domenica 11 ottobre 2015

“Le notti bianche” di Dostoevskij

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Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi. Gentile lettore, anche questa è una domanda propria da giovani, molto da giovani, ma che il Signore la ispiri più spesso nell’anima!
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Ma l’attimo fugge, il giorno dopo incontrate di nuovo lo stesso sguardo pensoso e distratto, lo stesso viso pallido di prima, la stessa sottomissione e mitezza nei movimenti e persino un certo pentimento, persino tracce di una tristezza mortale e di stizza per quell’effimero piacere….E vi fa una pena che quella bellezza apparsa per  un attimo sia svanita così irrevocabilmente e che, ingannevole e vana, abbia brillato davanti ai vostri occhi lasciandovi il rammarico di non aver fatto in tempo ad innamorarvi di lei….
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Camminavo e cantavo, perché quando mi sento felice devo per forza canticchiare qualcosa, come del resto ogni uomo felice che non ha né amici né buoni conoscenti, e non sa con chi divedere la gioia di un attimo lieto. Ad un tratto mi capitò l’avventura più inaspettata.
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esclamai estasiato < io rispondo di me stesso, sarò obbediente, rispettoso…voi mi conoscete>
disse ridendo la ragazza
esclamai afferrando la sua piccola mano….
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La stanza è invasa dal  buio; nella sua anima regnano  il vuoto e la tristezza; tutto il reame dei sogni intorno a lui è crollato senza lasciare traccia, senza rumori, senza chiasso è svanito come una visione ed egli stesso non ricorda cosa ha sognato. Ma una sensazione oscura a poco a poco strugge e sempre più agita il suo petto, un desiderio nuovo, tentatore, pizzica e irrita la sua fantasia e impercettibilmente attira lo sciame di nuove fantasie. Nella piccola stanza regna il silenzio: la solitudine e la pigrizia accarezzano la sua immaginazione; essa si infiamma piano,e piano si mette a bollire, come l’acqua nella caffettiera della vecchina Matrena che nella cucina accanto prepara placidamente il suo caffè.
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Quanto più siamo infelici, tanto più profondamente sentiamo l’infelicità degli altri: il sentimento non si frantuma ma si concentra….
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rispose l’ingenua Nasten’ka
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Dio che grido! Come sussultò! Come si divincolò dalle mie mani per corrergli incontro!...Io stavo fermo a guardarli, più morto che vivo. Gli strinse la mano e si gettò tra le sue braccia, poi corse di nuovo verso di me, mi si fermò vicino, veloce come il cento, come il lampo,e, prima ancora che io potessi riprendermi, mi abbracciò con tutt’e due le mani e mi baciò forte con passione. Poi senza dire una parola, si gettò di nuovo verso di lui, lo prese per mano e lo trascinò dietro di sé. Rimasi lì a lungo , continuando a guardarli..Infine entrambi scomparvero dai miei occhi.
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cominciò Matrena.
Guardai Matrena..Fino allora era stata ancora una robusta “ giovane” vecchia, ma ora, non so perché, ad un tratto mi apparve con lo sguardo spento, con le rughe in faccia, ingobbita, decrepita…Non so perché ad un tratto anche la mia stanza mi parve invecchiata come Matrena. Le pareti ed il pavimento erano sbiaditi, tutto era diventato opaco, e le regnatele si erano moltiplicate. Non so perché, quando guardai fuori dalla finestra, mi sembrò che anche la casa di fronte fosse decrepita e scolorita, che gli stucchi sulle colonne si fossero sgretolati e si staccassero, che i cornicioni fossero anneriti e pieni di crepe, che le pareti dal vivace color giallo scuro fossero tutte chiazzate…
Forse un raggio di sole, comparso improvvisamente, si  celò di nuovo sotto una nube colma di pioggia, e tutto di nuovo diventò scolorito ai miei occhi; forse era balenata davanti a me, così inospitale e triste, la prospettiva del mio futuro, e io mi vidi con l’aspetto che avrò tra quindici anni: invecchiato, nella stessa camera, solo come ora, sempre con Matrena, che di sicuro non sarà diventata più intelligente.
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Che il tuo cielo sia sereno,che il tuo sorriso sia luminoso e calmo! Sii benedetta per quell’attimo di beatitudine e di felicità che hai donato a un altro cuore, solo, riconoscente!

Dio mio! Un minuto intero di beatitudini! E’ forse poco per colmare tutta la vita di uomo?...............

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