IL FIGLIO GROSSO E ROSSO
L’accademia americana per la medicina d’urgenza lo conferma:
ogni anno, fra i dodici e ventiquattro maschi adulti statunitensi vengono
ricoverati al pronto soccorso dopo esserci castrati. Con utensili da cucina, di
solito, a volte con tenaglie. In risposta all’ovvio domanda, spesso i sopravvissuti
spiegano che i loro impulsi sessuali erano diventati fonte di conflitto e ansia
intollerabili. Il desiderio di completo appagamento unito alla concreta
impossibilità di ottenerlo quando e come volevano, aveva prodotto in essi una
tensione insostenibile. E’ ai 30 + maschi testosteronicamente afflitti i cui
casi sono stati documentati negli ultimi due anni che i vostri corrispondenti
vogliono dedicare questo articolo. E a quelle anime in pena che stanno
prendendo in considerazione l’autocastrazione per il 1998, vogliamo dire “
Fermi! Giù le mani! Buoni con quegli
utensili da cucina e/o tenaglie!” perché forse abbiamo trovato l’alternativa.
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Il sig, Jon Dough-vincitore dell’agognatissima statuetta per
il migliore attore/video del’96 che nel’97- si alterna fra vari stand, in viso
la solita espressione di chi è talmente evoluto psicologicamente, talmente fico
e distaccato, che la vita è un unico lungo sbadiglio.
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LA FINE DI QUALCOSA SENZ’ALTRO, VERREBBE DA PENSARE
Su John Hupdike…Inoltre sono sempre degli incorreggibili narcisisti e donnaioli, si
disprezzano, si compatiscano e…sono soli, soli come soltanto un solipsista
emotivo può essere solo. Sembra che non appartengano mai a nessun tipo di unità
o comunità o causa più ampia. Benchè in genere siano padri di famiglia, in
realtà non amano mai nessuno, e in particolare, anche se sono sempre
eterosessuali al punto della satiriasi, non amano mai le donne. Persino il
mondo circostante, per quanto meraviglioso nella loro maniera di vederlo e
descriverlo, di solito esiste fintanto che evoca impressioni, associazioni,
emozioni e desideri interni al grande ego.
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Su John Hupdike ..Non sono né stupito, né offeso da questo
atteggiamento, più che altro non lo capisco. Ringalluzzito o flaccido che sia,
l’infelicità di Bell Turnbull è ovvia sin dalla prima pagina del romanzo. Mai
una volta, però, gli viene in mente che il motivo di tanta infelicità sia che è
uno stronzo.
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ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA COMICITA’ DI KAFKA CHE FORSE
DOVREBBERO ESSERE TAGLIATE ULTERIORMENTE
-Ahimè-disse il topo- il mondo si rimpicciolisce ogni giorno
di più. All’inizio era così grande da farmi paura, e che gioia ho provato
quando finalmente ho visto in lontananza le pareti a destra e a sinistra! Ma
queste lunghe pareti si restringono così alla svelta che ho raggiunto l’ultima
stanza, e lì nell’angolo c’è la trappola cui sono destinato.
-Non devi fare altro che cambiare direzione,-disse il gatto,
e se lo mangiò.
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Non per nulla KAFKA parlava della letteratura come di una “scure
con cui cerchiamo di scalfire gli oceano di ghiaccio dentro di noi”
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Più aliene di tutto, forse,le figure dell’autorità di Kafka non sono mai semplici
pagliacci vuoti da ridicolizzare, ma sono sempre al contempo assurde,
spaventose e tristi, come l’ufficiale di Nella colonia penale.
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“Raggiunta la mezza età ognuno si ritrova con la faccia che
si merita”
“c’è speranza ma non per noi”
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Potete chiedere di immaginare che tutte le sue storie siano
una specie di porta. Di immaginare noi che ci avviciniamo e battiamo a questa
porta, sempre più forte, battiamo e battiamo, non solo perché vogliamo entrare,
ma perché ne abbiamo bisogno; non sappiamo cosa sia ma possiamo sentirlo,
questo desiderio disperato e assoluto di entrare, e battiamo e spingiamo e
calciamo. Finché ecco che la porta si apre..e si apre verso l’esterno.- Eravamo
già dove volevamo essere sin dal principio. Das ist komisch.
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AUTORITA’ E USO DELLA LINGUA
Lo sapevate che tastando il ventre molle della lessicografia
statunitense si scoprono conflitti ideologici e controversie e intrighi e
animosità e passioni di portata quasi lewinskiana?
