"Le montagne non sono stadi dove soddisfo la mia ambizione di arrivare. Sono cattedrali, grandiose e pure, i templi della mia religione" -Anatoli Boukreev
venerdì 25 dicembre 2015
ma con te stesso, con la tua debolezza e la tua inadeguatezza.
"Le grandi montagne sono un mondo compleatamente a parte: neve, ghiaccio, roccia, cielo e aria sottile. Queste cose non puoi conquistarle, puoi solo elevarti alla loro altezza per poco tempo e in cambio esse ti chiedono molto. La tua lotta non è contro un nemico, o con un concorrente, come nello sport, ma con te stesso, con la tua debolezza e la tua inadeguatezza. Questa è una lotta che mi attrae ed è per questo che sono diventato un alpinista.
Ogni montagna è diversa dalle altre, ognuna è una vita differente che hai vissuto.
Arrivi in cima dopo aver rinunciato a tutto quello che credevi necessario alla sopravvivenza e ti trovi solo con la tua anima. In quel vuoto puoi riesaminare, in un ottica diversa, te stesso e tutti i rapporti e gli oggetti che fanno parte del mondo normale."
Ogni montagna è diversa dalle altre, ognuna è una vita differente che hai vissuto.
Arrivi in cima dopo aver rinunciato a tutto quello che credevi necessario alla sopravvivenza e ti trovi solo con la tua anima. In quel vuoto puoi riesaminare, in un ottica diversa, te stesso e tutti i rapporti e gli oggetti che fanno parte del mondo normale."
lunedì 14 dicembre 2015
Brani tratti dal LIBRO EVEREST 1996 di Anatolij Bukreev, Gary Weston Dewalt
Brani tratti dal LIBRO EVEREST 1996 di Anatolij Bukreev,
Gary Weston Dewalt
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Anarolij Nikolaievic Bukreev prese infine una decisione che
alcuni in seguito giudicarono suicida: decise di tentare comunque il soccorso,
di arrischiarsi da solo nella tempesta di neve, nel buio più fitto, in mezzo a
un frastuono che uno dei sopravvissuti descrive come “cento treni che ti
passano sopra la testa”. Il risultato degli sforzi di Bukereev venne descritto
dall’alpinista scrittore Gallen Rowell come “una delle più incredibili azioni di
soccorso nella storia dell’alpinismo”
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“la fine di una strada è solo l’inizio di una nuova, ancora
più lunga e più difficile” Bukreev
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In seguito Bukreev disse " Non c'é abbastanza fortuna
per tutti, nel mondo. Quella notte toccò a me la fortuna di qualcun'altro"
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“Sono cresciuto alpinisticamente nella tradizione della
scuola russa di alpinismo d’alta quota, dove si mettevano in primo piano lo
sforzo collettivo e il lavoro di squadra, mentre le ambizioni personali erano
relegate in second’ordine. L a nostra pratica di allenamento degli alpinisti
consisteva nello sviluppare la loro esperienza e confidenza con la montagna in
tempi lunghi, cominciando con montagne relativamente basse e promuovendoli agli
ottomila quando erano pronti.”
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“Per la mia esperienza di istruttore di alpinismo e sci
alpinismo sapevo quanto è importante incoraggiare il più possibile l’autosufficienza”
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Bukreev era molto attaccato alle sue formule; aveva la
disciplina di un atleta olimpionico e la
concentrazione di un campione di pilotaggio che tiene sotto controllo i suoi
riflessi e allo stesso tempo segue attentamente tutto quello che succede fuori
dalla carlinga. La sua attenzione era concentrata soprattutto sull’esenziale,
su ciò che serve per mantenere in vita.
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La furia del vento si era trasformata in un bisbilgio. Dice
Burkreev “ Sembrava che la montagna,ci facesse segno col dito e sussurrasse,
venite, venite!”
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“Si trovavano ormai nella “Zona della Morte” quel tratto
verticale tra il campo 4 e la vetta dell’EVEREST dove l’esposizione prolungata
al freddo e alla mancanza di ossigeno costituiscono un serio pericolo per qualsiasi
tipo di fisico. Sostare al campo 4 è gradevole come fare pic-nic in un campo
minato
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L’Hillary Step è un’impennata della cresta sud est, una
torre rocciosa alta circa dieci metri che sporge abbastanza da poter essere
vista da Thyangboche. Alcuni clienti do Mountain Madness l’avevano esaminata da
là attraverso la lente del teleobbiettivo. Per gli alpinisti che arrivano alla
base dopo dodici ore di salita è una prova fisica e psicologica molto severa.
Esausti, costretti a respirare tre o quattro volte ad ogni passo, i salitori si
trovano faccia a faccia con una parete ripida, minacciosa e scoraggiante. E’
questo il punto in cui molti decidono di tornare indietro.
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Era come se mi passasse sulla testa un treno da cento
tonnellate: una persona un metro e mezzo
più in là non avrebbe sentito niente.
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Purtroppo Lopsnag Jangbu Sherpa non visse abbastana a lungo
da rinconcialirsi con l’idea della morte di Scotti Fischer. Meno di quattro mesi dopo la morte del suo amico,
Lopsang perse la vita, travolto da una valanga durante una spedizione al
Lhotse.
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“Quando poi si è su, in alto, si può bestemmiare e
lamentarsi oppure bisogna affrontare le cose come sono. Le dozzine di
conversazioni in cui ero stato rassicurato sull’attrezzatura di cui avrei avuto
bisogno, adesso non avevano più alcun valore”
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“ Ma non posso garantire il successo a nessuno né garantire
la sicurezza assoluta perché la complessità delle circostanze naturali e la
debilitazione fisica possono colpire chiunque in alta quota. Io per me accetto
l’idea che in montagna posso morire”
giovedì 10 dicembre 2015
Anatolij Bukreev
Anatolij Bukreev è morto in montagna, travolto da una valanga sull'Annapurna il giorno di natale 1997. Era nato a Korkino Urali, trentanove anni prima. Laureato in fisica e campione della squadra di alpinismo sportivo dell'Unione Sovietica e aveva preso la residenza ad Alma Ata, nel Kazakistan. Dopo la disgregazione dell'Unione Sovietica viveva prevalentemente negli Stati Uniti e lavorava come guida in Himalaya. Aveva al suo attivo oltre a un centinaio di scalate in Caucauso, Pamir e Tien Shan e venti salite su cime di ottomila metri, quasi tutte compiute senza ossigeno, molte, da solo e in tempi record. Sull'Everest era salito quattro volte. Per l'azione di salvataggio compiuta sull'Everest nel 1996, gli è stato conferito dall'American Alpine Club il David Sowles Award.
domenica 22 novembre 2015
Considerazioni Inattuali
18 novembre
Abbiamo una stampa balorda ci informa che è morto il cane nel blitz e non ci dice nulla su chi è stato ucciso. Non ci dice nulla sulla richiesta Francese di aiuto militare all'Ue...boh..bah...
17 novembre
L'anno scorso Finmeccanica abbandonó il settore Treni e Energia per concentrarsi su difesa e spazio.All'umanità a quanto pare servono di più missili e cannoni, che viaggi e luce. Ad oggi Finmeccanica aveva ragione.
16 Novembre
La Francia è 4 mesi che bombarda la Siria, prima ha destabilizzato tutta il nord Africa e bombardato la Libia nuocendo agli interessi Italiani. Ora che per fare la stessa cosa debba cambiare la propria costituzione mi sembra una assurdità priva di ogni larvale forma di logica. Il Nazionalismo non è mai stato migliore di altri assolutismi.
