domenica 25 gennaio 2015

il Fatto 25.1.15 Vincitori e vinti I segreti oscuri del laboratorio greco di Marco Palombi

Oggi si vota in Grecia. Questo sarà noto ai più. Meno chiaro, invece, è cosa sia successo prima, perché e quale rapporto hanno quegli eventi con noi. Cominceremo da quest’ultimo tema: esattamente come fu per il golpe dei colonnelli nel 1967, Atene è stata un laboratorio. In questo caso, la cavia su cui sono state testate le spericolate teorie darwiniste che informano l’Unione europea. Solo dopo è toccato a Portogallo, Irlanda e Spagna, tutti paesi beneficiati dagli “aiuti” comunitari e dalle visite – in varie forme – dei ragazzi della Troika. La Grecia è un campanello d’allarme per l’Italia, per questo è utile ricostruire cosa è successo e quanto la realtà sia stata diversa dal racconto che se n’è fatto.
COME TUTTO È INIZIATO. Tra 2007 e 2008, con la crisi dei sub-prime negli Usa anche le banche europee – quelle del Nord in particolare – si ritrovano in cattive acque e cominciano a rientrare dei crediti esigibili. In Europa significa che le economie dei paesi periferici – poi detti Pigs – vengono messe sotto pressione: l’afflusso di capitali privati in quei paesi negli anni dell’euro (grazie all’assenza di rischio di cambio) era stato enorme e ora i creditori li rivogliono indietro. Le tensioni finiscono per scaricarsi sui conti pubblici perché si decide che siano i soldi di tutti a garantire quelli delle banche: il nemico pubblico numero uno diventano i debiti pubblici e dovunque si parla di “crisi dei debiti sovrani” (curioso in paesi come Spagna o Irlanda, dove nel 2007 il debito era rispettivamente al 36 e al 25% del Pil). Cos’era esploso invece? Il debito privato. Così il vicepresidente della Bce Vitor Constancio nel maggio 2013: “Contrariamente al livello del debito pubblico complessivo, quellodel debito privato è aumentato nei primi 7 anni dell’euro del 27%. L’aumento è stato particolarmente pronunciato in Grecia (217%), Irlanda (101%), Spagna (75,2%), e Portogallo (49%), tutti paesi che sono stati fortemente sotto pressionedurante la recente crisi. La rapida crescita del debito pubblico, viceversa, è iniziata solo dopo la crisi finanziaria”.
IL LABORATORIO GRECIA. I fatti. Ad aprile 2010 il debito pubblico greco è ormai classificato “spazzatura” dalle agenzie di rating: la Germania aveva nel frattempo fatto sapere che i debiti dei singoli paesi dell’Eurozona non sonogarantiti dalla Bce. È a quel punto che arriva la Troika con la sua borsa: promette un prestito da 110 miliardi, poi divenuti oltre 300 negli anni. Piccola notazione: i soldi non sono gratis – e nemmeno prestati all’1% come la Bce fece coi mille miliardi dati alle banche – ma concessi all’interesse del 5,5%. In cambio la Troika ha preteso tagli strutturali per 30 miliardi di euro. Per capirci: il Pil greco ammonta a 180 miliardi, quindi è come se all’Italia chiedessero una manovra da 250 miliardi. Atene procede a rilento, ma comunque ha già licenziato 8.500 statali e altri 6.500 sono quasi fuori dalla porta. La tv pubblica è stata chiusa dalla sera alla mattina, la rete degli ambulatori specialistici pure, scuola, università e ospedali sono stati falcidiati. L’ultimo Memorandum, primavera 2014, ha imposto alla Grecia di vendere pure le spiagge (110 per la precisione) e un piano di privatizzazioni capillari da qui al 2020. Più altre cosette, tipo regole pastorizzazione in un senso gradito alle multinazionali straniere.
I RISULTATI DELL’AUSTERITÀ. Diciamo che gli esiti non sono brillanti. Il reddito disponibile delle famiglie dal 2009 è diminuito del 40%, gli stipendi del 34%, servizi e benefit sociali del 26%. La disoccupazione era al 9% nel 2009 e ora supera il 27%, il Pil s’è ridotto di un quarto, la produzione industriale di oltre il 30%. Pure i conti pubblici, ovviamente, non migliorano: il rapporto deficit-Pil nel 2013 era al 12,7%, il debito pubblico al 175% (dal 129% del 2009). Perché succede questo? Il motivo è semplice e lo spiega sempre Constancio : oltre ai soldi per non far fallire le banche, “il rapido incremento dei livelli di debito pubblico deriva dal collasso delle entrate fiscali e dalle spese sociali, che sono aumentate durante la recessione, quando sono stati attivati gli stabilizzatori automatici (cassa integrazione e simili, ndr)”.
Quindi l’austerità non ha funzionato? Al contrario, ha funzionato benissimo garantendo ai creditori privati della Grecia di rientrare dei loro soldi: come mostra un illuminante grafico elaborato da Alberto Bagnai per il suo blog ( goofynomics.blogspot.it  ), l’esposizione degli istituti tedeschi, francesi e olandesi in attività greche si misurava in centinaia di miliardi di dollari all’inizio del 2008 e ora è stata sostanzialmente azzerata.
COME CI SONO RIUSCITI? Un’operazione così vasta e duratura che solo ora comincia a mostrare le prime crepe ha bisogno di un apparato ideologico solido che la giustifichi. Ovviamente l’ha avuto: la colpa è dello stato e delle mani rapaci della politica. Il racconto della crisi non ha dovuto che seguire questo assunto iniziale con un addendo morale: colpevolizzare i debitori. Per riuscirci, a volte è bastato usare fatti veri piegandoli al corso del racconto, altre volte si sono inventate vere e proprie balle. Alcune tra queste le elencò puntigliosamente sul Fatto Quotidiano, già nell’agosto 2011, Vladimiro Giacchè: “I greci lavorano troppo poco: prima della crisi i greci lavoravano in media 44,3 ore alla settimana, la media Ue è di 41,7 ore”; “i greci sono sempre in vacanza: i lavoratori greci hanno 23 giorni di vacanza all’anno, i tedeschi 30”; “i greci hanno stipendi troppo elevati:il livello salariale medio in Grecia è pari al 73% della zona euro”; “i greci hanno sono tutti baby-pensionati: i lavoratori maschi vanno in pensione in media all’età di 61,9 anni, in Germania a 61,5 anni”; “in Grecia c’è un’eccessiva presenza dello Stato nell’economia: tra il 2000 e il 2006 il rapporto tra spesa pubblica e Pil era sceso dal 47% al 43% e si era sempre mantenuto al di sotto del livello tedesco” (e anche il numero dei dipendenti pubblici sul totale degli occupati era nella media Ue). Non solo, e qui la fonte è ancora Bagnai, la produttività del lavoro in Grecia tra il 1999 e il 2007 cresceva a ritmi sostenuti, superiori a quelli tedeschi.
Niente di nuovo sotto il sole: “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato” (George Orwell). 

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