giovedì 2 maggio 2013

Discorso Al Saggio Professore....


Sono il fallimento morale e civile di Jack.
Vede lei è un bravo uomo, coltiva il proprio giardinetto, segue la sua lanterna e felice come un canarino fischiettante nella sua gabbia ma dopotutto che prigione che si è costruito, è adornata con titoli, onorificenze, rispetto e magari la placcata d’oro con il dolce legame della famiglia.
Io invece sono vuoto, un contenitore vuoto, un vuoto a perdere, non credo in niente e nemmeno a me stesso, vivo ai bordi dell’abisso perché ho troppa paura del precipizio, ma almeno lo conosco.
Lei che avrebbe fatto al mio posto, avrebbe lasciato gli studi, avrebbe lavorato per tutta la vita come schiavo per un piccolo padroncino e magari felice sarebbe tornato a casa dai suoi figli?
Non io, non ne sono capace, non so vivere in una gabbia o mettiamola più in generale non so vivere, forse sopravvivo.
E’ questa la chiave di volta del discorso; sopravvivo. Sono venuto qua quindi appunto per questo, non ho niente da perdere e niente da guadagnare, non me ne importa niente nemmeno della mia vita, io non l’ho chiesta. Si figuri allora cosa me ne importa di lei, se non ho stima di me stesso, non creda che la riservo per lei.
Questo, lei ricordi, dovrebbe farle paura perché io sono libero e pazzo, lei incatenato e saggio, chi dei due è più pericoloso per l’altro?
Me ne vado, ma torno, come l’incubo che ti  sveglia nel mezzo della notte e non ti lascia dormire il tuo giusto sonno fino al chiarore dell’alba.
Per lei è iniziata la notte.

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