15 novembre
E' come se la mafia fa un attentato a Berlino ed i Tedeschi bombardano una c.le elettrica e l'acquedotto a Palermo. Non c'è nessuna logica, se non di vendetta: primo cerchi i colpevoli, poi li mandi a giudizio non bombardi una città. Come farci amare dagli islamici che non sono ancora dell'Isis. Poi smontiamo le tesi cretine di Salvini se gli attentatori come sembra sono cittadini Francesi e Belgi (cittadini Europei impazziti) chiudere i confini è una cretinata bella e buona..
14 Novembre
Mentre si paventano imprese militari degne del 800 nessuno ha mai pensato a un embargo sul petrolio Saudita principale finanziatore dell'Isis. Nessuno rispetta l'embargo sulle armi in Siria: i Russi vendono i carri armati, gli americani i missili anticarro e Francesi ed Inglesi bombardano le postazioni dell'Isis ma in realtà Assad ( è un anno che bombardano chiaramente non ci prendono); mandano inoltre, sia Francesi che Inglesi addestratori che formano i presunti ribelli-terroristi moderati a passare all'Isis con una certa preparazione militare. La Turchia ha preso 3 mld di Euro dall'Europa per sparare ai Siriani che scappano dalla guerra che loro stessi alimentano, nel frattempo massacrano i Curdi gli unici cristiani e potenziali pericoli nella zona dove vogliono stabilire il predominio. Nel frattempo sono morte 215000 persone di cui 66000 civili
14 Novembre
Nemmeno due settimane fa 200 Russi so stati ammazzati su un aereo che tornava da una vacanza a Sharm, non c'è stato un post di solidarietà..ora siamo tutti Francesi pronti a bombardare la Siria e non si sa nemmeno bene chi, visto che fino a ieri la Francia bombardava Assad sostenuto dalla Russia, l'unica che ha preso di petto l'Isis per precisi interessi geopolitici economici. Siamo pedine, gli stessi (in senso figurato) governi che per ben 2 guerre mondiali ci hanno mandato a massacrarci fra poveracci a milioni ora ci ripropongono quale soluzione?
14 Novembre
Il rispetto per le vittime passa per la verità e la verità è che qualcuno ci guadagna e che Dio è solo una scusa.
14 Novembre
Negli anni dal 1995 ad oggi ci fu un fortissimo disagio sociale nelle Banlieue francesi disagio ascoltato a suon di Celerini, o con la "metafora" del ministro dell'interno di allora con l'Idropultrice; ora è normale che quando nessuno ti ascolta ti butti nelle braccia del primo fanatico,che ti dà un buon motivo per odiare il mondo. Gli attentatori rimangono e sono dei codardi vigliacchi, ma a questa situazione si è arrivati per precise scelte politiche di abbandono di molti strati della popolazione al loro destino. Parliamoci chiaro, gli attentatori non sono principi Sauditi annoiati della vita, ma cittadini Francesi, che uccidono altri cittadini Francesi; mi chiedo nelle periferie di Parigi, quante mosche improvvisate sono nate in questi anni e con quante biblioteche, centri sociali o più semplicemente scuole si è cercato di combatterle...
Abbiamo una stampa balorda ci informa che è morto il cane nel blitz e non ci dice nulla su chi è stato ucciso. Non ci dice nulla sulla richiesta Francese di aiuto militare all'Ue...boh..bah...
17 novembre
L'anno scorso Finmeccanica abbandonó il settore Treni e Energia per concentrarsi su difesa e spazio.All'umanità a quanto pare servono di più missili e cannoni, che viaggi e luce. Ad oggi Finmeccanica aveva ragione.
16 Novembre
La Francia è 4 mesi che bombarda la Siria, prima ha destabilizzato tutta il nord Africa e bombardato la Libia nuocendo agli interessi Italiani. Ora che per fare la stessa cosa debba cambiare la propria costituzione mi sembra una assurdità priva di ogni larvale forma di logica. Il Nazionalismo non è mai stato migliore di altri assolutismi.
15 novembre
E' come se la mafia fa un attentato a Berlino ed i Tedeschi bombardano una c.le elettrica e l'acquedotto a Palermo. Non c'è nessuna logica, se non di vendetta: primo cerchi i colpevoli, poi li mandi a giudizio non bombardi una città. Come farci amare dagli islamici che non sono ancora dell'Isis. Poi smontiamo le tesi cretine di Salvini se gli attentatori come sembra sono cittadini Francesi e Belgi (cittadini Europei impazziti) chiudere i confini è una cretinata bella e buona..
14 Novembre
Mentre si paventano imprese militari degne del 800 nessuno ha mai pensato a un embargo sul petrolio Saudita principale finanziatore dell'Isis. Nessuno rispetta l'embargo sulle armi in Siria: i Russi vendono i carri armati, gli americani i missili anticarro e Francesi ed Inglesi bombardano le postazioni dell'Isis ma in realtà Assad ( è un anno che bombardano chiaramente non ci prendono); mandano inoltre, sia Francesi che Inglesi addestratori che formano i presunti ribelli-terroristi moderati a passare all'Isis con una certa preparazione militare. La Turchia ha preso 3 mld di Euro dall'Europa per sparare ai Siriani che scappano dalla guerra che loro stessi alimentano, nel frattempo massacrano i Curdi gli unici cristiani e potenziali pericoli nella zona dove vogliono stabilire il predominio. Nel frattempo sono morte 215000 persone di cui 66000 civili
14 Novembre
Nemmeno due settimane fa 200 Russi so stati ammazzati su un aereo che tornava da una vacanza a Sharm, non c'è stato un post di solidarietà..ora siamo tutti Francesi pronti a bombardare la Siria e non si sa nemmeno bene chi, visto che fino a ieri la Francia bombardava Assad sostenuto dalla Russia, l'unica che ha preso di petto l'Isis per precisi interessi geopolitici economici. Siamo pedine, gli stessi (in senso figurato) governi che per ben 2 guerre mondiali ci hanno mandato a massacrarci fra poveracci a milioni ora ci ripropongono quale soluzione?
14 Novembre
Il rispetto per le vittime passa per la verità e la verità è che qualcuno ci guadagna e che Dio è solo una scusa.
14 Novembre
Negli anni dal 1995 ad oggi ci fu un fortissimo disagio sociale nelle Banlieue francesi disagio ascoltato a suon di Celerini, o con la "metafora" del ministro dell'interno di allora con l'Idropultrice; ora è normale che quando nessuno ti ascolta ti butti nelle braccia del primo fanatico,che ti dà un buon motivo per odiare il mondo. Gli attentatori rimangono e sono dei codardi vigliacchi, ma a questa situazione si è arrivati per precise scelte politiche di abbandono di molti strati della popolazione al loro destino. Parliamoci chiaro, gli attentatori non sono principi Sauditi annoiati della vita, ma cittadini Francesi, che uccidono altri cittadini Francesi; mi chiedo nelle periferie di Parigi, quante mosche improvvisate sono nate in questi anni e con quante biblioteche, centri sociali o più semplicemente scuole si è cercato di combatterle...
venerdì 20 novembre 2015
Brani tratti da "Niente di nuovo sul fronte occidentale" di Erich Maria Remarque
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Di Kantorek ve n’erano
migliaglia, convinti tutti di far per il meglio nel mondo ad essi più comodo. Ma qui
appunto sta il fallimento. Essi dovevano essere per noi diciottenni
introduttori e guide all’età virile, condurci al mondo del lavoro, al dovere,
alla cultura, al progresso; insomma all’avvenire. Noi li prendevamo in giro e
tavolta facevamo loro piccoli scherzi, ma in fondo credevamo a ciò che ci
dicevano… il primo fuoco tambureggiante ci rilevò il nostro errore, e dietro ad
esso crollò la concezione del mondo che ci avevano insegnata.
