martedì 4 marzo 2014

Angelo del Boca “Italiani, brava gente?”

Angelo del Boca “Italiani, brava gente?”

Saggio STORICO

CAP.1 FARE GLI ITALIANI

Gli italiani, nel loro insieme, non hanno mai goduto, negli ultimi tre secoli, di molta reputazione. Non c’era viaggiatore straniero che percorresse, per diletto o affari la penisola, che non esprimesse, in diari o lettere ai congiunti, giudizi sugli italiani tutt’altro che lusinghieri. Ma anche gli osservatori nostrani, appartenenti alle classi colte, non erano da meno nel rilevare vizi e difetti dei loro concittadini. Si passava da valutazioni argute a sentenze senza appello. Da osservazioni ironiche a congetture pseudoscientifiche. Non mancavano infine, i casi di autoflagellazione. Per fare qualche esempio, gli italiani erano definiti, tout court, pigri, scansafatiche, indifferenti. E inoltre ignoranti, creduloni, baciapile, papisti. E ancora: inaffidabili, voltagabbana, servili, imbelli. E anche insensibili a tutti gli ammonimenti, a tutti gli insulti, persino alle pedate. E si potrebbe continuare. Pag 11

Montesquie Rincarava la dose: Una pubblica simonia regna oggi a Roma. Non si è mai visto, nel governo della chiesa, regnare il delitto così apertamente. Uomini vili sono preposti da ogni parte alle cariche. Ed il papato, da parte sua, non si cura affatto di ciò che può accadere. Da come vanno le cose, è impossibile che sia eletto papa un uomo di merito. Pag17

Per Leopardi del suo tempo erano crudeli, insensibili, indifferenti, incapaci di veri costumi. “Le classi superiori d’Italia” precisava “ sono le più ciniche di tutte le loro pari nelle altre nazioni . Il popolaccio italiano è il più cinico dei popolacci. Inoltre “ in fatto di scienze filosofica e cognizione matura e profonda dell’uomo e del mondo “ l’Italia era “ incomparibilmente inferiore alla Francia, all’Inghilterra, alla Germania”. Ma c’era di peggio: la vita degli italiani era “senza prospettive di miglior sorte futura, senza occupazione, senza scopo, e ristretta solo al presente”. L’italia infine, non conosceva altre manifestazioni di vita collettiva all’infuori del passeggio, della messa e delle feste sacre e profane. Pag 24

Mussolini, come è noto , non teneva in grande considerazione la massa. Nella celebre intervista nel 1932 concessa a Emil Ludwig non esitava a sostenere: “ la massa per me non è altro che un gregge di pecore, finchè non  è organizzata. Non sono affatto contro di essa, soltanto nego  che essa possa governarsi da sé. Ma se la si conduce, bisogna reggerla con due redini: entusiasmo e interesse”. Nessuna stima, dunque, per la massa informe. Pag42

Il giudizio di Mussolini sugli italiani, dunque era severissimo, senza appello. Alla vigilia della guerra, perfettamente informato sullo spirito pacifista della propria gente dichiarava :” la razza italiana è una razza di pecore, non bastano diciotto anni, per trasformarla, ce ne vogliono 180 o forse 180 secoli”.  Pag 45

Giustamente fa osservare Fabrizio Battistelli che “ più dell’innata incapacità militare degli italiani, gli insuccessi bellici appaiono determinati dalla inettitudine delle classi dirigenti”.

Ancora oggi a centoquarantacinque anni dall’unità del paese, questa è messa in pericolo da manovre secessioniste e da grottesche invenzioni come la Padania. Ancora oggi ci sembra di attualità il giudizio espresso nel 1894 da un piemontese a Bazin :” noi siamo un paese troppo lungo, signore. Giammai la testa e la coda si toccheranno. E se li si forza, la testa morderà la coda” pag46

Il mito degli “italiani brava gente” è , come abbiamo già detto , una leggenda intramontabile. Per fare un esempio l’Italia ha inviato in Iraq nel 2003 un corpo di spedizione denominato Antica Babilonia, modestamente armato e con scarsa conoscenza della situazione.
Ma i promotori dell’impresa  facevano assegnamento sul fatto che tanto gli alleati quanto gli avversari avrebbero riconosciuto al soldato italiano lo status di privilegiato del “buono italiano”. E quando, invece, i guerriglieri di Abu Omar al-Kurdi mettevano a segno a Nassiriya un violentissimo attacco contro il contingente italiano, che causava 21 morti, l’episodio suscitava più sorpresa che disapprovazione, come se  i guerriglieri di al-Kurdi avessero infranto in patto non scritto ma sottointeso.
Dietro questo paravento protettivo di ostentato e falso buonismo, si sono consumati, negli ultimi centocinquant’anni, in  Italia e nelle colonie, i peggiori crimini. Si pensi ai 100.000 libici uccisi tra il 1911 e il 1932 in aspri combattimenti o nell’inferno dei  campi di concentramento. Ai tre giorni di sangue ad Adis Abeba dopo l’attentato a Graziani nel febbraio 1937. Ai 2000 preti e diaconi assassinati nella città conventuale di Debrà Libanòs, per il semplice sospetto che fossero implicati nella congiura contro Graziani. Alle bonifiche praticate nei  Balcani. Nei prossimi capitoli esamineremo gli episodi più crudeli, cominciando con la guerra al brigantaggio, il peggior esordio che l’Italia appena unificata potesse attendersi.  Pag49

