Sulla scia del brusco abbandono senza parole della
terapeuta, esternava dal telefono in cuffia della sua postazione lavorativa,
quanto fosse angosciosamente esiguo il numero delle persone con le quali poteva
sperare di comunicare davvero e esternare e costruire, sani, aperti, fiduciosi,
rapporti di reciproco incoraggiamento sui quali fare affidamento.
Si sarebbe accontentata anche di quello, promise
rannicchiata e tremante in posizione semifetale sulla punta della sedia
ergonomica nel cubicolo della sua postazione lavorativa- e perciò ora esortava
l’amica malata terminale a continuare, a non tirarsi indietro, a dirgliene
quattro: quali parole e termini si potevano impiegare per descrivere e valutare
quel vuoto e quella spugna emotivi così solipsistici , auto logoranti e senza
fondo che ora le sembrava di essere?
Il diavolo è un tipo impegnato
Io chiesi a papà che lezione trarre dalla cosa e lui disse
che secondo lui era che non puoi insegnare a un porco a cantare e mi disse di andare a rastrellare la ghiaia del
vialetto del fossato prima che fottesse il canale di scolo.
Più l’intensità di quella spinta sembra essere direttamente
proporzionale all’intensità e all’urgenza con la quale a quanto pare trovo poi
la maniera di tirarmi indietro. I trascorsi indicano che questa sorta di
improvvisa inversione della spinta avviene proprio quando ho la sensazione di
averle. Qualunque cosa significhi averle- a essere onesto mica lo so bene. A quanto
pare significa quando so per certo e sento che ormai sono coinvolte nel
rapporto e nella prospettiva futura quanto lo sono io. Lo sono stato. Lo ero.
A certi complessi è meglio semplicemente arrendersi e
accettarli anziché lottare contro l’imago per pura forza di volontà.
E’ un libro davvero straordinario e adesso pensaci, se non
ci fosse stata una cosa come l’Olocausto non ci sarebbe stato un libro come
alla ricerca di un significato della vita….avere un atteggiamento stereotipato
nei confronti di qualsiasi cosa è un grande errore, questo dico.
Ma non ce l’ho. Nessuno ce l’ha. Succedono cose davvero
terribili. L’esistenza e la vita spezzano continuamente le persone in tutti i
cazzo di modi possibili e immaginabili. Dammi retta, io lo so, io ci sono
passato, io.
Due drogati terminali all’ultimo stadio erano seduti contro
il muro di un vicolo senza niente da iniettarsi, niente di niente, nessun posto
dove andare o stare. Uno soltanto aveva il cappotto. Faceva freddo, e uno dei
drogati terminali batteva i denti e sudava e tremava per la febbre. Sembrava
gravemente malato. Puzzava da fare schifo. Stava seduto contro il muro con la
testa sulle ginocchia. Questo succedeva a Cambridge, Massachusetts in un vicolo
dietro il Commonwealth centre per il recupero delle lattine di alluminio di
Massachusetts Avenue nelle prime ore del 12 gennaio 1993. Il drogato terminale
con cappotto si tolse il cappotto e corse a rannicchiarsi vicino al drogato
terminale gravemente malato e prese e stese il cappotto in modo che li coprisse
tutti e due e poi si rannicchiò un altro poco tanto da ritrovarsi schiacciato contro
l’altro e lo circondò con un braccio e lasciò che si sentisse male sul suo
braccio, e rimasero così insieme contro il muro per tutta la notte.
D: quale dei due è sopravvissuto.
Una analogia potrebbe essere: immagina di essere andato a
una festa dove non conosci quasi nessuno, e poi tornando a casa all’improvviso
ti rendi conto che per tutta la festa ti sei talmente preoccupato di capire se
piacevi o no ai presenti che adesso non hai la minima idea se a te è piaciuto
qualcuno di loro. Chiunque abbi avuto una simile esperienza sa che è
assolutamente letale presentarsi a una festa con un simile atteggiamento.
L’intensità di un desiderio D è inversamente proporzionale
alla facilità di soddisfazione di D. Noto anche come amore romantico.
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