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Del resto è strano che l’infelicità del mondo derivi tanto
spesso dalle persone piccole, di solito assai più energiche e intrattabili
delle grandi. Mi sono sempre guardato dal capitare in reparti che avessero dei
comandanti piccoli: generalmente sono dei pignoli maledetti.
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Ci eravamo arruolati pieni di entusiasmo e di buona volontà:
si fece di tutto per spegnere in noi l’uno e l’altra. Dopo tre settimane
riuscivamo già a concepire come un portalettere, divenuto per caso un superiore
gallonato, potesse esercitare su di noi un potere maggiore di quello che prima
non avessero i nostri genitori, i nostri educatori e tutti gli spiriti magni
della civiltà-da Platone a Gothe-messi insieme. Coi nostri giovani occhi aperti
vedemmo come il classico concetto di patria, quale ce lo insegnano i nostri
maestri, si realizzasse per il momento in una rinunzia alla personalità, quale
mai non si sarebbe osato imporre alla più umile persona di servizio. Saluto,
attenti, passo di parata, present’arm, fianco dest’, fianco sinist’, battere i
tacchi, cicchetti e mille piccole torture. Ci eravamo figurati diversamente il
nostro compito; sembrava che ci si preparasse all’eroismo come cavalli da
circo; ma finimmo coll’abituarci.
Comprendemmo anzi che alcune di quelle cose erano necessarie, mentre altre
erano del tutto superflue. Per questo cose il soldato ha un fiuto finissimo.
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Noi eseguivamo esattamente perché il comando è comando e
deve essere eseguito.
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Divenimmo duri, diffidenti, spietati, vendicativi, rozzi; e
fu bene: erano proprio quelle le qualità che ci mancavano. Se ci avessero
mandato in trincea senza quella preparazione, i più sarebbero impazziti. Così
invece eravamo preparati a ciò che ci attendeva.
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Kat non si
lascia smuovere dall’opinione che da
vecchio lupo di trincea esprime così,
ancora in in versi :”Paga e vitto per
tutti uguale, pace garantita e generale”.
Kropp invece è
un pensatore. Le dichiarazioni di guerra, egli propone, dovrebbero essere una
specie di festa popolare, con biglietti d'ingresso e banda, come per i
combattimenti dei tori. Poi, nell'arena, i ministri e i generali dei due stati
avversari, in calzoncini da bagno e armati di manganello, si azzuffano. Vince
il paese di quello che caccia l'altro sotto. Sarebbe assai più semplice e
meglio di adesso, che s'ammazzano tra loro persone che non c'entrano"
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Allora vede i suo elmo e se lo rimette in capo: adagio
ritorna in sé…ma un tratto diventa rosso come una bragia e fa una certa faccia
imbarazzata. Con prudenza mette la mano al sedere e mi fissa angustiato- Ho
capito subito: diarrea di guerra. Non per questo, a dir vero, gli avevo
schiaffato l’elmo proprio lì, ma lo consolo egualmente: “Non ci badare, non è
vergogna. Ben altri che te ha riempito i calzoni dopo il primo attacco. Va
dietro al cespuglio, getta via le mutande,e non pensarci più”
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Ha ragione: non siamo più giovani, non aspiriamo più a
prendere il mondo d’assalto. Siamo dei profughi, fuggiamo noi stessi, la nostra
vita. Avevamo diciotto anni, e cominciavamo ad amare il mondo, l’esistenza: ci
hanno costretto a spararle contro. La prima granata ci colpiti al cuore;
esclusi ormai dall’attività, dal lavoro, dal progresso, non crediamo più a
nulla. Crediamo alla guerra.
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Uccidere un singolo pidocchio, quando se ne hanno addosso centinaia, è un affar serio. Le
bestiole sono piuttosto dure e alla
lunga diventa noioso quel perpetuo schiacciarle con le unghie.
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Per puro caso posso essere colpito, per puro caso rimanere
in vita. In un ricovero a prova di bomba posso essere schiacciato come un topo
e su terreno scoperto posso resistere incolume a dice ore di fuoco
tambureggiante. Ciascuno di noi rimane in vita soltanto in grazia di mille
casi; perciò il soldato crede e fida nel caso.
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Oggi nella patria della nostra giovinezza noi si
camminerebbe come viaggiatori di passaggio: gli eventi ci hanno consumati; siamo divenuti accorti
come mercanti, brutali come macellai. Non siamo più spensierati, ma atrocemente
indifferenti. Sapremo forse vivere, nella dolce terra: ma quale vita?
Abbandonati come fanciulli, disillusi come vecchi, siamo rozzi, tristi,
superficiali. Io penso che siamo perduti.
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Oh le pallide facce color di rapa, le tristi mani
abbrancate, il miserabile coraggio di questi poveri cani, che nonostante tutto
vanno avanti e attaccano; di questi, bravi, poveri cani, così intimiditi che
neppure osano urlare la loro sofferenza, e col petto e con la pancia squarciati, con le braccia e
le gambe fracassate non sanno che gemere piano, chiamando la mamma e tacciono
subito se qualcuno li guarda in viso!
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Vediamo vivere uomini
a cui manca il cranio; vediamo correre soldati a cui un colpo ha falciato via i
due piedi e che inciampano, sui moncherini scheggiati, fino alla prossima buca;
un caporale percorre due chilometri sulle mani, trascinandosi dietro i ginocchi
fracassati; un altro va al posto di medicazione premendo le mani contro le
budella che traboccano; vediamo uomini senza bocca, senza mandibola, senza
volto; troviamo uno che da due ore tiene stretta coi denti l’arteria del
braccio per non dissanguarsi; si sole si leva, viene la notte, fischiano le
granate, la vita se va a goccia a
goccia.
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Non siamo mai stati molto teneri in famiglia; non usa tra la
povera gente, che deve lavorare molto e
ha tanti fastidi. La gente semplice non capisce che ci si debba di continuo
confermare ciò che si sa già.
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Arriva un nuovo convoglio di feriti. Nella nostra camerata
entrano due ciechi. Uno è un musicista giovanissimo. Le suore non hanno mai con
sé il coltello quando gli danno da mangiare, perché già una volta lo ha
strappato loro di mano. Una sera durante il pasto, la suora viene chiamata via
e pel momento depone sul tavolino accanto a lui il piatto con la forchetta.
Egli trova a tastoni la forchetta, se l’avventa a tutta forza contro il cuore,
poi prende una scarpa e picchia sul manico quanto più può. Gridano aiuto, tre
uomini appena bastano a strappargli la forchetta, i cui denti ottusi erano già penetrati nelle carni. Tutta
la notte inveisce contro di noi, tantochè nessuno riesce a prender sonno. Al
mattino lo assale una crisi di pianto.
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Dev’ essere tutto
menzognero e inconsistente, se migliaglia d’anni di civiltà non sono nemmeno
riusciti ad impedire che questi fiumi di sangue scorrano,che queste prigioni di
tortura esistono a migliaglia. Soltanto l’ospedale mostra che cosa è la guerra.
