domenica 23 marzo 2025

Maschere per un massacro di Paolo Rumiz

 

Mi sono avvicinato al libro per curiosità: la morte di uno stato che aveva tutte le carte in regola per prosperare, la Jugoslavia.  Il libro non mi ha deluso e prova a delineare lo sfaldamento del paese, non solo basato sull’odio etnico che era presente e covava sotto la cenere, ma su una nomenclatura che pur di non perdere il potere, colse l'occasione per cavalcarlo. Mettendo città contro, montagne, cittadini contro cittadini e nel frattempo arricchendosi in una cecità globale, distratta dai massacri di criminali di guerra, descritti come ignoranti macchiette. Racconta la storia della complessità che scompare, per lasciare solo come forte e unica, la narrazione semplicistica dei futuri pacificatori noi occidentali, che di certo non hanno pianto per la dissoluzione della Jugoslavia. Mette poi un ombra sinistra: “Il mondo deve inventarsi una nuova utopia, è troppo sommerso di denaro, televisione, mediocrità. Guai se prevalessero questi valori. L'uomo è umiliato, ridotto a numero da un potere che supera gli incubi di Orwell in capacità di raggiro, un potere piú soft eppure piú crudele, capace di distruggere la tua capacità di reazione, di renderti infinitamente adattabile al peggio. Dalle videocamere dentro il tuo ufficio, fino ai campi di concentramento. Ho l'impressione che sulle nostre teste si svolgono giochi troppo grandi, che gli uomini siano insetti e che questa guerra sia stata solo un'esercitazione planetaria di potere.”

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