Recensione:
Libro suggerito a tutti sul futuro prossimo scontro, fra la civiltà che mette la felicità e la libertà dell'individuo in costituzione, costituzione vero e più duraturo frutto dell'illuminismo e la civiltà che pone la comunità al suo centro con una leadership autocratica autoritaria paternalista confuciana. Fra la formichina irregimentata Cinese, e il cicalone libero Americano. L'Europa farà solo da sottofondo allo scontro futuro fra questi due giganti, sperando che non sia ingrata con chi per 80 anni ha garantito il suo benessere, la sua prosperità, benessere e liberal democrazia dopo le avventure dittatoriali Europee (unico vero frutto dell'evoluzione Europea nel novecento). Chi scegliere? Degli americani ci si può fidare, faciloni ma onesti, dei cinesi? Il libro vi illustra i due futuri campi di battaglia.
Alcuni Brani:
Tappa fondamentale di questo
percorso è, tra il 1999 e il 2001, il negoziato finale e poi
l’ingresso della repubblica popolare nella world tradeorganization
(WTO): la costruzione di una globalizzazione fondata sul reciproco
intresse, che allarga a dismisura i confini del capitalismo,
trasforma in profondità i meccanismo dell’economia mondiale, fino
a configurare una sorta di condominio. E’ quest’ultimo il
capitolo che si sta chiudendo sotto i nostri occhi.
E’ come se di colpo si fossero
accesi tanti segnali d’allarme, e l’America avesse aperto gli
occhi; c’è qualcuno che sta per rubarle il posto; e poiché lo
sfidante ha anche un sistema politico incompatibile con i valori
strorici occidentali , la minaccia assume una dimensione esistenziale
epocale. Gli alleati sono chiamati a stringersi intorno agli stati
uniti, o ne pagheranno le conseguenze.
L’America di Trump sta infilandosi
proprio nella classica trappola di Tucidide, così come è rievocata
e attualizzata dallo studioso Graham Allison guardando alla guerra
del peloponneso (V secolo a.c). Secondo lo storico greco Tucidide ,
furono l’ascesa di Atene e la paura che ispirò a Sparta,a rendere
la guerra inevitabile. Allison ha studiato 16 casi degli ultimi
cinquecento anni in cui l’ascesa di una grande nazione ha
minacciato la posizione della potenza dominante: ben 12 di questi si
sono conclusi con una guerra.
Della Cina che i mostra i suoi
muscoli sovranisti conservo un ricordo personale. I media occidentali
sono talmente ossessionati dai propri demoni sovranisti (Trump o
Salvini, Orban o Boris Johnson) da non avere capito quanto il
sovranismo sia antecedente e nato altrove. Un laboratorio originario
è proprio la Cina. Il mio ricordo risale agli ultimi mesi della
presidenza di Barack Obama , quandolo segui al G20 di Hangzhou,
l’antica capitale cinese della seta che fu visitata da Marco Polo.
I summit sono sempre più inutili, la loro capacità di decider è in
calo costante. Sino però dei punti di osservazione sui i rapporti
tra i leader; sul body language, o il linguaggio del copro, con cui
scelgono di confrontarsi con i propri pari. In quell’occasione la
presidenza cinese che organizzava l’evento orchestrò un dispetto
all’ospite americano. Quando l’Air Force One con a abbordo Obama
atterrò sulla pista, c’erano come sempre telecamere di tutti i
network mondiali per riprendere il leader che si affaccia allo
sportello del 747 e scende dalla scaletta. Quella volta però lo
sportello non si aprì. … Cominciò a trapelare la spiegazione
ufficiale dai diplomatici USA: il comandante dell’Air Force One non
poteva aprire lo sportello per la semplice ragione che il personale
di terra dell’aeroporto non gli forniva una scaletta abbastanza
alta per arrivare al secondo piano del Jumbo.
... Obama dovette , per la prima
volta nella storia dei suoi viaggi ufficiali, uscire dal retro
dell’Air Force One alla chetichella… Il suo arrivo fu reso
invisibile e irrilevante nella scenografia. Quel giorno Xi aveva
voluto umiliare Obama . Di lì a poco vinse le elezioni Trump, il
quale non si lascia ,mai sfuggire un’occasione per accusare il
predecessore di ingenuità e arrendevolezza nei rapporti coi cinesi.