Io sono giovane, ho vent’anni: ma della vita non conosco
altro che al disperazione, la morte, il
terrore, e la insensata superficialità congiunta con un abisso di sofferenze.
Io vedo dei popoli spinti l’uno contro l’altro , e che senza
una parola, inconsciamente, stupidamente, in una inconsapevole obbedienza si
uccidono a vicenda. Io vedo i più acuti
intelletti del mondo inventare armi e parole perché tutto questo s perfezioni e
duri più a lungo. E con me lo vedono tutti gli uomini della mia età, da questa
parte e da quell’altra del fronte, in tutto il mondo: lo vede e lo vive la mia
generazione.
Che faranno i nostri padri, quando un giorno sorgeremo e
andremo davanti a loro a chieder conto? Che aspettano essi da noi, quando verrà
il tempo in cui non vi sarà guerra? Per anni e anni la nostra occupazione è
stato uccidere, è stata la nostra prima professione nella vita. Il nostro
sapere della vita si limita alla morte. Che accadrà, dopo? Che sarà di noi?
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Questa vita ci ha ridotto ad animali appena pensati, per
darci l’arma dell’istinto; ci ha impastati di insensibilità, per farci
resistere all’orrore che ci schiaccerebbe se avessimo ancora una ragione
limpida e ragionante; ha svegliato in noi il senso del cameratismo, per
strapparci dall’abisso del disperato abbandono; ci ha dato l’indifferenza dei
selvaggi per farci sentire, ad onta di tutto, ogni momento della realtà, e per
farcene come una riserva contro gli assalti del nulla. Così meniamo un’esistenza
chiusa e dura, tutta in superficie, e soltanto di rado un avvenimento accende
qualche scintilla. Ma allora divampa in modo inatteso una fiammata di passione
aspra e terribile. Sono questi i momenti pericolosi, che ci rilevano come il
nostro adattamento sia tutto artificiale; come esso non sia affatto la calma,ma
uno sforzo terribile per mantenere la calma.
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La nostra linea viene portata indietro. Di là ci sono troppi
reggimenti freschi,inglesi ed americani; troppo corned beef, troppa farina di
grano. E troppi cannoni nuovi; e troppa aviazione. Noi invece siamo magri e
spossati dalla fame. Il nostro vitto è tanto cattivo e tanta parte composto di
surrogati, che ne siamo malati. I fabbricanti in Germania si sono fatti ricchi
signori; ma a noi la dissenteria brucia le budella.
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La vita, che mi ha portato attraverso questi anni, è ancora
nelle mie mani e nei miei occhi. Se io abbia saputo dominarla, non so. Ma
finchè dura, essa si cercherà la sua strada, vi consenta e non vi consenta
quell’essere,che nel mio interno dice “io”.
Egli cadde nell’ottobre 1918, in una giornata così calma e
silenziosa su tutto il fronte, che il bollettino del Comando Supremo si
limitava a queste parole: “ Niente di nuovo sul fronte occidentale”.
Era caduto con la testa in avanti e giaceva sulla terra,
come se dormisse. Quando lo voltarono si vide che doveva aver sofferto a lungo:
il suo volto aveva un’espressione così serena, quasi che fossi contento di
finire così.
domenica 15 novembre 2015
Considerazioni Inattuali
Negli anni dal 1995 ad oggi ci fu un fortissimo disagio sociale nelle Banlieue francesi disagio ascoltato a suon di Celerini, o con la "metafora" del ministro dell'interno di allora con l'Idropultrice; ora è normale che quando nessuno ti ascolta ti butti nelle braccia del primo fanatico,che ti dà un buon motivo per odiare il mondo. Gli attentatori rimangono e sono dei codardi vigliacchi, ma a questa situazione si è arrivati per precise scelte politiche di abbandono di molti strati della popolazione al loro destino. Parliamoci chiaro, gli attentatori non sono principi Sauditi annoiati della vita, ma cittadini Francesi, che uccidono altri cittadini Francesi; mi chiedo nelle periferie di Parigi, quante mosche improvvisate sono nate in questi anni e con quante biblioteche, centri sociali o più semplicemente scuole si è cercato di combatterle..
Nel bel libro di Antonio Pennacchi ‘Canale Mussolini’ un membro adulto della famiglia Peruzzi, trasportata di forza dal Veneto nell’Agro Pontino per le bonifiche, spiega, condividendola in pieno, la logica fascista dell’Imperium per cui L’Italia aveva non solo il diritto ma il dovere di portare la civiltà agli abissini, usando, all’occorrenza, anche le armi chimiche (in quel caso l’iprite). Finché non salta su un marmocchio che dice: “Ma zio, ma non erano esseri umani anche loro? E non eravate voi, a casa sua di loro?”. Ecco, se avessimo abbandonato la logica puramente imperiale, e oserei dire fascista, dell’andare ad ogni momento “a casa sua di loro” e fossimo restati ‘a casa nostra, di noi’, a grattarci le nostre rogne, probabilmente non avremmo alimentato un incendio che oggi può travolgere tutti. Noi e ‘loro’.
Massimo Fini
Il Fatto Quotidiano, 3 novembre 2015
Nemmeno due settimane fa 200 Russi so stati ammazzati su un aereo che tornava da una vacanza a Sharm, non c'è stato un post di solidarietà..ora siamo tutti Francesi pronti a bombardare la Siria e non si sa nemmeno bene chi, visto che fino a ieri la Francia bombardava Assad sostenuto dalla Russia, l'unica che ha preso di petto l'Isis per precisi interessi geopolitici economici. Siamo pedine, gli stessi (in senso figurato) governi che per ben 2 guerre mondiali ci hanno mandato a massacrarci fra poveracci a milioni ora ci ripropongono quale soluzione?
Mentre si paventano imprese militari degne del 800 nessuno ha mai pensato a un embargo sul petrolio Saudita principale finanziatore dell'Isis. Nessuno rispetta l'embargo sulle armi in Siria: i Russi vendono i carri armati, gli americani i missili anticarro e Francesi ed Inglesi bombardano le postazioni dell'Isis ma in realtà Assad ( è un anno che bombardano chiaramente non ci prendono); mandano inoltre, sia Francesi che Inglesi addestratori che formano i presunti ribelli-terroristi moderati a passare all'Isis con una certa preparazione militare. La Turchia ha preso 3 mld di Euro dall'Europa per sparare ai Siriani che scappano dalla guerra che loro stessi alimentano, nel frattempo massacrano i Curdi gli unici cristiani e potenziali pericoli nella zona dove vogliono stabilire il predominio. Nel frattempo sono morte 215000 persone di cui 66000 civili
lunedì 9 novembre 2015
domenica 1 novembre 2015
Tv
Te l’ho detto. Qualche volta uso il pelago, per scovare testi rari. Non leggo i giornali, e la patria televisione l’ho vista per breve tempo, quando ero ricoverato in ospedale. E’ un luogo di malattia dove tutti parlano insieme, sovrapponendosi uno all’altro, oppure parlano e fingono di non ricordare ciò che hanno detto. Esattamente come nei manicomi. Ma lì non rischi l’elettrochoc, e ti pagano pure. Locus miser! Clinica di lusso, dove il conformismo festeggia l’impunità di definirsi trasgressione. Caserma di imboscati, camerateschi con i superiori , sadici con i deboli. Luogo di mostri gozzuti, condannati a copulare in eterno tra loro. Puzza di morte più della mia camera….Tu la guardi?
