Angelo del Boca “Italiani, brava gente?”
Saggio STORICO
CAP.1 FARE GLI ITALIANI
Gli italiani, nel loro insieme, non hanno mai goduto, negli
ultimi tre secoli, di molta reputazione. Non c’era viaggiatore straniero che percorresse,
per diletto o affari la penisola, che non esprimesse, in diari o lettere ai
congiunti, giudizi sugli italiani tutt’altro che lusinghieri. Ma anche gli
osservatori nostrani, appartenenti alle classi colte, non erano da meno nel
rilevare vizi e difetti dei loro concittadini. Si passava da valutazioni argute
a sentenze senza appello. Da osservazioni ironiche a congetture
pseudoscientifiche. Non mancavano infine, i casi di autoflagellazione. Per fare
qualche esempio, gli italiani erano definiti, tout court, pigri, scansafatiche,
indifferenti. E inoltre ignoranti, creduloni, baciapile, papisti. E ancora:
inaffidabili, voltagabbana, servili, imbelli. E anche insensibili a tutti gli
ammonimenti, a tutti gli insulti, persino alle pedate. E si potrebbe
continuare. Pag 11
Montesquie Rincarava la dose: Una pubblica simonia regna
oggi a Roma. Non si è mai visto, nel governo della chiesa, regnare il delitto
così apertamente. Uomini vili sono preposti da ogni parte alle cariche. Ed il
papato, da parte sua, non si cura affatto di ciò che può accadere. Da come
vanno le cose, è impossibile che sia eletto papa un uomo di merito. Pag17
Per Leopardi del suo tempo erano crudeli, insensibili,
indifferenti, incapaci di veri costumi. “Le classi superiori d’Italia”
precisava “ sono le più ciniche di tutte le loro pari nelle altre nazioni . Il
popolaccio italiano è il più cinico dei popolacci. Inoltre “ in fatto di
scienze filosofica e cognizione matura e profonda dell’uomo e del mondo “ l’Italia
era “ incomparibilmente inferiore alla Francia, all’Inghilterra, alla Germania”.
Ma c’era di peggio: la vita degli italiani era “senza prospettive di miglior
sorte futura, senza occupazione, senza scopo, e ristretta solo al presente”. L’italia
infine, non conosceva altre manifestazioni di vita collettiva all’infuori del
passeggio, della messa e delle feste sacre e profane. Pag 24
Mussolini, come è noto , non teneva in grande considerazione
la massa. Nella celebre intervista nel 1932 concessa a Emil Ludwig non esitava
a sostenere: “ la massa per me non è altro che un gregge di pecore, finchè
non è organizzata. Non sono affatto
contro di essa, soltanto nego che essa
possa governarsi da sé. Ma se la si conduce, bisogna reggerla con due redini:
entusiasmo e interesse”. Nessuna stima, dunque, per la massa informe. Pag42
Il giudizio di Mussolini sugli italiani, dunque era
severissimo, senza appello. Alla vigilia della guerra, perfettamente informato
sullo spirito pacifista della propria gente dichiarava :” la razza italiana è
una razza di pecore, non bastano diciotto anni, per trasformarla, ce ne
vogliono 180 o forse 180 secoli”. Pag 45
Giustamente fa osservare Fabrizio Battistelli che “ più dell’innata
incapacità militare degli italiani, gli insuccessi bellici appaiono determinati
dalla inettitudine delle classi dirigenti”.
Ancora oggi a centoquarantacinque anni dall’unità del paese,
questa è messa in pericolo da manovre secessioniste e da grottesche invenzioni
come la Padania. Ancora oggi ci sembra di attualità il giudizio espresso nel
1894 da un piemontese a Bazin :” noi siamo un paese troppo lungo, signore.
