Arturo aprì la porta ed entrò, seguito da un giovane, che si
tolse con un gesto buffo, il berretto.
Questa percezione del
divino non l’aveva mai colpito; era stato sempre incredulo e si burlava
allegramente dei bigotti e dell’immortalità dell’anima: non c’era vita futura,
sosteneva egli con risolutezza; bisogna vivere e ben vivere, e poi sparire nel
nulla. Ma negli occhi di quella donna, aveva visto un’anima, un’anima
imperitura.
“Dev’essere stato quando è andato sopra la carrozzella di
Alice” rispose lei. “non l’ha vista allo scuro”.
Il signor Higgingbotham alzò la voce e , con essa la
collera. Durante tutta la giornata egli rodeva il freno, nel negozio, e si
riserbava la sera, in famiglia il privilegio di mostrarsi qual’era.
“Ti dico che il tuo delizioso fratello era ubriaco”
Fatta questa riflessione, la carriera del signor Butler non
lo soddisfaceva. In fondo, aveva qualcosa di meschino! Trentamila dollari di
rendita sono una gran bella cosa!...ma la dispepsia e l’incapacità d’essere
felice tolgono, di colpo, molto del loro valore.
Era profondamente felice,la vita gli appariva intensa e
bella . La sua febbre d’entusiasmo non cessò mai, giacché l’ebbrezza creatrice
degli deì era in lui. Il mondo esterno, il tanfo dei legumi putrefatti e di
liscivia, l’aspetto rilassato di sua sorella e la faccia ironica del signor
Higgingbotham non erano altro che un sogno. Il mondo vero era quello del suo
cervello, e le storie che scriveva erano la sola realtà possibile. I giorni
erano brevi e voleva studiare tante cose! Non dormì più di cinque ore, che gli parvero anche troppe…
Fu stupito il giorno un cui cominciarono a ritornare anche i manoscritti dattilografati. Strinse
le mascelle, sporse un po’ il mento , aggressivamente, e mandò i manoscritti ad
altri editori.
“Io sono in grado di indovinare, al primo sguardo, il
mestiere della maggior parte degli operai che incontro per le strade. Guardi
me: perché le mie spalle ondeggiano? A causa degli anni trascorsi in mare. Se
fossi stato cowboy durante tutto questo tempo , non ondeggerei con le spalle,
ma avrei le gambe arcuate. Lo stesso accade di quella ragazza. Ha osservato il
suo sguardo così duro? Nessuno l’ha curata; essa è cresciuta come ha potuto, e
una ragazza che non ha che se stessa per difesa, non può avere uno sguardo dolce,
gentile come…il suo, per esempio”.
“Credo che abbia ragione” mormorò Ruth.” E’ triste. Graziosa
com’è!”
“Che diavolo a che fare il latino con tutto questo?”fu la
domanda che egli rivolse allo specchio quella notte. “Vorrei proprio che i
morti rimanessero dove sono. Perché dei
morti dovrebbero dettarmi leggi? La bellezza è viva ed eterna. Le lingue
sorgono e spariscono. Sono la polvere dei morti”
Era sorpreso dal numero incalcolabile di novelle leggermente
e accortamente scritte , è vero, ma senza vitalità, senza realtà. La vita era
così strana, così meravigliosa, piena di un tale immensità di problemi, di
sogni e di tentativi eroici! Eppure quelle storielle non trattavano d’altro che
di banalità. Ma il peso, la stretta della vita, con le sue febbri e le sue
angosce e le sue rivolte selvagge , bisognava trttare! Egli volvea cantare i
cacciatori di chimere, gli eterni amanti, i giganti che lottano tra dolore e
errore, tra il terrore e il dramma, facendo scricchiolar la vita sotto i loro
sforzi disperati.
Era troppo abbruttito per pensare, sebbene scontento di sé;
sentiva disgusto di se stesso, come se si fosse assoggettato a una degradazione
morale , a una diminuzione del suo valore intrinseco. Tutto ciò che l rendeva
simile agli dèi era annientato: nessuna ambizione lo spronava ormai; la sua
anima sembrava morta. Non era alto che una bestia, una bestia da soma. La bellezza del sole che
penetrava con le sue frecce d’oro nel fogliame, non lo colpiva più; l’azzurro
del cielo non gli sussurrava nulla; i segreti della natura e l’immensità del misterioso universo non l’attraevano
più. La vita era intollerabilmente monotona, stupidamente amara al gusto.
