SOLOMON SILVERFISH
E tecnico! Come non detestare che
di questi tempi sembrava volerci una laurea anche per morire? Che ormai accostarsi a quella cosa che non era vita
richiedeva l’impiego della vista e dell’udito oltre che dei sensi di una
persona. Quando è troppo è troppo. Per quanto tempo lei e il suo
Solomon-che-lei-amava si erano inginocchiati poggiando l’orecchio su uno
spaventoso binario ferroviario di acciaio disinfettante ad ascoltare un boato:
ciste, neoplasma, neoplasma sospetto, linfoma , tumore maligno, mastectomia
modificata, radiazioni, remittenza, recidiva, neoplasma sospetto, linfoma con
ripercussioni Hodgkins, mastectomia radicale, linfectomia inferiore, metastasi,
radiazioni, Metotrexate, Cytoxan, reazione contraria alle aspettative. Il treno
si chiamava moribondo, era l’espresso del moribondo, era quello che tutti
all’infuori dei medici affabili, rosei e sani parevano sapere. Lo sapeva anche Solomon, ma lui non ci
credeva. Il treno si chiamava moribondo e diventando più rumoroso si
rimpiccioliva anche nel tuo campo visivo puntato sulla realtà. Non ti investiva
come fossi una monetina su un binario ma si riduceva a semplice boato che
emergeva dal tuo profondo, dove c’era
solo il calore crescente di una lotta
infuocata tra paroloni incomprensibili. E tu ti accorgevi di essere travolto da
quel treno solo quando era troppo tardi per liberarti dal coltello lucido del
binario, un coltello che ti taglia per dimostrare che l’orecchio ascoltava se
stesso, un coltello il cui lato sottile è anche uno specchio dove vedi quello
che senti mentre taglia ciò che sei. Mentre sprofondi e bruci. La malattia che
aveva lei tutto era fuorché delicata.
Il dottor Schoenweiss dentista in pensione alto, dritto e in carne
come un albero ben piantato, i folti capelli bianchi pettinati indietro a
sormontare una faccia da uccello da preda di dimensioni maestose, con occhi che
hanno visto il dolore ed il declino nella bocca degli uomini e conoscono poco
la paura e meno ancora la pietà. E’ un uomo la cui bellezza di uomo è pari alla
dignità e all’eleganza. Il suo bavero sembra sempre reclamare un garofano.
Potreste anche scoprire che un
marziano venuto dallo spazio, per quanto me ne importa. E’ mio marito e io e
lui siamo uniti da una cosa che si chiama amore che, casomai non l’aveste ancora
sentita nominare , non è solo un sentimento , è un modo di vivere la vita con
una persona, e la vostra Sophie malataè fatta di questo amore, di questa vita e
di questo Silverfish, e la mia vita è la sua e tutt’e due siamo quello che
siamo grazie all’altro-.Respirò rumorosamente-Perciò se parlate ancora di
divorzio, annullamento e fine del matrimonio mi vedrò costretta con grande
rammarico a chiedervi di andarvene da casa mia-. Si appoggiò di nuovo ai
cuscini.
IL PIANETA TRILLAFON E LA COSA
BRUTTA
La cosa brutta- e mi sa che la
depressione è questo e nient’altro – è molto diversa, e indescrivibilmente
peggio. Mi sa che dovrei dire più o meno
indescrivibilmente, perché nell’ultimo paio di anni ho sentito le
persone più disparate cercare di descrivere
la depressione. Uno della televisione con lo scilinguagnolo
ha detto che secondo certi è come sott’acqua, sotto una massa d’acqua che non
ha superficie, almeno per te, che qualunque direzione prendi trovi soltanto
altra acqua, niente aria fresca né libertà di movimento , solo restrizioni e
soffocamento, niente luce. ( Non so quanto sia azzeccato dire che è come essere
sott’acqua, ma provate a immaginare il momento in cui vi rendete conto , in cui
improvvisamente capite che per voi non c’è superficie , che potete
nuotare finchè vi pare tanto lì dentro ci affogate; immaginate come vi
sentireste in quel preciso istante, come Cartesio all’inizio della sua secondo
cosa, poi immaginate quella sensazione in tutta la sua piacevolissima intensità
soffocante protrarsi per ore, giorni, mesi..forse questo è più azzeccato).
CROLLO DEL ‘69
Lui era Wall Street. Gli bastava
aprire la bocca e al sua grande ditta faceva il contrario. E si era
ingranditala punto da diventare Wall Street, per qualche tempo. Si affidava a lui.
