domenica 18 agosto 2019

Brani Tratti dal Libro Sessanta Racconti di Dino Buzzati

«Discendere al secondo?» fece Giuseppe Corte, pallido come un morto. «Io dovrei così scendere al secondo?»
«Ma certo. E che cosa c’è di strano? Quando torniamo, fra quindici giorni, lei ritornerà in questa stanza. Non mi
pare che ci sia da spaventarsi.» Invece Giuseppe Corte – un misterioso istinto lo avvertiva – fu invaso da una
crudele paura.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 768
«Purtroppo però» aggiunse il medico «purtroppo il professor Dati proprio un’ora fa è partito per una breve
licenza, non tornerà che fra due giorni. Sono assolutamente desolato, ma i suoi ordini non possono essere
trasgrediti. Sarà lui il primo a rammaricarsene, glielo garantisco… un errore simile! Non capisco come possa
essere accaduto!»

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 772
risuonavano lenti e disperati per la stanza. Giunse così, per quell’esecrabile errore, all’ultima stazione. Nel
reparto dei moribondi lui, che in fondo, per la gravità del male, a giudizio anche dei medici più severi, aveva il
diritto di essere assegnato al sesto, se non al settimo piano! La situazione era talmente grottesca che in certi
istanti Giuseppe Corte sentiva quasi la voglia di sghignazzare senza ritegno.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 781
Uscita che fu l’infermiera, passò un quarto d’ora di completo silenzio. Sei piani, sei terribili muraglie, sia pure
per un errore formale, sovrastavano adesso Giuseppe Corte con implacabile peso. In quanti anni, sì, bisognava
pensare proprio ad anni, in quanti anni egli sarebbe riuscito a risalire fino all’orlo di quel precipizio? Ma come
mai la stanza si faceva improvvisamente così buia? Era pur sempre pomeriggio pieno. Con uno sforzo supremo
Giuseppe Corte, che si sentiva paralizzato da uno strano torpore, guardò l’orologio, sul comodino, di fianco al
letto.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 858
L’ho rivisto più tardi, sempre uguale, che si allontanava ancora per uno di quei budelli, non verso il mare ma
verso l’interno. Non gli sono più corso dietro. Sono rimasto fermo a guardarlo, con una vaga tristezza, finché è
sparito in un vicolo laterale. Che cosa voleva da me? Dove voleva condurmi? Non so chi tu sia, se uomo,
fantasma, o miraggio, ma temo che ti sia sbagliato. Non sono, ho paura, colui che tu cerchi. La faccenda non è
molto chiara ma mi pare di avere capito che tu vorresti condurmi più in là, ogni volta più in là, sempre più nel
centro, fino alle frontiere del tuo incognito regno.
Evidenziazione (Giallo) | Posizione 866

Ma la mia anima è deprecabilmente timida, invano la redarguisco, le sue ali tremano, i suoi dentini diafani
battono appena la si conduce verso la soglia delle grandi avventure. Così sono fatto, purtroppo, e ho davvero
paura che il tuo re sprechi il suo tempo ad aspettarmi nel palazzo bianco in mezzo al deserto, dove
probabilmente sarei felice.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 1054
«Oh no! no!» proruppe infine la signora Maria, esasperata. «Oh, non voglio! I miei fiori, le mie belle cose, non
voglio, non voglio!» la sua bocca ebbe un tremito, la faccia si contrasse quasi scomponendosi, ella stava per
cedere. Poi con uno sforzo meraviglioso, sorrise. La sua maschera mondana era intatta, salvo il suo
raffinatissimo incanto. «Me la ricorderò, signora» incrudelì Massigher, odiandola sinceramente. «Me la
ricorderò sempre questa vostra villa. Com’era bella nelle notti di luna!» «Presto, un mantello, signora» insisteva
Martora rivolto alla padrona di casa. «E anche tu, Stefano, prendi qualcosa da coprirti. Andiamo prima che
manchi la luce.»

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 1063
«Non voglio, non voglio!» Pallida anche lei come la morte, una piega dura segnata sul volto, ella avanzò a passi
ansiosi verso il tendaggio che palpitava. E faceva di no col capo: per significare che lo proibiva, che adesso
sarebbe venuta lei in persona e l’acqua non avrebbe osato passare. La videro scostare i lembi sventolanti della
tenda con gesto d’ira, sparire al di là nel buio, quasi andasse a cacciare una turba di pezzenti molesti che la
servitù era incapace di allontanare. Col suo aristocratico sprezzo presumeva ora di opporsi alla rovina, di
intimidire l’abisso?

