giovedì 2 gennaio 2014

David Foster Wallace LA SCOPA DEL SISTEMA

Stanno schiattando, piegati in due, e Leonore ride con quella stramba risata di solidarietà che viene quando intorno a te ridono tutti quanti e ridono talmente tanto da far venire da ridere pure a te.

JAY Quando si deciderà a capire che la gelosia è solo una malsana proiezione dell’insicurezza degli sciocchi? Dei loro problemi d’identità? Della loro ansia igienista?

-I cappelli corti. Ad affascinarmi è soprattutto questo. I capelli corti liberano quelle donne da una prigione. Una prigione estetica.  Le liberano dalla tirannia dei cento colpi di spazzola a sera..

-…che per citare quello che m’è toccato sentire per anni e anni e che immagino che tu abbia sentito mille volte, il significato di una cosa non è più o meno altro che la sua funzione….Certo che, per una convinta che il significato sia l’uso, sentirsi priva d’uso..insomma venne da me e mi disse che infelice..

Scale e botole era probabilmente il più sadico gioco da tavolo ma inventato. Gli adulti lo odiavano ; i bambini lo adoravano. Sicché l’universo aveva sancito che un adulto finisse invariabilmente impelagato a giocarci con un bambino…I bambini trovavano spassosissimo questo potenziale di annichilimento delle speranze con conseguente ritorno ai primordi. A Leonore faceva venire la voglia di prendere il tabellone e sbatterlo contro il muro.

Ero sempre o così insensatamente e inspiegabilmente felice da non trovare luogo che fosse grande abbastanza da contenere tutta la mia felicità oppure talmente triste, malinconico e abbattuto da non avere il coraggio di mettere piede  altrove che in un gabinetto. Odiavo quel posto. Ma non sono mai stato tanto felice come quando lo frequentavo. E tra questi due stati d’animo io sto come tra l’incudine e il martello  della Verità.

Adesso circondato da inseriti: nuove leve, appartenenti e spavalde, coi loro occhi complessi. Gli occhi di Lang, occhi color delle piante, non erano complessi. Li guardi nello specchio. Erano come i miei occhi. Erano occhi di uomo che torna nella casa dov’è cresciuto, e trova nuovi bambini a giocare nel suo cortile, e vede un nuovo Rawling Everbounce andare a canestro in un nuovo canestro avvitato nel muro del suo garage,e vede un nuovo osso di gomma nella cuccia sotto il rododendro di mamma. Tristi, tristi. Forse era solo per via del whiskey,

Fieldbinder sorrise simpaticamente- Dottore, i nostri progressi sono tali che mi sento di poterle dire in tutta onestà che l’avvenimento non mi ha affatto sconvolto – con tutte le ramificazioni e i significati impliciti nella scelta del termine. L’attaccamento alle cose , ai luoghi, agli altri esseri viventi richiede a mio avviso un dispendio di energie e di attenzione decisamente eccessivo rispetto al valore delle cose così rapportate all’attaccamento. Lo trova irragionevole? Il tentativo di far sì che il controllo della propria vita dipenda da cose e persone esterne a detta vita è una cosa stupida, una cosa forse adatta a gente più debole, meno fortunata e matura di me.

Fieldbinder sorrise e proseguì: -La invito a riflettere su come tale programma non faccia altro che proporci le gesta di un personaggio, il coyote, funzionante all’interno di un sistema che ha l’interessante ruolo di Natura matrigna, un personaggio che incessantemente, instancabilmente, disastrosamente persegue un oggetto/scopo- ossia l’uccello eponimo del programma- oggetto e scopo il cui valore è assai inferiore rispetto a quello dello sforzo e delle risorse che il protagonista investe nella sua ricerca.-Fieldbinder sorrise beffardamente.- L’oggetto perseguito – un uccello rachitico e ossuto- è assai meno prezioso dell’energia e dell’attenzione e delle risorse economiche consumate dal coyote nel corso della ricerca. Esattamente come qualsiasi nesso irradiato dall’Io verso l’esterno avrebbe assai meno valore del prezzo che l’impianto di tale nesso pretenderebbe.

-Mi fai male, Andy-dice Leonore-Mi fai male dentro.
-Tesoro, questo è l’amore-dice W.D.L

-E fu così che Billy Visone andò a letto senza cena. Ma aveva imparato tre cose molto importanti, tre cose che non avrebbe più dimenticato: primo , che spesso l’ingegno conta più dell’abilità; secondo, che farsi beffe del prossimo è una cosa non solo scortese ma anche assai stupida; terzo, che perdere la trebisonda (arrabbiarsi) è la cosa più stupida del mondo.-


“Ehi Joe, mi spiace ma devo proprio dirti che questa roba sa di cacca di alce. Però ottima” pg499

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