Brano tratto da "Achille piè veloce" di Stefano Benni
Stefano Benni “Achille piè veloce”
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Aspirò una boccata umida di brezza del mattino e fece
entrare azoto, ossigeno, argon, xenon & radon, vapore acqueo, monossido di
carbonio, ,biossido di azoto, piombo tetratile, benzene, particolato di
carbonati e silicati, alcune spore fungine, un’aereoflotta di batteri, un pelo
anonimo, un ectoparassita di piccione, pollini anemofili, una stilla di
anidride solforosa convolata da una remota fabbrica, e un granello di sabbia proveniente da
Tevtikiye, Turchia nordoccidentale, trasportato dallo scirocco nella notte.
Insomma, respirò l’aria della città.
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La vita di un puntuale è un inferno di solitudini
immeritate. Non Crede? (Achille)
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Sì, Achille era un povero eroe colpito dal destino, ma anche
Ulisse era inviso al destino e quando uno è triste non servono le classifiche,
non c’è un tristo metro, è inutile dire sto mediamente peggio di te o
decisamente meglio di te, si diventa tutti ottusi ed egoisti e la propria tristezza
diventa una grande campana in cui ci si chiude, per non ascoltare la tristezza
degli altri. (Achille)
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Te l’ho detto. Qualche volta uso il pelago, per scovare
testi rari. Non leggo i giornali, e la patria televisione l’ho vista per breve
tempo, quando ero ricoverato in ospedale. E’ un luogo di malattia dove tutti
parlano insieme, sovrapponendosi uno all’altro, oppure parlano e fingono di non
ricordare ciò che hanno detto. Esattamente come nei manicomi. Ma lì non rischi
l’elettrochoc, e ti pagano pure. Locus miser! Clinica di lusso, dove il
conformismo festeggia l’impunità di definirsi trasgressione. Caserma di
imboscati, camerateschi con i superiori , sadici con i deboli. Luogo di mostri
gozzuti, condannati a copulare in eterno tra loro. Puzza di morte più della mia
camera….Tu la guardi? (Achille)
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Se mi facessero entrare in una chiesa, griderei: smettete di
guardare quell’altare vuoto. Adoratevi l’un l’altro. Ti sembro blasfemo?
(Achille)
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-Non lo so-rispose Pilar- quando guardo questi alberi, penso che il mio posto non è
in una città. Vorrei vivere in un bosco, dove la quercia e il faggio, i rovi e
il muschio hanno uguale diritto di sopravvivenza, tutt‘al più c’è qualche fungo parassita che fa il furbo.
Dove non senti commenti sul colore del tuo tronco, o ti guardano male perché hai
le foglie scompigliate. Oppure sotto il mare, dove nessuno è più forte e
potente degli altri, ci si mangia a vicenda con equanime appetito. O in cima a
una montagna, dove un paio di guanti caldi vale cento smoking. Questo paese
trabocca di parole virtuose, la televisione le ripete cento volte al giorno,
non c’è programma che non sponsorizzi qualche buona causa: eppure è diventato
ogni giorno più razzista e insensibile. O siete sordi, o quelle parole sono
false. (Pilar)
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Per quanto? Un mese, un anno. Poi questo paese mi scaccerà.
Il tuo paese che ha venduto la sua varietà, la sua meravigliosa bastardaggine,
il suo sangue di mille colori, in cambio del privilegio di sedere con i più
forti, che forti non sono, sono soltanto più armati e più disperati. Un paese
che ha tutto, meno il pane della dignità e il vino della speranza. Un paese di
governanti che odiano chi è debole eppure è più vivo di loro, chi non ha potere
eppure ha più futuro di loro. Di miserabili che non vogliono essere giudicati, ma sono già nell’inferno della
storia. Non voglio più vivere qui. (Pilar)
martedì 27 ottobre 2015
The Grey
Hendrick: Is that it? You're just gonna sit there? Is that what you want?
Diaz: Yeah.
Hendrick: After what we survived?
Diaz: That's exactly why. What I got waiting for me back there? I'm gonna sit on a drill all day. Get drunk all night. That's my life. Turn around and look at that. [motions to the mountains] I feel like that's all for me. How do I beat that. When will it ever be better? I can't explain it.
Diaz: Yeah.
Hendrick: After what we survived?
Diaz: That's exactly why. What I got waiting for me back there? I'm gonna sit on a drill all day. Get drunk all night. That's my life. Turn around and look at that. [motions to the mountains] I feel like that's all for me. How do I beat that. When will it ever be better? I can't explain it.
The Grey (film)
sabato 24 ottobre 2015
Entrare nella natura....
Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica. Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori. Le alte montagne sono per me un sentimento.
(Reinhold Messner)
(Reinhold Messner)
martedì 13 ottobre 2015
Un anno sull’altipiano di Emilio Lussu
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-Viva il nostro glorioso re di stirpe guerrira!
Il tenente di cavalleria era il più vicino ad una grande
tavola coperta di coppe di spumante. Rapidamente, ne afferrò una ancora piena,
la levò in alto e gridò:
-Viva il re di coppe!
Per il colonnello fu un colpo in pieno petto. Guardò il
tenente stupito, come se non credesse ai suoi occhi e alle sue orecchie. Guardò
gli ufficiali, per fare appello alla loro testimonianza, e disse, più desolato
che severo.
-Tenente Grisoni, anche oggi lei ha bevuto troppo.
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-A me pare che, se noi abbiamo, lassù venti battaglioni,
qui, gli Austriaci non possono passare.
-E come lo impediscono i nostri venti battaglioni, da lassù?
Con l’artiglieria? Ma non ve ne abbiamo un solo pezzo e non ve ne potrà essere
uno solo, ché mancano le strade. Con le mitragliatrici e i fucili? Armi
inutili, a tanta distanza. E Allora? Allora, niente. Perché, se noi siamo degli
imbecilli, non è detto che di fronte a noi vi siano comandi più intelligenti. L’arte
della guerra è la stessa per tutti. Vedrà che gli Austriaci attaccheranno Monte
Fior, con quaranta battaglioni e inutilmente. E siamo pari. Questa è l’arte
militare.
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-Venga qui. Si sieda un minuto. Che cosa le avevo detto io?
Ecco, gli austriaci attaccano Monte Fior.
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Ho fatto due anni all’università in lettere. Sempre il primo
del corso. Quella era la mia carriera. Ma mio padre aveva un chiodo nella
testa. Che dico, un chiodo? Una sciabola. Mi ha obbligato ad entrare nella scuola militare. Mio padre
era colonnello, mio nonno generale, mio bisnonno generale, mio trisnonno…insomma
io ho in corpo otto generazioni di ufficiali, in linea retta. Mi hanno rovinato.
Il tenente colonnello parlava lentamente. Beveva a sorsi,
come si centellina, una tazza di caffè.
-Io mi difendo bevendo. Altrimenti, sarei già al manicomio.
Contro le scelleratezze del mondo, un uomo onesto si difende bevendo. E’ da
oltre un anno che io faccio la guerra,
un po’ su tutti i fronti, e
finora non ho visto in faccia un solo austriaco. Eppure ci uccidiamo a vicenda,
tutti i giorni. Uccidersi senza conoscersi, senza neppure vedersi! E’ orribile!
