giovedì 9 maggio 2019

La malattia di Zeno in Nepal

Sarà una digressione alla Zeno Cosimi. Sono tornato da 3 giorni dal Nepal ed ho sempre la più forte sensazione che il terzo mondo siamo noi, siamo noi i grandi malati, noi da aiutare, non loro. In Nepal i bambini, continuano a giocare sulla via e sembra che nessun mostro se li porti via. Il traffico nessuno dà la precedenza a nessuno, tutti si suonano l'un altro ma non sembra che ci sia rabbia al volante. Non hanno nulla e le persone sorridono e hanno volti sereni; da noi ogni sguardo un grugno. Nonostante in 10 km di strada italiana come valore delle auto ci si compra metà del valore del parco auto di Kathmandu. Non hanno abiti alla monda e nessuno come gli dice come vestirsi, eppure i loro colori sono infinitamente più belli, più vivi e originali dei nostri. Hanno il Karma, che gli giustifica sia i successi che gli insuccessi, non è il tuo correre che cambia il mondo. Non sono ossessionati dalla digitalizzazione, dall'aprirsi a nuovi mercati, non rispondono agli azionisti; credo che poi sopravvivono senza sapere tutti i giorni il valore dello spread o del PIL. I tempi sono ancora lunghi e una manciata di riso e lenticchie basta per saziarsi. Lavorano e lavorano sodo, forse più di noi, ma non ho avuto l'impressione che nessuno rivendicasse nulla o fosse in affanno; da noi non sanno più che inventarsi per tenerci al trotto. Non aspettano con ansia la nuova serie su Netfix, Amazon Prime, Tim TV. L'aeroporto era nel caos più completo ma tutti siamo partiti e arrivati a casa ugualmente;per assurdo a Kathmandu le valigie erano pronte sceso dall'aereo, a Fiumicino ho atteso 1 ora davanti a uno schermo che le scaricassero. Non so quanto possano resistere e se questo racconto sia solo frutto di un filtro distorto, ma è certo che la malattia avanza e spero che il muro degli Himalaya li protegga.

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