2018 [mld$] | ||
USA | 588 | Nato |
Russia | 45 | |
Cina | 161 | |
India | 51 | |
Franica | 35 | Nato |
Regno Unito | 45,7 | Nato |
Giappone | 43,8 | |
Turchia | 8,2 | Nato |
Germania | 39,2 | Nato |
Egitto | 4,4 | |
Italia | 34 | Nato |
Corea del Sud | 43,8 | |
Pakistan | 7 | |
Indonesia | 6,9 | |
Israele | 15,5 | |
Vietnam | 3,4 | |
Brasile | 24,5 | |
Taiwan | 10,7 | |
Polonia | 9,4 | Nato |
Thailandia | 5,4 | |
Iran | 6,3 | |
Australia | 24,1 | |
Corea del Nord | 7,5 | |
Arabia Saudita | 56,7 | |
Algeria | 10,6 |
sabato 28 aprile 2018
Spesa Mondiale Armamenti
martedì 24 aprile 2018
E’ buio sul ghiacciaio di Hermann Buhl
Ben s’era avveduto che, se non avesse posto un freno alla
straripante passione, nel mio cieco entusiasmo non avrei costruito che la mia
rovina. Mi osservava a dovere, voleva
instillarmi anche l’autocontrollo. Ma tremendamente
duro padroneggiare un’ ossessione che vuole infrangere tutti gli argini e le
barriere.
Aggiungi che ti scopri amico della natura e di tutto quello
che c’è di bello su questa terra, pur ben sapendo che non le forze immani
dell’alta montagna ha domato, bensì te stesso. E forse noi che pratichiamo
l’alpinismo, anzi proprio noi “estremisti”, siamo i più qualificati a
riconoscere come meschinamente piccolo, insignificante appaia l’Uomo
nell’universo.
Illuminate dal sole, irrorate di pioggia, le pareti del
kaiser ci salutano quasi ignorassero, quanto si è svolto nelle ultime
ventiquattro ore. Hanno assunto l’aspetto più pacifico di questo mondo, ma è
come il cinico sorridere di una natura spietata.
La neve è una cosa strana, con le stelle così delicati e
regolari dei suoi fiocchi. Miracolo di bellezza e di perfezione. Ma non ci si
deve sempre fidare della bellezza, poiché il suo carattere è per lo più
insodabile e mutevole. Epperciò neppure della neve. Bisogna conoscerla da molto
tempo e molto bene per intendersela con lei senza inconvenienti. La roccia è assai più leale. Buona o cattiva,
solida o friabile, raramente inganna l’esperto. Essa è di gran lunga meno
infida di quella cotal massa bianca che in origine è caduta dal cielo sulla
terra sotto forma di incantevoli stelline esagonali.
Sì, bisogna dare il tutto per tutto. Salire è l’unica
chance, non dobbiamo abbandonare la partita. Chi si dà per perso è già
spacciato. Cerco di farmi coraggio dicendomi: devi tirartene fuori prima che la
notte ci sorprenda.
In queste occasioni si manifesta il vero cameratismo fra
alpinisti. Un solo istante d’incertezza, una sola parola di sconforto sarebbero
bastati a provocare una catastrofe. Si deve sempre lasciar credere al compagno
di essere all’altezza della situazione anche se già da un pezzo non è più così.
Oggi provo una gioia sfrenata a inerpicarmi da solo senza
l’imbarazzo della corda e senza un pesante carico. Questi sì che è arrampicare!
Voglio mettermi alla prova, conoscere i miei limiti e in salita solitaria come
questa, mi sembra proprio adatta allo scopo. Ben pochi lo capiscono e invece
preoccupati mi ammoniscono “sta’ attento, una volta o l’altra finirai anche tu
su qualche ghiaione” Ma che posso farci? Mi anima l’impulso irrefrenabile,
imperioso di cercare mete sempre più alte e più difficili, di dare il massimo
di me stesso.
Ma è proprio questo che ho cercato: un gran vuoto intorno e
sotto di me e dover contare solo sulle mie forze.
Talvolta è bene essere completamente soli, dover contare
unicamente sulle proprie forze, allora si apprezza molto di più tutto ciò che è
bello e grande. Inoltre si scopre la propria personalità e ci si addentra in se
stessi assai meglio che quando si ha un compagno. Non sono ancora pervenuto a
conoscere i limiti di me stesso, delle mie capacità e della mia forza di
volontà in montagna. Ma voglio farlo anche se talvolta gli altri mi accusano di
nutrire un’ambizione morbosa. Come superficiale e gretto può essere sovente il
giudizio del prossimo!
Non c’è niente di più bello che trascorrere la festa di
natale in un rifugio di montagna in seno alla natura e nella Notte santa
colloquiare con essa quando sull’albero le ultime candele si sono spente….lassù fra i monti , i miei ardenti desideri si spingevano
addirittura al punto di considerare magnifico trovarmi in parete quando a
mezzanotte dalla valle sale il dolce suono delle campane.
Comunque non intendevo appartenere a quella categoria di
quegli alpinisti che sottovalutano una montagna e poi, nell’istante decisivo,
non sono all’altezza. Questo fallimento è dovuto unicamente alla scarsa
preparazione. Occorre anzitutto conoscere a fondo se stessi, sapere o per lo
meno presentire dove sono i propri limiti; quindi bisogna vedere se le
difficoltà e i pericoli dell’ascensione programmata non trascendono le nostre
capacità. La montagna deve essere sempre presa sul serio.
Ma che importanza possono mai avere fatiche e privazioni, un
bagno involontario, e il raffreddore che ne seguì? Tutte piccolezze in
confronto alla indimenticabile esperienza donatemi da simile grande impresa. Le
sofferenze fisiche, i disagi svaniscono presto; la bellezza invece perdura
incancellabile nel ricordo.
Nanga Parabat! Sillabe evocatrici per tutti gli alpinisti. E
per milioni di altri uomini. Gli sono stati dati molti nomi: Montagna del
terrore, Montagna del destino. Un gigante che si spinge fin nelle nuvole e ha
già inghiottito 31 esseri umani. Che prende solo vittime e nulla offre in
cambio. Sovranità spietata, che incatena gli uomini al suo fascino e non li
lascia più liberi.
Voglio compiere l’estremo tentativo, per evitarmi più tardi
il rimprovero di non aver arrischiato il tutto per tutto!
E’ già un miracolo se riesco ancora a tenermi in piedi. Mi
siede su una pietra per trasferirmi subito dopo a quella successiva: il mio più
grande desiderio sarebbe poter dormire, mi sento terribilmente stanco ma debbo
procedere. La meta non ha cessato di attirarmi, mi spinge innanzi una forza
occulta, un dèmone che mi fa muovere un passo dopo l’altro.
Con indicibile fatica mi trascino lungo una cresta rocciosa
pianeggiante; mi rendo ben conto che qui comanda solo il mio spirito, lo
spirito dominato da un unico imperativo salire. Il corpo ha già rinunciato da
gran tempo. Procedo in una specie di autoipnosi.
Ho camminato per diciassette ore filate, ogni passo è stato
una lotta, uno sforzo di volontà indicibile. Sono soltanto contento di non
dover più salire, di non dover più pensare alla via da scegliere, né volgere in
alto gli sguardi chiedendomi con angoscia: ce la farò ancora?
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