E’ per questo che ci ubriachiamo tutti, da una parte e dall’altra. Ha mai
ucciso nessuno lei? Lei, personalmente, con le sue mani?
-Io spero di no.
-Io nessuno. Già non ho visto nessuno. Eppure se tutti, di
comune accordo, lealmente, cessassi mo di bere, forse la guerra finirebbe. Ma
se bevono gli altri, bevo anche io.
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Il primo motore è l’alcool. Perciò i soldati, nella loro
infinita sapienza, lo chiamano la benzina.
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-Hurrà!
Il vento soffiava contro di noi. Dalla parte austriaca, ci
veniva un odore di cognac, carico, condensato, come se si sprigionasse da
cantine umide, rimaste chiuse per anni. Durante il canto e il grido dell’hurrà!
Sembrava che le cantine spalancassero le porte e c’inondassero di cognac. Quel
cognac mi arrivava a ondate alle narici, mi si infiltrava nei polmoni e vi
restava con un odore misto di catrame, benzina,resina e vino acido.
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Anch’io rividi, per un attimo, Ettore, fermarsi, dopo quella
fuga affrettata e non del tutto giustificata, sotto lo sguardo dei suoi
concittadini, spettatori sulle mura, slacciarsi, dal cinturone di cuoio
ricamato d’oro, dono di Andromoca, un’elegante
borraccia di cognac, e bere, in faccia ad Achille.
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-Queste sono le famose corazze “Farina”-ci spiegava il
generale,- che solo pochi conoscono. Sono specialmente celebri perché consentono,
in pieno giorno, azioni di audacia estrema. Peccato che siano così poche! In
tutto il corpo d’armata non ve ne sono che diciotto. E sono nostre! Nostre!
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Il battaglione era pronto, le baionette innestate. La 9°
compagnia era tutta ammassata attorno alla breccia dei guastatori. La 10°
veniva subito dopo. Le altre compagnie erano serrate, nella trincea e nei
camminamenti e dietro i roccioni che avevano alle spalle. Non si sentiva un
bisbiglio. Si vedevano muoversi le
borracce di cognac. Dalla cintura alla bocca, dalla bocca alla cintura, dalla
cintura alla bocca. Senza arresto, come le spolette d’un grande telaio, messo
in movimento.
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E’ sui monti di Asago che ho imparato a conoscere due fra i
più caratteristici spiriti della cultura occidentale. Io li conoscevo già, ma
superficialmente, come può conoscerli uno che li legge a tavolino, in città, in
tempi normali. Di loro, non mi era rimasto alcun speciale ricorso. Letti in
guerra, a riposo, sono un’altra cosa. Ariosto era un po’ come i nostri
giornalisti di guerra, e descrisse cento combattimenti senza averne visto uno
solo. Ma che grazia e che gioia nel mondo dei suoi eroi. Egli aveva, certamente
un fondo scettico, ma spinto all’ottimismo. E’ il genio dell’ottimismo. Le
grandi battaglie sono per lui delle piacevoli escursioni in campagne fiorite e
persino la morte gli appare come una simpatica continuazione della vita.
Qualcuno dei suoi capitani muore, ma continua a combattere senza accorgersi d’esser
morto.
Baudelaire è l’opposto. Il sole dell’altopiano era fatto per
illuminare la vita tetra. Come lo studente bolognese, egli avrebbe potuto
vagare nudo sui monti e bere sole e cognac. Egli avrebbe ben potuto fare la guerra a fianco del
tenente colonnello dell’osservatorio di
Stoccaredo. Simile a lui, simile a mille
altri dei miei compagni , gli aveva bisogno di bere per stordirsi e
dimenticare. La vita era per lui, ciò che era per noi la guerra. Ma quali scintille di gioia umana sgorgano
dal suo pessimismo.
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-Sai…così…un uomo solo……io non sparo. Tu, vuoi? Il caporale
prese il calcio del fucile e rispose:
-Neppure io.
Rientrammo a carponi, in trincea. Il caffè era già
distribuito e lo prendemmo anche noi.
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La guerra, per la fanteria, è l’assalto. Senza l’assalto, v’è
lavoro duro, non guerra.
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-Un intelligenza per la quale è sufficiente una minuscola
chiave per aprire una grande porta; una parola per afferrare il significato di
un’ordine, un’intuizione per comprendere subito di primo acchito, un fatto
sconosciuto per esempio…
…..
-Per esempio..che è quello scavo? E’ necessario averlo
costruito per sapere cosa sia? No, o signori, non è necessario. Non occorre
chiederlo. Basta vederlo. Si presenta da
sé. Si intuisce. Che cos’è? E’ un’apposizione di mitragliatrice.
…
L’aiutante maggiore del 2° battaglione, il professore di
greco, era troppo scrupoloso per lasciare passare, senza un’osservazione, quella
che era un’inesattezza. Il suo battaglione era riserva di brigata ed egli
conosceva bene il suo settore. L’esattezza, innanzi tutto.
Egli fece un passo avanti e disse:
-Permette, signor generale?
-Dica pure-rispose il generale
-Per la verità signor Generale, per la verità, non una appostazione
di mitragliatrice.
-E che cos’è?
-Una latrina da campo
Fu un brutto momento, per tutti. Il generale tossì. Anche
qualcuno di noi tossì. La conferenza era finita.
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-In materia, l’esperienza non serve a un gran che.
-L’esperienza serve a valutare la vita per quello che è e
non per quello che si vorrebbe che fosse. Lei, in confronto a me è un ragazzo.
Quando si ha una donna, lontana mille chilometri, la sola cosa utile da farsi è
quella di dimenticarla. Poche illusioni! Non resta altro da fare. E per
dimenticare , non c’è che questo.
-Perché se non si dimenticasse, non ci rimarrebbe altro che
spararsi un colpo di pistola
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COMANDANTE DELLA 10° Noi siamo entranti in guerra con i capi
politici e militari impreparati. Ma questo non è un argomento per indurci a
gettare le armi.
OTTOLENGHI i nostri generali sembra che ci siano stati
mandati dal nemico per distruggerci.
UN GRUPPO DI SOTTOTENENTI E’ vero.
COMANDANTE DELLA 11° è purtroppo così.
OTTOLENGHI e attorno a loro, una banda di speculatori,
protetti da Roma, fa i suoi affari sulla nostra vita. Lo avete visto l’altro
giorno con le scarpe distribuite al battaglione. Che belle scarpe! Sulle suole,
con bei caratteri-colori c’era scritto VIVA L’ITALIA. Dopo un giorno di fango,
abbiamo scoperto che le suole erano di cartone vernciato color cuoio.
UN GRUPPO DI SOTTOTENENTI questo è vero.
COMANDANTE DELLA 11° Disgraziatamente è così!
OTTOLENGHI le scarpe non sono che un’inezia. Ma il terribile
è che hanno verniciato la stessa nostra vita, vi hanno stampigliato sopra il
nome della patria e ci conducono al massacro come pecore.
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-Non è la guerra di fanterie contro fanterie, di artiglierie
contro artiglierie. E’ la guerra di cantine contro cantine, barili contro
barili, bottiglie contro bottiglie. Per conto mio gli austriaci hanno vinto. Io
mi dichiaro vinto. Mi guardi bene: io ho perduto. Non trova lei che ho l’aspetto
d’un uomo disfatto?
domenica 11 ottobre 2015
“Le notti bianche” di Dostoevskij
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Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono
solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante,
tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto
un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi. Gentile lettore,
anche questa è una domanda propria da giovani, molto da giovani, ma che il Signore
la ispiri più spesso nell’anima!