“Perché fa questo?” disse
“Per guadagnar denaro”, rispose Martini. “ Bisogna che mi
provveda di nuove risorse in previsione d’una nuova lotta contro gli editori.
Il denaro è l’anima della guerra, specialmente nel caso mio; il denaro e la
pazienza”
Vivendo in ambienti vari, tra forme diverse di vita, aveva
imparato la regola di condotta che consiste, quando si gioca a un gioco ignoto,
nel costringere l’avversario a iniziar la partita. Parecchie volte questo gli
era riuscito e ne aveva tratto utili insegnamenti. Sapeva cogliere i sintomi,
attendere una debolezza dell’avversario per trarne profitto, scegliere il
momento propizio. Era, insomma, come un gioco di finte e di parate, a boxe; e
quando la finta richiamava il colpo che lui riceveva, sapeva poi profittarne e
colpiva giusto.
E intanto egli era assillato da quella frase di Kipling: E la moglie del
colonello e Judy O’Grady son sorelle per la pelle…Eppure, i romanzi avevano
torto; eccone la prova. Quei mezzi, quelle carezze, quei baci, quelle parole
che seducevano le operaie seducevano
anche le donne come Ruth. Erano fatte tutte della stessa carne-“Sorelle per la
pelle”; egli avrebbe dovuto saperlo se si fosse ricordato di Spencer.
“Tu sei una adoratrice della cosa
stabilita”, le disse un giorno lui..
“dimentichi i professori delle
università”,aggiunse lei.
Egli scosse il capo con enfasi.”bisogna
lasciar vivere i professori di scienza:
essi sono veramente grandi. Ma sarebbe davvero una bella opera sterminare il novantanove
per cento dei professori di letteratura inglese, che hanno un cervello da
pappagalli”
“No, no: per ora almeno , no! Io
faccio uso del mio diritto individuale, semplicemente. Ti ho detto ciò che ne penso,
per farti capire che gli sgambetti elefantini della signora Tetraloni mi
sciupano la musica. I grandi giudici
musicali possono avere ragione tutti quanti; ma io sono io, e non assoggetterò
il mio gusto al giudizio concorde del pubblico. Se una cosa non mi piace, non
mi piace, ecco ; e nulla al mondo me la farà piacere per scimmiottatura, perché
piace a gran parte dei miei contemporanei, o perché fanno finta che piaccia. I
miei gusti e le mie antipatie non possono seguir la moda”
..Un illusione che non è altro
che una parodia è una vile e semplice menzogna
Le sue opere erano realistiche,
più che fantastiche, talvolta mistiche. Egli tendeva a un realismo
appassionato, ma profondamente umano e credente, voleva mostrar la vita qual era, con tutte le
aspirazioni dello spirito e tutta la sete d’ideale. Durante le sue letture ,
aveva potuto scorgere due scuole: l’una che faceva dell’uomo un dio ignaro
della sua origine terrestre; l’altra che ne faceva un mucchio di fango , ignaro
della sua essenza celeste e delle sue possibilità divine.
Secondo Martin, Dio e mucchio di
fango erano ugualmente falsi, e le due scuole s’ingannavano. La verità sta nel
mezzo.
“E questo è il tuo errore”, aveva
aggiunto lui. “In generale, le persone hanno la tendenza a scimmiottar coloro
di cui conoscono la superiorità e che scelgono come modelli. E chi sono questi
modelli? Gli oziosi, i ricchi oziosi, i quali non sanno nulla, generalmente, di
ciò che sanno coloro che lavorano e s’annoieranno mortalmente udendoli
chiacchierare dei fatti loro…e il buffo è che molte persone intelligenti e
tutti coloro che fanno finta di esserlo, permettono agli oziosi di imporre la
legge. Quanto a me, io desidero da un uomo, quanto v’è di meglio in lui, ciò
che tu chiami cose professionali, bottegaie, di mestiere, e come ti pare”
“Una cattiva impressione, vuoi
dire! Ebbene, ecco: tutte le belle cose che pensi di lui sono giuste, credo;
comunque, è il più bel campione d’intellettualità, che abbia mai conosciuto. Ma
è roso da un segreto rimorso-oh! Nulla di volgare o di basso! Mi pare che sia
un uomo il quale avendo approfondito le cose, ha avuto tanta paura di ciò che
ha visto, che vuole persuadersi di non aver visto”
La sua mano cercò quella di Ruth
sotto la tavola, Ruth ricambiò la stretta con ardore . Ella lo guardò rapidamente;
i suoi occhi raggianti erano pieni di tenerezza. Ed egli sentì un brivido, non
rendendosi conto che ciò che di bello aveva visto in quello sguardo, non era
altro che il riflesso di ciò che aveva proiettato il suo.
