------------------------
Di Kantorek ve n’erano
migliaglia, convinti tutti di far per il meglio nel mondo ad essi più comodo. Ma qui
appunto sta il fallimento. Essi dovevano essere per noi diciottenni
introduttori e guide all’età virile, condurci al mondo del lavoro, al dovere,
alla cultura, al progresso; insomma all’avvenire. Noi li prendevamo in giro e
tavolta facevamo loro piccoli scherzi, ma in fondo credevamo a ciò che ci
dicevano… il primo fuoco tambureggiante ci rilevò il nostro errore, e dietro ad
esso crollò la concezione del mondo che ci avevano insegnata.
------------------------------------------
Del resto è strano che l’infelicità del mondo derivi tanto
spesso dalle persone piccole, di solito assai più energiche e intrattabili
delle grandi. Mi sono sempre guardato dal capitare in reparti che avessero dei
comandanti piccoli: generalmente sono dei pignoli maledetti.
----------------------
Ci eravamo arruolati pieni di entusiasmo e di buona volontà:
si fece di tutto per spegnere in noi l’uno e l’altra. Dopo tre settimane
riuscivamo già a concepire come un portalettere, divenuto per caso un superiore
gallonato, potesse esercitare su di noi un potere maggiore di quello che prima
non avessero i nostri genitori, i nostri educatori e tutti gli spiriti magni
della civiltà-da Platone a Gothe-messi insieme. Coi nostri giovani occhi aperti
vedemmo come il classico concetto di patria, quale ce lo insegnano i nostri
maestri, si realizzasse per il momento in una rinunzia alla personalità, quale
mai non si sarebbe osato imporre alla più umile persona di servizio. Saluto,
attenti, passo di parata, present’arm, fianco dest’, fianco sinist’, battere i
tacchi, cicchetti e mille piccole torture. Ci eravamo figurati diversamente il
nostro compito; sembrava che ci si preparasse all’eroismo come cavalli da
circo; ma finimmo coll’abituarci.
Comprendemmo anzi che alcune di quelle cose erano necessarie, mentre altre
erano del tutto superflue. Per questo cose il soldato ha un fiuto finissimo.
--------------------------------
Noi eseguivamo esattamente perché il comando è comando e
deve essere eseguito.
--------------------------------------------------------
Divenimmo duri, diffidenti, spietati, vendicativi, rozzi; e
fu bene: erano proprio quelle le qualità che ci mancavano. Se ci avessero
mandato in trincea senza quella preparazione, i più sarebbero impazziti. Così
invece eravamo preparati a ciò che ci attendeva.
---------------------------------
Kat non si
lascia smuovere dall’opinione che da
vecchio lupo di trincea esprime così,
ancora in in versi :”Paga e vitto per
tutti uguale, pace garantita e generale”.
Kropp invece è
un pensatore. Le dichiarazioni di guerra, egli propone, dovrebbero essere una
specie di festa popolare, con biglietti d'ingresso e banda, come per i
combattimenti dei tori. Poi, nell'arena, i ministri e i generali dei due stati
avversari, in calzoncini da bagno e armati di manganello, si azzuffano. Vince
il paese di quello che caccia l'altro sotto. Sarebbe assai più semplice e
meglio di adesso, che s'ammazzano tra loro persone che non c'entrano"
------------------------------------------
Allora vede i suo elmo e se lo rimette in capo: adagio
ritorna in sé…ma un tratto diventa rosso come una bragia e fa una certa faccia
imbarazzata. Con prudenza mette la mano al sedere e mi fissa angustiato- Ho
capito subito: diarrea di guerra. Non per questo, a dir vero, gli avevo
schiaffato l’elmo proprio lì, ma lo consolo egualmente: “Non ci badare, non è
vergogna. Ben altri che te ha riempito i calzoni dopo il primo attacco. Va
dietro al cespuglio, getta via le mutande,e non pensarci più”
-----------------
Ha ragione: non siamo più giovani, non aspiriamo più a
prendere il mondo d’assalto. Siamo dei profughi, fuggiamo noi stessi, la nostra
vita. Avevamo diciotto anni, e cominciavamo ad amare il mondo, l’esistenza: ci
hanno costretto a spararle contro. La prima granata ci colpiti al cuore;
esclusi ormai dall’attività, dal lavoro, dal progresso, non crediamo più a
nulla. Crediamo alla guerra.
--------------------------------
Uccidere un singolo pidocchio, quando se ne hanno addosso centinaia, è un affar serio. Le
bestiole sono piuttosto dure e alla
lunga diventa noioso quel perpetuo schiacciarle con le unghie.
------- -------------------
Per puro caso posso essere colpito, per puro caso rimanere
in vita. In un ricovero a prova di bomba posso essere schiacciato come un topo
e su terreno scoperto posso resistere incolume a dice ore di fuoco
tambureggiante. Ciascuno di noi rimane in vita soltanto in grazia di mille
casi; perciò il soldato crede e fida nel caso.
--------------------------------------
Oggi nella patria della nostra giovinezza noi si
camminerebbe come viaggiatori di passaggio: gli eventi ci hanno consumati; siamo divenuti accorti
come mercanti, brutali come macellai. Non siamo più spensierati, ma atrocemente
indifferenti. Sapremo forse vivere, nella dolce terra: ma quale vita?
Abbandonati come fanciulli, disillusi come vecchi, siamo rozzi, tristi,
superficiali. Io penso che siamo perduti.