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Ma l’attimo fugge, il giorno dopo incontrate di nuovo lo
stesso sguardo pensoso e distratto, lo stesso viso pallido di prima, la stessa
sottomissione e mitezza nei movimenti e persino un certo pentimento, persino
tracce di una tristezza mortale e di stizza per quell’effimero piacere….E vi fa
una pena che quella bellezza apparsa per
un attimo sia svanita così irrevocabilmente e che, ingannevole e vana,
abbia brillato davanti ai vostri occhi lasciandovi il rammarico di non aver
fatto in tempo ad innamorarvi di lei….
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Camminavo e cantavo, perché quando mi sento felice devo per
forza canticchiare qualcosa, come del resto ogni uomo felice che non ha né
amici né buoni conoscenti, e non sa con chi divedere la gioia di un attimo
lieto. Ad un tratto mi capitò l’avventura più inaspettata.
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La stanza è invasa dal
buio; nella sua anima regnano il
vuoto e la tristezza; tutto il reame dei sogni intorno a lui è crollato senza
lasciare traccia, senza rumori, senza chiasso è svanito come una visione ed
egli stesso non ricorda cosa ha sognato. Ma una sensazione oscura a poco a poco
strugge e sempre più agita il suo petto, un desiderio nuovo, tentatore, pizzica
e irrita la sua fantasia e impercettibilmente attira lo sciame di nuove
fantasie. Nella piccola stanza regna il silenzio: la solitudine e la pigrizia
accarezzano la sua immaginazione; essa si infiamma piano,e piano si mette a
bollire, come l’acqua nella caffettiera della vecchina Matrena che nella cucina
accanto prepara placidamente il suo caffè.
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Quanto più siamo infelici, tanto più profondamente sentiamo
l’infelicità degli altri: il sentimento non si frantuma ma si concentra….
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Dio che grido! Come sussultò! Come si divincolò dalle mie
mani per corrergli incontro!...Io stavo fermo a guardarli, più morto che vivo.
Gli strinse la mano e si gettò tra le sue braccia, poi corse di nuovo verso di
me, mi si fermò vicino, veloce come il cento, come il lampo,e, prima ancora che
io potessi riprendermi, mi abbracciò con tutt’e due le mani e mi baciò forte
con passione. Poi senza dire una parola, si gettò di nuovo verso di lui, lo
prese per mano e lo trascinò dietro di sé. Rimasi lì a lungo , continuando a
guardarli..Infine entrambi scomparvero dai miei occhi.
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Guardai Matrena..Fino allora era stata ancora una robusta “
giovane” vecchia, ma ora, non so perché, ad un tratto mi apparve con lo sguardo
spento, con le rughe in faccia, ingobbita, decrepita…Non so perché ad un tratto
anche la mia stanza mi parve invecchiata come Matrena. Le pareti ed il
pavimento erano sbiaditi, tutto era diventato opaco, e le regnatele si erano
moltiplicate. Non so perché, quando guardai fuori dalla finestra, mi sembrò che
anche la casa di fronte fosse decrepita e scolorita, che gli stucchi sulle
colonne si fossero sgretolati e si staccassero, che i cornicioni fossero
anneriti e pieni di crepe, che le pareti dal vivace color giallo scuro fossero
tutte chiazzate…
Forse un raggio di sole, comparso improvvisamente, si celò di nuovo sotto una nube colma di
pioggia, e tutto di nuovo diventò scolorito ai miei occhi; forse era balenata
davanti a me, così inospitale e triste, la prospettiva del mio futuro, e io mi
vidi con l’aspetto che avrò tra quindici anni: invecchiato, nella stessa
camera, solo come ora, sempre con Matrena, che di sicuro non sarà diventata più
intelligente.
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Che il tuo cielo sia sereno,che il tuo sorriso sia luminoso
e calmo! Sii benedetta per quell’attimo di beatitudine e di felicità che hai
donato a un altro cuore, solo, riconoscente!
Dio mio! Un minuto intero di beatitudini! E’ forse poco per
colmare tutta la vita di uomo?...............
sabato 10 ottobre 2015
i templi della mia religione.....
Le montagne non sono stadi dove soddisfo la mia ambizione di arrivare. Sono cattedrali, grandiose e pure, i templi della mia religione.
(Anatoli Boukreev)
(Anatoli Boukreev)
Perché non possiamo adorare un DIO..
Spesso si dice che Dio è come un padre, ha generato i suoi
figli e dall’alto li accompagna e li guida. Sarà che io sono parecchio viziato, o Dio
semplicemente ha lasciato un sacco di orfani. UN padre ti guida,ti coccola, ti
corregge , insiste ed è presente; fino all’ultino ti dice cosa tu debba fare. Nn
importa quello che fai lui è lì ad aiutarti. Un continuo ed insistente
guidarti, correggerti indirizzarti, ed
infine amarti; Dio è assente, lascia segnali così tenui ed invisibili che non
riesci ad interpretarli. Un padre che ha la stessa attenzione di un fantasma. Chiamiamo i Ghostbusters? Dio perdonerà le nostre paure.
martedì 29 settembre 2015
Ricorda i figli di Prometeo
"The fear of death follows from the fear of life. A man who lives fully is prepared to die to die at any time." Mark Twain
domenica 13 settembre 2015
Le mie lucide follie
Bisogna vivere e morire per qualcosa di più grande noi e tutti lo stiamo cercando....
La guerra all’Isis non sarà la terza guerra mondiale di Alberto Negri
Nessuno ama Bashar Assad, neanche i russi e neppure gli iraniani: ma oggi appare il male minore, unica alternativa alla vittoria dei jihadisti. Non per questo Mosca, rafforzando il suo sostegno militare a Damasco, intende far esplodere la terza guerra mondiale, come sembrava sfogliando ieri le prime pagine di alcuni giornali. Anzi la Russia, insieme all’Iran sciita, ha intuito che Assad non può vincere la guerra, e che serve trovare un compromesso per la transizione. Questo era il senso dell’offerta del Cremlino di costituire un coalizione internazionale contro lo Stato Islamico: ma è stata sdegnosamente respinta, come se qui dalle nostre parti avessero la soluzione in tasca.
Qual è adesso il messaggio di Putin? Due anni fa Mosca, sostenuta dal Vaticano, ha usato la diplomazia per salvare l’amministrazione Obama da se stessa quando Washington era pronta a bombardare l’esercito di Assad per rispondere alle accuse (forse non vere) di avere usato i gas contro i civili. Questa volta l’unico modo in cui la Russia può evitare il disastro è mostrare che non intende scaricare
il regime di Damasco.
il regime di Damasco.
Di calcoli sbagliati in Siria l’Occidente ne ha fatti già abbastanza. L’idea che gli americani possano costituire sul terreno una forza moderata in grado di sconfiggere sia il Califfato che Assad si è rivelata un’illusione che come i raid aerei della coalizione serve soltanto a salvare la faccia. Una delle possibilità per venirne fuori, forse l’unica, è negoziare con i russi, gli iraniani e Damasco. La maggior parte dei ribelli “moderati” è fuggita insieme alla popolazione civile e i soldati addestrati dagli Stati Uniti sono stati sbeffeggiati dai miliziani, incapaci di competere con i jihadisti per potenza di fuoco,
risorse e atrocità.
risorse e atrocità.
