kathmandu. Le strade a Kathmandu sono parzialmente asfaltate e questo genera una continua nuvola di polvere che sovrasta ogni cosa, il clima caldo e asciutto del periodo 25-27°C non aiuta, solo qualche giornata di pioggia l’aria torna respirabile pagando lo scotto di una continua fanghiglia ad ogni passo. Trovo in Tamel una bakery “Katmandu Burger”, non si sa il perché ma in Nepal domina la pasticceria Tedesca ed è quindi tutto un fiorire di torte multistrato con panna e dolci simili a Sacher, comunque apprezzo e condisco con Coca Cola una certezza mondiale. Nel mangiare vengo solo disturbato dall’abitudine asiatica dal vigoroso espettorare Nepalese, abitudine fastidiosa che si sta insinuando anche da noi in occidente. Nella mattinata arrivo al giardino dei sogni, giardino di stile e con architetture neo classiche piccola perla di verde ben curato dentro Kathmandu. Finisco la mattina a Piazza Durbar anticipata dal più grande Tempio Indù fino ad oggi visto il Taleju Temple, la costruzione è imponente e mi catturano le figure poste ad architrave sotto i tetti spioventi Dei antropomorfe dalle mille braccia indecisi fra sguardo minaccioso e sornione. Finita la visita torno in Tamel rimango nel quartiere turistico. Qui finisce il mio viaggio in Nepal troppo lungo per avere la nostalgia di andarmene, troppo breve per capire qualcosa di questo immenso mosaico di gente, dei, paesaggi e colori che è il Nepal.
06/05/2019 ritorno a casa
Spenderò due parole sul ritorno solo per le ansie inutili che mi ha procurato. Arrivo all'aeroporto di Katmandu alle 6:40 inizio una lunga trapela fra i banchi dei check in cui vengo rimbalzato dai vari addetti dal B15, al B5, dal B5 al B6, dal B6 al B5 dura più o meno fino alle 9:30 finché al mio sguardo disperato per l'ennesimo cambio banco mi danno almeno il biglietto per Istanbul, il ritorno a Fiumicino me lo gioco lì. L'aeroporto ha 5 gate di numero, pochi servizi e pochi schermi, per entrare hai bisogno di 3 timbri corrispondenti a 3 livelli di controllo fatti ognuno con il suo verificatore finale.  Alla fine però anche l'aeroporto più caotico mai visto riesce a farmi partire. L'aereo previsto alle 9:20 parte alle 12:30 ma una volta a Instanbul ho il biglietto nella stessa giornata per Roma.