CAP.2  GUERRA Al BRIGANTAGGIO

Per reprimere questi moti, che ponevano in grosse difficoltà il governo di Torino, già sconvolto per la repentina morte di Cavour, veniva sostituito il comandante del 6°corpo d’armata il generale Giovanni Durando, con il generale Enrico Cialdini, il conquistatore di Gaeta e forse il militare più famoso dell’esercito piemontese. Subito dopo il cambio, i soldati impiegati nel sud salivano da 15000 a 50000 , e più tardi nel 1863, a 116000 pag57

Tre mesi dopo le stragi, il deputato della sinistra Giuseppe Ferrari raggiungeva, dopo un viaggio particolarmente difficoltoso, la località di Pontelandolfo. Di questo grosso paese di seimila abitanti, erano rimaste in piedi tre case. Pag62

Non crediamo infatti che Stanislao  Mancini, pronunciando alla camera, il 27 gennaio 1866, quella terribile minaccia:” Non mi costringete a fare delle rivelazioni, di cui l’Europa dovrebbe inorridire” , volesse soltanto coprire le stragi di POntelandolfo e Casalduni o il lager di Fenestrelle. Pag 68

CAP.3 L L’INFERNO DI NOCRA

Chi erano gli sventurati ospiti di Nocra? All’inizio soltanto criminali comuni. Poi dal 1889, anche politici, ossia i capi e gregari di tribù che non accettavano la dominazione italiana, ma anche spie o presunte tali, collaboratori infedeli, agitatori,, maghi e indovini che predicavano la fine della presenza degli italiani. Nel 1892, con Oreste Baratieri governatore militare e civile della colonia, il carcere di Nocra raggiunse con un migliaio di detenuti il massimo della capienza. Pag81

CAP 4. IN CINA CONTRO I BOXER

Inutilmente nella tornata del 6 luglio, il deputato repubblicano Napoleone Colajanni, ben noto per la sua dirittura morale e per aver denunciato lo scandalo della Banca Romana, si era rivolto ai banchi del governo con frasi provocatorie “Che direste voi, se uno straniero domani esclamasse: “ Mi piace il porto di Messina” e se lo prendesse? E poi facesse altrettanto con Napoli? Gli europei hanno operato così in Cina!”

CAP5. SCIARA  SCIARAT- STRAGI E DEPORTAZIONI

 Da allora come vedremo, le forche fiorirono ovunque in Libia, come gramigne inestirpabili, e suggeriranno a  Scalarini quei tremendi disegni satirici che inchiodavano Giolitti e compagni alle loro responsabilità. Tuttavia il peggio doveva ancora venire. Non erano bastati i 4000 morti nella caccia all’arabo traditore per le vie di Tripoli. Non erano bastate le impiccagioni collettive nella piazza del pane…pag114

Così finiva nel sangue e nella vergogna il primo tentativo di occupare la Libia. Era durato quattro anni. Per raggiungere l’occupazione integrale della quarta sponda sarebbero occorsi altri 17 anni e l’annientamento in combattimento e nei campi di sterminio, di un ottavo della popolazione libica. Pag123

CAP6. LE COLPE DI CADORNA

La verità è che il piano Cadorna era interamente sbagliato e averlo riproposto per 11 volte era semplicemente delittuoso. Pag138

Come ha lodevolmente rivelato Giovanna Procacci, la morte in massa dei soldati prigionieri fu provocata ed in larga parte voluta, dal governo italiano, e soprattutto dal comando supremo. Cosicché l’Italia trasformò il problema dei prigionieri di guerra, che tutti i governi belligeranti dovettero affrontate con urgenza, in un vero e proprio caso di sterminio collettivo.
Il rifiuto dello stato italiano di provvedere direttamente, come facevano gli altri paesi in guerra, all’invio di soccorsi (cibo e vestiario) ai soldati detenuti nei campi di concentramento austriaci, nasceva dal preciso intento di distogliere i soldati al fronte da ogni tentativo di resa. Pag141

CAP7.GLI SCHIAVI DELL’UEBI SCEBELI

Come ha osservato Mario Giovana, più che una guerra tradizionale si trattava di una riedizione coloniale delle spedizioni punitive dello squadrismo delle origini. In altre parole azioni terroristiche a sorpresa e, come sempre, dieci contro uno. Pag157

CAP8. SOLUCH COME AUSCHWITZ

Mentre il quadrumviro Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon ripuliva il nord della somalia dai ribelli e ingaggiava un pugno di squadristi per liquidare un santone ostile, ricompensandoli consentendo loro di praticare la più abbietta schiavitù, in Libia si consolidava la fama di un giovane colonnello, Rodolfo Graziani, destinato a diventare il più celebrato (e odiato) tra gli ufficiali coloniali.pag171

