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In un certo senso mi persi, cominciai a fissarle le gambe. Ero
sempre stato il classico tipo da gambe. Erano la prima cosa che avevo visto
quando era nato. Ma allora stavo
cercando di uscire. Da quel momento in poi avevo sempre cercato di darmi da
fare nella direzione opposta, con scarsi risultati.
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Ero in gamba, sono in gamba. A volte mi guardo le mani e
capivo che avrei potuto essere un grande pianista, o qualcosa del genere. Ma in
definitiva cosa hanno fatto questi mani? Mi hanno grattato le palle, compilato
assegni, allacciato scarpe, tirato sciacquoni eccetera. Ho sprecato le mie
mani. E la mia mente.
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Avevo la carta oro della Visa. Ero vivo. Forse cominciavano
perfino a sentirmi Nicky Belnae. Canticchia un pezzo di Eric Coates. L’inferno
te lo costruivi da solo.
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O magari aveva trovato un
sistema per fregare il processo di invecchiamento. Guardate i divi del
cinema. Prendono la pelle del culo e se la fanno mettere in faccia. La pelle
del culo è l’ultima a raggrinzarsi. Passano gli ultimi ad andarsene in giro con
facce da culo.
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Riagganciai. Porca puttana, un uomo nasceva per lottare per
ogni centimetro di campo conquistato. Nato per lottare, nato per morire.
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La mosca stava ancora zampettando sulla scrivania. Arrotolai
il “giornale delle corse” le diedi un colpo,
ma la mancai. Non era la mia giornata. La mia settimana. Il mio mese. Il
mio anno. La mia vita. Maledizione.
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Poi la porta si spalancò. Ed entrò una donna. Ora tutto
quello che posso dirvi è che ci sono miliardi di donne sulla faccia della terra
giusto? Alcune non sono malaccio. Quasi tutte sono piuttosto carucce. Ma ogni
tanto la natura tira un brutto scherzo, mette insieme una donna speciale, una
donna incredibile. Voglio dire , la vedi e non puoi credere ai tuoi occhi. Il tutto
è accarezzato da un perfetto movimento ondulatorio, argento vivo, come un
serpente, vedi una caviglia, vedi un gomito, vedi un seno, vedi un ginocchio,
si fonde tutto in un colossale, beffardo insieme, con occhi così belli che
sorridono, la bocca un poco imbronciata, le labbra che si mostrano come se
stessero per scoppiare in una risata per la tua impotenza. E questi tipi sanno
bene come vestirsi e i loro lunghi capelli bruciano l’aria. Quando è troppo è
troppo, cazzo.
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Poi mi voltai presi lo spazzolino, premetti il tubetto. Ne
uscì troppo. Cadde stancamente sullo spazzolino e finì nel lavabo. Era verde.
Sembrava un verme verde. Ci infilai un dito, né misi un po’ sullo spazzolino e
cominciai a lavarmi. Denti. Che cazzo di cose erano. Dovevamo mangiare. E
mangiare e mangiare ancora. Eravamo tutti essere disgustosi, destinati ai
nostri miseri compitini.Mangiare, scoreggiare, grattarsi, sorridere e
festeggiare ricorrenze.
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Per quanto disgustoso fossi, era sempre meglio che essere
qualcun altro, chiunque altro, tutti quelli che sono là fuori che tirano avanti
con i loro penosi trucchetti e salti mortali. Tirai su le coperte fino al collo
e aspettai.
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Aspettammo e aspettammo. Tutti. Ma lo strizzacervelli non
sapeva che una delle cose che fa ammattire la gente è l’attesa? La gente
aspettava tutta la vita. Aspettava di vivere, aspettava di morire. Aspettava in
coda per comprare la carta igienica. Aspettava in coda per i soldi. E se non
aveva quattrini aspettava in code più lunghe. Si aspettava di andare a letto e
si aspettava di svegliarsi. Si aspettava la pioggia e si aspettava che
spiovesse. Si aspettava per mangiare e poi si aspettava per mangiare di nuovo.
Si aspettava nello studio dello strizzacervelli con una manica di psicopatici e
ci si chiedeva se non si era uno di loro.
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-"Cominciai a pensare alle soluzioni nella
vita. La gente che risolveva le cose solitamente aveva molta tenacia e una
buona dose di fortuna. Se tenevi duro a sufficienza di solito arrivava anche un
pó di fortuna. Peró la maggior parte delle persone non riusciva ad aspettare la
fortuna, quindi rinunciava. Non Belane. Non era un senzapalle, lui. Era roba di
prima qualità. Un ardito. Un tantino fannullone, forse. Ma furbo"
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Eravamo tutti fregati. Non c’erano vincitori. C’erano solo
vincitori apparenti. Stavamo tutti dando la caccia a un mare di niente. Giorno
dopo giorno. La sopravvivenza sembrava l’unica necessità. Il che non sembrava
abbastanza. Non con la signora morte in attesa. Quando ci pensavo mi faceva
impazzire.
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Un altro matto. Non si riusciva ad evitarli. Erano quasi
tutti pazzi a questo mondo. E quelli che non erano pazzi erano arrabbiati. E
quelli che non erano pazzi o arrabbiati erano semplicemente stupidi. Non avevo
scampo.
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Di sera non dormivo per la strada. Naturalmente c’erano un
sacco di persone buone che dormivano per la strada. Non erano scemi, ma
semplicemente non rientravano nell’ingranaggio del momento. E quell’ingranaggio
cambiava continuamente. Era uno scenario sinistro e se ti ritrovavi a dormire
nel tuo letto alla sera era già una bella vittoria contro queste forze. Ero
stato fortunato anche se qualche mia mossa non l’avevo decisa cuor leggero. Ma, alla fine, era un mondo
piuttosto orribile e spesso mi sentivo triste per quasi tutta la gente che lo
popolava.
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Entrò. Ora, voglio dire, era sleale. Il vestito le era così
stretto che le cucitrice scoppiavano.
Troppe cioccolate al malto. E portava tacchi così alti da sembrare
trampoli. Camminava come una storpia ubriaca, barcollava per la stanza.
Gloriosa vertigine di carni- “ Si, sieda signora” dissi. Appoggiò il sedere
sulla sedia e accavallò le gambe, per poco non mi fece schizzare gli occhi
dalle orbite. “E’ un piacere vederla, signora” dissi. (la morte)
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Poi mentre lo fissavo, il Passero aprì lentamente il
becco. Apparve un enorme vuoto. E nel
becco c’era un ampio vortice giallo, più dinamico del sole, da non credere. Non
può finire così, pensai ancora. Il becco si spalancò, la testa del Passero si
avvicinò il giallo sfavillante e accecante mi fu addosso e mi avvolse.
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