domenica 29 settembre 2013

McKinsey, la scuola di Passera, Profumo e Scaroni che ha influenzato il capitalismo mondiale di Alberto Mucci dal Fatto Quotidiano

In un articolo su Rolling Stone diventato ormai un classico del giornalismo, Matt Taibbi ha descritto la banca d’investimento americana Goldman Sachs come un calamaro vampiro avvolto sulla faccia dell’umanità che affonda i suoi tentacoli in tutto quello che odora di soldi. Se Taibbi leggesse The Firm, il nuovo libro del giornalista americano Duff McDonald su McKinsey, la più grande e influente società di consulenza al mondo, forse la descriverebbe allo stesso modo.
Per capire l’influenza del colosso con base a New York, in America come sul resto del mondo, basta guardare ai curriculum di alcuni dei nostri più importanti dirigenti. McKinsey è stata la palestra di Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di Unicredit e attuale presidente del Monte dei Paschi di Siena, Corrado Passera, ex amministratore delegato di Banca Intesa ed ex ministro dello Sviluppo Economico del governo Monti, Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, Roberto Nicastro, attuale direttore generale di Unicredit e Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello dell’Istituto per le Opere Religione (Ior).  
“McKinsey e’ stata semplicemente la protagonista più influente delle più importanti trasformazioni del capitalismo degli ultimi cento anni. Qualsiasi problema le società dovessero affrontare McKinsey era pronta con una soluzione”, sintetizza in una conversazione con ilfattoquotidiano.it McDonald. Dal ruolo centrale avuto nel perorare la virtù dell’efficienza all’interno delle aziende negli anni ’20, all’idea del gigantismo aziendale negli anni ’40 (il periodo del passaggio dalle piccole medie imprese ai colossi tramite il diffondersi di operazioni di fusioni e acquisizioni), all’attenzione almarketing negli anni ‘50, alle ristrutturazioni aziendali come strumento per la creazione di valore negli anni ‘70, all’abbraccio dell’Information Technology (IT) negli ‘80, alla spinta globalizzatricedegli anni ‘90, McKinesy e’ sempre stata lì: nel bene e nel male. 
Il libro, ben scritto, informato e che ha fatto molto parlare di sé sui media attenti al mondo dell’economia e della finanza, illustra diversi episodi importanti per capire l’ethos di una delle aziende più rispettate a Wall Street così come nella City londinese. Per esempio, secondo The Firm è stato proprio il piano strategico aziendale proposto dalla società di consulenza di New York a trasformare quella che a inizio anni Ottanta era soltanto un medio istituto di credito come la North Carolina National Bank nel più grosso istituto di credito d’oltre Atlantico grazie all’acquisizione diBank of America nel 1998. Se non fosse stato per McKinsey, conferma nel libro Hugh McColl, allora Ceo dell’istituto di credito, non saremmo il colosso che siamo oggi.
Ma anche le storie di insuccesso non mancano. Tra le tante spicca quella del gigante energetico americano Enron, prima del crack di Lehman Brothers del 2008, tra i maggiori fallimenti della storia americana. Jeff Skilling, al tempo Ceo dell’azienda, ora in prigione, durante il suo mandato implementa a pieno la filosofia McKinsey: enfatizza l’importanza della visione strategica  sopra la capacità di esecuzione, adotta un sistema di rotazione esasperato del personale per cui i dipendenti vengono cambiati con estrema frequenza, esaspera ancora prima di Wall Street (ma con la sua collaborazione) il concetto di leva finanziaria attraverso la costituzione di una miriade di scatole societarie costituite con il solo obiettivo di finanziarsi senza dover riconoscere il debito sui propri bilanci. La conseguenza? Una storia di potere e avidità finita in bancarotta fraudolenta e diventata addirittura un musical di successo. Ma non è tutto. Senza titubanze McDonald racconta che alla base del crescente e inaccettabile divario tra il salario dei Ceo di oggi e quello dei lavoratori medi (in America questo rapporto è ntorno a 345 a 1) c’è proprio la società di consulenza con base a New York.
Nel 1951 General Motors (GM), colosso automobilistico di Detroit, ingaggiò Arch Patton, tra i più famosi consulenti di McKinsey, per produrre una mappatura del cambiamento salariale avvenuto nel decennio precedete. Patton trovò che dal 1939 al 1950 la retribuzione del lavoratore dipendente medio era quasi raddoppiata mentre quello dei dirigenti era aumentato ‘soltanto’ del 35 per cento. L’Harvard Business Review pubblicò i risultati dell’analisi che in poco tempo arrivarono tra le mani dei dirigenti di tutte le maggiori aziende USA. Si fa spesso il nome di Goldman quando si parla degli “eccessi del capitalismo”, ma chi è critico verso un sistema che privilegia troppo la finanza,  l’efficienza e in ultima analisi l’avidità rispetto a eguaglianza e solidarietà dovrebbe forse leggere The Firm e farsi un’idea di come lavora McKinsey.
Le persone che si prendono troppo sul serio non mi garbano; perché quasi sempre sono quelle che fanno più danni. La gente che non sa ridere di se stessa, è quella soggetta alla schiavitù più misera; una forma di cui non sono coscienti e di cui non si potranno liberare.