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Uno spirito democratico è quello che combina rigore e
umiltà, cioè convinzione appassionata e un devoto rispetto per le convinzioni
altrui. Come qualsiasi americano sa, tale spirito è difficile da coltivare e
mantenere, specie quando si parla di questioni che stanno particolarmente a
cuore.
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Argomentazione: al 4 marzo 1999, il problema di definire la
vita umana in utero appare irrisolvibile. Cioè , alle luce delle nostre attuali
conoscenze mediche e filosofiche di cosa si a rendere qualcosa non solo un organismo vivente ma una persona, è
impossibile stabilire con esattezza in quale momento durante la gestazione un uovo fecondato
diventa essere umano. Tale enigma, insieme alla validità fondamentalmente
indiscutibile del principio: “ in caso di dubbio irrisolvibile riguardo all’umanità
o meno di una cosa, meglio non ucciderla” , a mio parere richiede che ogni
americano ragionevole sia pro-vita. Allo
stesso tempo , però, il principio:” in caso di dubbio irrisolvibile riguardo a
qualcosa, non ho il diritto legale né morale di dire a un’altra persona cosa
fare, specialmente se quella persona sente di non avere dubbiӏ una parte inattaccabile
del patto democratico che noi americano stipuliamo gli uni con gli altri, un
patto in cui ogni cittadino adulto di trova ad essere un agente morale
autonomo; e a mio parere questo principio richiede che ogni americano sia
pro-scelta.
Di conseguenza il recensore è, come privato cittadino e
agente autonomo, sia pro-vita che pro-scelta. Non è una posizione facile né
comoda da mantenere. Ogni volta che una mia conoscente decide di interrompere
una gravidanza, devo credere che stia facendo la cosa sbagliata allo stesso
tempo che abbia tutto il diritto di
farlo. In più naturalmente, devo sia
credere che una posizione pro vita + pro scelta sia l’unica veramente coerente
che trattenermi dal cercare di imporre tale visione alle altre persone le cui convinzioni
ideologiche o religiose mi sembrano non tenere conto delle ragione e produrre
una posizione (a mio parere) da invasato. E devo continuare a trattenermi
persino quando la posizione (per me) da invasato di qualcuno ( mi ) sembra
negare quella stessa tolleranza democratica che mi impedisce di cercare di
imporgli/le la mia posizione; devo trattenermi dallo spingere o litigare o
rispondere persino quando qualcuno mi chiama Servo di Satana o l’Ennesimo
stronzo, sopportazione che rappresenta i limiti estremi, da far digrignare i
denti, del mio spirito democratico. Insulti a parte, ho incontrato un’obiezione
seria a questa posizione pro vita+ pro scelta. Ma è un obiezione potente. Non
riguarda la mia posizione in sé per sé, ma certi fatti su di me, la persona che
l’ha elaborata e mantenuta. Se tutto questo dovesse sembrarvi sia nebuloso che
assolutamente privo di qualsiasi attinenza con l’uso dell’americano, vi
prometto che diventerà di una chiarezza e pertinenza quasi dolorosa più avanti.
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Per essere più specifici faccio presente che il dialetto che
utilizziamo dipende soprattutto dal tipo di gruppo di appartenenza dell’ascoltatore
e dal nostro desiderio di proporci come membro di quel gruppo o meno.
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Ed ecco la mia argomentazione. L’uso della lingua è sempre
politico, ma lo è in modo complesso..
L’inglese politicamente corretto ha in sé un’ironia ancora
più macroscopica- E cioè che sebbene l’Ipc abbia la pretesa di essere il
dialetto della riforma progressista, di fatto è- nella sua sostituzione
orweliana degli eufemismi dell’uguaglianza
sociale al posto dell’effettiva uguaglianza sociale- molto più di aiuto ai
conservatori allo status quo di quanto
non siano mai state le tradizionali prescrizioni snob.
…In altre parole l’Ipc agisce come forma di censura, e la
censura è sempre al servizio dello status quo.
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In breve, il grande errore della sinistra non è concettuale,
né ideologico ma spirituale e retorico: l’attaccamento narcisistico a presupposti
che accrescono la loro immagine di
virtuosi, fa perdere loro tanto la scienza quanto la guerra
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LA VISTA DA CASA DELLA SIG.RA THOMPSON
Sineddoche in autentico stile del Midwest, la gente di Bloomington non è scostante ma tende a essere riservata. Può capitare che uno sconosciuto vi sorrida calorosamente, ma in genere non ci saranno chiacchiere nelle sale d’attesa o in fila alla cassa. Adesso però, grazi all’Orrore, c’è qualcosa di cui parlare che è più forte di ogni inibizione, come se fossimo tutti lì e avessimo appena visto lo stesso incidente stradale.