“Non era davvero sorprendente che
il mondo fosse dei forti! I servi erano ossessionati dalla propria schiavitù;
per essi “farsi una posizione” era la frase cabalistica per eccellenza”. Scosse
il capo quando Gertrude gli offrì del denaro, sebbene non ignorasse che quel
giorno stesso doveva andare al Monte di Pietà.
“Perché non hai avuto il coraggio
di farlo prima?”, interrogò egli con voce aspra.”Quando non avevo nulla? Quando
morivo di fame? Quando non ero né più né meno di quello che sono oggi, lo
stesso uomo, lo stesso artista Martin Eden?..Ecco la domanda che mi rivolgo da
parecchi giorni, non riguardo a te, ma in modo generale..”
Nuovamente la frase di Lizzie gli
tornò alla mente.
“Sono malato, molto malato”,
disse Martin con un gesto disperato. “Sino a qual punto, ora soltanto me n’accorgo: qualche cosa in me
s’è spento. Io non ho mai avuto paura della vita, ma non avrei mai creduto di
poter esser stufo della vita. La vita m’ha talmente saturato di emozioni, che
sono svuotato d’ogni desiderio di qualunque cosa. Se potessi desiderare, desidererei
te. Vedi come sono malato!”
“Vi sono belle bevute , lì dentro”
“Non fa per me”, dichiarò l’altro.
“ Non mi ubriaco più; sebbene non vi sia nulla che me lo impedisca, se voglio.
Mi sono ubriacato una volta sola dacché ti ho lasciato, e l’ho fatto
apposta perché avevo la pancia vuota. Quando lavoro come un bruto, bevo come un
bruto; quando vivo da uomo libero, bevo da uomo libero; un bicchiere di tanto
in tanto, quando mi salta in testa, e basta”
La paura lo avrebbe riattaccato
alla vita, ma, non avendo paura, affondava sempre più nelle tenebre. Le cose
che l’incantavano un tempo, tutte le cose familiari tanto mate, ora gli erano
estranee. La Mariposa, intanto vogava
attraverso gli alisei del nordest; ma il soffio snervante di questo
vento l’esasperò, così che dovette far cambiar posto alla poltrona per sfuggire
agli abbracci di quel forte compagno dei giorni di pena d’una volta, durante le
notti così miti.
Seguitò a nuotare, sempre più
giù, sempre più giù; le braccia e le gambe, come rotte dallo sforzo, ormai si
muovevano debolmente. Era giunto a una grande profondità, certamente; la
pressione dell’acqua era dolorosa ai timpani e la testa gli ronzava. La
resistenza era agli estremi; ma si sforzò di sprofondare più giù, sino al
momento in cui la volontà lo abbandonò e l’aria gli sfuggì dal petto, con
violenza. Come minuscole palline, piccole bolle, le sue ultime riserve vitali,
scivolarono rimbalzandogli sulle guance e sugli occhi in un’ascesa che si perse
verso la superficie. Poi sopravvennero le sofferenze ed il soffocamento. Non
era ancora la morte- come diss’egli a se stesso sfiorando il limite tra
coscienza ed incoscienza. La morte non fa soffrire; era ancora la vita, quell’atroce
sensazione di soffocamento; era l’ultimo colpo che gli infieriva la vita.
Le mani e i piedi, in un ultimo
sussulto di volontà, incominciarono a battere l’acqua, debolmente spasmodicamente.
Ma ogni sforzo era inutile: per quanto tentassero, non avrebbero mai potuto
farlo risalire a galla; era troppo giù, era troppo lontano.
Ondeggiava languidamente, cullato
da un fiotto di visioni dolcissime: colori delicatissimi, una radiosa luce lo
avvolgevano, lo penetravano. Cos’era? Sembrava un faro. Ma no: era nel suo
cervello quell’abbagliante luce bianca. Essa brillava più splendida. Seguì un
lungo rombo: gli parve di scivolare lungo una china infinita, e in fondo in
fondo sprofondò nel buio. Solo queste seppe. Sprofondava nel buio. E nel
momento stesso in cui lo seppe, cessò di saperlo.
Nessun commento:
Posta un commento