“La persona cosiddetta “depressa” che tenta il suicidio non lo fa spinta da una presunta “disperazione” o da una convinzione astratta che il conto della vita tra il dare e l’avere sia in rosso. E di sicuro non lo fa perche’ tutto d’un botto la morte appare come un’opzione interessante. La persona la cui invisibile agonia raggiunge un livello insopportabile si suicidera’ per lo stesso motivo per cui una persona intrappolata in un edificio in fiamme si getta fuori dalla finestra. Non commettete errori quando pensate alle persone che saltano dalle finestre di edifici in fiamme. Il loro terrore di cadere nel vuoto da una notevole altezza e’ lo stesso che proveremmo voi o io se ci trovassimo a speculare alla stessa finestra, guardando fuori; la paura rimane una costante. La variabile qui e’ l’altro terrore, quello per le fiamme: quando le fiamme arrivano abbastanza vicine, lanciarsi verso la morte diventa l’orrore leggermente meno terribile. Non si tratta del desiderio di buttarsi giu'; si tratta della paura delle fiamme. E ciononostante, nessuno tra quelli che giu’ sul marciapiede gridano “non farlo!” e “tieni duro” puo’ capire il salto. Davvero. Bisognerebbe essere stati intrappolati e aver sentito le fiamme per capire davvero un orrore piu’ grande di quello di cadere nel vuoto”. David Foster Wallace, Infinite Jest
Per Orin Incadenza, n.71, il mattino è la notte dell’anima. Pschicamente, il momento peggiore della giornata.
Ha delle folte sopracciglia tedesche e delle mani con grandi nocche. Si trova in uno di quelli sgradevoli stati febbrili di dormiveglia oppiaceo, più simili a una fuga che a un vero sonno, non tanto un fluttuare quanto piuttosto un essere alla deriva sul mare mosso, e si viene sbalzati dentro e fuori da questo dormiveglia nel quale la mente funziona ancora e ci si chiede, anche mentre si sogna, se siamo addormentati o no. Ei sogni vengono fuori strani, come sfilacciati ai bordi, incompleti.
“Perché nessuno di loro diceva sul serio” Dice Hal a Kent Blott. “ L’odio che provi a fine giornata per tutto il lavoro è semplicemente parte del lavoro. Tu pensi che Schitt e deLint non sappiano che dopo le docce ci mettiamo seduti tutti insime là dentro a lamentarci? E’ tutto programmato. Chi si lamenta e piagnucola là dentro fa solo ciò che ci si aspetta che faccia”
“Ciascuno di noi è nella catena alimentare dell’altro. Tutti. E’ uno sporti individuale. Benvenuti al significato di individuale. Siamo tutti profondamente soli qui. E’ ciò che abbiamo in comune è la solitudine.”
Cercate di avere un padre il cui padre sprecò il suo talento. Cercate di aver un padre che fu all’altezza delle promesse poi si trovò a superare ogni sua aspettativa, e non sembrava per nulla più felice o più sereno di suo padre fallito; questo vi lascerà in una condizione d’animo selvatica riguardo al talento.
Ecco come evitare di pensare a tutto questo ammazzandosi di allenamenti e partite finchè tutto viaggia con il pilota automatico e l’inconscio esercizio del talento diventa un modo di sfuggire a voi stessi, un lungo sogno ad occhi aperti di puro gioco.
Che il novantanove per cento dei pensieri di chi soffre di pensiero compulsivo è rivolto a se stessi; che il novantanove per cento di questo pensiero consiste nell’immaginare poi prepararsi a qualcosa che sta per succedere loro; e che stranamente , il cento per cento delle cose per le quali usano il novantanove per cento del loro tempo a preparasi ad affrontarle in ogni possibile risvolto non sono mai positive. E che questo si connette in modo interessante con l’impulso nella prima fase di sobrietà a pregare per poter perdere il senno. In breve che , il novantanove per cento dell’attività del pensiero consiste nel cercare di terrorizzarsi a morte.
Che fare sesso con qualcuno per cui non provate nulla lascia una sensazione di solitudine maggiore che non farlo affatto, dopo.
Che dio-a meno che non siate Charlton Heston, o fuori di testa , o entrambe le cose-parla e agisce interamente tramite gli esseri umani, ammesso che poi ci sia un Dio.
Ei tatuaggi avevano cominciato ad apparirgli come potenti simboli non soltanto di tutte le cose che rappresentavano, ma anche dell’agghiacciante irrevocabilità degli impulsi tossici.
Una delle cose banali ma giuste che ingegnano gli AA di Boston è che sia i baci del destino che i suoi manrovesci illustrano la fondamentale impotenza personale di ogni individuo sugli eventi veramente significativi della sua vita: cioè, quasi nessuna delle cose importanti ti accade perché l’hai progettata così. Il destino non ti avverte; il destino sbuca sempre da un vicolo e,avvolto nell’impermeabile, ti chiama con un Psss che di solito non riesci neppure a sentire perché stai correndo da o verso qualcosa di importante che hai cercato di pianificare.
