David Foster Wallace scrive un romanzo di 100 pagine su una riunione di marketing che lancia una merendina, ammetto di non essere riuscito a finirlo, anche perchè la complessità di seguire la storia non è banale gli intrecci fra espressioni, storie, movenze dei personaggi (sì, in un libro può restituire la storia dei movimenti di un corpo) è veramente complessa e richiede una memoria elefantiaca. Ora passare da Wallace a un saggio di 96 pagine, in cui si afferma che la storia è ciclica, citando ma non raccontando, che la storia è una continua lotta fra dominanti e dominati, in un lento e progressivo riequilibrio con continui momenti di avanzamento ed arretramento intendendoli e mai spiegandoli mi fa pensare di aver buttato via 12 euro. Come un personaggio di Sciascia, chiudo la recensione affermando: “E poi in casa ci sto benissimo; e specialmente qui dentro- levando le mani ad indicare ed accogliere tutti i libri d’intorno-“
“Bella biblioteca disse Laurana”
“Non è che non mi capiti, anche qui dentro , di imbattermi nei ladri, negli imbecilli…Parlo di scrittori beninteso , non di personaggi…Ma me ne libero facilmente; il restituisco al libraio o li regalo al primo cretino che viene a farmi visita”, la Scopa d Don Abbondio lo restituisco al Libraio.
ps: spero che Canfora non me ne abbia e credo che abbia scritto libri di ben altro spessore, ma sinceramente questo opuscolo rimane tale.
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