Sineddoche in autentico stile del Midwest, la gente di Bloomington non è scostante ma tende a essere riservata. Può capitare che uno sconosciuto vi sorrida calorosamente, ma in genere non ci saranno chiacchiere nelle sale d’attesa o in fila alla cassa. Adesso però, grazi all’Orrore, c’è qualcosa di cui parlare che è più forte di ogni inibizione, come se fossimo tutti lì e avessimo appena visto lo stesso incidente stradale.
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Nessuna è abbastanza scafata da avanzare la scontata e
perversa lagnanza postmoderna: già visto. Invece, quello che fanno è starsene
sedute lì a sentirsi malissimo,e pregare. Nessuna del gruppo della sig.ra
Thompson sarebbe mai così nauseabonda da cercare di far pregare tutti ad alta
voce o formare un cerchio di preghiera, ma si capisce lo stesso cosa stanno
facendo.
Non fraintendete, questo è per lo più un bene. Ti costringe
a pensare e a fare cose che quasi di
sicuro non faresti se fossi da solo, come per esempio pregare, in silenzio e
con fervore, che ti sbagli sul presidente, che forse lo vedi in modo distorto e
che in realtà è molto più in gamba e sostanzioso di quanti credi, che non è
soltanto un golem senz’anima o un groviglio di interessi aziendali vestito in
giacca e cravatta, ma è uno statista coraggioso e probo e….ed è un bene, è un
bene pregare per questo. Anche se ci si sente un po’ soli a doverlo fare. La
gente davvero perbene, la gente innocente può mettere a dura prova. Lungi da me
suggerire che tutti quelli che conosco a Bloomington, sono come la sig.ra
Thompson ( per es. suo figlio F- non lo è, anche se è una persona
straordinaria). Sto cercando, piuttosto, di spiegare come parte dell’Orrore
dell’Orrore sia stato sapere, nel profondo del mio cuore, che qualsiasi fosse l’America
che gli uomini su quegli aerei odiavano tanto, era molto di più la mia America,
e quella di F- e quella del povero detestabile Duane, che non quella di queste
signore.
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COME TRACY AUSTIN MI HA SPEZZATO IL CUORE
Il libro avrebbe potuto-visto che ottenere il massimo a diciassette
anni e perderlo a ventuno a causa di eventi che sono al di fuori del tuo
controllo è esattamente come morire solo che poi devi continuare a vivere-
essere davvero ispirante.
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Potrebbe essere benissimo che noi spettatori, privi dei doni
divini degli atleti, siamo gli unici ad essere davvero in grado di vedere,
esprimere e animare l’esperienza del dono a noi negato. E che coloro i quali lo
ricevono e mettono in pratica il dono del genio atletico debbano, di necessità,
essere ciechi e muti al riguardo, e non perché la cecità e il mutismo siano il
prezzo di quel dono, ma perché ne sono l’essenza.
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FORZA SIMBA SETTE GIORNI DI CAMMINO CON UN ANTICANDIDATO
Uomini troppo poco simili ad essere umani persino per
odiarli. Ciò che suscita la loro vista altro non è che una travolgente
sensazione di disinteresse, il genere profondo di disimpegno che spesso è solo
una difesa contro il dolore. Contro la tristezza. Di fatto, è probabile che se
così tanti di noi sono così poco interessati alla politica è proprio perché i
politici moderni ci intristiscono, ci feriscono profondamente e in modi di cui
è difficile persino trovare il nome, figuriamoci parlarne. E’ assai più facile
alzare gli occhi al cielo e fregarsene. Anzi è probabile che non abbiate voglia
di sentir parlare nemmeno di questo.
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Cosa che sua volta, afferma il basso ma rispettatissimo
cameran dell Cbs, spiega in parte perché, anche se poi i nostri deputati eletti
sono sempre lì a battersi il petto e commentare preoccupati le basse affluenze,
nulla di sostanziale viene mai fatto per rendere la politica meno squallida o
deprimente, né tantomeno per spingere più persone a votare: i nostri deputati
eletti sono già in carica, e le affluenze basse, proprio come i soft money,
favoriscono i politici già in carica.