Preoccupato...

Come posso non essere preoccupato per le sorti del paese. Ieri Letta, che rappresenta tutti gli italiani ha detto al mondo intero che l'Italia è solida e un paese affidabile. Oggi cade per le dimissioni dei propri ministri. Il paese é allo sbando piú totale. Per i capricci di Silvio Berlusconi. Il futuro é un movimento assolutista o sei con loro o sei contro di loro, che vuole fare il padrone assoluto in un paese che ha mille anime che un blog non potrá mai rappresentare; non vuole compromessi quando il compromesso è il motivo per cui nasce la politica e la democrazia. Sono amareggiato, sono deluso come Italiano e sfiduciato come cittadino. Si ama la patria e per lei si farebbe di tutto, ma ormai è totalmente preda di interessi personali e protagonismi individuali di egoismi che portano solo allo sfaldamento di qualsiasi societá civile.

giovedì 26 settembre 2013

Dio

Dio è un dilemma che affronterò dopo morto...

Milano


Gatsby credeva nella luce verde

..."...Gatsby, credeva nella luce verde, nel futuro orgastico, che anno dopo anno si ritira davanti a noi, ieri c'è sfuggito, ma non importa.Domani correremo più forte, allungheremo di più le braccia e un bel mattino..."...Il grande Gatsby

martedì 24 settembre 2013

Telecom...

Stiamo svendendo il tessuto industriale italiano...senza nessuna idea di cosa faremo dopo.

Resilienza

A me garbano le persone resilienti; non i vincitori. Quelli che cadono, sbagliano, si fanno male e nella più completa indifferenza, si scrollano la polvere di dosso e ricominciano con più forza e impegno. Serve il coraggio e la fatica, due cose che non si ereditano e non sono doni di natura; due cose che nascono solo dal carattere.

I poeti e l'infinito....

Per me i poeti, perdono troppo tempo a contemplare l'infinito, invece di alzarsi e andare a prenderlo. Non importa se irraggiungibile; non è la meta che fa il viaggio è lo stile che hai nel percorso quello che conta. Noi vogliamo apparire, brillanti, veloci, instancabili, ma soprattutto resilienti; qualsiasi botta prendiamo siamo sempre lì, sempre pronti a rialzarsi a ricominciare se necessario da capo. Non c'è uno scopo, o un fine superiore; vogliamo solo dimostrare che l'orizzonte non ci schiaccia e che nonostante la nostra futura, sicura, sconfitta siamo noi che andiamo da lui. L'infinito non ci affascina, non ci fa paura; va solo raggiunto.

lunedì 23 settembre 2013

Città Reale


Lago di Campo Tosto


Amatrice


Gubbio



Bocca Seriola e Indiana


mercoledì 11 settembre 2013

Sante Caserio

Sante Caserio per vendicare la condanna a morte di Auguste Vaillant, uccise il presidente Francese Sadi Carnot; colpevole di non aver dato la grazia a Auguste. Vaillant aveva piazzato una bomba nella camera dei deputati francese, senza uccidere nessuno. Fu condannato a morte solo perchè anarchico. « La patria non esiste per noi poveri operai. La patria per noi è il mondo intero... voi siete i rappresentanti della società borghese, Signori giurati; se voi volete la mia testa, prendetevela; ma non crediate con questo di arrestare la propaganda anarchica.» Caserio, quando pronuncio queste parole, di fronte alla corte che lo condannò a morte, aveva 21 anni.
..."...e i tuoi vent'anni, una feral mattina, gettasti al mondo, da la ghigliottina Al mondo vil la tua grande alma pia, alto gridando , viva l'anarchia. .."...

martedì 10 settembre 2013

Non amo né regole, né leggi, sono sinceramente convinto che sono causate dell'imperfezione della natura umana; un essere ragionevole non ha bisogno di regole che ne limitino il comportamento. Detto questo, però sono altrettanto convinto che servano per regolare i rapporti umani; deboli, fragili e quindi da strutturare con forza per non essere preda di umori primordiali. In questo contesto ho un sacro rispetto delle regole. Sono un male necessario.

