Non solo del geometri, ma proprio dell’istituzione, dei professori
e della gente in genere:”Non bisogna mai fidarsi di nessuno e soprattutto mai
abbassarsi: quando t’abbassi è finita è il momento che s’approfittano”. Era pure
socialdemocratica la bastarda.
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E’ grazie a questa roba che l’uomo costruisce, e costruisce
in modo che la roba poi non caschi. Solo dopo tanti anni ho capito perché mi
piaceva: la statica e la scienza delle costruzioni non riguardano solo le casee
i ponti riguardano tutto. Pure le
dinamiche sociali, i rapporti d’amore, i testi poetici. Non pui caricare un copro con un peso
superiore a quello che può reggere. Si rompe. E non si rompe all’improvviso
prima si snerva. Se lo guardi bene te ne accorgi. Si snerva solo una volta, due
volte, tre volte. Poi si spacca. E nemmeno puoi costruire un corpo con
dimensioni spropositate rispetto al peso che deve reggere. Una montagna che
regge un topo non ha senso è uno spreco.
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“Ah sì? Mo gli operai hanno bisogno di loro? Questi sono dei
disgraziati che fanno chiudere le fabbriche, no aiutare gli oeprai” “ Sono
andati ad aiutare gli operai!” Ha deciso mia madre e lui- l’unico operaio vero
lì in mezzo –ha preso la bicicletta ed è andato a lavorare.
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Le raccontavo che il mondo non mi piaceva, che era brutto, c’era
solo ingiustizia, la bomba atomica, si nasce solo per morire “ la vita è
sofferenza, per un solo attimo di felicità come questo con te, ce ne sono una
montagna di dolore: tutto il prima e tutto il dopo. Meglio non nascere” e le dicevo
che non avrei avuto figli, mai avrei commesso la colpa di condannare mio figlio
alla vita. E lei si mise a piangere.
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Ogni tanto rimediavo qualcuna. Mo’ non era più come prima
che le ragazze dicevano sempre di no, mo’ ci stavano- come si suole dire- ma
sembravano che ci stessero perché dovevano starci, mica perché gli andasse per
davvero. Pure per me era una cosa meccanica, senza soddisfazione proprio come
gli atti impuri di una volta. Senza affetto, senza cuore. E ogni volta, verso
la fine proprio sul più bello mi veniva in mente Jean e come ridevo quando lo
facevo con lei. Allora mi si stringeva il cuore e la ragazza di turno chiedeva:
“ Che hai?” E io “ niente” e le facevo un sorriso. Ma dentro di me pensavo” Ma
questa chi è?Chi ti conosce a te?” non mi innamoravo più. Dentro la testa e nel
cuore a me rifrullava ancora Francesca, molto più di Joan, Poi dice la forza
del dolore.
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“hai fatto metà del tuo dovere”
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