Giammai la testa e la coda si toccheranno. E se li si forza, la testa morderà
la coda” pag46
Il mito degli “italiani brava gente” è , come abbiamo già
detto , una leggenda intramontabile. Per fare un esempio l’Italia ha inviato in
Iraq nel 2003 un corpo di spedizione denominato Antica Babilonia, modestamente
armato e con scarsa conoscenza della situazione.
Ma i promotori dell’impresa
facevano assegnamento sul fatto che tanto gli alleati quanto gli
avversari avrebbero riconosciuto al soldato italiano lo status di privilegiato
del “buono italiano”. E quando, invece, i guerriglieri di Abu Omar al-Kurdi
mettevano a segno a Nassiriya un violentissimo attacco contro il contingente
italiano, che causava 21 morti, l’episodio suscitava più sorpresa che
disapprovazione, come se i guerriglieri
di al-Kurdi avessero infranto in patto non scritto ma sottointeso.
Dietro questo paravento protettivo di ostentato e falso
buonismo, si sono consumati, negli ultimi centocinquant’anni, in Italia e nelle colonie, i peggiori crimini.
Si pensi ai 100.000 libici uccisi tra il 1911 e il 1932 in aspri combattimenti
o nell’inferno dei campi di
concentramento. Ai tre giorni di sangue ad Adis Abeba dopo l’attentato a
Graziani nel febbraio 1937. Ai 2000 preti e diaconi assassinati nella città
conventuale di Debrà Libanòs, per il semplice sospetto che fossero implicati
nella congiura contro Graziani. Alle bonifiche praticate nei Balcani. Nei prossimi capitoli esamineremo
gli episodi più crudeli, cominciando con la guerra al brigantaggio, il peggior
esordio che l’Italia appena unificata potesse attendersi. Pag49
CAP.2 GUERRA Al
BRIGANTAGGIO
Per reprimere questi moti, che ponevano in grosse difficoltà
il governo di Torino, già sconvolto per la repentina morte di Cavour, veniva
sostituito il comandante del 6°corpo d’armata il generale Giovanni Durando, con
il generale Enrico Cialdini, il conquistatore di Gaeta e forse il militare più
famoso dell’esercito piemontese. Subito dopo il cambio, i soldati impiegati nel
sud salivano da 15000 a 50000 , e più tardi nel 1863, a 116000 pag57
Tre mesi dopo le stragi, il deputato della sinistra Giuseppe
Ferrari raggiungeva, dopo un viaggio particolarmente difficoltoso, la località
di Pontelandolfo. Di questo grosso paese di seimila abitanti, erano rimaste in
piedi tre case. Pag62
Non crediamo infatti che Stanislao Mancini, pronunciando alla camera, il 27
gennaio 1866, quella terribile minaccia:” Non mi costringete a fare delle
rivelazioni, di cui l’Europa dovrebbe inorridire” , volesse soltanto coprire le
stragi di POntelandolfo e Casalduni o il lager di Fenestrelle. Pag 68
CAP.3 L L’INFERNO DI NOCRA
Chi erano gli sventurati ospiti di Nocra? All’inizio
soltanto criminali comuni. Poi dal 1889, anche politici, ossia i capi e gregari
di tribù che non accettavano la dominazione italiana, ma anche spie o presunte
tali, collaboratori infedeli, agitatori,, maghi e indovini che predicavano la
fine della presenza degli italiani. Nel 1892, con Oreste Baratieri governatore
militare e civile della colonia, il carcere di Nocra raggiunse con un migliaio
di detenuti il massimo della capienza. Pag81
CAP 4. IN CINA CONTRO I BOXER
Inutilmente nella tornata del 6 luglio, il deputato
repubblicano Napoleone Colajanni, ben noto per la sua dirittura morale e per
aver denunciato lo scandalo della Banca Romana, si era rivolto ai banchi del
governo con frasi provocatorie “Che direste voi, se uno straniero domani
esclamasse: “ Mi piace il porto di Messina” e se lo prendesse? E poi facesse
altrettanto con Napoli? Gli europei hanno operato così in Cina!”