Nodie sul petto e sulle spalle , e un cravattino di cuoio, e degli stivali a punta fatti con la pelle di una qulche specie di rettile con le squame molto strane, e rimani incantato a guardarlo, è grottesco ma allo stesso tempo affascinante perché mette in mostra proprio le cose che lo rendono grottesco.
"GENTLE: Centrato. La città del piagnisteo. Un piagnucolocidio politico. Un errore enorme e irrimediabile per il mandato. Abbiamo promesso di non fare aumenti. L'ho detto il Giorno dell'Inaugurazione. Ho detto guardatemi negli occhi: non ci saranno aumenti. Mi sono puntato il dito verso gli occhi e ho detto che era una scelta difficile da prendere ma che non sarebbe stata presa. Roti, Tom e io avevamo un programma con tre punti fermi. Uno: i rifiuti. Due: niente aumenti di tasse. Tre: trovare qualcuno fuori dalla nostra comunità a cui dare la colpa"
"GENTLE: Centrato. La città del piagnisteo. Un piagnucolocidio politico. Un errore enorme e irrimediabile per il mandato. Abbiamo promesso di non fare aumenti. L'ho detto il Giorno dell'Inaugurazione. Ho detto guardatemi negli occhi: non ci saranno aumenti. Mi sono puntato il dito verso gli occhi e ho detto che era una scelta difficile da prendere ma che non sarebbe stata presa. Roti, Tom e io avevamo un programma con tre punti fermi. Uno: i rifiuti. Due: niente aumenti di tasse. Tre: trovare qualcuno fuori dalla nostra comunità a cui dare la colpa"
Si sporge più avanti verso Gately e urla che quella che voleva raccontare era:C’è un vecchio pesce saggio e baffuto che si avvicina nuotando a tre pesci giovani e fa :”Buogiorno,ragazzi com’è l’acqua?” e nuotano via ; e i tre pesci giovani lo osservano allontanarsi e si guardano e fanno: “ Che casso è l’acqua?” e nuotano via.
Si scopre che tanto più è insipida la frase fatta degli Aa, tanto più affilati sono i canini della verità vera che nasconde.
"Sono perfetta, Don. Sono così bella che faccio impazzire chiunque abbia un sistema nervoso. Quando mi vedono, non riescono a pensare ad altro e non vogliono vedere nient'altro e smettono di fare le cose che facevano prima e pensano che se solo potessero avermi lì con loro, sempre, tutto andrebbe bene. Tutto. Come se io fossi la soluzione al loro profondo schiavizzante bisogno di abbracciare la perfezione"
"Stai scherzando"
"Ora lei mi manca di rispetto e mi tratta come uno stupido solo perchè ho cercato di farle affrontare la paura di dire un No diretto, che lei non vuole dire"
"Sono deformata dalla bellezza"
“una, una è che tu raggiungi il tuo scopo e ti rendi conto della certezza sconvolgente che il raggiungimento delle scopo non ti completa e non ti redime, non rende la tua vita un successo come la tua cultura ti aveva insegnato a pensare. E allora affronti questo fatto che ciò che avevi sempre pensato avrebbe avuto un significato che in realtà non ha, e sei impalato dallo shock. Ce ne sono stati di suicidi nella storia quando le persone arrivano a queste vette; i bambini qui conoscono bene quella che noi chiamiamo la saga di Eric Clipperton”
Forse è perché gran parte delle arti viene prodotta da persone anziane annoiate e sofisticate, e poi consumata da persone più giovani che non solo consumano arte ma la studiano per capire come essere fichi e giusti- e bisogna tenere presente che per i ragazzini e per i giovani essere giusti e fichi equivale a essere ammirati e accettati e fare parte di un gruppo e quindi a non essere soli. Lasciamo perdere la pressione dei coetanei. Si tratta piuttosto di fame-dei-coetanei. No ? Entriamo nella pubertà spirituale quando giungiamo alla conclusione che il grande orrore trascendente è la solitudine, l’esclusione, l’ingabbiamento dell’anima. Una volta arrivati a questa età, daremo e accetteremo qualsiasi cosa, indosseremo qualsiasi maschera per essere a posto, per fare parte di qualcosa , per non essere soli, noi giovani. Le arti USA sono la nostra guida per essere ammessi al gruppo. Un manuale. Ci viene insegnato come portare maschere ennui e ironia logora quando siamo giovani, quando la faccia è abbastanza elastica da assumere la forma di qualsiasi maschera di indossi. E poi ci rimane attaccato, quel cinismo stanco che ci salva dal sentimento sdolcinato e dall’ingenuità non sofisticata.
Ci volle tutta la linea offensiva della Berkeley per staccare Gately da quello che era rimasto del ragazzino. I ragazzi della scuola pensavano che fino ad un certo punto Gately era un tipo davvero divertente e tranquillo e bonaccione, ma se superavi quel punto era meglio per te se riuscivi a correre le 40 yard in meno di 4,4.
..non si aspettava molto di più di un auto interessato egoismo, soprattutto dopo la sua pratica del gregge umano dei luoghi più infidi di Boston….
Nessun commento:
Posta un commento