giovedì 20 agosto 2015

YANIS VAUROFAKIS- E’ L’ECONOMIA CHE CAMBIA IL MONDO


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PERCHE’ TANTA DISEGUAGLIANZA?
Tutti i bambini nascono nudi. Ma, molto presto, alcuni di loro vengono avvolti in costosi vestitini acquistati nelle migliori boutique, mentre la maggioranza si veste di stracci. Appena crescono un po’, i primi storcono il naso ogni volta che i parenti o gli amici portano loro abiti nuovi  ( dato che preferirebbero regali ben diversi), mentre i secondi  sognano il giorno in cui andranno a scuola con le scarpe non bucate.
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Come avviene in tutte le grandi rivoluzione tecnologiche, neanche in questo caso siamo stati noi a scegliere di farla. La tecnologia delle colture, l’economia agricola, ci si è …rivelata. Da quel momento , e senza sforzi, sono cambiate anche le società umane.
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La chiave non è altro che il surplus agricolo e la relativa facilità o difficoltà a estendere le coltivazioni in modo che l’accumulo di surplus e la creazione di grandi stati espansionistici ( o, come si diceva una volta, imperialistici) si sostenessero a vicenda.
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Le società di mercato sono sorte quando questi tre co-fattori produttivi si sono mercificati, ossia quando hanno acquistato un valore di scambio e si sono potuti comprare e vendere in mercati specifici: i lavoratori  che cercavano un impiego nel mercato del lavoro, gli artigiani che cedevano gli attrezzi  ai mercati dedicati ai mezzi di produzione e infine la terra in compravendite o affittanze.
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PREZZI CONTRO VALORE
“Che ce ne facciamo di tutti questi contadini che coltivano cipolle e rape?” si sono chiesti. “ Che valore hanno le rape sul mercato internazionale? Nessuno!”. Hanno deciso, quindi, poiché la lana aveva un valore superiore, che conveniva sostituire le masse dei fittavoli con le greggi di pecore, di certo più obbedienti e redditizie. E così hanno fatto. Nel giro di qualche decennio, la campagna inglese ha cambiato completamente aspetto. La serenità e la sensazione di continuità tramandate per anni dalla classe dei contadini senza terra, che da generazioni vivevano nello stesso posto, con lo stesso padrone, seguendole abitudini e il lavoro dei loro genitori, si sono dissolte bruscamente
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E’ accaduto proprio questo. Gli ex contadini senza terra girovagavano  a miglia glia sulle strade carraie, offrendo l’unica merce che avevano a disposizione: la loro forza-lavoro. Contrariamente ai genitori e ai nonni, che avevano lavorato sì, ma non avevano mai  venduto il loro lavoro (dato che avevano accesso sia alla terra sia agli attrezzi per lavorarla), gli ex contadini senza terra sono stati costretti a diventare mercanti di lavoro-del loro lavoro. La tragedia è stata che per decenni, finchè non si è bene definita la società di mercato , il nuovo mercato del lavoro si caratterizzava per un’enorme offerta e una scarsissima domanda: prima che venissero fondate le fabbriche non c’erano acquirenti in grado di assorbire questa enorme massa di ex contadini disoccupati. Risultato: carestia, malattie ,desolazione.
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Mi chiederai perché proprio l’Inghilterra? Perché la Rivoluzione Industriale non è scoppiata anche in Francia o in Cina? Le ragioni fondamentali sono due. In Inghilterra la proprietà della terra era concentrata nelle mani di pochi latifondisti. In secondo luogo questi latifondisti non disponevano di una forza militare significativa, contrariamente a quanto accadeva in Francia o in Cina, dove i signori feudali avevano veri e propri eserciti privati. In virtù di questa debolezza, i lord inglesi dovevano escogitare dei  modi per incrementare la loro ricchezza che non dipendessero dall’uso della violenza.
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Pensa all’Inghilterra come a un enorme pentolone in cui sobbollivano centinaia di miglia glia di diseredati senza lavoro, insieme al denaro che andava moltiplicandosi nelle banche di Londra grazie al commercio con le colonie britanniche, in particolare dei caraibi, dove gli schiavi africani lavoravano nei campi dei conquistatori inglesi. Ora aggiungi al pentolone la  macchina del vapore del signor Watt. Mescola un po’, e cosa pensi di aver ottenuto? Le fabbriche! Ed è lì che per la prima volta nella storia, i discendenti degli ex contadini senza terra hanno trovato lavoro come operai e hanno cominciato a sudare accanto alle macchine.