domenica 8 settembre 2013

Il grande fratello non ci osserva. Il grande fratello canta e balla

"Il grande fratello non ci osserva. Il grande fratello canta e balla. Tira fuori conigli dal cappello . Il gande fratello si dà da fare per tenere viva la tua attenzione in ogni singolo istante di veglia. Fa in modo che tu possa sempre distrarti. Fa in modo che la tua immaginazione avvizzisca. Finché non diventa utile quanto la tua appendice. Fa in modo di colmare la tua attenzione sempre e comunque. Questo significa lascarsi imboccare, ed è peggio che lasciarsi spiare.
Nessuno deve più preoccuparsi di saper cosa gli passa per la testa, visto che a riempirtela sempre ed in continuazione ci pensa il mondo." Ninna Nanna,Palahniuk

L'irreparabile fuga del tempo....Il Deserti dei Tartari di Dino Buzzati

Disteso sul lettuccio, fuori dall'alone del lume a petrolio, mentre fantasticava sulla propria vita, Giovanni Drogo invece fu preso improvvisamente dal sonno. E intanto, proprio quella notte- oh, se l'avesse saputo, forse non avrebbe avuto voglia di dormire- cominciava per lui l'irreparabile fuga del tempo.  Fino allora egli era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli  anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c'è  proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme di dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare. Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l'orizzonte con sorrisi di intesa, così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la viglia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo.
 Ancora molto? No, basta attraversare quel fiume laggiù in fondo, oltrepassare quelle verdi colline. O non si è per caso già arrivati? Non sono forse questi alberi, questi prati, questa bianca casa quello che cercavamo? Per qualche istante si ha l'impressione di sì e ci si vorrebbe fermare. Poi si sente dire che il meglio è più avanti e si riprende senza affanno la strada.
 Così si continua il cammino in un attesa fiduciosa e le giorante sono lunghe e tranquille, il sole risplende alto nel cielo e sembra non abbia mai voglia di calare al tramonto.
 Ma a un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualcosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa tempo  a fissarlo che già precipita verso il confine dell'orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l'una sull'altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire.
 Chiudono ad un certo punto alle nostre spalle un pesante cancello, lo riserrano con velocità fulminea e non si fa in tempo a tornare. Ma Giovanni Dorgo in quel momento dormiva ignavo nel sonno come fanno i bambini.
 Passeranno dei giorni prima che Drogo capisca ciò che è successo.  Sarà allora come un risveglio. Si guarderà attorno incredulo; poi sentirà un trepistio di passi sopraggiungeti alle spalle, vedrà la gente, risvegliatasi prima di lui, che corre affannosa e lo sorpassa per arrivare in anticipo. Sentirà il battito del tempo scandire avidamente la vita. Non più alle finestre si affacceranno ridenti figure, ma volti immobili e indifferenti. E se lui domanderà quanta strada rimane, loro faranno sì ancora cenno all'orizzonte, ma senza alcuna bontà o letizia. Intanto i compagni si perderanno di vista, qualcuno rimane indietro sfinito, un altro è fuggito innanzi, oramai non è più che un minuscolo punto all'orizzonte. 
  Dietro quel fiume-dirà la gente- ancora dieci chilometri e sarai arrivato. Invece non è mai finita, le giornate si fanno sempre più brevi, i compagni di viaggio sempre più radi, alle finestre stanno apatiche figure pallide che scuotono il capo.
 Fino a che Drogo rimarrà completamente solo e all'orizzonte ecco la striscia di uno smisurato mare immobile colore di piombo. Ormai sarà stanco, le case lungo la via avranno quasti tutte le finestre chiuse e le rare persone visibili gli risponderanno con un gesto sconsolato: il buono era indietro e lui ci è passato avanti senza sapere. Oh, è troppo tardi ormai per ritornare, dietro a lui si amplia il rombo della moltitudine che lo segue, sospinta dalla stessa illusione, ma ancora invisibile sulla bianca strada deserta.
  Giovanni Drogo adesso dorme nell'interno della terza ridotta. Per le ultime volte vengono a lui nella notte le dolci immagini di un mondo completamente felice. Guai se potesse vedere se stesso, come sarà un giorno, là dove la strada finisce, fermo sulla riva del mare di piombo, sotto un cielo grigio  e uniforme e intorno né una casa né un uomo né un albero, neanche un filo d'erba, tutto così da immemorabile tempo.