E forse su questo non ha tutti i tori.
La Cina , dopo aver subito processi
devastanti do omologazione all’occidentale (nell’economia, nello
stile di vita, nei costumi sessuali, nell’urbanistica) sta
ricostruendo un pezzo alla volta la complessa eredità del suo
passato. La civiltà era stata, per migliaglia di anni la più
lontana e la più diversa dall’Occidente.
I politici cinesi sono giudicati
implicitamente dai propri pari , sulla base dei benefici che offrono
alla popolazione: lavoro, reddito , sicurezza istruzione, salute. In
quanto all’autoritarismo , anch’esso viene giustificato in modo
esplicito attingendo alla visione confuciana. Semplificando il
pensiero del maestro , il sovrano è come il buon padre di famiglia
le sui responsabilità sono estese all’intera nazione e che dunque
deve curarsi del benessere di tutti i membri della sua comunità.
Questi ultimi, però, hanno doveri
di obbedienza; devono anteporre l’armonia, l’interesse collettivo
e la stabilità ai diritti individuali. C’è un etica del sovrano,
molto esigente in termini di onestà e abnegazione, dedizione
all’interesse generale; c’è un etica dei governati, che hanno
tanti doveri, prima di avere dei diritti.
Confuciano-paternalista-autoritario-meritocratico è forse la lunga
definizione che meglio descrive questo regime. E ci costringe a
rimettere in discussione alcune delle nostre certezze.
Solo snobbismo di occidentali che
hanno già tutto- e quindi vagheggiano la decrescita felice può non
vedere la grande storia del nostro tempo è questa: riuscirà la Cina
a far decollare l’Africa mettendo al lavoro gli Africani, laddove
noi abbiamo fallito tante e tante volte? Se dovesse riuscire la Cina
con la sua ricetta brutta sporca e cattiva,questo è uno scenario,
che può cambiare anche le sorti della nuova guerra fredda. Riusciamo
a immaginare un futuro in cui a contrastare l’espansionismo cinese
saremo rimasti solo noi occidentali-afflitti da stagnazione ,
invecchiamento, divisi e indecisi su tutto- mentre l’Africa starà
dalla parte della Cina?Che trappola davvero.
Cina e Germania sono due economie
ben diverse tra loro, però c’è questa affinità: considerano il
resto del mondo un mercato che deve sempre rimanere aperto, ma non
importano altrettanto dagli altri. Ancora nel 2013, a riprova di
quanto solido fosse l’asse Berlino-Pechino, dazi punitivi sui
pannelli solari made in China. Quei pannelli venivano esportati in
Europa in palese Dumping, cioè venduti a prezzi inferiori al costo
di produzione, grazie ai sussidi pubblici cinesi. E’ una forma di
concorrenza sleale, espressamente vietate dalle regole WTO. Ma la
Merkel impedì che fosse sanzionato quel comportamento lesivo per le
aziende Europee, in nome dei suoi rapporti eccellenti con XI Jinping.
Il dilemma è chiaro. L’osservatorio
particolare che è il porto di Genova ( da cui transita il 65 per
cento del commercio extra UE della Lombardia, l’80 per cento di
quello del Piemonte) ci restituisce la fotografia di un problema più
generale. Italiano, europeo. Siamo in una situazione di dipendenza
quasi eguale, speculare e simmetrica verso le due superpotenze. Una
l’America , è un mercatodi sblocco indispensabili oltre che un
alleato storico. L’altra,la Cina, è diventata un fornitore
altrettanto essenziale e investe parecchio a casa nostra. E’ stata
una situazione innocua nel trentennio della globalizzazione pacifica.
Può diventare una trappola, ora che il vento è cambiato.
L’idea che l’America dipenda da
un solo creditore è pura fantasia. Ma ancora più stravagante è
l’idea che Pechino possa da un giorno all’altro smettere di
comprare buoni del tesoro Americani. Anzitutto, un paese che accumula
da decenni avanzi commerciali quindi vede affluire in casa propria,
dollari, euro ,sterline yen, ha la necessità di gestire
occulatamente le proprie riserve valutarie. Da circa settantacinque
anni non c’è investimento più sicuro e più liquido del dollaro,e
fra tutti gli investimenti in dollari i titoli pubblici sono i più
solidi..La Banca centrale cinese danneggerebbe se stessa, gestirebbe
male il proprio patrimonio, nuocerebbe agli interessi del proprio
governo se di colpo si lanciasse in un boicotaggio del tesoro USA.
