martedì 10 giugno 2014

Senza senso

Nietzsche dicono uscì di senno per la sifilide, ma ciò che lo fece impazzire non fu la malattia ma l'ultima delle sue dottrine. L'eterno ritorno del sempre uguale. La più tremenda e una delle più angoscianti delle sue previsione sul mondo. Tutto dall'eternità si ripete sempre uguale in un circolo che è infinito, tutto quello che crediamo caos, scelte, persone, obbiettivi, tutto l'abbiamo già fatto, tutto l'abbiamo già vissuto infinite volte. A Torino sotto la mole, abbracciò un cavallo, che veniva frustato a morte dal suo fantino, da quel momento in poi fu rinchiuso in un nido di affetti. Ma quell'idea nella sua banalità è rimasta lì millenaria.  Ed approfondendo forse è così. Che il sapore che rimane in bocca a fine giornata e dell'assoluta mancanza di novità; col andare del tempo tutto si appiattisce in cose già viste, già fatte, già in qualche maniera percepite. Discorsi già sentiti infinite volte, tutti con un esito scontato. Dicono che crescere, o meglio ancora la scienza sia una fuga della meraviglia e la meraviglia sia figlia dell'ignoranza;dando retta a questi luoghi, comuni, e credetemi non c'è nulla di più reale o più vero di un luogo comune, crescere, o essere uomini di scienza è la più grande sola che possa capitare all'uomo. La meraviglia era quel pizzico di sapore, che forse dava un senso al tutto. Era quel velo sugli occhi che non permetteva di vedere il drago che divora se stesso (simbolo dell'eterno riotorno); aver letto Nietzsche aver concretizzato questa fuga dall'ignoranza, farebbe uscire tutti di senno.

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