Cinque giorni dopo aver scritto questa lettera, che avrebbe provocato la deportazione di 100000 libici, Badoglio, si incontrava con Graziani e insieme concertavano le modalità per effettuare l’operazione, che non ha precedenti nella storia dell’Africa moderna. Badoglio e Graziani però non erano i soli responsabili di questa infamia. Il ministro delle colonie De Bono sollecitava da tempo tale misura estrema e non ci risulta che Mussolini abbia avuto qualche scrupolo nell’approvarla. pag183

L’ultimo insulto a Omar al-Mukhtar veniva compiuto in tempi recenti, con la proibizione di proiettare in Italia il film il leone del deserto.
Il lungo ostracismo contro il film di Akkad si inserisce in una più vasta e subdola campagna di mistificazione e di disinformazione, che tende a conservare alla nostra recente storia coloniale, una visione romantica, mitica, radiosa. Cioè falsa. Pag189

CAP.9 UNA PIOGGIA DI IPRITE
Ma questo Mussolini è ben noto in Africa , dovunque i suoi ordini hanno significato violenze e stermini: da Gebel cirenaico alle montagne lunari della Migiurtinia, dalle strade di Addis Abeba alla città conventuale di Debra Libanos. Se l’Africa avesse potuto pretendere una propria Norimberga, se avesse avuto tanta forza da poter istruire processi per i delitti di lesa Africa, questo Mussolini africano non si sarebbe salvato.pag200

E’ lui che concede il permesso di utilizzare le armi proibite dalla convenzione di Ginevra, i micidiali gas tossici. Pag201

A Mussolini non interessava tanto vincere la guerra quanto sterminare gli avversari, per questo si accaniva contro le popolazioni inermi consentendo che venissero ipritate e con esse il bestiame, i raccolti, i fiumi , i laghi. Pag206

CAP.10 DEBRA’ LIBANOS: UNA SOLUZIONE FINALE

Dopo aver esercitato la propria vendetta sulla nobiltà amhara, sugli esponenti di spicco dell’intellighenzia etiopica, sui cadetti della scuola militare di Oletta, sulla folla anonima e misrabile di indovini, cantastorie, stregoni ed eremiti, nell’ultima decade di maggio Graziani prendeva come bersaglio il clero cristiano-copto e , in modo particolare, la città conventuale di Debrà Libanòs.pag225

Poiché Graziani aveva assicurato al ministro delle colonie Lessona che “ le esecuzioni disposte in conseguenza del citato attentato saranno effettuate in luoghi isolati e che nessuno-ribadisco- nessuno può esserne testimone” pag227

Il degiac veniva in realtà decapitato, e la sua testa, infilzata su di una picca, veniva esposta nella piazza del mercato di Socotà e poi in quella di Quoram. Pag231

CAP.11 SLOVENIA UN TENTATIVO DI BONIFICA ETNICA

Anche se la presenza dell’Italia fascista nei Balcani ha superato di poco i due anni, i crimini commessi dalle truppe di occupazione sono stati sicuramente, per numero e ferocia, superiori a quelli consumati in Libia e in Etiopia. Anche perché, nei Balcani, a fare il lavoro sporco, non c’erano i battaglioni amhra-eritrei e gli eviratori  galla della banda di Mohamed Sultan. Nei balcani, il lavoro  sporco, lo hanno fatto interamente gli italiani, seguendo precise direttive dei più beni nomi del Gotha dell’esercito: i genrali Mario Roatta, Mario Robotti, Gastone Gambara, Taddeo Orlando, Alessandro Maccario, Vittorio Ruggero, Guido Cerruti, Carlo  Ghe…pag242

In altre paolre , più di 50000 Sloveni o persero la vita o subirono gravissime offese da parte delle truppe di occupazione , nell’arco di appena due anni pag243

Avendo assunto la deprecabile decisione di non consegnare a paesi stranieri gli italiani colpevoli di crimini di guerra, Roma rinunciava anche, salvo per un pugno di personaggi, a chiedere alla Germania la consegna dei nazisti che si erano macchiati in Italia, tra il 1943 ed il 1945 , di un numero infinito di stragi. Pag254

CAP.13 TUTTI RICCHI, TUTTI FELICI, TUTTI ANTICOMUNISTI

Anche se incompleto, il quadro che presentiamo dei crimini di guerra compiuti dagli italiani negli ultimi centocinquattr’anni ci sembra tuttavia sufficiente per poter formulare un severo giudizio di condanna. Ciò non vuol dire che gli italiani guidino la classifica delle imprese delittuose. Essi sono però alla pari- certamente secondi ai nazisti- degli altri popoli che, nello stesso periodo di tempo, hanno promosso campagna coloniali  e hanno preso parte agli ultimi conflitti mondiali. Gli italiani però , si differenziano nettamente dagli altri popoli per il continuo ricorso a uno strumento auto consolatorio, il mito degli italiani brava gente , che ha coperto, e continua a coprire tante infamie.pag306


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