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Se siete annoiati e disgustati dalla politica e non vi
disturbate a votare, di fatto votate per arroccati establishment dei due
principali partiti, i quali, potete starne certi, stupidi non sono, ma anzi
hanno una consapevolezza profonda di quanto gli convenga mantenervi in una
condizione di disgusto e noia e cinismo, fornendovi ogni possibile motivazione
psicologica perché il giorno delle primarie ve ne stiate a casa a farvi i cilum
guardando MTV. Sia chiaro: avete tutto il diritto di stare a casa, se volete,
ma non prendetevi in giro pesando di non votare. In realtà, non votare è
impossibile: si può votare votando, oppure votare rimanendo a casa e
raddoppiando tacitamente il valore del voto di un irriducibile.
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In altra parole un vero leader è uno che sa aiutarci a
superare i limiti individuali di pigrizia e dell’egoismo e della debolezza e
della paura, riuscendo a farci fare cose
migliori e più difficili di quelle che riusciremmo a fare da soli.
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Il nocciolo della questione è che se siete giovani elettori
tutti d’un pezzo e rotti ai meccanismi del marketing, l’unica cosa che potete stare sicuri di
provare nei confronti della campagna di John Mc-Cain è una forma moderna e
molto americana di ambivalenza, una sorta di dissidio interiore tra il bisogno
profondo di credere e la convizione profonda che il bisogno di credere sia una
stronzata, che in giro non ci sia rimasto altro che vendite e piazzisti.
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Ma il paradosso è che la scatola che rende McCain reale è,
per definizione, chiusa. Nessuno può entrare,né uscire. Anche ciò è
importantissimo; dovete tenerlo bene a mente. E’ lui il motivo per cui,
malgrado tutte le matite accreditate “dietro le quinte” che vengono spedite ad
indagare su di lui, un ritratto di John
McCain non sarà mai altro che questo: un’unica
faccia, esterna, scomposta e diffratta da così tante lenti che alla fine di uomini
da vendere c’è n’è più di uno. Piazzista o leader o tutte e due le cose o nessuna che sia, il paradosso finale-
quello più minuscolo e centrale, perso nelle profondità remote di tutte le
altre scatole e riquadri rotanti che formano il puzzle della campagna
elettorale e rivestono McCain- è che il fatto che lui sia davvero “reale”
dipende meno da ciò che c’è nel suo cuore che da ciò che c’è nel vostro.
Cercate di rimanere svegli.
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CONSIDERA L’ARAGOSTA
Di per sé hanno un buon sapore. O almeno così pensiamo
adesso. Fino a un momento imprecisato dell’Ottocento, tuttavia, l’aragosta era
cibo per ceti bassi, consumato solo dai poveri e dagli internati. Persino nel
duro ambiente penale dell’America degli albori alcune colonie avevano leggi che
vietavano di dare aragosta ai detenuti più di una volta alla settimana perché
veniva considerato crudele e anomalo, come costringere la gente a cibarsi di
topi.
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E ci vogliono parecchie acrobazie intellettuali e
sottilizzazioni comportamentistiche per non riconoscere che agitarsi,
dibattersi e sbatacchiare il coperchio corrispondano esattamente a quel tipo di
comportamento. Secondo gli zoologi marini, in genere le aragoste ci mettono fra
i 35 e i 45 secondi a morire nell’acqua bollente.
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IL DOSTOEVSKIJ di JOSEPH FRANK
E’ ben nota l’ironia del fatto che Dostoevskij, le cui opere
sono celebri per compassione e rigore morale, nella vita reale era per molti
versi uno stronzo: vanitoso, arrogante, sprezzante ed egoista. Ossessionato dal
gioco, di solito era al verde, e si lamentava in continuazione di quanto era
povero, e molestava sempre amici e
colleghi perché gli prestassero urgentemente dei soldi che di rado
restituiva, ed era capace di serbare per anni rancori meschini per questioni
finanziarie, e faceva cose tipo impegnare il cappotto invernale della moglie cagionevole
per poter giocare d’azzardo eccetera. E’ altrettanto vero che la vita di
Dostoevskij fu piena di incredibili sofferenze, drammi, tragedie ed eroismi.
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IL COMMENTATORE
Oppure potreste chiamarla atavica, un ritorno a prima che
Joseph Pulitzer cominciasse ad avvertire tutti “ Una stampa cinica, mercenaria,
demagogica col tempo produrrà un popolo altrettanto vile”
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Come analisi post-incontro, vale la pena notare che nessuno
dei due partecipanti ha avuto da ridire o ha battuto ciglio su un certo assunto
implicito nell’analogia sulla sig.na Christina Aguilera, e cioè che un processo
penale sia un prodotto dell’intrattenimento quanto una canzone della top 40.
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