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Nella storia non era mai successo nulla del genere. Certo, l’umanità si era globalizzata molto prima (del resto, come sai, siamo tutti africani). Ma la rivoluzione industriale ha creato la grande contraddizione: la coesistenza di ricchezze favolose e miseria indicibile. In questo modo, le disuguaglianze create dalla rivoluzione dell’agricoltura sono diventate ancora maggiori a causa delle nuove problematiche provocate dalla rivoluzione industriale e dal trionfo dei prezzi sui valori.
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DEBITO, GUADAGNO, RICCHEZZA
La stessa cosa valeva anche nelle società cristiane quando Marlowe scriveva. Anche i cristiani, come oggi i mussulmani, ritenevano una colpa gravissima il prestito a fonte di interessi. Ci sono interi volumi che descrivono il parto del denaro come qualcosa che avviene nel ventre del serpente che ha indotto al peccato Adamo ed Eva. Non è casuale, quindi, che nel cinquecento le banche fondate da poco appartenessero agli ebrei, dato che , contrariamente alla religione cristiana e quella islamica, quella ebraica era allora l’unica a non vietare la corresponsione d’interessi.
E’ ovvio che il passaggio dalle società con dei mercati alle società di mercato richiedeva la revisione di questo rifiuto ideologico, oltre che del divieto legale dell’interesse. La sua pubblica condanna non poteva coesistere con la commercializzazione della terra e del lavoro di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente. Doveva essere abrogata e fu abrogata. Un ruolo decisivo fu svolto dalla riforma protestante, ossia dai cristiani che si staccarono dal cattolicesimo romano e abbracciarono la mentalità dei mercanti, accettando la remunerazione del debito, gli interessi e i relativi tassi.
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Il debito sta alla società di mercato come l’inferno sta al cristianesimo: è sgradevole, sì , ma indispensabile.
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Innanzitutto il debito acquista il primato del processo produttivo. La sequenza che un tempo portava al surplus è ribaltata. Laddove avevamo produzione-distribuzione-debito, ora troviamo l’inverso: debito-distribuzione-produzione.In secondo luogo, il guadagno diventa feticcio della nuova classe imprenditoriale. E’ essenziale per sopravvivere: se il raccolto non fosse stato sufficiente o se il prezzo  del prodotto fosse crollato, gli imprenditori non avrebbero potuto ripagare i debiti contratti e gli interessi. E se questo fosse accaduto sarebbero diventati schiavi del debito . Più o meno come Faust.
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CREDITO, CRISI, STATO
In questo modo il valore di scambio che non si è ancora generato si trasferisce all’oggi, per consentire all’imprenditore d’investirlo in processi produttivi che creeranno valore domani. Così il futuro si compie, si ristabilisce l’equilibrio temporale e si produce, infine , la ricchezza che altrimenti , non sarebbe stato possibile generare.
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Quando la mano del banchiere esagera e carica il presente  di impegni impossibili da mantenere nei confronti del futuro arriva il crack. La bancarotta.  Il fallimento. La tracotanza (ybris) del banchiere viene ripagata con una terribile vendetta (nemesis).
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“il processo mediante il quale le banche creano denaro è talmente semplice che si fa fatica a crederlo”
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I primi interventi riguardano in genere il sistema bancario, ossia la radice del male. Nel momento in cui scoppia il panico e chiude una banca dopo l’altra, l’unico modo per lo stato  di arginare la catastrofe è porre fine alla reazione a catena, permettendo ad alcune banche di rimanere aperte. Come? Prestando loro dei soldi. Ma dove trova lo stato tanti soldi in così breve tempo?
Per avere questa possibilità lo stato è costretto a fondare una sua banca, che chiameremo banca centrale e che può prestare denaro alle banche in cattive acque. Ma da  dove li prende questi soldi la banca centrale? Dal  nulla! In un momento difficile, com’era già successo alla banca commerciale che aveva partorito i 500000 euro da prestare a Michalis fabbricante di biciclette, la banca centrale partorisce milioni  e se necessario miliardi, per darli alle banche commerciali. Per poterlo fare, però, deve avere il monopolio di battere moneta. Ed è pressappoco così che è sorto il diritto esclusivo che ha lo stato di stampare denaro e gestire la valuta.
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Ti ho già spiegato che , se lo stato non creasse denaro per ammorbidire gli scossoni del sistema bancario, la società di mercato vacillerebbe. Non è questa l’unica per cui lo stato è indispensabile- ossia per dare modo ai potenti di guadagnare e alla società di mercato di sopravvivere. Ce ne sono anche altre e sono molte.
….. In parole povere senza la violenza dello Stato, l’esistenza stessa del guadagni privato e dell’economia di mercato sarebbe stata impossibile.