La situazione sotto il profilo militare non è disperata ma assai critica e rivela tutte le contraddizioni occidentali. Le milizie dello Stato Islamico si trovano a meno di 30 chilometri dall’autostrada M5, la spina dorsale che collega il Nord e il centro della Siria e Damasco. Il regime ha in mano ancora un terzo del territorio con almeno 13-14 milioni di persone: la sua caduta può provocare ondate bibliche di profughi verso l’Europa con contraccolpi in tutta la regione, dalla Turchia all’Iraq, dal Libano alla Giordania al Golfo.
I jihadisti hanno conquistato Palmira perché la coalizione anti-Isis, l’aviazione americana, non ha sganciato neppure una bomba contro il Califfato per non dare l’impressione di volere aiutare Assad. Non solo, dopo avere appoggiato i curdi in funzione anti-Isis, l’Occidente li ha lasciati in balìa di Erdogan che con l’obiettivo di combattere il Pkk sta colpendo in realtà tutto il movimento curdo e anche il partito politico Hdp entrato in Parlamento nel giugno scorso: in Anatolia del Sud Est c’è il coprifuoco, non si esclude un rinvio delle elezioni anticipate previste il primo novembre. Si profila una crisi seria in un bastione della Nato.
Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia continuano a sostenere che Assad se ne deve andare e allo stesso tempo dichiarano che vogliono colpire i jihadisti dello Stato Islamico. Ma è evidente che non si può combattere il Califfato e allo stesso tempo il suo avversario. A meno che Londra e Parigi non intendano comportarsi come la Turchia di Erdogan che con il pretesto della guerra al Califfato bombarda sistematicamente dei curdi, i più strenui nemici dei jihadisti.
La comunità internazionale sembra colpita da una sorta di sdoppiamento della personalità che determina comportamenti fortemente contraddittori di fronte all’Isis e a quanto accade nel Mediterraneo. Per questo il governo italiano, pur criticando Mosca, si tiene alla larga: forse potrebbe pretendere che francesi e inglesi bombardino il Califfato anche in Libia, la cui presenza è una delle conseguenze delle loro spericolate iniziative. Ma l’Occidente è in grado di dare una risposta credibile alla guerra in Medio Oriente? Il sospetto è siamo davanti a un’altra storia sbagliata. A parole gli Stati Uniti e l’Europa dicono di non volere cambiare i vecchi confini, nei fatti sono mutati da un pezzo e le potenze regionali si comportano di conseguenza. I profughi siriani arrivano da una frontiera che è già Califfato.
È questo uno dei motivi chiave perché le iniziative militari anti-Isis hanno avuto scarso successo: alla guerra degli occidentali manca l’obiettivo politico. François Hollande afferma che Assad se ne deve andare ma il presidente francese non ha la minima idea di chi mettere al suo posto, a meno di non volere riciclare i jihadisti che vuole combattere e consegnargli la Siria. Così come non si sapeva con chi sostituire Saddam nel 2003 e Gheddafi nel 2011. L’impressione è che gli Stati e l’Occidente non siano ancora usciti dalla macchina infernale delle guerre senza senso innescata dagli attentati dell’11 settembre 2001: l’anniversario di oggi dovrebbe indurci a qualche riflessione.
giovedì 3 settembre 2015
Nella colonia penale di Franz Kafka
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Vuole che le chiarisca il caso di oggi; non è diverso dagli
altri. Stamattina un capitano ha
denunciato che quest’uomo, assegnatogli come attendente e che dorme davanti
alla sua porta, durante tutte le ore di
servizio ha dormito. Il suo obbligo, è infatti è quello di alzarsi ogni d’ora e
di salutare militarmente davanti alla porta del capitano. Obbligo non gravoso e
d’altronde necessario, per restare sveglio durante la guardia ed il servizio.
Stanotte il capitano ha voluto controllare se l’attendente facesse il suo
dovere: alle due in punto ha aperto la porta e lo ha trovato che dormiva,
rannicchiato su se stesso. Preso il frustino, lo colpì in viso. Invece di
alzarsi e di chiedere perdono, l’uomo afferrò il suo padrone per le gambe, lo
scosse e gridò: “Butta via la frusta o
ti magio!”
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Di solito, mi inginocchio lì davanti e contemplo il
fenomeno. Quasi mai l’uomo ingoia l’ultimo boccone, per lo più lo rigira in
bocca,e poi lo sputa nella fossa. Devo tirarmi indietro, altrimenti mi arriva
in faccia. Come diventa silenzioso, l’uomo, quando si arriva alla sesta ora!
Anche i più ottusi iniziano a capire!
…
Alla fine l’erpice lo trafigge da parte a parte e lo
scaraventa nella fossa, dove finisce
sull’acqua insanguinata e sull’ovatta. Allora la giustizia ha espletato il suo
compito e noi, io e il soldato lo seppelliamo.
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A questo punto iniziava l’esecuzione! Non una stonatura disturbava
il lavoro della macchina. C’era che non guardava nemmeno più, preferendo
sdraiarsi, a occhi chiusi, sulla sabbia.
Tutti sapevano: ora si compie la giustizia. Nel silenzio si udivano solamente i
sospiri del condannato, attutiti dal tampone. Oggi l’apparecchio strappa al
condannato sospiri che il tampone riesce sempre a soffocare.; allora gli aghi
del disegnatore stillavano un liquido corrosivo, di cui poi venne vietato l’impiego.
Lasciamo perdere. Ma cos’era la sesta ora! Impossibile soddisfare tutti quelli che volevano vedere da più
vicino. Il comandate nella sua lungimiranza aveva stabilito che la precedenza
venisse accordata ai bambini; io, in virtù del mio compito, dovevo rimanere
sempre lì vicino; spesso mi rannicchiavo con due bambini sulle braccia uno per
parte. Che cosa sentivamo in quegli istanti in cui, sul quel viso martorizzato,
appariva un’espressione trasfigurata! Come protendevamo le nostre guance
dinanzi allo splendore di quella giustizia finalmente raggiunta e già
declinante! Che tempi amico mio!
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Stava ora lì nudo. Il viaggiatore si morse le labbra e non
disse nulla. Sapeva quello che sarebbe successo, ma non aveva il diritto di ostacolare
in alcun modo l’ufficiale. Se la procedura penale, che tanto era a cuore all’ufficiale
era davvero sul punto di essere soppressa- forse per l’intervento che il
viaggiatore sentiva il dovere di compiere- allora la condotta dell’ufficiale
era corretta: il viaggiatore al suo posto, non si sarebbe comportato
diversamente.
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-“Sii giusto!” c’è scritto-
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Ma i due esitavano ad avvicinarsi, addirittura il condannato
voltò le spalle. Il viaggiatore li dovette spingere con la forza verso la testa
dell’ufficiale; di cui poté, suo malgrado, scorgere il viso. Era tale e quale
era stato in vita, neppure un segno della redenzione promessa. Non aveva
trovato nell’apparecchio quello che avevano trovato tutti: serrate le labbra,
gli occhi aperti parevano vivi e esprimevano una persuasione calma, sulla
fronte c’ero il foro del gran puntale di ferro.
giovedì 27 agosto 2015
27 agosto 1950-Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi. Cesare Pavese.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo.I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio
,come vedere nello specchio
riemergere un viso morto
,come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo.I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio
,come vedere nello specchio
riemergere un viso morto
,come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
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