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 1068
Ella sparì dietro il tendaggio, e benché il rombo funesto andasse crescendo, parve farsi il silenzio. Fino a che
Massigher disse: «C’è qualcuno che batte alla porta». «Qualcuno che batte alla porta?» chiese il Martora. «Chi
volete che sia?» «Nessuno» rispose Massigher. «Non c’è nessuno, naturalmente, oramai. Pure battono alla porta,
questo è positivo. Un messaggero forse, uno spirito, un’anima, venuta ad avvertire. È una casa di signori, questa.
Ci usano dei riguardi, alle volte, quelli dell’altro mondo.»

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 1112
Si affrettò alla cucina. E Giovanni rimase coi due fratelli tanto più giovani di lui. Non si sarebbero neppure
riconosciuti se si fossero incontrati per la strada, che cambiamento nello spazio di due anni. Ora si guardavano a
vicenda in silenzio, senza trovare le parole, ma ogni tanto sorridevano insieme, tutti e tre, quasi per un antico
patto non dimenticato. Ed ecco tornare la mamma, ecco il caffè fumante con una bella fetta di torta. Lui vuotò
d’un fiato la tazza, masticò la torta con fatica. “Perché? Non ti piace più? Una volta era la tua passione!” avrebbe
voluto domandargli la mamma, ma tacque per non importunarlo.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 1139
«No, no!» esclamò pure il soldato, accortosi del gesto del ragazzo. Ma ormai troppo tardi. I due lembi di panno
azzurro si erano dischiusi un istante. «Oh, Giovanni, creatura mia, che cosa ti han fatto?» balbettò la madre,
prendendosi il volto tra le mani. «Giovanni, ma questo è sangue!» «Devo andare, mamma» ripeté lui per la
seconda volta, con disperata fermezza. «L’ho già fatto aspettare abbastanza. Ciao Anna, ciao Pietro, addio
mamma.» Era già alla porta. Uscì come portato dal vento. Attraversò l’orto quasi di corsa, aprì il cancelletto, due
cavalli partirono al galoppo, sotto il cielo grigio, non già verso il paese, no, ma attraverso le praterie, su verso il
nord, in direzione delle montagne. Galoppavano, galoppavano. E allora la mamma finalmente capì, un vuoto
immenso, che mai e poi mai i secoli sarebbero bastati a colmare, si aprì nel suo cuore. Capì la storia del
mantello, la tristezza del figlio e soprattutto chi fosse il misterioso individuo che passeggiava su e giù per la
strada, in attesa, chi fosse quel sinistro personaggio fin troppo paziente. Così misericordioso e paziente da
accompagnare Giovanni alla vecchia casa (prima di condurselo via per sempre), affinché potesse salutare la
madre; da aspettare parecchi minuti fuori del cancello, in piedi, lui signore del mondo, in mezzo alla polvere,
come pezzente affamato.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 1183
Un bel giorno non so più per che delusione d’amore si è ritirato in campagna. Poi deve essergli capitata un’altra
disgrazia ed è venuto a rintanarsi quassù. Ancora un’altra disgrazia e chissà dove andrà a finire; diventerà anche
lui una specie di drago!»

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 1222
Tacquero, tendendo le orecchie. Non si udiva che lo smisurato silenzio delle montagne, toccato da qualche
sussurro di ghiaia. Ora a destra ora a sinistra una cornice di terra si rompeva improvvisamente, e sottili rivoli di
sassolini cominciavano a colare, estinguendosi con fatica. Ciò dava al paesaggio un aspetto di perenne rovina;
montagne abbandonate da Dio, parevano, che si disfacessero a poco a poco.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 1362
Nessuno aveva risposto al suo grido, in tutto il mondo non si era mosso nessuno. Le montagne se ne stavano
immobili, anche le piccole frane si erano come riassorbite, il cielo era limpido, neppure una minuscola nuvoletta
e il sole andava calando. Nessuno, né bestia né spirito, era accorso a vendicare la strage. Era stato l’uomo a
cancellare quella residua macchia del mondo, l’uomo astuto e potente che dovunque stabilisce sapienti leggi per
l’ordine, l’uomo incensurabile che si affatica per il progresso e non può ammettere in alcun modo la
sopravvivenza dei draghi, sia pure nelle sperdute montagne. Era stato l’uomo ad uccidere e sarebbe stato stolto
recriminare.
Evidenziazione (Giallo) | Posizione 1367