Lui era la sua arma vincente. Ecco cosa c’era di tanto fantastico: si sbagliava
sempre.
Quella donna che plasmerà gli
eventi.
E , alla maniera di uno
sinceramente tormentato, papà ha ragione. Di chi fidarsi? Di chiunque abbia,
quel minimo di distanza critica dalle proprie convinzioni più profonde da
saperla lunga? Ci spremiamo tutti le meningi. Billy G. nomina Dio, sorseggiando
uno sherry. Ma Allen G. si picchietta
rabbiosamente con il tovagliolo. Dio?
Nel 1969 Dio sta operando su un
margine di utile pari a zero, in termini di fiducia. Billy G. torna ad
assestarsi in un sorriso paziente
sventolandosi con un gesto consumato della mano. Davvero, domanda, un pezzetto
di focaccia da tè a forma di nautilo all’angolo della bocca.
Se Allen G. ci ha azzeccato su
questa intuizione , questa predizione-del-presente secondo la quale la realtà
pubblica dove tutti affittano uno spazio è fondamentalmente testuale, allora
Dio, il grande nom-de-plume, è o sadico o un dislessico. La sua realtà deve
fare perno sulle contraddizioni: le linee dritte diventano curve; io sono al
tempo stesso soggetto e oggetto; Billy
G. è attraente in un modo che non ha niente di attraente ; la migliore speranza
di immortalità che ha mio padre è morire entro il Termine; io amo e odio mio
padre. Bene. Ma allora perché investirci di schemi mentali in cui le
contraddizioni sono lacunose o lunatiche, il positivo oltre il limite del
negativo? Perché iscriverci alla voce esseri razionali quando la nostra stessa
fiducia nell’efficacia dello scrivano richiede un salto a-razionale? Perché investirci
di una coazione all’Amore romantico e dare poi ai nostri genitali l’aspetto che
hanno?
Allen G. si sbaglia. Papà è
Rovinato da domande comportamentali diventate più grandi di tutti noi. Gli
servono gli aspetti pratici, le direttive. Rimprovera Allen di trastullarsi
mentre il Diem si consuma.
Gli serve qualcuno in cui
credere. Billy G., che diventato suo supplice , supplica la volte a botte della
Fderal Reserve.
Anche se dopo ci rideranno tutti e due su, insieme, separati da metri a
colazione, il Journal : nuovo Nietzsche: Dio è dislessico, mentre papà esamina
il prospetto delle nuove corse.
Lui ci aveva azzeccato. Aveva
supplicatola sua ditta di non investire nelle proprie azioni. Basta cartacce
senza valore aveva urlato a colazione. Il mercato corre per pura fame aveva
detto. Usando un muffin a mò di confusionaria dimostrazione. Fame ovunque, che
dà come risultato il Panico Consumistico. Al pari di un animale in fin di vita,
corre. Tutt’a un tratto ci sono solo investimenti, accaparramento di profitti,
predizioni e niente produzione nà intuizione né arte di arrangiarsi. Lo sento profondare
dentro se stesso, aveva detto a Mr Lynch. Nel futuro.
ORDINE E FLUTTUAZIONE A
NORTHAMPTON
Barrry Dingle, fornitore strabico
di germogli di fagiolo, nutre per Myrnaloy Trask, fotocopista e reggente della
più autorevole bacheca di annunci al “Collective Copy” nel centro di
Nortampton,un amore smodato.
Nel senso che la vera Myrnaloy
Trask per Dingle non è nemmeno un’eventualità: lui è nella posizione (non
indegna di invidia?) di chi è in grado di volere senza l’inquietante
alternativa di essere davvero mai in grado di avere.
Dingle palpa il cappuccio del poncho. Un’intuizione basata
sulla prospettiva e nata per puro capriccio, era questa la cosa entusiasmante,
dice . Mi spiego? Guardi da una solo angolazione: e cose sembrano senza meta,
disordinata. Domina la fluttuazione .
Modifichi l’angolazione : illuminazione. Schema. Ordine.
Qualche istante dopo Dingle esce
da “pets and more” con : un collare antipulci, un guinzaglio militare rinforzato;
una busta di cibo; un cratere di plastica come ciotola; una serie di
certificati di vaccinazione; un cane sorprendentemente economico sedato di nascosto
(nella stanza sul retro), che trotterella sorridente , strafatto, accanto a
Dingle, un occhio al marciapiede della Great Awakening e uno al suo padrone.
Dingle punta verso casa, tra uno sventolio di sandali e pantaloni.
Consiglia il re: è stato
purtroppo , proprio il sogno del re a portare la peste a Itaca, il regno.
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