-------------------------
Oh le pallide facce color di rapa, le tristi mani
abbrancate, il miserabile coraggio di questi poveri cani, che nonostante tutto
vanno avanti e attaccano; di questi, bravi, poveri cani, così intimiditi che
neppure osano urlare la loro sofferenza, e col petto e con la pancia squarciati, con le braccia e
le gambe fracassate non sanno che gemere piano, chiamando la mamma e tacciono
subito se qualcuno li guarda in viso!
---------------------------------
Vediamo vivere uomini
a cui manca il cranio; vediamo correre soldati a cui un colpo ha falciato via i
due piedi e che inciampano, sui moncherini scheggiati, fino alla prossima buca;
un caporale percorre due chilometri sulle mani, trascinandosi dietro i ginocchi
fracassati; un altro va al posto di medicazione premendo le mani contro le
budella che traboccano; vediamo uomini senza bocca, senza mandibola, senza
volto; troviamo uno che da due ore tiene stretta coi denti l’arteria del
braccio per non dissanguarsi; si sole si leva, viene la notte, fischiano le
granate, la vita se va a goccia a
goccia.
-------------------------------
Non siamo mai stati molto teneri in famiglia; non usa tra la
povera gente, che deve lavorare molto e
ha tanti fastidi. La gente semplice non capisce che ci si debba di continuo
confermare ciò che si sa già.
--------------------------------------
Arriva un nuovo convoglio di feriti. Nella nostra camerata
entrano due ciechi. Uno è un musicista giovanissimo. Le suore non hanno mai con
sé il coltello quando gli danno da mangiare, perché già una volta lo ha
strappato loro di mano. Una sera durante il pasto, la suora viene chiamata via
e pel momento depone sul tavolino accanto a lui il piatto con la forchetta.
Egli trova a tastoni la forchetta, se l’avventa a tutta forza contro il cuore,
poi prende una scarpa e picchia sul manico quanto più può. Gridano aiuto, tre
uomini appena bastano a strappargli la forchetta, i cui denti ottusi erano già penetrati nelle carni. Tutta
la notte inveisce contro di noi, tantochè nessuno riesce a prender sonno. Al
mattino lo assale una crisi di pianto.
----------------------
Dev’ essere tutto
menzognero e inconsistente, se migliaglia d’anni di civiltà non sono nemmeno
riusciti ad impedire che questi fiumi di sangue scorrano,che queste prigioni di
tortura esistono a migliaglia. Soltanto l’ospedale mostra che cosa è la guerra.
Io sono giovane, ho vent’anni: ma della vita non conosco
altro che al disperazione, la morte, il
terrore, e la insensata superficialità congiunta con un abisso di sofferenze.
Io vedo dei popoli spinti l’uno contro l’altro , e che senza
una parola, inconsciamente, stupidamente, in una inconsapevole obbedienza si
uccidono a vicenda. Io vedo i più acuti
intelletti del mondo inventare armi e parole perché tutto questo s perfezioni e
duri più a lungo. E con me lo vedono tutti gli uomini della mia età, da questa
parte e da quell’altra del fronte, in tutto il mondo: lo vede e lo vive la mia
generazione.
Che faranno i nostri padri, quando un giorno sorgeremo e
andremo davanti a loro a chieder conto? Che aspettano essi da noi, quando verrà
il tempo in cui non vi sarà guerra? Per anni e anni la nostra occupazione è
stato uccidere, è stata la nostra prima professione nella vita. Il nostro
sapere della vita si limita alla morte. Che accadrà, dopo? Che sarà di noi?
---------------------------
Questa vita ci ha ridotto ad animali appena pensati, per
darci l’arma dell’istinto; ci ha impastati di insensibilità, per farci
resistere all’orrore che ci schiaccerebbe se avessimo ancora una ragione
limpida e ragionante; ha svegliato in noi il senso del cameratismo, per
strapparci dall’abisso del disperato abbandono; ci ha dato l’indifferenza dei
selvaggi per farci sentire, ad onta di tutto, ogni momento della realtà, e per
farcene come una riserva contro gli assalti del nulla. Così meniamo un’esistenza
chiusa e dura, tutta in superficie, e soltanto di rado un avvenimento accende
qualche scintilla. Ma allora divampa in modo inatteso una fiammata di passione
aspra e terribile. Sono questi i momenti pericolosi, che ci rilevano come il
nostro adattamento sia tutto artificiale; come esso non sia affatto la calma,ma
uno sforzo terribile per mantenere la calma.
--------------------------
La nostra linea viene portata indietro. Di là ci sono troppi
reggimenti freschi,inglesi ed americani; troppo corned beef, troppa farina di
grano. E troppi cannoni nuovi; e troppa aviazione. Noi invece siamo magri e
spossati dalla fame. Il nostro vitto è tanto cattivo e tanta parte composto di
surrogati, che ne siamo malati. I fabbricanti in Germania si sono fatti ricchi
signori; ma a noi la dissenteria brucia le budella.
--------------------------------
La vita, che mi ha portato attraverso questi anni, è ancora
nelle mie mani e nei miei occhi. Se io abbia saputo dominarla, non so. Ma
finchè dura, essa si cercherà la sua strada, vi consenta e non vi consenta
quell’essere,che nel mio interno dice “io”.
Egli cadde nell’ottobre 1918, in una giornata così calma e
silenziosa su tutto il fronte, che il bollettino del Comando Supremo si
limitava a queste parole: “ Niente di nuovo sul fronte occidentale”.
Era caduto con la testa in avanti e giaceva sulla terra,
come se dormisse. Quando lo voltarono si vide che doveva aver sofferto a lungo:
il suo volto aveva un’espressione così serena, quasi che fossi contento di
finire così.
Nessun commento:
Posta un commento