CAP5. SCIARA SCIARAT-
STRAGI E DEPORTAZIONI
Da allora come
vedremo, le forche fiorirono ovunque in Libia, come gramigne inestirpabili, e
suggeriranno a Scalarini quei tremendi
disegni satirici che inchiodavano Giolitti e compagni alle loro responsabilità.
Tuttavia il peggio doveva ancora venire. Non erano bastati i 4000 morti nella
caccia all’arabo traditore per le vie di Tripoli. Non erano bastate le
impiccagioni collettive nella piazza del pane…pag114
Così finiva nel sangue e nella vergogna il primo tentativo
di occupare la Libia. Era durato quattro anni. Per raggiungere l’occupazione
integrale della quarta sponda sarebbero occorsi altri 17 anni e l’annientamento
in combattimento e nei campi di sterminio, di un ottavo della popolazione
libica. Pag123
CAP6. LE COLPE DI CADORNA
La verità è che il piano Cadorna era interamente sbagliato e
averlo riproposto per 11 volte era semplicemente delittuoso. Pag138
Come ha lodevolmente rivelato Giovanna Procacci, la morte in
massa dei soldati prigionieri fu provocata ed in larga parte voluta, dal
governo italiano, e soprattutto dal comando supremo. Cosicché l’Italia trasformò
il problema dei prigionieri di guerra, che tutti i governi belligeranti dovettero
affrontate con urgenza, in un vero e proprio caso di sterminio collettivo.
Il rifiuto dello stato italiano di provvedere direttamente,
come facevano gli altri paesi in guerra, all’invio di soccorsi (cibo e
vestiario) ai soldati detenuti nei campi di concentramento austriaci, nasceva
dal preciso intento di distogliere i soldati al fronte da ogni tentativo di
resa. Pag141
CAP7.GLI SCHIAVI DELL’UEBI SCEBELI
Come ha osservato Mario Giovana, più che una guerra
tradizionale si trattava di una riedizione coloniale delle spedizioni punitive
dello squadrismo delle origini. In altre parole azioni terroristiche a sorpresa
e, come sempre, dieci contro uno. Pag157
CAP8. SOLUCH COME AUSCHWITZ
Mentre il quadrumviro Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon
ripuliva il nord della somalia dai ribelli e ingaggiava un pugno di squadristi
per liquidare un santone ostile, ricompensandoli consentendo loro di praticare
la più abbietta schiavitù, in Libia si consolidava la fama di un giovane colonnello,
Rodolfo Graziani, destinato a diventare il più celebrato (e odiato) tra gli
ufficiali coloniali.pag171
Cinque giorni dopo aver scritto questa lettera, che avrebbe
provocato la deportazione di 100000 libici, Badoglio, si incontrava con
Graziani e insieme concertavano le modalità per effettuare l’operazione, che
non ha precedenti nella storia dell’Africa moderna. Badoglio e Graziani però
non erano i soli responsabili di questa infamia. Il ministro delle colonie De
Bono sollecitava da tempo tale misura estrema e non ci risulta che Mussolini
abbia avuto qualche scrupolo nell’approvarla. pag183
L’ultimo insulto a Omar al-Mukhtar veniva compiuto in tempi
recenti, con la proibizione di proiettare in Italia il film il leone del
deserto.
