domenica 21 settembre 2014

Memoria delle mie puttane tristi di Gabriel Garcia Marquez

Non avevo mai ceduto a questa né  ad altre delle sue molte tentazioni oscene, ma lei non credeva nella purezza dei miei principi. Anche la morale è una questione di tempo, diceva, con un sorriso maligno, te ne accorgerai.

Lui non vi attribuì importanza : è un dolore naturale alla sua età, mi disse. “In questo caso” gli dissi io “ è la mia età a non essere naturale”

Non ho mai avuto grandi amici , e i pochi che vi andarono sono vicini a New York. Ossia, morti, perché è dove suppongo che vadano le anime in pena se non hanno digerito la verità della loro vita passata.

Avevo quarant’anni , ma i redattori giovani la chiamavano la colonna di Mudarra Il Bastardo. Il direttore di allora mi convocò nel suo ufficio per chiedermi che mi mettessi in sintonia con le nuove correnti. In un modo solenne, come l’avesse appena inventato mi disse: il mondo avanza. Sì gli dissi, avanza, ma girando introno al sole.

Se c’è una cosa che detesto  in questo mondo sono le feste obbligate in cui la gente piange perché è allegra, i fuochi artificiali, le recite insulse, le ghirlande di carta pesta che non hanno nulla a che vedere con un bambino nato duemila anni fa in una stalla indigente.


E’  impossibile non finire per essere come gli altri credono uno sia.

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