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1 il debito privato è la materia indispensabile del guadagno 2 il debito privato porta al crack e alla crisi perché le banche producono crediti dal nulla, o meglio: quanto maggiore è il valore di scambio che riescono a sottrarre al futuro e a portare nel presente, tanto maggiori sono gli utili che accumulano. 3 Nelle società di mercato , il surplus viene prodotto a livello collettivo, ma in seguito, con l’auto dello Stato, viene privatizzato da coloro che hanno più potere sociale. 4 le banche sono parassitarie per antonomasia, mente lo stato ha il ruolo indispensabile di stabilizzatore perché argina la crisi originata dal settore privato e, parallelamente, aiuta  i potenti a mantenersi tali.
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MECCANISMI STREGATI
Perché, come abbiamo visto nel terzo capitolo, il guadagno era diventato per la prima volta uno scopo in sé, dato che i neo imprenditori dovevano accaparrarsi il credito  prima ( e al fine) di mettere in moto il processo produttivo. Senza guadagno, sarebbero diventati schiavi dei loro debiti, come il dottor Faust nei confronti di Mefistofele. Ecco perché la meccanizzazione, l’elettricità, il magnetismo eccetera hanno acquisito un valore di scambio che andava ben oltre il loro valore d’esperienza (costituito dalla gioia della scoperta e della produzione di nuova conoscenza); le macchine, costruite sul base del metodo sperimentale, accrescevano la produzione di ogni  operaio, diminuivano i costi e, in questo modo , permettevano agli imprenditori di sopravvivere.
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Perché questa è l’opzione peggiore? Perché in una situazione del genere, nonostante la tendenza all’aumento degli utili delle imprese sopravvissute alla crisi più nera, l’influenza delle banche sulla società ( e sui cittadini) può allontanare la ripresa e lasciare la società di mercato nella palude della depressione. Solo se la società nel suo complesso si solleva e  chiede con forza un intervento coordinato dello stato per la cancellazione del debito può esserci un miglioramento. Solo così l’atmosfera può ripulirsi da questa nebbia e ripresa cominciare. Certo, c’è uno scenario ancora peggiore- una guerra che imponga ai politici di cancellare il debito attraverso la distruzione di edifici e macchinari ( e l’uccisione di miglia glia di persone). In questo caso anche la crisi verrebbe annientata in quattro e quattr’otto.
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DUE MERCATI EDIPICI
Questa è l’essenza della parabola di Rosseau: spesso il risultato dei nostri sforzi collettivi dipende dal grado di ottimismo di cui il nostro gruppo, la nostra società dispone. Se crediamo in un risultato positivo, allora faremo quel che serve per realizzarlo. E il risultato ci darà conferma dei nostri sforzi. Ma è vero anche il contrario: se crediamo che un buon risultato sia difficile da raggiungere allora non faremo tutto quel che serve  a ottenerlo e le nostre previsioni pessimistiche  saranno confermate.
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Contrariamente a quel che succede sul mercato dei pomodori, delle case e delle automobili, in quello del lavoro la domanda degli acquirenti-datori di lavoro può benissimo diminuire, o addirittura crollare, proprio perché il prezzo (il salario) è sceso. Solo un demone nascosto nelle viscere del meracto poteva riuscire in un’operazione del genere.
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STUPIDI VIRUS?
A giudicare della tre religioni monoteistiche’ebraismo, il cristianesimo e l’islam- gli essere umani hanno un’opinione di fin troppo grandiosa. Ci piace credere si essere stati creati a immagine e somiglianza di Dio, del Perfetto e dell’unico. Ci sentiamo semidei padroni della Terra, i solo mammiferi con il dono della parola della verità e con la capacità di piegare l’ambiente alle proprie esigenze, invece di esservi sottomessi come capita alle altre forme di vita.
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Cominci a vedere l’essenza del problema, vero? Le società di mercato  enfatizzano solo i valori di scambio che, quindi, hanno il sopravvento sui valori d’esperienza.
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Sarebbe sensato secondo te, che gli astronauti avvelenassero l’ossigeno all’interno della loro navicella spaziale? Eppure è esattamente quel che facciamo  come esseri umani. E lo facciamo da trecento anni a questa parte, da quando  si sono formate le società di mercato , da quando i valori di scambio hanno sopravanzato quelli d’esperienza e il guadagno ( ossia il surplus di scambio) ha acquisito un potere assoluto e indisputato sulle anime e sulle azioni degli uomini.
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Nell’ antica Grecia, quanti non ragionavano tenendo in considerazione l’interesse comune, quello della società, venivano chiamati idiotes.