Il lungo ostracismo contro il film di Akkad si inserisce in
una più vasta e subdola campagna di mistificazione e di disinformazione, che
tende a conservare alla nostra recente storia coloniale, una visione romantica,
mitica, radiosa. Cioè falsa. Pag189
CAP.9 UNA PIOGGIA DI IPRITE
Ma questo Mussolini è ben noto in Africa , dovunque i suoi
ordini hanno significato violenze e stermini: da Gebel cirenaico alle montagne
lunari della Migiurtinia, dalle strade di Addis Abeba alla città conventuale di
Debra Libanos. Se l’Africa avesse potuto pretendere una propria Norimberga, se
avesse avuto tanta forza da poter istruire processi per i delitti di lesa
Africa, questo Mussolini africano non si sarebbe salvato.pag200
E’ lui che concede il permesso di utilizzare le armi
proibite dalla convenzione di Ginevra, i micidiali gas tossici. Pag201
A Mussolini non interessava tanto vincere la guerra quanto
sterminare gli avversari, per questo si accaniva contro le popolazioni inermi
consentendo che venissero ipritate e con esse il bestiame, i raccolti, i fiumi
, i laghi. Pag206
CAP.10 DEBRA’ LIBANOS: UNA SOLUZIONE FINALE
Dopo aver esercitato la propria vendetta sulla nobiltà
amhara, sugli esponenti di spicco dell’intellighenzia etiopica, sui cadetti
della scuola militare di Oletta, sulla folla anonima e misrabile di indovini,
cantastorie, stregoni ed eremiti, nell’ultima decade di maggio Graziani
prendeva come bersaglio il clero cristiano-copto e , in modo particolare, la
città conventuale di Debrà Libanòs.pag225
Poiché Graziani aveva assicurato al ministro delle colonie
Lessona che “ le esecuzioni disposte in conseguenza del citato attentato
saranno effettuate in luoghi isolati e che nessuno-ribadisco- nessuno può
esserne testimone” pag227
Il degiac veniva in realtà decapitato, e la sua testa,
infilzata su di una picca, veniva esposta nella piazza del mercato di Socotà e
poi in quella di Quoram. Pag231
CAP.11 SLOVENIA UN TENTATIVO DI BONIFICA ETNICA
Anche se la presenza dell’Italia fascista nei Balcani ha
superato di poco i due anni, i crimini commessi dalle truppe di occupazione
sono stati sicuramente, per numero e ferocia, superiori a quelli consumati in
Libia e in Etiopia. Anche perché, nei Balcani, a fare il lavoro sporco, non c’erano
i battaglioni amhra-eritrei e gli eviratori
galla della banda di Mohamed Sultan. Nei balcani, il lavoro sporco, lo hanno fatto interamente gli
italiani, seguendo precise direttive dei più beni nomi del Gotha dell’esercito:
i genrali Mario Roatta, Mario Robotti, Gastone Gambara, Taddeo Orlando,
Alessandro Maccario, Vittorio Ruggero, Guido Cerruti, Carlo Ghe…pag242
In altre paolre , più di 50000 Sloveni o persero la vita o
subirono gravissime offese da parte delle truppe di occupazione , nell’arco di
appena due anni pag243
Avendo assunto la deprecabile decisione di non consegnare a
paesi stranieri gli italiani colpevoli di crimini di guerra, Roma rinunciava
anche, salvo per un pugno di personaggi, a chiedere alla Germania la consegna
dei nazisti che si erano macchiati in Italia, tra il 1943 ed il 1945 , di un
numero infinito di stragi. Pag254
CAP.13 TUTTI RICCHI, TUTTI FELICI, TUTTI ANTICOMUNISTI
Anche se incompleto, il quadro che presentiamo dei crimini
di guerra compiuti dagli italiani negli ultimi centocinquattr’anni ci sembra
tuttavia sufficiente per poter formulare un severo giudizio di condanna. Ciò
non vuol dire che gli italiani guidino la classifica delle imprese delittuose.
Essi sono però alla pari- certamente secondi ai nazisti- degli altri popoli
che, nello stesso periodo di tempo, hanno promosso campagna coloniali e hanno preso parte agli ultimi conflitti
mondiali. Gli italiani però , si differenziano nettamente dagli altri popoli
per il continuo ricorso a uno strumento auto consolatorio, il mito degli
italiani brava gente , che ha coperto, e continua a coprire tante infamie.pag306
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