mercoledì 29 giugno 2016

Antonio Pennacchi- IL FASCIOCOMUNISTA Vita Scriteriata di Acciaio Benassi

Non solo del geometri, ma proprio dell’istituzione, dei professori e della gente in genere:”Non bisogna mai fidarsi di nessuno e soprattutto mai abbassarsi: quando t’abbassi è finita è il momento che s’approfittano”. Era pure socialdemocratica la bastarda.
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E’ grazie a questa roba che l’uomo costruisce, e costruisce in modo che la roba poi non caschi. Solo dopo tanti anni ho capito perché mi piaceva: la statica e la scienza delle costruzioni non riguardano solo le casee i ponti riguardano tutto.  Pure le dinamiche sociali, i rapporti d’amore, i testi poetici.  Non pui caricare un copro con un peso superiore a quello che può reggere. Si rompe. E non si rompe all’improvviso prima si snerva. Se lo guardi bene te ne accorgi. Si snerva solo una volta, due volte, tre volte. Poi si spacca. E nemmeno puoi costruire un corpo con dimensioni spropositate rispetto al peso che deve reggere. Una montagna che regge un topo non ha senso è uno spreco.
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“Ah sì? Mo gli operai hanno bisogno di loro? Questi sono dei disgraziati che fanno chiudere le fabbriche, no aiutare gli oeprai” “ Sono andati ad aiutare gli operai!” Ha deciso mia madre e lui- l’unico operaio vero lì in mezzo –ha preso la bicicletta ed è andato a lavorare.
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Le raccontavo che il mondo non mi piaceva, che era brutto, c’era solo ingiustizia, la bomba atomica, si nasce solo per morire “ la vita è sofferenza, per un solo attimo di felicità come questo con te, ce ne sono una montagna di dolore: tutto il prima e tutto il dopo. Meglio non nascere” e le dicevo che non avrei avuto figli, mai avrei commesso la colpa di condannare mio figlio alla vita. E lei si mise a piangere.
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Ogni tanto rimediavo qualcuna. Mo’ non era più come prima che le ragazze dicevano sempre di no, mo’ ci stavano- come si suole dire- ma sembravano che ci stessero perché dovevano starci, mica perché gli andasse per davvero. Pure per me era una cosa meccanica, senza soddisfazione proprio come gli atti impuri di una volta. Senza affetto, senza cuore. E ogni volta, verso la fine proprio sul più bello mi veniva in mente Jean e come ridevo quando lo facevo con lei. Allora mi si stringeva il cuore e la ragazza di turno chiedeva: “ Che hai?” E io “ niente” e le facevo un sorriso. Ma dentro di me pensavo” Ma questa chi è?Chi ti conosce a te?” non mi innamoravo più. Dentro la testa e nel cuore a me rifrullava ancora Francesca, molto più di Joan, Poi dice la forza del dolore.
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“hai fatto metà del tuo dovere”

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