Ciò che l’uomo aveva fatto era giusto, esattamente conforme alle leggi. Eppure sembrava impossibile che
nessuno avesse risposto alla voce estrema del drago. Andronico, così come sua moglie e i cacciatori, non
desiderava altro che fuggire; persino i naturalisti rinunciarono alle pratiche dell’imbalsamazione, pur di
andarsene presto lontani.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 2173
E con amarezza considerava come tutta la sua vita fosse stata così: niente in fondo gli era mancato ma ogni cosa
sempre inferiore al desiderio, una via di mezzo che spegneva il bisogno, mai gli aveva dato piena gioia.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 2266
Egli abbassò la testa come per dire di sì; senza rialzarla. Lui vero uomo, finalmente, non meschino. Eroe, non
già verme, non confuso con gli altri, più in alto adesso. E solo. La testa pendeva sul petto, come si conveniva
alla morte, e le raggelate labbra continuavano a sorridere un poco, significando disprezzo, ti ho vinto miserabile
mondo, non mi hai saputo tenere.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 2516
deserto si muoveva. Piccole frane smottavano

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 2676
Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle
strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 2719
Ma tu – adesso ci penso – sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro
a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati.
Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io
sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti
queste cose.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 3583
Ma un altro ragno ancora più formidabile stava, in un vicino varco della siepe, al centro della sua tela.
Assomigliava a Moloc, oppure anche al dragone, il serpente antico, che porta il nome di Satana. Nel grande
splendore della vita esso regnava, sazio ed immobile, in quel pezzetto di mondo.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 3627
In ginocchio sul prato, monsignore era chino sopra quel dolore irrimediabile. Dio, che cosa aveva fatto! Poco era
bastato, un piccolo scherzo sperimentale, a rovinare una vita. Così egli stava pensando, quando notò che il ragno
lo guardava: dai suoi occhietti inespressivi qualcosa di duro e cocente saliva fino a lui. Si accorse pure che il sole
era disceso: alberi e siepi si facevano misteriosi fra lanugini di nebbia, aspettando. E adesso chi si muoveva alle
sue spalle? Chi sussurrava piano piano il suo nome? No, pareva proprio che non ci fosse nessuno.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 3794
«Perché era la grazia che ti sosteneva. E la grazia dell’Onnipotente non risparmia. Sei guarito ma non sei più lo
stesso di una volta. Di giorno in giorno, mentre la grazia lavorava in te, senza saperlo tu perdevi il gusto della
vita. Tu guarivi, ma le cose per cui smaniavi di guarire a poco a poco si staccavano, diventavano fantasmi, cimbe
natanti sopra il mar degli anni! Io lo sapevo. Credevi di essere tu a vincere, e invece era Dio che ti vinceva.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 3797
Così hai perso per sempre i desideri. Sei ricco ma adesso i soldi non ti importano, sei giovane ma non ti
importano le donne. La città ti sembra un letamaio. Eri un gentiluomo, sei un santo, capisci come il conto torna?
Sei nostro, finalmente, Mseridon! L’unica felicità che ti rimane è qui tra noi, lebbrosi, a consolarci… Su,
sentinella, chiudi pure la porta, noi rientriamo.» La sentinella tirò a sé il battente. 28

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 3933
L’avrebbe poi guardata? «No, no, sta attento, don Antonio, non fidarti, non sai quel che potrà essere di te» gli
mormorò la noiosa voce che nelle ore vili sorge nel profondo di noi, rimproverando. Però egli udì anche l’altra
voce, quella indulgente, accomodante, amica, che dà ragione quando il coraggio ci abbandona. E diceva così:
«Di che hai paura, reverendo? Di una innocente nuvoletta? Se tu non la guardassi, allora sì sarebbe per te un
brutto segno, vorrebbe dire che sei sporco dentro. Una nuvola, pensa, come potrebbe essere colpevole?
Guardala, reverendo, come è bella!».