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E’ possibile sposare l’interesse privato con quello planetario? Ma certo che è possibile! Gli aborigini ce l’hanno fatta benissimo: hanno collaborato in modo da pescare e cacciare poco, riuscendo comunque a ottenere molto da mangiare, ma conservando anche tanto tempo libero da dedicare ai loro rituali, ai miti del Tempo, del Sogno eccetera. Sia come persone, sia come comunità intenzionata a vivere in armonica con l’ambiente, se la cavavano molto bene. Lo stesso accadeva in Europa prima della società di mercato ,quando gli uomini, anche se molto più numerosi degli aborigeni riuscivano a dare  alla natura lo spazio che le serviva per vivere. A porre il pianeta su una rotta disastrosa è stata la commercializzazione di tutte le cose, la privatizzazione dei campi, il trionfo dei valori di scambio su quelli d’esperienza, il prevalere del guadagno personale sull’interesse pubblico. Se ci interessa la salvezza della terra, dobbiamo trovare un modo intelligente per ripristinare la capacità degli uomini di decidere e agire in forma collegiale, smettendo di fare gli idiotes.
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I mercati non sono stati costruiti per trattare i mali , perché solo quando si occupano di beni hanno qualche speranza di funzionare a dovere ( e qualche volta neppure in quel caso, come abbiamo visto con i mercati del lavoro e del denato).
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(sulla tesi liberale della privatizzazione di beni come laghi, fiumi, aria)
Sei la padrona. Ti dico queste cose per farti capire perché i ricchi e i potenti della Terra appoggiano la soluzione della privatizzazione delle risorse naturali: perché hanno la possibilità di acquistare la maggior parte delle azioni e , quindi , di decidere da soli il futuro del pianeta.
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DENARO
Non è un caso che la parola nomisma, che vuol dire moneta, abbia la stessa radice del verbo nomizo , che significa credo, ritengo: infatti un sistema monetario crolla se i cittadini smettono di credere che la moneta manterrà il suo valore di scambio. Ma c’è un rimando anche alla parola nomoòs, che significa legge perché in effetti, è necessario l’intervento della legge per aiutare i cittadini a credere che la moneta effettivamente manterrà il suo valore di scambio.
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A un certo punto , quando ormai il fronte era arrivato vicino ai confini della Germania, cessarono anche gli inviì di pacchi da parte della croce rossa. Così i prigionieri si fumarono le sigarette che avevano accumulato, i debiti che avevano alcuni nei confronti dei banchieri andarono in fumo (ossia, come diremmo oggi in Grecia, furono rapati a zero) e l’economia di scambi del campo crollò. E’ evidente che un’economia monetaria non può funzionare neppure in modo rudimentale in una situazione  di miseria e di profonda insicurezza. Anzi, anche solo la previsione di una tale eventualità è sufficiente per creare il crollo!
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LA PILLOLA ROSSA
La verità che noi umani siamo diventati schiavi delle macchine che abbiamo inventato  perché fossero a nostra disposizione. La verità è che, invece di essere i mercati a servirci, ci siamo ridotti a servi, anzi schiavi di mercati impersonali e disumani.
La verità che il modo in cui abbiamo costruito le nostre società ci fa somigliare a Faust senza Mefistofele; pochi tra noi ricordano , invece il dottor Frankeinstein, creatore di mostri che minacciano la sua stessa vita. La verità è che tutto il giorno ci affanniamo per ottenere cose che, in realtà neanche vogliamo e di cui non abbiamo bisogno, solo perché la Matrix del marketing e della pubblicità è riuscita a proiettarle nelle nostre teste. La verità che ci comportiamo come stupidi virus che distruggono l’organismo in cui abitano. La verità che le nostre società sono semplicemente ingiuste: sono spaventosamente inefficaci nella misura in cui disperdono le nostre potenzialità di produrre vera ricchezza, son il risultato di diventare….ingiuste appunto. La verità, infine, è che le persone che vogliono affrontare questa verità e rivelarla, vengono punite in modo spietato da una società che non sopporta di guardarsi allo specchio della logica e del pensiero critico.
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Molti ribatteranno che tuo padre non sa cosa dice. Che l’economia e la teoria economica sono scienze. Che come la fisica analizza con metodo e strumenti matematici la natura, così l’economia combina, la matematica, la statistica e la logica per analizzare scientificamente i fenomeni socioeconomici. Scemenze!
L’economia può anche utilizzare modelli matematici e metodi statistici, ma assomiglia molto di più all’astrologia che all’astronomia. Mente in fisica il giudice imparziale delle ipotesi degli scienziati è la fysis, come dicevano gli antichi greci, ossia la natura, in economia non abbiamo nulla di analogo, per il semplice fatto che non possiamo creare un laboratorio in cui controllare le nostre ipotesi riguardo a come si sarebbe sviluppata l’economia greca nel 2010 se , invece di accettare il prestito memorandum, l’amministrazione pubblica avesse proclamato la sospensione dei pagamenti.

Questa impossibilità di verificare empiricamente le nostre teorie è ciò che differenzia l’economia , il pensiero economico , dalle scienze positive.

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