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Vuole che le chiarisca il caso di oggi; non è diverso dagli
altri. Stamattina un capitano ha
denunciato che quest’uomo, assegnatogli come attendente e che dorme davanti
alla sua porta, durante tutte le ore di
servizio ha dormito. Il suo obbligo, è infatti è quello di alzarsi ogni d’ora e
di salutare militarmente davanti alla porta del capitano. Obbligo non gravoso e
d’altronde necessario, per restare sveglio durante la guardia ed il servizio.
Stanotte il capitano ha voluto controllare se l’attendente facesse il suo
dovere: alle due in punto ha aperto la porta e lo ha trovato che dormiva,
rannicchiato su se stesso. Preso il frustino, lo colpì in viso. Invece di
alzarsi e di chiedere perdono, l’uomo afferrò il suo padrone per le gambe, lo
scosse e gridò: “Butta via la frusta o
ti magio!”
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Di solito, mi inginocchio lì davanti e contemplo il
fenomeno. Quasi mai l’uomo ingoia l’ultimo boccone, per lo più lo rigira in
bocca,e poi lo sputa nella fossa. Devo tirarmi indietro, altrimenti mi arriva
in faccia. Come diventa silenzioso, l’uomo, quando si arriva alla sesta ora!
Anche i più ottusi iniziano a capire!
…
Alla fine l’erpice lo trafigge da parte a parte e lo
scaraventa nella fossa, dove finisce
sull’acqua insanguinata e sull’ovatta. Allora la giustizia ha espletato il suo
compito e noi, io e il soldato lo seppelliamo.
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A questo punto iniziava l’esecuzione! Non una stonatura disturbava
il lavoro della macchina. C’era che non guardava nemmeno più, preferendo
sdraiarsi, a occhi chiusi, sulla sabbia.
Tutti sapevano: ora si compie la giustizia. Nel silenzio si udivano solamente i
sospiri del condannato, attutiti dal tampone. Oggi l’apparecchio strappa al
condannato sospiri che il tampone riesce sempre a soffocare.; allora gli aghi
del disegnatore stillavano un liquido corrosivo, di cui poi venne vietato l’impiego.
Lasciamo perdere. Ma cos’era la sesta ora! Impossibile soddisfare tutti quelli che volevano vedere da più
vicino. Il comandate nella sua lungimiranza aveva stabilito che la precedenza
venisse accordata ai bambini; io, in virtù del mio compito, dovevo rimanere
sempre lì vicino; spesso mi rannicchiavo con due bambini sulle braccia uno per
parte. Che cosa sentivamo in quegli istanti in cui, sul quel viso martorizzato,
appariva un’espressione trasfigurata! Come protendevamo le nostre guance
dinanzi allo splendore di quella giustizia finalmente raggiunta e già
declinante! Che tempi amico mio!
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Stava ora lì nudo. Il viaggiatore si morse le labbra e non
disse nulla. Sapeva quello che sarebbe successo, ma non aveva il diritto di ostacolare
in alcun modo l’ufficiale. Se la procedura penale, che tanto era a cuore all’ufficiale
era davvero sul punto di essere soppressa- forse per l’intervento che il
viaggiatore sentiva il dovere di compiere- allora la condotta dell’ufficiale
era corretta: il viaggiatore al suo posto, non si sarebbe comportato
diversamente.
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-“Sii giusto!” c’è scritto-
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Ma i due esitavano ad avvicinarsi, addirittura il condannato
voltò le spalle. Il viaggiatore li dovette spingere con la forza verso la testa
dell’ufficiale; di cui poté, suo malgrado, scorgere il viso. Era tale e quale
era stato in vita, neppure un segno della redenzione promessa. Non aveva
trovato nell’apparecchio quello che avevano trovato tutti: serrate le labbra,
gli occhi aperti parevano vivi e esprimevano una persuasione calma, sulla
fronte c’ero il foro del gran puntale di ferro.
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