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 4034
Con le due mani alzò il giocattolo e di tutta forza lo scaraventò per terra, poi coi calcagni gli saltò sopra,
sfondandolo. Divelto il tetto, il camioncino si schiantò e le bottigliette si sparsero per terra. Qui

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 4036
Giorgio all’improvviso si arrestò, cessò di urlare, si chinò a esaminare una delle due pareti interne del veicolo,
afferrò un’estremità del clandestino spago messo dal nonno alla saracinesca. Inviperito, si guardò intorno, livido:
«Chi?» balbettò. «Chi è stato? Chi ci ha messo le mani? Chi l’ha rotto?» Si fece avanti il nonno, il vecchio
combattente, un poco chino. «O Giorgino, anima mia» supplicò la mamma. «Sii buono. Il nonno non l’ha fatto
apposta, credi. Perdonagli. Giorgino mio!» Intervenne anche la nonna: «Ah, no, creatura, hai ragione tu… Fagli
totò al brutto nonno che ti rompe tutti i giocattoli… Povero innocente. Gli rompono i giocattoli e poi ancora
vogliono che sia buono, poverino. Fagli totò al brutto nonno!». Di colpo Giorgio ritornò tranquillo. Guardò
lentamente le facce ansiose che lo circondavano. Il sorriso gli ricomparve sulle labbra. «L’ho detto io» fece la
mamma; «l’ho sempre detto che è un angelo! Ecco che Giorgio ha perdonato al nonno! Guardatelo, che stella!»
Ma il bimbo li esaminò ancora ad uno ad uno; il padre, la mamma, il nonno, la nonna, le due cameriere. «E
guardàtelo che stella… e guardàtelo che stella!…» cantarellò, facendo il verso. Diede un calcio alla carcassa del
camioncino che andò a sbattere nel muro. Poi si mise freneticamente a ridere. Rideva da spaccarsi. «E
guardàtelo che stella!» ripeté beffardo, uscendo dalla stanza. Terrificati, i grandi tacquero.
Evidenziazione (Giallo) | Posizione 4401
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Evidenziazione (Giallo) | Posizione 4651
servito?» Don Pietro non parlò. Si limitò a fare un gesto con la destra, sconsolato, come per dire: che vuoi?
siamo fatti così, peccatori siamo, poveri vermi peccatori che hanno bisogno della pietà di Dio. E qui cadde in
ginocchio, coprendosi la faccia con le mani. Quanto

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 4663
piano, quasi per miracolo, il disco si staccò dal tetto, alzandosi come fosse un palloncino: poi prese a girare su se
stesso, partì a velocità incredibile, su, su in direzione dei Gemelli.) “Oh” continuava a brontolare il prete “Dio
preferisce noi di certo! Meglio dei porci come noi, dopo tutto, avidi, turpi, mentitori, piuttosto che quei primi
della classe che mai gli rivolgon
Evidenziazione (Giallo) | Posizione 4665
la
Evidenziazione (Giallo) | Posizione 4665
parola. Che soddisfazione può avere Dio da gente simile? E che significa la vita se non c’è il male, e il rimorso,
e il pianto?” Per la gioia, imbracciò lo schioppo, mirò al disco volante che era ormai un puntolino pallido in
mezzo al firmamento, lasciò partire un colpo. E dai remoti colli rispose l’ululio dei cani.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 4929
Di nuovo, a queste mie parole, la faccia della mamma si cambiò. Tornarono l’allegrezza ed il sorriso (il quale
però non emanava più luce come prima). «No, no, non andare a prendere i bagagli, mi sono espressa male»
supplicò. «Io scherzavo, sai. Io ti capisco. Non puoi fermarti in questo povero paese. Per me non val la pena. Per
me non devi perdere neanche un’ora. È molto meglio che tu riparta subito. Assolutamente. È il tuo dovere…
Desideravo una sola cosa: rivederti. Ti ho rivisto, adesso son contenta…»