Il partito comunista è di fronte a
una prova decisiva , una questione di vita o di morte , secondo Xi.
Poco tempo dopo aver conquistato la nomina a segretario del partito e
presidente della Repubblica, la sua campagna contro la corruzione
diventa un trampolino verso l’acquisizione di un potere senza
precedenti dai tempi di Mao. XI liquida altri boss di primaria
importanza , inclusi altri capi militari e della polizia. Sempre
accusandoli di ruberie. Sgomina fazioni avverse, ma opera
probabilmente una vera pulizia morale. Così guadagna una popolarità
enorme tra i cittadini .La sua retorica non ha nulla da invidiare al
populismo , al nazionalismo e al sovranismo che avanzano in quegli
anni in occidente: anzi per molti versi Xi precede quelle tendenze.
La sua retorica alterna i richiami al maoismo e l’emulazione
dell’america. E’ lui che usa sistematicamente l’immagine del
sogno cinese, ricalcata sull’American Dream.
In altri termini, questa è una
classica situazione bipolare. Tutti gli altri finiranno per essere
costretti a scegliere da che parte stare. Proprio come accadeva
durante la guerra fredda. Chi non ha ancora deciso cosa farà da
grande, cioè l’Unione Europea, rischi di pagare prezzi pesanti in
termini di perdita di autonomia. In un senso o nell’altro.
Non tutto nasce con Trumo né è
colpa sua . Le regole della globalizzazione, fissate tra il 1999 e il
2001, quindi ritagliate su misura per una Cina allora poverissima,
stanno ormai stretta un occidente in difficoltà. Le guerra
commerciale, che nella narrazione dei media viene imputata
all’America in realtà fu cominciata e stravinta dalla Cina.
La pressione fiscale doganale media
sui beni importati in America dalla Cina passa dal 3 percento del
2017 al 24 per cento. Il che in realtà basta a stento per pareggiare
il livello dei dazi che erano già praticati da Pechino sui beni made
in USA, molto prima che iniziasse il braccio di ferro fra i due
governi. Questo non è un dettaglio secondario, anche se viene quasi
sempre sottaciuto in Occidente, dove prevale un atteggiamento critico
verso Trump. Quelli che i media definiscono superdazi li adotta
l’America sono in realtà i dazi normali che Pechino usa da molti
anni, in virtù delle regole agevolate che furono negoziate quando la
Cina era una nazione sottosviluppata ,e correva il rischio di
soccombere nella concorrenza con noi.
Il discorso che un capomastro cinese
fa ai colleghi, per spiegare loro che non possono sgridare gli operai
americani quando commettono qualche errore :”vedete li hanno
abituati in modo diverso da noi fin da bambini a scuola. Nessuno gli
ha mai detto che sbagliano. Sono stati sempre coccolati e
incoraggiati, al massimo la maestra gli diceva: puoi fare meglio.
Sono come gli asini, vanno accarezzati nel senso del pelo”
Dai due documentari scaturisce un
messaggio comune sulla Cina: ecco una nazione, anzi una civiltà che
antepone l’interesso collettivo, il bene della comunità, ai
desideri degli individui. Prima di dare giudizi sommari, bisogna
osservare attentamente le ragioni di questa diversità profonda tra
noi e loro, senza paraocchi. Nella lunga marcia che ha in mente XI,
la capacità di sofferenza dei cinesi è un ingrediente della
vittoria finale. L’altro ingrediente è la divisione degli
occidentali: non solo il divario tra Europa e Stati Uniti, ma il
fatto che nelle liberaldemocrazie il senso di destino comune sembra
essere svanito. Per molti americani, per molti europei, il nemico da
abbattere è dentro il proprio paese, è il leader della fazione
avversa, o chi lo ha votato. La seconda guerra fredda, sarà decisa
dal fronte interno.