martedì 3 gennaio 2012
Gli autobus romani a Catania
Questa è una storiella che va raccontata o almeno scritta da qualche parte in cui qualcuno possa leggerla e rifletterci. Sei mesi fa ero in Sicilia, seguivo il safe behavior per conto della mia ditta precisamente a Catania. Il giorno del ritorno il mio aereo viene annullato per 3 volte, rimango quindi bloccato in aeroporto per 7 lunghe ore. Di solito quando si attende per tanto tempo un ritardo nascono quelle che chiamo " le amicizie del lamento". Si sta lì, ci si guarda e alla fine si sbotta lamentandoci insieme di quanto sia insopportabille queste attese in un paese che si possa dire civile. Bene con un amicizia del lamento inizio a raccontare la mia vita, quello che faccio e dove devo andare. Partono due particolari che poi aprono la discussione; sono ingegnere e per lavoro sono emigrato in Toscana. L'amico del lamento inizia a raccontarmi la storia di vita di suo figlio, anche lui ingegnere anche lui appena laureato trova lavoro fuori dalla Sicilia in una grossa municipalizzata dei trasporti prima di Siena poi di Roma. Il racconto può sembrare banale; ma da qui diventa interessante. Il signore mi racconta che questo ragazzo quando viene preso a Roma passa ad uno stipendio sopra i cento mila euro e messo in un ufficio con poltrone di pelle umana con vari assistenti. Non gli viene dato nessun incarico importante finchè un giorno il mega direttore se ne esce dandogli il compito di valutare una gara d'appalto per la manutenzione dei mezzi pubblici. Il ragazzo entusiasto dall'idea mette tutto il suo impegno e dedizione e sceglie fra le offerte quella che crede la migliore. Felice va dal suo capo e gli illustra i motivi tecnici della propria scelta. Il capo lo guarda e gli fa un nome del vincente sorridendogli. L'ingegnere si oppone, poichè da un'analisi razionale la scelta non ha alcun senso. Il direttore non fa una piega e fa vincere la ditta che vuole lui per vie traverse. Piano piano a questo povero onesto vengono tolti tutti i benefit e rimane con una scrivania e una sedia in un sotto scala, la donna delle puilizie comanda più di lui e carta e penna deve portarli da casa. Il ragazzo mobbizzato e disperato si licenzia e va a lavorare alla Mercedes. Era stato preso e strapagato per essere usato come una marionetta e volendo opporsi era stato distrutto. Ora vi chiederete qual'è la morale della storiella? Non c'è morale ma solo un'amara costatazione: ogni volta che vado a Roma e prendo un autobus e sento le lamentele di chi li trova puzzolenti e zozzi ripenso al mio amico del lamento e mi immagino che quel mezzo sarebbe stato diverso se gli onesti almeno per una volta avessero vinto.
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