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 4933
Chiamai: «Facchino, facchino! (un facchino spuntò immediatamente) Ci sono da scaricare tre valige!». «Macché
valige» ripeté la mamma. «Un’occasione come questa non tornerà mai più. Tu sei giovane, hai da fare la tua
strada. Presto, sali in vettura. Va, va» e sorridendo con fatica immensa mi spingeva debolmente verso il treno.
«Per carità fa presto, stanno chiudendo gli sportelli.» Non so come, con tutto il mio egoismo mi ritrovai nello
scompartimento e mi sporgevo dal finestrino aperto, gesticolando per gli ultimi saluti. Fuggendo il treno, lei ben
presto divenne ancora più piccola di quello che effettivamente era, una figurina afflitta e immobile sul deserto
marciapiedi, sotto la neve che cadeva. Poi divenne un punto nero senza volto, una minuscola formica nella
vastità dell’universo; e subito svanì nel nulla. Addio.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 4941
Qua e là, negli angoli degli scompartimenti bui, siedono degli sconosciuti dalle facce pallide e dure che hanno
freddo e non lo dicono.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 4942
Per dove? Quanto è lontana l’ultima stazione? Ci arriveremo mai? Valeva la pena di fuggire con tanta furia dai
luoghi e dalle persone amate? Dove, dove ho messo le sigarette? ah, qui nella tasca della giacca. Certo, tornare
indietro non si può.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 5428
Ma, non visto da alcuno, avanzava alle spalle, libero e solo, Panzer, il cane lupo del garage vicino, il fuorilegge,
che Tronk aveva fino a quella sera tenuto a bada col suo solo aspetto. Anche lui veniva in certo modo a
vendicarsi. Perché mai Tronk lo aveva provocato né gli aveva fatto male, eppure la sua semplice presenza era
stata un oltraggio quotidiano, difficile da mandare giù. Troppe volte lo aveva visto passare, dinoccolato, davanti
all’ingresso del garage, e guardare dentro con proterva grinta come per dire: “C’è mica nessuno qui, alle volte,
che abbia voglia di attaccare lite?”. Il professore se ne accorse tardi. «Ehi»

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 5478
Oggi invece, o amici, è una battaglia. La città è fatta di cemento e di ferro, tutta a spigoli duri che si innalzano a
picco e dicono: qui no, qui no. Di ferro bisogna essere anche noi, per viverci, e nell’interno del corpo non avere
viscere tènere e calde, bensì blocchi di calcestruzzo, una pietra scabra del peso di un chilogrammo virgola due al
posto del cosiddetto cuore, ridicolo strumento démodé.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 5483
Perciò mi sveglio alle sei e mezzo, alle sette al più tardi: lavarsi, farsi la barba, la doccia, una tazza di tè bevuta a
strangolone, poi via di gran carriera, pregando Iddio che i semafori siano tutti verdi. Eccoci. Con la miserabile
ansia degli schiavi, il mio prossimo, uomini e donne, formicola già per le strade del centro, anelando a entrare il
più presto possibile nella sua prigione quotidiana. (Seduti ai tavoli e ai deschetti dattilografici, un poco curvi,
ahimè, guardateli fra poco, migliaia e migliaia, costernante uniformità di vite che dovevano essere romanzo,
azzardo, avventura, sogno, ricordate i discorsi fatti da ragazzi al parapetto dei fiumi che di sotto andavano verso
gli oceani?)

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 5560
Da quando è proibita la poesia, certamente la vita è assai più semplice da noi. Non più quella rilassatezza
d’animo, né quelle morbose eccitazioni, né l’indulgenza ai ricordi, così insidiosi per l’interesse collettivo. La
produttività, ecco la sola cosa che veramente conti, e davvero non si riesce a concepire come per millenni
l’umanità abbia ignorato questa verità fondamentale.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 5815
Incuriosito, lesse: “Che baggianate, che ridicole idiozie. Chissà quando mai le ho scritte?” si chiese, cercando
invano nei ricordi, con un senso di fastidio e di smarrimento mai provato, e si passò una mano sui capelli oramai
grigi. “Quando ho potuto scrivere delle sciocchezze simili? E chi era questa Ornella?”

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 6331
desiderio sicuro di essere appagato ma non ancora praticamente soddisfatto, l’attesa insomma che non ha più
timori e dubbi e che rappresenta probabilmente l’unica forma di felicità concessa all’uomo), come la primavera,
che è una promessa, rallegra gli uomini più dell’estate che ne è il compimento sospirato, così il pregustare con la
fantasia lo splendore del poema ignoto, equivale, anzi supera il godimento artistico della diretta e profonda
conoscenza. Si dirà che questo è un gioco della immaginazione un po’ troppo disinvolto, che così si apre la porta
alle mistificazioni e ai bluffs. Eppure, se ci si guarda indietro, constatiamo che le più dolci e acute gioie non
hanno mai avuto un più solido costrutto.

Evidenziazione (Giallo) | Posizione 6426
questa, per un direttore d’orchestra, l’esperienza più angosciosa. La partecipazione di chi sta ascoltando per
inesplicabili ragioni viene meno. Misteriosamente, egli se ne accorge subito. Allora l’aria stessa sembra
diventare vuota, quei mille, duemila, tremila arcani fili, tesi fra gli spettatori e lui, da cui gli vengono la vita, la
forza, l’alimento, si afflosciano o dissolvono. Finché il maestro resta solo e nudo su un deserto gelido, a
trascinare faticosamente un’armata che non gli crede più

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